L' asino d'oro di Ferdinando Neri

L' asino d'oro L' asino d'oro I Un romanzo? Una raccolta di I favole? Un libro mistico e mar gico? li Asino d'Apuleio (d'uni fu detto per celebrarlo, come 'a, Commedia fu chiamata «Divina »), quella storia cosi antica, di uno stile, e d'uno spirito latino e africano, pervaso, da soffi orientali, destò in ogni tempo la curiosità, il sospetto ed un'ammirazione inquieta, volubile: ora per l'una, ora per l'altra .venatura della 61..' compagine doviziosa. Si attenuava, si smarriva o, senz'altro, non interessava più i! senso intimo, simbolico della finzione narrativa; mentre i singoli elementi ch'essa aveva radunati serbavano distintamente il loro valore, il loro sapore, seducevano i poeti, i novellieri, gli ar'tisti. Parte a parte, ogni episodio dell'A«/ho d'oro fu ripreso, ritentato, e talora trasfigurato, nelle età e' nei climi letterari più diversi e lontani : come se ciascuno dalla sua pagina invocasse uno sviluppo ed un'espressione nuova, chiedesse di vivere ancora, oltre i limiti, oltre le forme in cui l'autore lo aveva disegnato. E questo, io vorrei dire, è dovuto al momento fantastico che si schiude in quel libro, simile ad uno strano rabesco sui pallidi, estremi chiarori dell'arte classica. La trama, l'azione evidente de! racconto è quella che tutti conoscono: del giovine Lucio, che vuol imitare la maga e maestra di metamorfosi, ma per un errore della fanticella che gli e amica, e nella fretta scambia i bossoli degli unguenti, si trova mutato in asino. Nè sarebbe un gran male; che d'asino si torna uomo facilmente: basta mangiar delle rose, ed il mattino scguen^ te vi provvederà la ragazza. Ma nella notte i briganti svaligiano la casa e si traggono dietro l'asino, che avrà da penare un lungo inverno sotto il basto e alla macina, e nel suo aspetto bestiale assisterà a tutta una serie di casi e di avventure straordinarie: anche di quelle che ad un uomo, nel suo aspetto genuino, rimarrebbero celate. Avventure ridicole, lepide a volta; ma per Io più sinistre, come ad avvertirci che il segreto degli eventi umani è torbido, ed anche in ciò che ne affiora e ne appare alla luce prevale la cupidigia, la frode, la crudeltà. In fine, un'elevazione mistica; il ritorno alla forma umana, dopo il fascino di lina notte lunare in cui spira la deità degli Egizii, si compie in una solenne cerimonia che allude alla liberazione dell'anima dai ceppi sensuali e inizia il rinnovato Lucio ai sacri misteri d'Iside v ài Osiride. Nel groviglio di vicende in cui s'aggira il ciuco mannaro (com'ebbe a chiamarlo scherzosamente il Rajua) il romanzo si forma, si snoda ai nostri occhi, alla ventura, quasi a '■seguire il corso ed il ritmo della vita comune. E così vivace ne traluce l'esperienza, e terrena, e sensuale, e bestiale, che non vi si può negare la compiacenza dello scrittore : abbia pure a trattarsi d'un gusto pagano o decadente : per quel nesso di magia e di realtà, di passione e di commedia, su cui scintilla, cóme un velo dorata, una forma preziosa e composita, che non sempre aderisce alla sostanza del racconto, ma vi giuoca sopra leggermente, ed ora l'accosta, ed ora la stringe, ed ora l'abbandona. Sulla storia centrale s'innestalo molte altre narrazioni, che mirano ad arricchirla, a decorarla, come gli affreschi e gli specchi d'una, galleria. E qualcuna non si distacca gran che dal tono dello sfondo; sembra soltanto un'estensione delle scene che l'asino osserva direttamente nel suo cammino ; ma altre volte il divario è sensibile, a gradi ed a sbalzi : 6Ì che in quel libro complicato, intrecciato di sovrasensi e di sottintesi,' pare che convergano, che accorrano e si fermino i vari momenti delle umane fantasie: e si fermano su linee diverse, secondo 1' arte li ha colti, per una suggestione che 6orge dalle memorie del volgo, o per una prova di rielaborazione letteraria, spiritosa, infusa di riflessi concettuali e allegorici. Le novelle salaci (e due, quella della botte e quella dello sternuto, ne ricavò per il Decnmcron il Boccaccio: che d'Apuleio risente, anche nelle opere minori, per il connubio delle immagini voluttuose e delle astrazioni morali, per una curiosità superstiziosa, in lui più gioconda che nello scrittore africano); i ttragici successi», spietati, sanguinosi, percorri da un brivido di ansia', onde si apre il varco al terrore • e quelle arti occulte di magia che operano sulla stessa fibra reale e manifesta della nostra esistenza, delle nostre passioni: creano tutt'insieme una visione discorde, molteplice, delle '"sorti umane' sperdute, folgorate da luci imI provvise e mutevoli. Fra tante peripezie, in una caverna di ladroni, dove laugue e si affligge una sposa rapita (l'ArioEto se ne ricorderà nell'episodio d'Isabella e di Gabri na), una vecchia si pone a rac contare una fiaba, che si direbbe, ed è per un gran tratto, quella di Cenerentola :, n C'erano una .Volta un re e una legina, che ave vano tre figliuole...»: una delle favole ch'erano già antiche allora, e'di cui i moderni folcloristi hanno raccolto centinaia di redazioni in tutti i paesi del mondo. Sia la fiaba di Apuleio si atteggia in una sfera più alta che non sia quella di Cindircìin; giunge alle soglie, dell'Olimpo; assume una significazione ideale; è. la storia, la poesia di Amore e Psiche. La giovinetta felice delle sue nozze con lo sposo ignoto, nella splendida reggia ; invidiata dalle sorelle, avversata da Venere ; sospinta dapprima a spiare le vietate parvenze del suo signóre, e dopo, che n'è anche più innamorata, a starne lontana e ad affrontare prove durissime per riconquiètarlo ; quella semplice e gentile giovinetta sta in fignra dell'Anima, come lo sposo è il dio dell'amore... Una nuova armonia penetra e si effonde nella novellina popolare, antichissima. In fondo, è qui simulato, con un'arte avveduta, quello ch'era stato il procedimento spontaneo di formazione di tutta la mitologia classica (e si potrebbe seguire sulla stessa linea la fiaba ed il mito di Perseo, dalla pioggia d'oro fino all'impresa di Medusa; e di quante novelline non ci serba le vestige \'Odiwu\). Il mito .classico s'era innalzato ancor più, in uno spirito religioso; Apuleio non andò oltre il mito, ma fu da tanto da costituirlo con una grazia, con una malìa, che, in quel suo latino variopinto, o nella fresca versione del Firenzuola, non era ancor dissolt a nell'età di Raffaello, nè in quella del Canpva. E così l'i4*;#;o d'oro ; grottesco, audace, indiscreto, si corona d'un sogno di primavera, leggiadro come le rose che gli consentono di lasciare la maschera dalle grandi orecchie e di riprendere il suo volto nativo di uomo". Ferdinando Neri Artiglieria antiaerea dell'Asse In un porto mediterraneo.francese. (Foto D. V.)

Persone citate: Gabri, Iside, Osiride, Perseo