Dall' intervento italiano all'occupazione della Francia

Dall' intervento italiano all'occupazione della Francia CONSUNTIVO ni TRENTA. MESI ni G UERJRA Dall' intervento italiano all'occupazione della Francia Tre avvenimenti capitali: l'offensiva contro la Russia, la partecipazione del Giappone, lo sbarco degli anglo - americani nell' Africa Settentrionale Roma, 2 dicembre. Ecco il testo del discorso pronunciato stamane dal Duce alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il Duce, che aveva dinanzi a sè soltanto pochi appunti, ha detto: «VI è ben nota, o Camerati, la mia riluttanza a parlare anche In tempi che comunemente al chiamano di pace o normali. Questo dipende da una mia convinzione che cioè su 100 casi ci si pente 75 per avere parlato, 25 soltanto per avere taciuto. In secondo luogo è mia convinzione che in tempo di guerra, quando parla con la sua voce potente il cannone, meno si parla e meglio è. In ogni caso bisogna parlare per i consuntivi e raramente per i preventivi. Questa mia convinzione si rafforza davanti a questa guerra che ha ormai assunto proporzioni che si potrebbero dire cosmiche tanto sono universali, guerra che scavalca continuamente le parole, guerra che essendosi dilatata enormemente nello spazio si è naturalmente e proporzionalmente allungata nel tempo. 10 mi compiaccio che il popolo Italiano non mi abbia sollecitato troppo di frequente alla tribuna, perchè il popolo italiano che è certo uno dei popoli più intelligenti della terra, se non il più intelligente, non ha bisogno di troppe danée propagandistiche, specialmente di una propaganda che non sia straordinariamente intelligente. Dati, cifre, fatti Tuttavia, dopo diciotto mesi di silenzio — siamo ormai entrati nel trentesimo mese di guerra — 10 ho la vaga impressione che buona parte del popolo italiano abbia 11 desiderio di riudire la mia voce. 11 mio di oggi non vuol quindi essere un discorso, ma piuttosto un rapporto politico-militare, più militare che politico. Sarà quindi un discorso di dati di cifre di fatti; sarà, in altri termini, il consuntivo dei primi trenta mesi di guerra. Non è il discorso che mi ripromettevo di pronunciare nella ricorrenza del Ventennale; d'altra parte 11 Ventennale è stato celebrato nel migliore dei modi rievocando per tutti, anche per gli immemori o smemorati quello che 11 Regime ha fatto durante 20 anni di opere. Un'opera gigantesca che è destinata a lasciare tracce indelebl li per tutti i secoli nella storia ita liana. Abbiamo celebrato il Ventennale con una amnistia famosa che ha spalancato le porte delle car ceri a circa 50 mila individui e che ha liberato dal confino anche 1 cosldctti politici, prova di forza del Regime. Finalmente 11 complesso delle provvidenze sociali, che In tempi diversi avrebbero sollevato una ondata di grande entusiasmo, perchè effettivamente noi in questo settore siamo all'avanguardia di tutti gli Stati, nessuno escluso. La realtà sulla Russia Gli eventi principali di questi 18 mesi, che vanno dal 10 giugno 1941 ad oggi sono i seguenti: la guerra contro la Russia, l'intervento in guerra del Giappone, lo sbarco degli anglo-americani nell'Africa del Nord. La potenza militare della Russia non è stata una sorpresa per me, se non limitatamente al punto di vista che vorrei dire qualitativo. Nel 19SS o '34 lo Stato Maggiore italiano ricevette dallo Stato Maggiore russo l'invito di mandare una commissione per assistere alte manovre dell'armata rossa. Io còlsi l'occasione per mandare una commissione che era presieduta dal generate Francesco Saverio Grazioli, uomo di indiscussa preparazione professionale e dotato di un acuto spirito di osservazione. Quando egli ritornò mi fece un rapporto molto elaborato che io lessi con la più grande attenzione e che mi convinse che c'era qualche cosa di nuovo ad oriente e che l'esercito rosso era ormai cosa ben diversa da quelle truppe raccogliticce che sotto le mura di Varsavia nel 'HO si fecero battere da truppe non m\eno raccogliticce di polacchi e fraticesi. Qualche anno dopo una visione cinematografica, che io mi feci ripetere a ritmo rallentato per meglio esaminarla, di una parata bolscevica sulla piazza del Kremlino a Mosca mi diede la convinzione che ad oriente ormai si era formato un potente Stato, strettamente militarista, che aveva ormai rinunciato allo rivoluzione internazionale fatta attraverso le singole rivoluzioni nazionali, ma voleva estendere la rivoluzione nel continente e nel mondo attraverso la forza delle sue baionette. Era quindi necessario, a mio avviso, che l'Asse si garantisse le spalle. Ed è mia convinzione profonda che l'epoca fu scelta con\ chiaro discernimento. Se si fosse tardato oltre, gli avvenimenti avrebbero potuto avere uno svolgimisnto ben diverso. Noi siamo cosi obiettivi da riconoscere che il soldato russo si è battuto bene, ma «I è battuto meglio li sol¬ dato tedesco che ha battuto il soldato russo. Bisogna riconoscere che solo un esercito come quello tedesco e solo Il CS.I.R. italiano, diventato oggi ARM.I.R. potevano superare le prove di un inverno che non aveva avuto l'eguale in 140 anni. Oggi la Russia ha perduto i suoi territori più fertili, più ricchi di materie prime; ha perduto da 80 a 90 milioni di abitanti. Quei territori ci permettono di vedere il futuro dal punto di vista delle materie prime e dal punto di vista alimentare con maggiore fiducia. Roosevelt volle la guerra e il Giappone ha agito Posso affermare che gli aiuti anglo-americani sino a questo momento sono stati quanto mal esigui. E sintomatica cosa è questa: che i russi non hanno mai voluto che il loro suolo fosse calpestato da un soldato americano o inglese. Non credo che qui si debbano Indagare 1 misteri della cosiddetta psicologia russa o slava o orientale che dir si voglia. Non vi è li minimo dubbio, a mio avviso, che In questa gigantesca partita che deve creare la nuova Europa e stabilir* I oonflnl fra Europa e Asia la vittoria decisi¬ va e definitiva non pub che arridere alle armi dell'Asse. Se vi 6 un uomo nel mondo che ha voluto diabolicamente la guerra quest'uomo è il Presidente degli Stati Uniti d'America. Le provocazioni che egli ci ha inflitto, le misure che egli ha preso contro di noi, l'opera della sua propaganda, il tutto dimostra che quest'uomo, 11 quale pure aveva fatto la sacra promessa alle madri americane che 1 loro figli non sarebbero mai andati a morire oltre i confini degli Stati Uniti, questo uomo ha voluto deliberatamente la guerra. Naturalmente, 11 Giappone non poteva aspettare che fossero i prt mi gli Stati Uniti a sparare. Questa è una cavalleria dei vecchi tempi, dato che sia mai esistita. E quindi 11 Giappone ha fatto be. nissimo a non aspettare l'ultima ora ed ha Inflitto al tracotanti americani quella tremenda scon fitta che oggi impone agli stessi americani una giornata di lutto o di silenzio. Ora, l'intervento del Giappone nella guerra dei Tripartito è una garanzia assoluta di vittoria, perchè il Giappone è irraggiungibile e imbattibile. Tutte le posizioni inglesi nell'Estremo Oriente sono crollate come castelli di carta. Si è dato questo caso singolare nella storia: che il Giappone, in pochi mesi, da paese povero come noi, è diventato, se non il primo in ricchezza fra i paesi del mondo, certamente tra i primi. Ebbene, bisogna riconoscere che ciò è giusto, ciò è 11 premio alla stia virtù. Sono materie prime di cui si arricchisce il Giappone, sono materie prime di cui si impoveriscono i nostri nemici. E non passa giorno senza che l'orgoglio degli americani sia colpito, sia frantumato. Dove sono, oggi, 1 profeti americani, che pensavsno a liquidare il Giappone in tre settimane, o, al più, in tre mesi? Evidentemente, non conoscevano nulla della forza militare del Giappone e, soprattutto della sua intima struttura morale, per cui In quel paese l'Imperatore ha, non dico l'autorità, ma la dignità di un dio e i soldati che muoiono In guerra sono deificati. E' veramente difficile di battere un popolo che ha in sè risorse morali di questa natura. L'invasione del Nord Africa Terzo avvenimento: lo sbarco degli anglo-americani nell'Africa del Nord, ovverosia la tragicommedia dell'* attesa ». Veramente, nella vita non è sempre un privilegio, quello di vedere al di là del colle, ma anche questo era facilmente prevedibile. Le informazioni non mancavano; la comunella fra ufficiali ameri' cani in borghese e ufficiali francesi in divisa era evidente. Tutti, in Francia, erano « aftendfefi » cioè tutti stavano, e forse stanno ancora, e forse più di prima, alla finestra. Lo sbarco non è stato niente di glorioso, perchè è avvenuto con la complicità degli « invasi ». Nè ho mai dato importanza alcuna alle parole d'onore; alle troppe parole d'onore che et si sono scambiate. Finalmente, quando le cose giunsero al loro epilogo con lo sbarco dell'8 novembre, io feci sapere a Berlino che la misura da prendere, immediata, necessaria, indispensabile, era l'occupazione di tutta la Francia, Corsica compresa. Il Fiihrer ed io volemmo credere ancora una volta ad un'ennesima parola d'onore; quella dell'ammiraglio che comandava la flotta, a Tolone. Volemmo credere. Ad un certo momento le prove erano cosi palesi, che si meditava la fuga della flotta e il suo incontro con la flotta inglese, la quale per ben due volte si era affacciata tra le Baleari e la Sardegna, che anche in questo caso non c'era più un minuto di tempo da perdere; bisognava occupare Tolone e sventare questo pericolo, Il che è •tato fatto. I consiglieri nazionali si alfollano acclamanti interno al Duoe. (Talefoto)

Persone citate: Duce, Francesco Saverio Grazioli, Roosevelt