Scaglionamento in profondità
Scaglionamento in profondità Scaglionamento in profondità Nel Suo discorso alla Camera dei Fasci il Duce ha toccato un tema che assume, soprattutto nei grandi centri dell'Italia Settentrionale, già fatti segno alle offese delPaviazione britannica, un carattere di viva e stringente attualità: il tema dello sfollamento delle popolazioni civili. Di fronte alla minaccia nemica, già in atto, di coinvolgere nella guerra Tinte ro fronte interno italiano, non basta dimostrare — come è stato e sarà dimostrato — che l'animo delle popolazioni civili è non meno saldo di quello dei combattenti dei fronti esterni; si impone anche il dovere sacrosanto di ridurre, al minimo le aree vulnerabili, e offrire il più ristretto bersaglio possibl le agli attacchi avversari. '. bombadieri, che Churchill hi ÌJL^JE^,,? SS^i^ distruzione delle nostre citta, non si propongono manifesta mente di colpire i gangli vitali del sistema industriale italiano, quanto di terrorizzare le popolazioni con il massacro sistematico degli inermi. E' quindi di un'evidenza lapalissiana che, quanto più rarefatte saranno le popolazioni dei grandi cèntri urbani, tanto proporzionalmen te minore risulterà il numero delle vittime dei bombarda menti. Lo « scaglionamento in profondità » del fronte interno per usare la incisiva ed espressiva frase del Duce, risponde pertanto a un duplice scopo : tutela l'esistenza delle popolazioni, e frustra il piano del nemico, il quale, anche se si rifiuti di deporre le sue stolide illusioni sulle energie morali degli italiani, non potrà tuttavia più sperare di arrivare a provocare, con la « scientifica » churchilliana distruzione dei nostri abitati urbani, vasti movimenti di panico tra le masse cittadine, per il semplice fatto che tali masse si saranno dissolte e occultate nei centri minori. E' nozione elementare che il problema dello sfollamento, così facile a enunciarsi, si disarticola a sua volta in una serie di problemi minori, di soluzione tutt'altro che agevole: problemi di trasporti, di vettovagliamento, di alloggiamento. In questo campo i cittadini hanno di diritto di attendersi il massimo sforzo di buona volontà da parte dello Stato e degli enti pubblici. Al Governo e al Regime ciò non è ignoto. Le istruzioni molto precise già inviate ai Prefetti dal Ministero degli Interni e ai Federali dal Direttorio Nazionale del Partito sono seguite oggi dà un perentorio appello rivolto ai Podestà dei Comuni minori e rurali direttamente dal Duce, il quale ancora una volta esige che i fatti marcino con lo stesso passo delle parole, quando addirittura non le precedano. Egli impegna in prima persona i capi dei Comuni, perchè non trattino la sistemazione degli sfollati con spirito da ordinaria amministrazione, e non giustifichi; no la mancanza di attività e di iniziativa con l'ossequio formale a una prassi burocratica, ch'è troppo spesso invocata a pretesto della pigrizia e dell'inettitudine. Ma se è giusto che in un problema come quello dello sfollamento molto si attenda dallo Stato e dagli enti pubblici, non bisogna d'altra parte pretendere tutto da questi e da quello. La iniziativa privata, coordinata alle superiori iniziative, avrà qui largo campo di esercitarsi, ed è proprio qui che i cittadini di tutte le categorie avranno larga possibilità di provare che la solidarietà non e, in Regime fascista, una parola vana, e che gli stessi vincoli di cameratismo, i quali saldano in un blocco solo i sol dati in grigio verde sui vari fronti della guerra, stringono non diversamente le popolazioni civili in un unico fascio di energie, di volontà e anche, di mutue disposizioni a sorreggersi, aiutarsi e difendersi contro il comune pericolo. Ogni manifestazione di egoismo sarebbe, su questo terreno, più che riprovevole, odiosa; e oltre tutto assai poco intelligente, perchè nessuno può essere sicuro di domani, di i non aver bisogno . e a quella solidarietà che oggi rifiuta altrui. Il discorso vale soprattutto per i datori di lavoro, e in modo particolarissimo per quelli di maggiori mezzi e che hanno alle proprie dipendenze un più vasto numero di prestatori d'opera. Nessun imprenditore, degno di esercitare una funzione che il Fascismo intende come un'investitura di responsabilità di fronte alla collettività nazionale, può disinteressarsi in questo momento delle sorti dei suoi collaboratori grandi e piccoli, e delle loro famiglie. Lo sfollamento presuppone sempre una piccola disponibilità di danaro, che non tutti hanno, e crea spesso una situazione difficile ai capi famiglia, costretti a vivere e a mantenersi separatamente dai loro famigliari, con un afTavio generale di spese che non tutti i bilanci sono in grado di sopportare. Di questo stato di cose il datore di lavoro non può disinteressarsi. Si tratta oltre tutto di assicurare la serenità di spirito, necessaria al buon rendimento del lavoro, a quanti danno la loro opera all'azienda. In quale senso debbano esercitarsi la premurosa vigilanza e l'affettuoso intervento degli imprenditori non è qui il caso di indicare. I modi di una efficace assistenza sono infiniti, e imprevedibili, diretti e indiretti. Chi più farà, più sarà benemerito. Anche le organizzazioni sindacali, senza dubbio, avranno già considerato questo aspetto del problema, che tocca così da vicino l'esistenza e la tranquillità di centinaia di migliaia di famiglie di lavoratori, preoccupandosi di assicurare a tutti un minimo di assistenza. Di fronte al pericolo, la famiglia operaia vale quanto la famiglia benestante: non sarebbe giusto che tra coloro che il Dune considera combattenti., perchè costretti dal loro dovere civico e morale a restare nelle città minacciate, si stabilisse un'antipatica discriminante sulla base delle disponibilità economiche, limitando a chi ha più danaro la possibilità di mettere in salvo i proprii famigliari. La prova che attende il popolo italiano è una prova di forza morale. Non c'è dubbie che essa sarà superata. La certezza espressa dal Duce si alimenta della profonda conoscenza cht Egli ha, figlio di popolo e capo di autentici movimenti popolari, delle intime virtù di nostra gente. Essa è anche la nostra certezza incrollabile. Ma c'è anche un'altra prova che ci attende, una prova di organizzazione e di solidarietà sociale e nazionale. Dobbiamo superare anche questa, e la supereremo, per confondere ancora una volta il nostro irreducibile nemico.
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