Tappa in Arabia di Curio Mortari

Tappa in Arabia Tappa in Arabia La visita del negro misterioso - La lettera nella tunica - Sul sambuco, col carico di giovani negre, verso Gedda - S'inizia l'itinerario a zig-zag o e a e i e e o e e o o e o , à . o o n . e o, di ao, o ncat- (DAL nostro inviato) Scalo X..., 8 dicembre. Ci siamo ritrovati nello atesso caffè del porto, nella stessa ora crepuscolare, sotto l'alone cinèreo della lampada incufflata. Sono oggi, più che curioso, ansioso di sapere come la misteriosa lettera abbia potuto giungere dall'Africa Orientale fino al suo recapito italiano. «... i due poveri vecchi rimasti in terra africana dopo l'occupazione — continua il mio ,interlocutore, senza preamboli, come se riprendesse in quel momento il discorso interrotto due giorni fa — avevano preparato dunque la loro lettera da mandare alla figlia in Italia. E' facile immaginare quali espressioni vi fossero su quei semplici foglietti! Ma ora si presentava l'arduo problema: come far giungere la lettera alla figliola? In tempo di pace molte avventure sono in fondo più burlesche che drammatiche. Ma qui c'era di mezzo la guerra, una guerra del XX secolo. Affidarla — essi pensavano — a qualche ufficiale delle truppe occupanti? Ma èssi rifuggivano da questa prospettiva, che sembrava senza futuro. E intanto ogni sera si consultava/no, al buio, nel loro alloqgetlo che la torrida sera tropicale rendeva anche più soffocante. L'occasione insperata Senonchè una di queste sere l'occasione insperata, la « benedizione del Cielo» si offerse inaspettatamente. Essi sedevano meditando, scambiandosi qualche rara parola, sospiro rispondendo a sospiro, quando udirono bussare discretamente alla porta. Apertala, intravvidero sul limitare una ombra. Più che altro dallo strano odore che emana la pelle di negro, essi compresero di chi si trattava. Invitarono l'indigeno a venire avanti; accesero la lampada. Era un erculeo camita, che portava il solito camice bianco e un turbante di tela dello atesso colore intomo alla testa lanosa. Da prima i due vecchi si impressionarono. Ma il negro aveva un aspetto cordiale. Nel suo largo volto, il sorriso si apriva largo e schietto, come la fenditura efi un cocomero fresco. Il negro comincia intanto a spiegarsi: parla italiano, un italiano a' suo modo, ma che si intende senza fatica. Dopo aver ca rambolalo intorno i suoi grossi occhi circospetti, il negro spiega ai due signori che è stalo un tempo al servizio di un nostro ufficiale. Ora fa il pescatore e l'uomo di bordo sopra uno. di quei fortunosi sambuchi che vanno alla pesca dei coralli nel Mar Rosso. Più cautamente quindi il nearo confessa che il suo sambuco questa volta approderà anche sul le coste dello Yemen e dell'Ara bia. Se c'è bisogno di qualcosa per quelle regioni — egli dice —, di avviare anche, ove occorra, roba e lettere per l'Italia, egli è pronto a farlo e si rende garante della riuscita. Giùngendo le mani al cielo la signora lo ringrazia, stupita, commossa. Ma il marito invece sembra esitare... Egli ai consulta con la moglie. Se si trattasse di un agguato, di un ricatto ?- Ma la signora, col suo buon senso materno, spiega che, quand'anche la ìetteera capitasse neJJe mani delle autorità di occupazione, essa non potrebbe fornire nessuna materia a sospetti. E' la lettera di due poveri genitori alla figlia lontana. Perchè non credere al buon indigeno invece? Bisogna, nella vita, aver fede. Il negro sembra comprendere il parlottare dei due vecchi, e ridendo annuisce alfe parole della signora. Ella gli apiega allora, con le lagrime agli occhi, che ci sa rebbe una lettera da spedire al l'unica figlia, laggiù in Italia e che in quella lettera c'è molto più di tutto l'oro della terra: c'è il cuore di due genitori. Il negro si fa dare la lettera, la ira e la rigira tra le mani, poi i nasconde in una profonda pie- ?a della sua tunica; infine ai mete una mano al petto e volge gli occhi al cielo con una espressione tra comica e commovente. I due signori vogliono tuttavia sdebitarsi con lui; ma egli rifiuta. E lascio! comprendere che qualcuno lo ha inviato a ragion veduta presso di loro... Chi è questa miste riosa persona? Così la lettera parte verso la sua destinazione. Nella stiva del sambuco Dobbiamo lasciare ora i due vecchi, e seguire la tenebrosa pista del negro. Egli sparisce nella notte, come un'ombra. Lo ritroviamo lungo il greto dell'Oceano Indiano. In una insenatura piatta s'intravvede un sambuco, a vela ammainata. La notte scinfiHo di tutte le più belle costellazioni del SbafosovpleebflgtezpbleSclicnncofcrtugdsdiccgfvrdslrdmavnmIilstnsaitsdllGdrGacpelsPfmlnD i a a n n e n a Sud. La imbarcazione sembra abbandonata: ma, osservando bene, formicola d'ombre. Si odono voci soffocate; gente scende nella stiva. L'ora sembra propizia alle partenze furtive. La vela si apre lentamente, si spalanca come una enorme zampa palmata. Il sambuco comincia a scivolare sui flutti della piccola rada, beccheggiando qua e là. Non c'è una forte risacca: è una bonaccia eccezionale, con qualche schiuma appena, fioritura bianca nelle tenebre. Il sambuco si allontana, dilegua come uno spettro verso Est. Sulla riva una sentinella si è accorta ora di qualche cosa d'insolito ed ha aparato una fucilata, che si è perduta nell'oceano... li nostro negro è a bordo, occupato nella manovra. E la lettera ? E' con lui: giace, bene assicurata da funicelle nell'Memo della sua cintura, negli antri delle sue paradossali mutande. Seguire questa navigazione fantomatica equivarrebbe a sttiare un monotono taccuino di giorni e giorni. Certo, attingendo lo sguardo dentro la stiva, si potrebbero scoprire al lume di, una primordiale lanterna da cammelli, scelte inattese! Accatastate, ammassate, come uno oscuro e male odorante caviale umano, ci sono parecchie giovani negre. Questo sambuco farebbe forse la tratta degli schìa vi teoricamente abolita, ma in realtà sempre esistente sotto cieli del Tropico e dell'Equatore? Bisogna perdonare al nostro negro la sua obbedienza al traffico oscuro? E' egli veramente un uomo di buona volontà, tra una schiuma di bucanieri, o è anch'egli un arnese da galera? E' quello che vedremo in seguito. ... dopo X giorni di navigazio ne il sambuco riemerge dal suo mistero. E' passato dall'Oceano Indiano al Mar Rosso. Sfiorando il pericoloso arcipelago delle isole Dania!:, quasi davanti a Ma3 saua, ed evitando le punte rasoian ti degli scogli coralliferi che stanno intorno alle isole Parsati, il sambuco dopo aver brevemente approdato sulla costa dello Yemen in una baia di arena fulva, coperta di scaglie iridate, punta ora la stia prua -verso Gedda, il porto dell'Heggìaz (Arabia Saudita). Il gong dell'Islam Nella ultramillenaria storia delle grandi marèe umane, particolarmente di carattere religioso, Gedda ha il suo capitolo inconfon dioiie. Il 3uo nome risuona nel rislu7>i come un suono di gong. Gedda è infatti il porto invocato, al quale giunge, dai quattro punti cardinali dei mondo, l'annuale pelibgrinaggw diretto alla Mecca e alta sua fatidica Kaaba. Non lungi dulia Mecca è Medina, ove si trova ta tomba di Maometto, Più che un pellegrinaggio è una fiumana di colore e di colori, alu montata da oltre 50.000 fedeli dell'Islam. In questa occasione Gedda — che dista dalla Mecca una novantina di chilometri — diven ta più che un porto, un mondo. Dal Maghreb (Africa del Nord), dal Sudan, dall'Egitto, dalla Libia, dalla Siria, dalla Turchia, dall'Ila!:, dall'India e perfino dalle ex-Indie Olandesi i pellegrini giungono, per mare, a migliaia. Essi sono tutti ritualmente vestiti detl'n ijiratn », cioè di un abito di tela.bianca, che, secondo le piescrizioni, deve essere « senza cu¬ citure ». La maggior parte dei pellegrini obbedisce a questo precetto, indossando due teli bianchi annodati. Gedda è di un gusto esotico sa politissimo, specialmente in que sta occasione. Il fascino delle citta- arabe, aride e misteriose, tra spare subito dall'ammasso pitto rico delle sue case. Alcune sono alte perfino sei, sette piani e ornate di verande e di « musciara biè » complicate come vecchie serrature o disegni di tappeti. Altre invece sono catapecchie calcinose, talvolta avariate come vecchi mo lari, diroccate come fortini bat tufi dall'artiglieria o addirittura ridotte in macerie. Nel dedalo delle informi vie di Gedda passano file lente e' dinoccolate ai cammelli. Sì sente che in questo ammasso'di case il tempo non ha pia valore: i muri sembrano portare le impronte di generazioni ultramillenarie. Eppure anche in questo labirinto islamico la modernità è riuscita a insinuare le sue diciture reclamistiche, i suoi bidoni corrugati, e qualche muta di vecchi autocarri. Si direbbe che tra gli arabeschi del criptogramma arabo coli l'olio minerale delle macchine moderne. I pellegrini stessi si servono già dei moderni mezzi di trasporto, quantunque non più iti là del limite proibito. Ma il sambuco non porla fedeli dell'Islam diretti al pellegrinag gio. Non è l'epoca. E d'altronde la guerra lo ha già quasi abolito. Il carico della nave africana è avviato verso ben altre mète: andrà a fiorire i misteriosi harem dei signorotti che dominano nell'interno dell'Arabia Petrosa. In cambio di questo carico di dolore e di voluttà, il sambuco riporterà (chi sa dove?) tele per ganci ur.lh, babbucce di cuoio rosso e giallo, tutti quei minuti oggetti che i viaggiatori d'un tempo chiamarono « conterie ». Fiutando la pista E il negro della lettera che corsa fa? Che cosa medita? Ha forse dimenticato il suo plico? No; egli lo ha in mente più che mai. La consegna che gli è stuta data, è precisa, far giungere quella lettera a destinazione. Ma per quale via? Inoltrerà egli il plico verso i confini della Transgiordaniu, attraverso l'Arabia Saiìdita? Ma quale probabilità avrà la missiva di traversare paesi avversi all'Italia? E quand'anche la lettera giungesse ad Hai fa o a Beirut, su quale mezzo potrebbe prendere il mare? I rischi sono troppo gran di nelle acque del Levante... E nelle acque del Levante non ci sono i sambuchi! No; il negro ha un altro piano Il suo fiuto diciamo così canino, ha odorato un'altra pista, a tutta prima, potrebbe sembrare intermi nubile e paradossale, ma che a lui Tdà maggiori garanzie di sicurezza. Aver pazienza: ecco la virtùdi questi paesi. Vedremo quale sa- ià questo formidabile zig-zag.. Qui il mio interlocutore interrompe ancora una volta il suo racconto. Un'occhiata al■ cronometro da polso: l'ora urge; ti servizio chiama. «.Domani vi terminerò — egli dice facendomi un cenno di saluto — i! racconto di questa odissea africana ». Curio Mortari (Continua).

Persone citate: Mecca, Medina