Le fucilate di un medico

Le fucilate di un medico Le fucilate di un medico Duo domande. Perchè sonotanti i medici che scrivono, escrivono bene ? E perchè non c'èun medico che, scrivendo, asso-migli ad un altro? Sempre quel-lo, le ricette; ma i libri, sempredifferenti. Questi dottori imma-ginosi formano davvero una sva-riata compagnia: se Rabelais èallegro, il Cardano è funereo; se Fucini è aspro, Ilaiberti ; espansivo ; e via dicendo. Che ta Eiicia di suoni, che gamma di co¬ Romains a Huxley, da Paracelso a Tumiati, da Cecof a Duhamel ! Se l'occhio clinico è unico, l'occhio letterario è prismatico. Nel medico che scrive, evidentemente, vivono due esseri disgiunti. E certo ha ragione Mario Peserico, direttore d'una Casa di Salute e autore d'un volume di massime, « Caccia in riserva » che ora ha visto la luce da Garzanti, d'avvertire che « fra i mali del corpo e i mali dello spirito c'è questa differenza: che nei primi i mezzi di diagnosi non sono mai mezzi di cura, nei secondi quasi sempre». Le due professioni, insomma, non si confondono, benché si comprendano. Ed è la loro diversità, forse, che garantisce la loro armonia. Nei particolari riguardi del vicentino di cui vi parlo, è necessario fare un'altra avvertenza. Benché le sue massime siano, in genere, delle massime feroci, egli è personalmente un uomo compitissimo. Tale, almeno, mi risulta dalle testimonianze : essendo egli un medico di matti, e non avendomi quindi mai avuto in cura. Non lo intravvidi che una volta, di fuggita, a Venezia, e mi confermai nell'opinioni' che di lui m'avevano riferita: egli è veramente uno di quei Veneti che il Goldoni chiamava uomini di garbo. Ma... Ma... Ma che c'è dunque, in quella benedetta aria dei Berici, che i Vicentini siano un po' tutti fatti così: miele sulle labbra e fiele nel cuore? A leggerlo, si capisce come il direttore dell'Ospedale di Noventa abbia ur grosso conto aperto con quel prossimo suo, che pure a tu per tu tratta con tanta cortesia. Se egli assiste i dementi, non ha alcuna pietà, pei ragionevoli. Caccia in riserva, ha intitolato il suo libro ; e infatti vedrete, dai colpi-che tira e dalle botte che mena, come nella bandita dell'uman genere il suo pessimismo faccia addirittura caccia grossa. Certo ne uccide la penna più della spada, e anche più del bi. /sturi. E Mario Peserico, dove non ha da guarire, ferisce. Si direbbe che lo scrittore voglia rifarsi, crudelmente, della carità del sanitario. E anzitutto resta inteso che, come tutti gli alienisti, egli non fa molta distinzione fra pazzi e non pazzi. I matti, mi pare egli dica ad un certo punto, sono degli ultra savi. E l'ultra-saviezza, chissà?, può essere come l'ultra suono: il quale c compreso dagli angioli, benché a noi laceri gli orecchi. Ottimismo o pessimismo, .poco importa pel significato d'un libro di sentenze. A seconda delle occasioni, Democrito può valere Eraclito e il canonico Smith il signore De la Rochefoucauld. Quello che vale è l'ingegno, e Peserico ne ha tanto da fare per sino paura. Quello che conta è l'originalità, non l'opinione del pensatore, così come la potenza del farmaco, sia dolce oppure amaro, sta nella sostanza anziché nel sapore. Ora questo, come tanti altri medici che scrivono, la propria forza letteraria desume certamente dall'esplorazione, dalla cognizione quotidiana della pevera carne nostra, del miserrimo nostro cuore. Quale altra lezione, pegli astrattisti! Chi oserebbe sostenere che Cecof, che Duhamel, che lo stesso nostro Fucini sarebbero stati quegli artisti che sono stati, senza la loro dura, assidua, torturata e torturante esperienza professionale? Ecco lo scìtrtibe mit Mal che torna in vita. Non si scrive senza soffrire, e neppure forse senza far soffrire: ecco quello che si vorrebbe far sapere, anche a proposito di questo scintillantissimo libro, a quei grassi, a quei beati canonici di nostre lettere che aspettano in poltrona le visite della Musa, ben tappati in casa tra il decotto purgativo e il dizionario di lingua scelta. Scrivono bene i medici, come scriverebbero ottimamente i preti, se a differenza di quelli potessero violare i segreti confessionali. 'L'esperienza conta assai più del dizionario. Non per nul lori, che caleidescopio di idee, da pi u del dizionario. Non per nul-la quei bramini che nell'Indo-. ... Btan trattano di lettere, sono unpo' sempre anche cerusichi e sacerdoti. Il loro corso di retorica è il confessionale, sia del corpo che dell'anima. Chi si ricorda dTagore, lanciatosi a soccorrere quella signora milanese caduta in deliquio durante una sua lettura di versi I Si parlò di magìaEra soltanto della conoscenzaInvertendo i termini, si può perfettamente capire come l'alienista Peserico possa avere delledivinazioni poetiche: e un gior-no, infatti, vi parlerò anche del-le sue liriche: brevi, crude, in-cisive, terribili, ispirategli dallecupe camerate, dai chiusi giar-dini, dalle lagrime, dalle precidai deliri, dai silenzi del mani-comio. Ma se oggi mi limito alle mie massime, è per dimostrarvi come in lui sia davvero alcunché di taumaturgico. Il concetto è preciso, perchè'la diagnosi è perfetta. Si esprime bene, il sa nitario, perchè vede giusto: e voi sapete che in tutti, o quasi tutti, gli scrittori, è la veggenza a formare lo stile, è l'occhio a guidare la mano, come fa la ra¬ dio cogli aeroplani e i bastimen ti. Sentitelo. « E' destino del l'umiltà doversi ignorare per es- sere vera: e cioè diventare un pregio soltanto a patto di credersi un difetto ». E ancora: « E' impossibile ricordarsi d'essere stati giovani come veramente siamo stati : ecco perchè è difficile essere vecchi come veramente dovremmo essere ». Oppure questa domanda: c Si è ingrati per dimenticanza, o per troppa memoria del bene ricevuto? ». Infatti l'avversione ai benefattori non è una realtà, anzi una necessità soltanto in politica. Al pari della sconoscenza, la stessa sciocchezza può trovare grazia all'occhio clinico dell'osservatore. Non già, si badi, la scempiaggine congenita, vuota e buia come una cecità, ma quella che può sorriderci, a momenti, come un estro, una vacanza ariosa, e amena della mente: « Non è provato che le donne amino gli sciocchi ; -mentre non c'è dubbio che amino le sciocchezze degli intelligenti ». Si riconosca a questi e ad altri tratti la sagacia dell'analista ; ma si riconosca che un tale discernimento ha pure trovato, salvo rare eccezioni, la sua forma limite, il suo memorabile segno. Certo, anche quando sorridono, i Vicentini sono tristi (ardisco parlare al plurale) e una tale tristezza, tanto è acerba, può persino parere tristizia. La caccia del nostro dottore è senza quartiere. Le sue fucilate non sparano nè a salve nè a vuoto. L'aria dei Berici, commista a quella dell'ospedale, deve avergli certo acuminato l'umorismo come una lama: ed ecco come il Peserico, levata la selvaggina, le dà addosso di schioppo e di coltello. < La voce della coscienza è appena un sussurro ». < I bimbi: poeti a cui insegnamo giorno per giorno a distruggere la poesia ». « Chi serve la verità senza chiederle almeno la mancia? ». « Beati i poveri di spi rito, purché abbiano il corpo al l'altezza della situazione » « I Ticchi sono così soddisfatti della loro ricchezza, che vorrebbero vedere tutti felici intorno a loro, e specialmente i poveri contenti d'essere poveri»... Nel quale egoismo, spiega finemente il diagnostico, essi s'illudono illudendo. «Chi accumula denaro per sé ama dire che lo spende per gli altri ; e così inganna tutti affermando la verità». Peserico è pessimista, vedete, sino al punto da sconfessare lo stesso pessimismo: «Non disprezzare le donne, che soltanto le donne riescono ad utilizzare alcune categorie d'imbecilli». «Chi classifica una donna strumento di piacere, non sa forse quanto costi sonare uno strumento». E così via. Come vedete, l'immagine non manca mai a questo scrittore, che sa da veneto, oltre che da medico, i rapporti significativi delle cose. In tanto pessimismo ,egli riesce quindi ad essere arguto, e ad esserlo senza sforzo, per una sorta di compenso artistico, oltre che naturale, all'impulso crudele, alla tendenza aggressiva. «Essere contento e non poterlo dimostrare è come fumare al buio >. «L'abitudine: owerossia la serva che sposa il padrone». «Si direbbe che le beghine, per ripagarsi in qualche modo delle occasioni mancate, cerchino di farsi ripagare i peccati che non han no commesso ». « Molte virtù femminili resistono agli assalti, non alle tregue». «Ipocrisia ed invidia si conoscono senza salutarsi ». (Quell'invidia, egli dirà in un altro punto, che sogna soltanto di diventare compassione...). « E' più facile dir male che far del male ; eppure è più facile far del bene che dire bene ». « Il critico che diventa autore ha qualche cosa della donnina allegra che per disgrazia 6Ìa rimasta incinta». «La contadina preferisce fingere di ripararsi dal sole con l'ombrellino la domenica, che protegger..i il lunedì dal sole con l'ombrello ». Cito a caso, e potrei continuare a lungo. Come spesso i medici, anche il nostro ha lo scherzo pronto. Ma sono spari di festa che preludono, quasi sempre, alle fucilate senza riguardo. Quelle sulla vecchiaia, ad esempio : « Nei giovani la scoperta della verità 1giovani .» — Idesta entusiasmoi nei vecchi ama! _r*'« «olla maturità ras- ! rezza «C'è nella maturità ras degnata il sottile inganno di chi si finge stanco già un po' prima del termine». «Si grida alla vecchiezza come il pastore al lupo ; poi...». Ed è vero che «non c'è vecchio allegro che non sembri pazzo», però non c'è da dolersene : « Per fortuna della senilità, non le manca quasi mai il conforto d'un po' di demenza». Si domanderà forse il lettore, a questo punto, quale sia l'utilità d un jtale libro. Crede dunque il pri!niario di Noventa Vicentina, n j velandoci l'altro pensante se stes so, che il sentenziatore spietato faccia meglio alle anime nostre che non il medico pietoso ai no stri corpi? Qui mi sovviene, cir ca i libri di massime, un afori¬ sma di Angelo Frattini : il quale in fatto di massime ha la competenza che sapete, pubblicandone ogui giorno d'iugeguosissis. Esse sono, egli dice, delta girandole incandescenti che non avranno mai la pretesa d'illuminare il mondo. Ma chi o che cosa, io gli rispondo, avrà mai la pretesa d'illuminarci oltre l'attimo che passa? I saggi, i veri saggi, stimeranno quindi sempre anche le rivelazioni fuggitive: fuochi d' lincio, o bolle di sapone, o grazie di parole, formate un istante nel vento e nella luce. Marco Romperti Un treno sovietico, carico di materiale bellico proveniente da Stalingrado, immobilizzato dalle bombe d'uno Stuka (Foto Wb)

Luoghi citati: Noventa Vicentina, Stalingrado, Venezia