Sulla pista sicura di Curio Mortari

Sulla pista sicura Sulla pista sicura Approdo al caravanserraglio - Il piano concepito dallo schiavo negro - In barba alle autorità militari nemiche L'impegno del bravo Mogarba - Fucilate nel deserto (DAL N03TR0 INVIATO) SCALO X... Ritrovo all'ora consueta il mio interlocutoi e, nel solito caffè, enfio la solita atmosfera d'eclisse, prodotta dalle lampade di guerra. « Siamo all'ultima tappa compiuta dalla lettera misteriosa — egli riprende, accendendo una sigaretta — ma non è quella meno interessante. Abbiamo lasciato, mi pare, il nostro sambuchiere negro all'approdo di Gedda, in Arabia. Il sambuco si prepara a risalpare col suo nuovo carico di,mercanzie, diciamo così, leggere. Verso quale metaf II negro è riuscito a carpire all'arabo adunco e secco, che è padrone e capo della imbarcazione, il segreto della nuova rotta. Il sambuco si dirigerà verso le coste occidentali del Mar Rosso, per co care un approdo in una delle rade del Sudan egiziano. Presumibilmente il sambuco cercherà poi di prender' terra là dove si stende il deserto nubiano, press'a poco all'altezza della l.a cateratta del Nilo. E' la zona per cui passa la rossa linea del Tropico. Il punto propizio La nave cercherà l'approdo in un punto propizio. Che cosa significa, in questo caso, « propizio»? Un punto prossimo a una di quelle strane stazioni di pietre e d'argilla, imbrattate di sterco di cammello, che servono di sosta alle carovane e vengono chiamate caravanserragli. Queste catapecchie si trovano disseminate in punti che il Bianco spesse volte %gnora o, se non le ignora, considera come costruzioni trascurabili. Esse hanno invece per i carovanieri una enorme importanza. Bono gli «scali del deserto», cioè di quello sterminato oceano di sab bia che si chiama Sahara. Attraverso questi scali — che sono sparsi da Assuan a Tombuctù, da Cufra a Mogador, dai Nilo al Niger — esiste da secoli, forse da millennii, tutta una rete di comunicazioni, vastissima e misteriosa che ha per campo il deserto più, grande del mondo. Soltanto i Beduini, i Tuareg, i « navigatori della sabbia» conoscono i segreti di queste piste serpeggianti per migliaia di chilometri, dal « serir » ghiaioso e sconsolato del deserto Ubico alle dune d'Occidente, eternamente cangevoli e ingannevoli come le nuvole. L'occhio sperimentato e felino di questi uomini del grande cabotaggio desertico, può discernere ciò che l'occhio comune non vede; cioè questa rete intricata d'itinerari. Queste piste non sono soltanto nastri tracciati dalle zampe dei cammelli ma tracce solide, punti di sostegno in quell'enorme risacca di sabbie, in quel mondo mobile e cedevole che è il Sahara. E, per mesi e mesi, talvolta per anni, le carovane, lente e metodiche,, proseguono per quei ste vie abbacinante, sotto calori che variano da 60 a 70 gradi, e sotto i quali il caffè potrebbe tostarsi senz'aiuto di fornelli. Le carovane viaggiano lentamente, sostando nel cuore della notte presso qualche magra oasi o qualche pozzo d'acqua semtsalmastra. Così i nomadi del deserto vanno verso le loro mete misteriose. Mesi, anni? Il nostro sambuchiere negro sa che ormai' il suo legno approderà presso uno di questi scali del deseito, donde le carovane partono verso l'interno. Egli è matematicamente certo di trovare laggiù il carovaniere di cui potrà fidarsi ciecamente e al quale potrà consegnai e il plico. Non' ci sarà bisogno di tessera di liconcscimento per ottenete questo favore. I negri— gli schiavi specialmente — conoscono sempre qualcuno cui rivolgersi anche senza averlo mai visto nè conosciuto. E' la classica onestà sahariana. Ma se la carovana cui si rivolge il negio prendesse le vie- dell'Occidente ? evitando la Libia ove la lettera deve giungerei Ci sarà sempre alloia il compagno di un'alti a carovana, diretta veiso la costa mediterranea, il quale rileverò la lettera per portarla verso e dentro i confini libici, donde essa potrà proseguite per l'Italia. Tale è il piano concepito dalla mente del negro! con le intuizioni e le illuminazioni segrete che sono provi te dell'istinto, in questa gente allo stato puro. Ma quanto sarà lunga e laboriosa la attuazione di questo pianof Mesif Probabilmente. Anni.» 'Fors'anche. Ma che importa! Purché il plico giunga a destinazione. Per questi indìgeni il tempo non ha vaiai e. Il sambuco salpa da Gedda a notte fonda. Il vento è leggei o, ma favorevole. Dopo qualche giorno l'imbai cazione ha attraversato il Mar Rosso e s'aire3ta a una tada sconsolata della costa di Nubia. Bisogna tuttavia pensare che c'è la guerra, coi suoi servizi di polizia e di pattuglia. Senonchè non c'è spirito più, fino dell'arabo per eludere le ricerche, stano esse le più sottili! Naturalmente l'autorità miliiare incaricata.di « filtrare » le immigrazioni indigene dal mare fruga, butta sossopra il carico, ma non riesce a trovare che un innocente cumulo di cotone, di babbucce, di collane. Infine il carico riceve l'autorizzazione di partire. A spalle la merce è porcata fino al punto in cui la caiovana attende, attruppata presso una co struzione cadente. L'operazione di carico si svolge nella notte, con quell'elasticità gommosa che è p propria di questa gente abituata ad agire in ombra e in penombia. Quando tutto è terminato, un primo pallido chiarore tinge l'Oriente, mentre le grandi costellazioni del Tropico cominciano a illanguidire. Verso l'epilogo La carovana, tra gli incitamenti chiocci dei cammellieri s'incammina^ al dondolio di una rossa lanterna che, portata al collo dal cammello di testa, stampa sul suolo nero veiso una stella rossa. E il nostro negro che cosa ha fatto prima della partenza T Trasportando il carico ha parlato con questo e con quel carovaniere. E finalmente ha scoperto tra gli uomini della caiovana un Mcgarba, cioè uno di quei famosi nomadi del deserto che hanno origine dalla nostra òasi di Gialo, e sono noti in tutto il Sahara come i più abili scorridori di deserti. Il negro apprende dal Mogarba che la carovana attraverserà il deserto di Nubia e punterà poi verso mete occidentali, forse in direzione del Marocco: un viaggio favoloso, che durerà almeno una decina di mesi! Ma il negro si preoccupa che la lettera faccia la via più breve, s'indirizzi verso il Mediterraneo. Il Mogarba gli promette allora che, giunto nei pressi del confine libico, troveià il modo di inoltrare la lettera verso la Libia. Cosi si svòlgono i cambi delle « staffette » nel deserto! \La carovana procede ora verso il suo destino, sotto le stelle che agonizzano nel cielo dell'alba. E comincia l'odissea che a noi sembrerebbe interminabilmente dura; ma che a questa gente del deserto fa invece l'effetto dolce e palpabile della saboto che scende da una clessidra o scorre entro il cavo di una mano. E' la vicenda interminabile dei giorni torridi e delle notti aelide, passate intomo ai bivacchi accesi e poi la ripresa, all'alba, dell'eterno cammino, che devia da Oriente verso il Nord, e vede man mano mutare l'aspetto del cielo e il nome delle Costellazioni. «Sono le ore — mormoro a colui che parla — che ho descritto nel mio taccuino poetico di viaggiatore sahariano: Com'è dolce mirar l'Orsa Mamrlore Splender dui ciuffi dei palmizi Henri! Alta e la notte, Benza suono d'ore. Nel deserto, i silensii sono puri. « Il confine Ubico si avvicina: Cufra non è lontana con le sue migliaio di palme e i suoi laghi salati che, la sera, diventano scaglie enormi di madreperla. Che fa intanto U Mogabra? Egli segue l'andare ondoso del suo cammèllo: sembra distratto e assente: vmi pensa invece all'incarico che ita avuto. C'è un punto nel « serir » sconfinato, dove la pista si biforca, e un suo ramo volge veiso Settentrione. E' una zona-squallida nella qnal neppure gli sciacalli e le jene vengono a sostare. Il Mogarba pian piano si accoda, con la sua bestia, alla carovana. Quindi a poco a poco rallenta, rallenta. Il colpo riesce. Il Mogarba è orruti sulla pista che conduce a Gialo. Quando la lunga colonna è già molto innanzi a lui, egli fa deviare il suo « mehara» poi lo lancia a gran trotto, il trotto dall'allungo fluttuante che è proprio dei corsieri del deserto. Ma l'eco di qualche colpo di fucile ha risuonato dietro di lui, perchè il capo della carovana nubiana si è accorto della fuga. Ma — come dice un proverbio di questi cammellieri libici — « i colpi di fucile nel deseito sono come le mosche, si sentono quando sono molte ». lì Mogarba è ormai sulla pista sicura: egli arriverà e la lettera con lui. Probabilmente il libico non porta con sè soltanto questo plico: non bisogna credere che tutti gli uomini siano d'assoluta interezza come il legname di tronco duro. Egli ha avuto la sua mercede. Ma l'importante è che la missione sia riuscita! La lettera ormai saia consegnata alle autorità italiane e giungerà a colei che la attende ansiosamente, da mesi. Non vi pare t che, dopo quanto vi ho detto, la \cosa si spieghi? o i Il vero segreto « La storia è bella — dico al mio interlocutore — bella e commovente. Potrà forse sembrare favolosamente romanzesca... « Nulla — egli mi risponde — < abbastanza romanzesco, nel nostro tempo. Oggi non è la fantasia che aUmenta la vita; ma la vita che anicchisce la fantasia». «Ave te detto una verità » — rispondo. Ma avrei un'altra domanda da farvi. La misteiiosa persona che laggiù nell'Africa Orientale inviò l negro presso i due vecchi genitori della signora, chi poteva esso e? Il mio interlocutore si raccoglie un momento: si sente che egli custodisce nel suo cervello qualcosa che non deve esseie divulgato. Quindi risponde: «Questo è probabilmente il vero segreto della storia, che non sarà forse mai rivelato. Nè, quand'anche lo fosse, sarei io a fare questa rivelazione. Curio Mortari FINE

Persone citate: Benza, Scalo X.