Una lettera di Buscaglia a un gruppo di bimbi catanesi di Mario Bassi

Una lettera di Buscaglia a un gruppo di bimbi catanesi L'asse degli aerosflwatori ai balilla d'Italia Una lettera di Buscaglia a un gruppo di bimbi catanesi L'Eroe accondiscese a raccontare ai piccoli richiedenti una sua azione di guerra (DAL NOSTRO INVIATO) Aeroporto di..., 27 novembre, Se un uomo fu schivo a parlare di sè e delle proprie gesta, anzi sdegnoso d'ogni ostentazione personale, più, che sprezzante d'ogni forma di esibizione, questi fu proprio il grande e compianto asso degli aereosiluratori Carlo Emanuele Buscaglia. E lo sanno bene i corrispondenti di guerra, quando l'aspettavano sul campo, al ritorno dalle sua avventurose e straordinarie imprese, che ottenevano facilmente da lui il racconto di dà che avevano compiuto i suoi compagni e subordinati; ma non riuscivano a fargli raccontare quanto aveva operato egli stesso, che pure era il protagonista dell'impresa, non gli cavavano nessuna notizia, nessun episodio della sua propria azione individuale e di comando. La sua modestia un po' rude, quasi scontrosa, era pari al suo valore; ed ti suo valore era senza confronti. Ma una volta Buscaglia ha concesso un'eccezione; ed è stato negli ultimi giorni, prima che ti glorioso sacrificio lo sollevassae nel cielo degli Eroi. I balilla di Catania gii avevano chiesto il racconto di un episodio di guerra degli aerosiluratori, una sua confessione de-\ dicala a loro e alla propaganda' per la Gioventù del Littorio. E Buscaglia senti che non poteva rifiutarsi, che era suo dovere parlare ai ragazzi di Mussolini, Documento prezioso Tra quelli era uno ed erano forse cento che domani avrebbero agognato emularlo, e che sarebbero stati gli intrepidi combattenti dell'aria in un prossimo futuro, continuatori della tradizione eroica dell'Ala italiana di guerra. E ai balilla di Catania il maggiore pilota Carlo Emanuele Buscaglia, l'asso mondiale degli aerosiluratori, indirizzava la lettera che qui sotto riproduco: lettera che è un documento prezioso non solo per la vigorìa e la nitidezza dello stile, per cui non si esita a definirla la più, bella e suggestiva prosa di guerra che sia stata scritta in questi anni, esempio letterario mirabile, ma anche più, perche, pubblicata postuma, ci appare come il testamento spirituale di Colui che all'alto elogio del Duce che Gli comunicava la sua promozione a maggiore per merito di>guerra, rispondeva con le semplici e sublimi parole: « Duce, combatterò fino all'ultimo ». E tenne fede alla parola, alla sua parola che era gi*i~ ramento, tenne fede veramente fino all'ultimo con il puro sangum del suo cuore, fino all'olocausto. Ecco la lettera indirizzata ai Balilla catanesi che sarà pubblicata nel prossimo numero del bollettino locale della Gii, che si intitola: Gioventù etnea: <Cari Balilla, volete che vi racconti qualche episodio della mia vita di guerra t Veramente io non sono abituato ne a parlare di me né delle mie azioni, ma l'occasione che mi si offre è tale, o giovani del Littorio, che voglio proprio accontentarvi. «Eravamo in dicembre dell'anno scorso verso le prime ore del pomeriggio, mi trovavo col mio reparto in una base avanzata del Mediterraneo orientale. Mi venne improvviso l'ordine di partire con i miei aereosiluranti per intercettare un grande convoglio nemico composto di numerose navi mercantili cariche di truppe e di materiali, scortato in mare da navi da guerra e protetto in cielo da aeroplani da caccia. Decollo e mi dirigo coi miei gregari sul nemico. « La visibilità è magnifica: dopo un'ora e venti minuti di volo scorgo finalmente il convoglio. Il momento è giunto: — A noi due! — penso fra di me. « Vedo tanti grossi piroscafi, tutti circondati da-incrociatori e cacciatorpediniere; guardo in alto e vedo molti apparecchi da caccia nemici. Questi ultimi mi vedono e subito mi si avventano contro. «Non perdo tempo, e con i miei compagni mi lancio all'assalto delle unità navali. « Gli apparecchi mi sono ormai vicini e sparano. Mi sono talmente vicini che vedo i caschetti. di volo sulle teste dei piloti inglesi ed il fuoco che esce dalle loro mitragliatrici. .E sparano, sparano... sparano... ma non riescono a coh pire nessuna delle parti vitali dei miei velivoli. « E l'attacco continua. Entro nel raggio d'azione delle navi Queste sono molte e sparano ceti gmvusdpsvrtnmnmnrfrialdgsnmdsrmlf \ ' tutti i calibri: con i cannoni navali, con i cannoni contraerei, con le mitragliatrici. E' uno spetta colo superbo e nello stesso tempo impressionante. Si vedono passare in ogni senso le traccianti, si vedono nuvole di fumo intorno all'apparecchio, si vedono alzarsi dal mare alte colonne d'acqua provocate dai grossi calibri delle unità nemiche; si vedono lingue di fuoco che giungono dalle navi. « Siamo ormai a 8000 metri dall'obiettivo; e la distanza diminuisce sempre; 1600, 1\00, 1300, 1000 metri. « Ti vendicherò » ci questo punto passo sopra le navi da guerra che fanno un fuoco indiavolato. Nello stesso momento, il mio gregario di destra, colpito m pieno/, s'inabissa in fiamme. La vista del compagno caduto mi mette in cuore una rabbia di pianto: " Ti vendicherà"; è una promessa forte come un - giuramento. < La nave che io punto è sempre più vicina: 900, 800, 700, 600 metri. Ecco, e U mio turno: miro il bersaglio e sgancio ti siluro che, dritto dritto, va a colpire un grosso mercantile nemico ehe scoppia come una salva: probabilmente era carico di munizioni. « Anche i mìei compagni di volo hanno visto l'unità colpita e me lo fanno capire con i gesti di entusiasmo che usano in tali occasioni. « Ma non ho tempo da perdere: continua l'inseguimento della caccia nemica, che ci aveva lasciati quando eravamo entrati nello sbarramento navale ed aereo del' le unità nemiohe. Mi volto e guardo i miei specializzati: sono tutti alle mitragliatrici, che crepitano indiavolate, a Ecco un aereo nemico, si è permesso di avvicinarsi troppo colpito in pieno da una raffica, precipita in mare. Dopo un attimo, un altro, per avere osato di abbassarsi troppo, s'infila da solo nell'acqua che si chiude sopra di lui. Guardo ti mio velivolo e quello dei miei compagni: sono tutti sforacchiati ma tutti in grado di continuare il volo. Alla fine i cacciatori nemici, vista la mala parata, ci abbandonano. « Verso l'imbrunire, atterriamo alla base di partenza. Scendo e guardo gli apparecchi. Gli specialisti contano sul mio velivolo numerosi colpi di mitraglia ed un colpo di granata. « Anche gli altri velivoli portano i segni della, lotta, ma dai nostri volti traspare la gioia d'aver vìnto un duro combattimento, Ja gioia di avere vendicato nel modo più brillante i nostri commagni caduti ». Carlo Emanuele Buscaglia. Questa pagina, io non dubito, sarà letta avidamente da tutti i balilla d'Italia, cui in realtà è dedicata; entrerà a far parte di quel patrimonio di memorie onde ciascuno trarrà esempio, norma di vita e vanto. In questa pagina si esalta ti fascino del rischio, la virile fortezza al cospetto della morte, la santa gioia del combattimento quando si combatte per un'idea non peritura e per la Patria immortale. E' una pagina romana nell'anima e nello stile. Non solo i battilo,, i combattenti di domani, ma tutti gli italiani la rileggeranno con la commozione che essa irresistibilmente ispira; e in tutti trasfonderà un senso più vivo e fremente di riconoscenza, di venerazione per i nostri Combattenti, per i nostri Caduti ed una nuova intrepidezza nelle prove che stiamo affrontando ed in quelle che ci attendono, forse ancora più difficili ed aspre, e soprattutto incrollabile la fede, la certezza della vittoria. Mario Bassi

Persone citate: Buscaglia, Carlo Emanuele Buscaglia, Duce, Mussolini

Luoghi citati: Catania, Italia