Il pittore di Casa Savoia

Il pittore di Casa Savoia Settecento piemontese Il pittore di Casa Savoia Attentissimo sempre a indaga- care ogni interessante aspetto ael- è e vicende artistiche piemontesi, cVittorio Viale, direttore dei no- astri civici musei, in una recente dadunanza del «.Centro di studi\Aarcheologici e artistici del Piemonte », faceva una comunicazone particolarmente succosa il- iltsustrando un bellissimo bozzetto srtie da molti anni esiste nel museo ' vtorinese e rappresenta il « Sacri-1 ficio di Ifiticniu ». Come mai que- qsto delizióso dipinto cosi tipico dell'arte veneta del Settecento sia sempre andato sotto il nome di Luir/i Vacca, non è chiaro. For- pgsdse perchè il Vacca, nato a Tori-inno nel 111/8, oltre che affrescare I lchiese e palazzi per quasi sessan-, ct'anni e dipingere grandi e picco- > oli quadri sneri, compose anche i ssipari e scene e decorò teatri; e squesto < Sacrificio d'Ifigenia» è idinfatti il bozzetto d'un sipario di Pteatro. Ma l'occhio sicuro dì Vit- gtorio Viale e la sua perfetta co- \ nnoscenza della pittura del seco- j Plo XVIII in Piemonte han tosto'.pnegato che la squisita opera no-1 rtesse esser stata eseguita dal- al'allievo di Lorenzo Pecheux; ed \ tescludendo anche un'eventuale paternità di Bernardino Galliari, notati « il tocco nervoso e vibrante, gli atteggiamenti delle figure, ma soprattutto l'aerea anosita della composizione e la serena luminosità dell'atmosfera che nasapfiRaecende o d'ssolve in luce gli psplendidi bianchi, i delicatissimi'srosa, gli azzurri pallidi, i tenui cgialli della figurazione », hanno pascritto l'ampio bozzetto al ve- cneziano Giambattista Crostilo-G(1686-1158), l'autore di quell'ai-1 tro stupendo «.iSacriflcio d'lfige-\dnia» ch'è la gemmi pittorica del-asla Palazzina di Caccia di Stupinigi, il capolavoro di Filippo Juvarra La precisa attribuzione del Via- .- i «—. Ismle ci richiama così non saltanto\ alle numerose opere in,iir/iH n- \ sciate in Piemonte dall'artista ia-\agunare,ma alla sua vasta infiucn.\la esercitata sull'arte piemontese I Odel Settecento: influenza quasi I Uguale n quella svolta sulla no-{sìra architettura e sul nostro gii- sto in genere dal grande Messi-1 ne.se (tanto studiato in questi ni-1 timi tempi, fra tjli altri, dal\Brinckmunn. dil Rovere, dal Via- le) fino all'avvento del Neoclas* ateismo. E ci dà occasione di ri-[cordare l'esauriente libro, uscito ! l'anno scorso, di Giuseppe Fiocco, su Giambattista Crosato (Venezia, Casa ed. « Le Tre Venezie»), nel quale il pittore veneziano è fidate dTaeìUto SSS. Ih£ Jprattuìfo per suoi | ■soprattutto per rapporti con la pittura piemontese; per l'importanza che il Fiocco le assegna al di sopra di quella del Betiumont, * ... mediocre... geloso dominatore », di (ìncliti deqli stessi leggiadri Cignaroli, del Bortoloni, del Nogari, veneti, del fiorentino Galeotti, dei ?-otnani fratelli Valcriani. del pugliese GMnquinto, del napoletano De Mura, del nizzardo Van Loo: cioè al di sopra dell'arto di quei vari pittori i quali, venuti di fuori, contribuirono a rinnovare la < tradizione retriva e stan■iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiin a della pittura piemontese». Ed rifacendosi all'incremento della ultura artistica e del gusto subalpino iniziatosi nell'ultimo quindù:ennio del regno di Vittorio Amedeo II, che il Fiocco chiama l erosalo « vero motore della pitura piemontese rinnovata », e lo saluta, anche nr.l sottotitolo del suo libro, «il pillare di Casa Savota ». Che il veneziano ben meriti questa definizione lo conferma, più che il numero dei lavori eseguili in Piemonte nei suoi due soggiorni fra il 1731 e il 17SS, e dòpo il I7.J0 (i dipinti di Stup.ni- ni, della Villa della Regina, della chiesa della Consolata, della chiesa dell'Immacolata, quelli, oggi perduti, delle distrutte chicse di S. Leonardo a Torino e di s. Andrea a Ch'eri, l'allegoria deile Quattro Parti del Mondo in Palazzo Reale, gli affreschi in gloria di S. Francesco di Sales nella chiesa della Visitazione a Pìncrolo, le decorazioni, purtroppo scomparse del palazzo juvarridilo .Deità Valle di Pomaro), la altezza raggiunta dalla sua pit tura, la quale veniva così a for- nire il maggior lustro artistico al nuovo regno sabaudo formatosi attraverso oltre un secolo di audace ed abile politica e di dure prove guerriere. He infatti i soffitti di Stupinigì e di Palazzo Reale son degni del miglior Tie- polo, ì soffittinl delle retrosagrestie della Consolata appaiono — come fa notare il Fiocco — <Jipinti con « tale freschezza di tocco da far pensare a Francesco Guardi ». Ma un'altra prova detti considerazione e dell'autorità! conquistata silenziosamente, con la so In forza del suo ingegno, dal Cro salo nella capitale piemontese malgrado li- gelosia del Beaumont, pittore di Corte, è nella sua molteplice attività (simile nella varietà «j quella del Juvarra), che andnya dalie pitture per paraca™>» e sovrappone alle sccno Ojafie per Valloni nuovo Teatro Regio. Gran posto, se mire non ancora abbastanza studiato, gli spetta — osserva il Fiocco — nella stona della scenografia tta "«»«• Cpme scenografo del ReS*9 n."h succedeva, insieme col twneaiano Chpvan Francesco Co « Ferdinando Btbwna e a Innocente Bellavite; e forse dt pngeya le scene per ti « Ttto | È8HÉ£L Tfl& rjjtamente si stende, in. questo Manlio i, di Nicolò Jommelli, rap presentato al Regio nel 17-43, e del « Caio Fabrizio » dell'Auleta ta. Non solo: è dal Crosato chi direttamente deriva Bernardino campo, fino al Migliara, in pieno Ottocento. Forse proprio al Regio, anziché al Cartonano come si legge nell'inventario del Museo Civico, era destinato il sipnrio il cui bozzetto è stato identificato dal Viale? E pure per il nostro massimo teatro furono eseguite le. due tempere, rappresentanti Diogene e il Tempo ed un sacrificio ad Apollo, che esistono nella R. Galleria Sabauda e che per analogia il Viale medesimo attribuisce al pittore veneziano? mar. ber.

Luoghi citati: Casa, Innocente Bellavite, Piemonte, Savoia, Torino, Venezia