Il sacco del pellegrino

Il sacco del pellegrino Il sacco del pellegrino Frontiera Mi dicono che ner rannera u statl Unltl sia DOlaCCa apparso, ultimo di _ una innumerevole ———- serie, un libro zeppo d'insolenze contro l'Italia, Non mi stupisce. E' una tradizione, in America, dove si continua a non perdonarci nè Colombo nè Caboto; e dove lo stesso continente è costretto a chiamarsi allo stesso modo d'un umile navigatore fiorentino, di nome • Amerigo Vespucci. Non appare questa, in verità, gratitudine facile da sopportare. E infatti, come dicevo, la serie dei diffamatori oggi è lunga. Cominciò, se ben ricordo, Jack. London, che avendo qualche simpatia pei pellirosse non ne aveva però per il nostro paese. Durante il conflitto mondiale, poi, ci fu quell'Hemingway, scrupolosamente elogiato e tradotto anche da noi, con quel suo Addio alle armi pieno di obbrobriose scempiaggini contro il paese che l'aveva ospitato: volontario di guerra, è vero, ma d'una guerra piuttosto comoda, che l'autore di Farewell to Arme aveva quasi tutta combattuta fra i palmizi di Rapallo e i lauri-rosa dell'Isola Bella. In seguito, finalmente, vennero i vari Sarogan e Steinback, idoli delle nostre dame venerande e dei nostri esteti giovinetti. Ma pazienza ancora" fin che si fosse trattato di London,. di Hemingway, di Sarogan, di Steinback: un irlandese, un inglese, un armeno, un ebreo. Ma che ci si metta, adesso, anche un polacco, e che come motivo dominante delle sue accuse all'Italia faccia egli segno, come leggo in un giornale flnevrino, la nostra « inospitalià e inciviltà », mi pare davvero grossa. Tempo fa, ritrovandoci fra colleglli tutti alquanto attempati, e tutti più o meno allenali a girare il mondo, ci si domandava In quale mai paese della terra avessimo incontrato 1 doganieri più odiosi, più venali e vessanti e malcreati. Mentre, sino a quel punto, i pareri circa le nostre impressioni di viaggio erano stati discordi, fu raggiunta finalmente l'unanimità: ì doganieri più insopportabili della terra, li avevamo tutti incontrati in Polonia. Come la ricordo, visione incancellabile dell'anno 1937, la frontiera che divideva la Polonia dalla Germania! Non c'era davvero bisogno, per accorgersene, che il treno si fermasse, e che del doganieri in berretto quadro venissero a rovistarci, letteralmente, come ladri. H confine tra le due Nazioni era segnato, di punto in bianco, tra la nettezza e la sporcizia, l'amabilità e l'educazione, Padempienza e la cialtroneria. Un metro, sol-i tanto un metro oltre il termine tedesco, la campagna odorava di guasto, le bestie scoprivano le plaghe, i muri mostravano f;li screpoli, le fenditure, e mufe e lebbre, e ogni sconcezza. E qui si vedeva trottare, piena di guadateseli!, una giumenta sperduta; là sonava, una campana fessa; altrove ciabattavano due scarpe scompagnate. Polonia: annunziavano le scritte confinarie. E i campi si facevano incolti, le chiese squallide, i ragazzi sfrontati. Ricordo, nella lontananza verdazzurra d'un cielo impallidito dalla calura, in un fetore di strame soverchiante un vago effluvio di menta e di mughetto tramandato dalle foreste, certe case male calcinate, sotto i cui archi tozzi e bassi strepevano insieme, grida di rondini, zoccoli di cavalli, bestemmie di maniscalchi: e un sergente di gendarmeria, con la «Kalpka» schiacciata sull'orecchio, che per galanteria verso una donnetta intenta a un trespolo faceva schioccare, ritto sull'attenti, il mignolo destro dall'orlo della ganascia sinistrò.. E come i due gendarmi accompagnandosi ridevano, restando invece seria la donna, delle burlette del superiore! Si fermava allora il treno, e per la quarta, la quinta, la decima volta risalivano gli uomini della Revisja per un'altra visita ai passaporti. Diffidenza impla-, cabile, pedanteria senza fine. E il gusto di buttare la roba all'aria, di lasciare lì ogni cosa sconvolta e vistata ed imbrattata, anche dov'era certo, ormai, da non andar nascosto neppure un bruscolo di contrabbando. Allo sgomento dei viaggiatori, alle proteste delle viaggiatrici, i birri rispondevano con un ghigno silenzioso, odioso, che non potrò mai dimenticare: quell'evidente gusto di male che i tedeschi chiamano Schakenfreude e che nei polacchi, soprattutto se investiti anche di una minima autorità, è frequente anche più del sudiciume,-e ancora più dell'ubbriachezza. E pensare che in Germania, trenl a.-.-ni or sono, era stata popolare un'operetta, Polnische Blut, inventata apposta per rendere omaggio alla cavalleria del popolo vicino! Ma basta la Revisja, in realtà, a insegnarci che cosa sia la gentilezza del sangue polacco: certo ancora oggi, che la frontiera è portata un po' più in là... Marco Ramperti

Persone citate: Amerigo Vespucci, Hemingway, London

Luoghi citati: America, Germania, Italia, Polonia, Rapallo