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Quello della "domenica di sangue" di Giovanni Artieri

Quello della "domenica di sangue" LAGGIÙ' LA GUGLIA DELL'AMMIRAGLIATO.. Quello della "domenica di sangue" Nella casa abbandonata Chi era il prete Gapone da un trave... - Perchè - L'eccidio sul ponte della Tarakanova - Un agguato fallito - Una corda pende nessuno vuole affittare la villa Ozarki (dal nostro inviato) Istmo di Cardia, dicembre. Lasciata la villa della contessa Margareta e l'Osservatorio dì Ino, credetti per sempre chiuso il mio viaggio attorno a Leningrado. Non m'attendevo ad altri incidenti coloriti o incontri interessanti*. Non fu così: il capitano N. trovò modo di attirare la mia attenzione ancora su Ilare la mìa astensione i Ile ville che popolavano]boschi ai due lati della strada di Terjoki» non soltanto per indicarmene il rustico stile, assai grazioso e che propongo per la sua razionalità- ai moderni architetti nostrani, ma anche per dirmene i nomi i quali tutti più o meno suscitavano un qualche ricordo di storia contemporanea russa. Io mi trovavo, come credo di aver già descritto ai lettori, in quel pezzo di territorio finnico che in altra epoca formava una specie di costa azzurra dei ricchi pxetroburghesi. L'Istmo di Carelia, da Rajajoki a Viipuri è il « mezzogiorno » di questo paese iperboreo. In Carelia, si dice, il clima è assai più dolce, i giardini danno rose all'aria aperta, è possibile persino acclimatarvi piante da /rutto e la vite; i car elioni son tenuti, poi, per gente allegra a causa di questa « meridionalìtà », un po' sforzata. Cosa accadde il 22 gennaio 1904 In ogni modo il paese gode di buon tempo più a lungo della costa continentale russa,, l'aria vi è pura, la gente garbata. Pefr tali favorevoli circostanze i signori di Pietroburgo si fecero costruire qui le loro ville di piacere; ed anche perchè potevano mettere una frontiera tra sè e la Russia. Qui esistette sempre un confine, anche quando la Finlandia era un Granducato della Corona Imperiale; la costituzione ammetteva nel paese molte più libertà e liberalità che i russi non fossero abituati a godere. Polizia, poteri pubblici venivano esercitati 'dai finnici: a due passi dal paese più reazionario e poliziesco di quei tempi i russi trovavano un asilo quasi inviolabile. Questo andava dicendomi il capitano N. a mano a mano che poi si passava dinnazi alle alberate, ai cancelli, ai vialetti aparti tra siepi di bosso. Egli — mi parve — attribuiva un notevole interesse a quelle disperse macerie. Mi mostrava talune di quelle casette abbandonate o semibruciate come da noi, nel Foro, il palazzo dei Cesari o la Via Sacra. Sarebbe stato assai poco gentile non accordare importanza alle sue indicazioni. Pensavo come i finnici siano attaccati alle cose del passato e trovino buono ogni pretesto per crearsi dei titoli storici, essi che di storia ■ sono scarsi e vanno facendosela, da bravi, tra ieri e oggi. N. mi disse che quella era la villa di Ozarki. Nè il nome nè la casa mi dicevano alcunché; tutto, intorno a nói, era come altrove: delle betulle, un giardinetto e la casa di legno, sbarrata; fra tronco e tronco cresceva il muschio. Con cautela chiesi in che consistesse la fama di quella capanna e N. non senza una punta di solennità replicò: «.Conoscete la Domenica di sangue? ». Avevo lina qualche nozione dell'episodio. Il S2 di gennaio 1901f alcuni cortei di operai, donne, vecchi, barnbini appartenenti alle diverse fabbriche di Pietroburgo in masse di centinaia di migliaia si diressero ,— - ,~., . ^centro della citta verso la spia. nata del Palazzo d'Inverno; volevano presentare allo Zar una petizione. La maggioranza di questa folla apparteneva ad una società operaia, fondata e diretta dal prete Gapone, con un programma di graduali riforme sociali, nell'orbita e nell'ordine dell'autocrazia. La società di Gapone era appoggiata dilla polizia politica e sovvenzionata dallo Stato. La carneficina senza preavviso . Un conflitto tra maestranze e proprietari delle, officine Putilov, a proposito di quattro operai licenziati, provocò la manifestazione della domenica 22. Le intenzio ni della folla erano delle più pacifiche, ognuno pensava che lo Zar avrebbe rèso giustizia. Icone,, ritratti, stendardi, ai levavano sopra la'marea in movimento; agenti di polizia inquadravano le colonne dei dimostranti, alla testa del corteo principale si trovavano il prete Gapone e il pope Vassiltev armato di un alto crosiflsso di legno. Alla destra di Gapone marciava un uomo di nome Pietro Rittemberg. Prima ancora che il corteo diretto da Gapone esca sulla piazza del Palazzo d'Inverno la cavalleria cosacca l'attacca sui ponti della Neva. Le compagnie di soldati di guardia agli sbocchi tirano, una prima, una seconda volta. Falciano con una terza scarica i portatori di icone e di bandi-ere rimasti all'impiedi; Gapone è salvato da Rutenberg che lo gitta a terra; i due fuggono e riparano nell'abitazione di Massimo Gorki. Sugli altri itinerari del corteo e sulla Piazza del Palazzo d'Inverno la carneficina senza preavviso continuò. Alla fine della gelida giornata mille morti e parecchie migliaia di feriti giacevano sul ghiaccio che incrostava Pietroburgo. L'Imperatore era fuggito a Zarkoje-Selo la sera avanti; l'eccidio era avvenuto per decisione del Granduca Vladimiro e delle autorità militari. , Ricordai brevemente quest'episodio della storia russa contemporanea ma non ne vedevo il nesso con la villa Ozarki. Il capitano N. salì i quattro gradini sulla porta, spinse il battente che s'apri senza sforzo e mi invitò a seguirlo. Dentro era tutto buio, e tutto vuoto. Un acuto tanfo di umidità circolava tra i corridoi e le camere; un'altra scala dava al piano superiore, pur esso vuoto, a giudicar dal rombo che la voce susci lava. Quell'aria gelata e stantia, sapeva di vecchio sepolcro e chiesi a N. di andar subito fuori. Ma lui s'era affrettato ad aprire una o due delle finestre e la luce dissipò il gelo che m'ai/gricciava. Le maniere del mio compagno, da tanto che conosco i finni non mi meravigliavano, poiché il gusto del mistero e del silenzio è il loro fondamentale carattere. Che, però, egli per ti gusto del mistero mi conducesse a visitare villini vuoti sull'Istmo di Carelia mi appariva sempre più opinabile. «Non vorrete chiedere tn fitto la villa Ozarki », gli domandai. Ma N. si affaccendava sempre di più attorno alle imposte e'alle finestre. I vetri, malgrado V accanita guerra che si era svolta attorno nel '39 e nel ',Ifl nulla avevano sofferto; nè la casa appariva, di fronte al tanto guasto circostante, molto deteriorata?, benché vecchia di almeno cinquant'anni. « Non v'è più nè Dio nè imperatore » Quando ebbe fatta luce (era già grigio crepuscolo) le camere si empirono d'un'aria colore di cenere e la tristezza e lo squallore di quegli ambienti- vuoti mi strinsero il cuore. N. continuò a «irare di qua e di là, aprì' ancora un'altra finestra, dette all'autista l'ordine di andar al più vicino posto, pel pieno di-benzina quindi mi prese sottobraccio e cominciò a percorrere in lunno e in largo lo appartamento. « Gapone scomparve dalla Russia nè si seppe nulla di lui per molti mesi » — cominciò bruscamente. — « La « domenica di sangue » aveva tagliato per sempre gli ultimi fili che legavano il popolo allo Zar, la lotta terroristica sostituì le speranze dei conipromessi. Il prete Vassiliev, che venne falciato dalla sciabola di un cosacco sul ponte della Tarakonovka, era morto urlando: <Non v'è più nè Dio ne Imperatore ». Noi finlandesi, di qua dal coiifine, tenevamo mano ai rivoluzio¬ nari. La nostra polizìa ostacolava e talvolta arrestava i poliziotti dell'Ok/ana che venivano in Finlandia a ricercare i cospiratori, in ogni caso li avvertiva della presenza di segugi che varcavano il confine sulle loro tracce. La speranza della nostra indipendenza ri. posava sul prossimo dissolvimento della Russia zarista. Non vi sembri strano: è cosi. Noi abbiamo custodito ì più grandi terroristi della Rivoluzione del 1905; abbiamo dato ricovero e aiuto ai capi bolscevichi: Lenin e Stalin, debbono alla Finlandia qualcosa di più che una platonica riconoscenza. Anche Gapone passò di qui é mise piede all'estero. Durante un anno il prete, diventato personaggio di fama mondiale, percorse tutta l'Europa; visitò le colonie di emigrati russi a Ginevra, a Zurigo, a Parigi, a Londra, a Brusselle. I suoi « ricordi » tradotti in tutte le lingue gli procurarono fiumi d'oro, altre enormi quantità di danaro gli pervennero da ogni parte, sia da offerte di gente commossa per le sventure dèi popolo russo, sia da Nazioni interessate alla rovina della Dinastia zarista. La gloria, la ricchezza, il brillante mondo occidentale, le belle donne, le città eleganti, i piaceri della vita, la vanità fecero del prete Gapone un rottame morale. Nel 1905 Gapone è di nuovo a Pietroburgo; è diventato un collabora tare segreto della Polizìa -politica dell'Imperatore. Il Presidente del Consiglio Witte, grande uomo po litico autore della pace di Plymouth in cui il Giappone vincitore era umiliato ad un risibile compenso dalla Russia vinta, ritenne il prete ancora capace di suscitare nelle masse i vecchi entusiasmi e pilotarle verso un movimento sociale che, escludendo la lotta rivoluzionaria, le ponesse sotto l'influenza dell'autorità. Graduali ri forme avrebbero attuato in parie le speranze del popolo e in tal modo sarebbe fatta salva la Dinastia e il Governo letteralmente assediato dalla occulta e onnipresen te minaccia terroristica. Gapone gittò le basi del desiderato partito operaio, per il quale percepì trentamila rubli; quindi chiese ancora cinquantamila rubli per consegnare all'Okrana i membri dell'organizzazione di assalto del partito socialista rivoluzionario, cioè la maggior parte dei terroristi che tenevano la Dinastìa e il Gover no sotto l'incubo della dinamite. Evidentemente vendeva fumo. Qualche sospetto i rivoluzionari nutrivano già sul prete dissipatore del danaro destinato allorganizzazione della rivoluzione, sul prete che nelle Capitali europee aveva menato vita da lord a spasso, sul prete che a Pietroburgo aveva dovuto soffocare tre o quattro salaci scandali di donne, gioco, debiti. E' in questo periodo che compare ancora una volta, accanto alla sua tonaca, l'uomo della «domenica di sangue », Pietro Reuteniberg ». Nel salottino riservato del ristorante « Constant » N. sì fermò e lasciando per un poco il mio braccio volse gli occhi al soffitto fissando intensamente un trave. Non so perchè quel gesto, non studiato, ma suggerito da una subitanea associazione di idee mi parve avesse una qualche importanza nell'economia del racconto ch'egli, senza che ancora ne afferrasse il senso, mi faceva in quelle squallide camere della villa vuota. Ripigliammo a passeggiare e gli stivali rombavano sul pavimento di legno come l'eco necessaria delle parole. « Reutemberg — continuò N. — è l'unica carta del gioco di Gapone per spillare il danaro all'Okrana. La sua anima è'corrotta, egli calcola senz? altro di corrompere quella del suo amico. Di lui sa poco, ma suppone che sta il vero capo del gruppo terrorista. In quei giorni la condanna a morte del ministro Dumovo, governatore generale di Pietroburgo, è stata già pronunciata dai rivoluzionari. La polizia segreta non riesce a mettere mano su alcun indizio che possa riveTaro quando, dove e co me l'attentato sarà compiuto. Si limita a segregare il Dumovo in casa circondandolo di poliziotti in allarme. Mucchi d'oro vengono promessi a Gapone s'egli riesce a consegnare i terroristi, e il prete si svela finalmente con Rutemberg: gli propone di passare dalla parte della Okrana. Come è facile immaginare qualche ora dopo il Comitato centrale del partito sociali ivoluzionario è informato della proposta che Rutemberg ha finto' di accettare, la condanna a morte di Gapone è pronunciata senza discussione: esecutore -ara Rutemberg stesso. Inoltre: poiché Gapone ha fissato un colloquio a tre: Rutemberg, lui stesso e Rakowsky, vice-direttore generale della polizia di Pietroburgo, l'esecutore del < prete» ucciderà anche l'alto funzionario zarista durante la conversazione. Questo disegno filtra all'esterno, vie- a l ne a conoscenza della polizia, la mor/lie di Rakowsky riesce a impedirgli, aggrappandosi alla sua pelliccia, di recarsi al progettato appuntamento in un salottino riservato del ristorante « Constant ». Le spie dell'Okrana vedono entra re nel locale Gapone e il terrorista ; nel salottino accanto piglia posto una comitiva di giovani, finti ubbriachi, rivoluzionari anch'essi spediti a dare mano forte al giustiziere. Ma Rutemberg capisce subito dall'assenza di Rakowsky che il suo piano è scoperto. Bisogna uccidere Gapone, ad ogni mo do. Ed ecco tra i due amici un terribile gioco: l'uno a fargli credere di attendere dall'altro la somma che la polizia dovrebbe sborsare pel tradimento, il « prete » allucinato dall'oro dell'Olerà na, convinto di poter presto concludere l'affare e angosciato che Rutemberg non gli sfugga di mano o cambi pensiero. Il 10 di aprile 1906 Gapone si lasciò attirare in questa villa, in questa camera, verso quest'ora. Pretesto: Rutemberg gli chiedeva come andassero le cose e quando la polizia si sarebbe decisa a sborsare i cin-l quantamila rubli richiesti. < Cinquantamila o niente », diceva Rutemberg. E Gapone a replicare insistendo, che si contentasse di venticinquemila ». Ogni anno un gran fracasso (Mentre N. raccontava mi tirò pel braccio tn una cameretta accanto ove si trovava', unico mobile, un vecchio tavolo di abete). «Attorno a questo tavolo Rutemberg aveva preventivamente fatto sedere un gruppo di operai rivoluzionari incaricati di ascoltare e testimoniare le conversazioni. Essi udivano perfettamente lo ultime battute del dramma. « Venlicinquemila rubli — diceva Gapone — son molto più del valore di sette od otto uomini del Comitato centrale...». E l'amico: «Ma se io vado dai compagni e rivelo tutto. Se rivelo che tu vuoi venderli al patibolo e fare di me un agente segreto della polizia *...». (Sapone risponde: « E' impossibile. Nessuno ti crederà, ti scambieran. no per un pazzo. Gli operai credono a me... ». Allora Rutemberg aprì questa porta (N., sempre trascinandomi, aprì la porta di comunicazione tra le due camere vuote; non so che veemenza lo agitava tutto) e chiamò i testimoni. Il prete diventò di cera, cadde in ginocchio davanti a quegli uomini chiusi e duri come macigni. Gridò, scongiurò,, agitò il Crocefisso che gli pendeva sulla tonaca, si strappo i capelli balbettando una incomprensibile preghiera. Gli operai, impassibili andavano legandogli lentamente, accuratamente, le mani e i piedi. Uno gli pose un bavaglio attraverso la bocca, un altro cavò da una busta di cuoio una corda di canapa già preparata. (N. rialzò la testa al soffitto e nella penombra mi parve di intravvedere un mozzicone di corda tuttavia attaccato lassù!). Lo impiccarono a quel trave. Per un mese stette qui, solitario, nella villa chiusa e deserta. La polizia dovette durare fatica a riti ovario. I legnatoli del bosco affermano, ma sono dei visionari, d'udire ogni 10 di aprile un grande fracasso iij queste camere. Per uno strano miracola la villa è intatta, non la vuole nessuno e, concluse N. con intenzione, non voglio neppure io chieder la in fitto ». La macchina non era ancora rientrata e ci trattenemmo ancora nelle due camere vuote. Però, dopo ti racconto, nè io nè N., muovemmo passi rimbombanti sui piaciti di legno forse per un inconfessato terrore di smuovere echi od ombre. Io davo di tanto in tanto uno sguardo al trave del soffitto e vedevo ti pezzo di corda. Un bruciante desiderio di sapere se quella fosse proprio la corda ove Gapone era stato impiccato mi faceva salire alla lingua una domanda che mandavo giù come un boccone indigesto. Fumavamo presso una finestra tutti e due; mi mancava il coraggio di chiedere un pezzettino dx quella corda. Ci pensavo intensamente. Che almeno, dicevo fra'me e me, possa portare via qualche cosa di tangibile di questa storia truce. Del resto, mi consolavo, non ne farò nulla- di questa storia. Come un giornalista può scrivere su ciò che non ha visto f Cosa scrivere su di una villa vuota, assolutamente vuota eccetto il tavolo di abete t Attorno al tavolo di abete, ecco, gli operai rivoluzionari... Nella camera, al posto dóve son io, il pope Gapone... Reutemberg di fronte. I due si parlano... Udii un grande fracasso e di soprassalto fui alla porta. •Attorno a me si disperdeva una nebbia sonnambolica; il capitano N. mi stava accanto ed Erkki usciva dall' automobile che, per la sera sopruxivenuta, bucava coi due fari brillanti la buia foresta. Giovanni Artieri 2Odc2n1s2Ognn