Italia, Croazia, Spagna

Italia, Croazia, Spagna li sangue e Io spirito Italia, Croazia, Spagna Se la guerra — e questa forse più d'ogni altra — sembra preentare i caratteri confusi e pauosi d'un cataclisma, sicché appae tremendamente arduo il chiairne tutte le ragioni e specie quelle che sono più lontane e cioè alla radice stessa della vita dei popoli; essa tuttavia, nell'eversione del nuclei etnici costituitisi atraverso il tormentato avvicendarsi degli evi, ne riporta alla lue quella primissima sostanza viale a cui devono la vita e lo sviuppo storici- e non è perciò una orpresa il rintracciare spesso Roma all'origine del coagulo poitico e della formazione culturae di quegli stessi nuclei organizatisi m più o meno felici e durevoli comunità nazionali. Non è una sorpresa, ma è tuttavia — o dovrebbe essere — motivo di studi più attenti e di rinnovati approfondimenti, quali sono doveroi per un paese, come il nostro, he ha una provvidenziale e inransmissibile missione di inciviimento. Ecco il perchè — meglio ed oltre le labili esigenze della cosidetta propaganda — è da segnalare un pregevolissimo volume dovuto all'iniziativa della Reale Accademia d'Italia su Italia e Croazia (Roma, 1942-XX, L. 40) cui hanno offerto il contributo dela loro solida competenza Alfredo Schlaffini, Francesco Ribezzo, Roberto Paribeni, Matteo Bartoli, Giuseppe Praga, Sergio Bettini, Giuseppe Fiocco, Roberto Cessi Carlo Tagliavini, Giovanni Mayer Arturo Crosia ed Enrico Damiani Chi pensasse essere questa Croazia, nata dai rottami di un regno che a sua volta aveva attinto la sua breve vita da quelli d'un impero, una creazione arbitraria dovuta a esigenze o ad accorgimenti politici transitori, troverà negli studi di questi valentuomini una smentita serena, t controllatissima: meglio ancora, vi troverà la documentazione di relazioni vitali d'ogni ordine fra il nostro paese e il regno che ha rìndorato la corona di Zvonlmiro, Fin dalle epoche più remote, quando la storia ancora neppure albeggia, s'intravvedono relazioni tra le due opposte sponde dell'Adriatico e che rapporti siano esistiti di fatto tra l'Italia e lTUiria preromana, cioè tra regioni che le Alpi separano ma non dividono, e il mare in ogni tempo, più che dividere, congiunse, piuttosto che un'ipotesi di studio, è una convin zione che si è venuta maturando in margine ad una serie di que stioni di natura' diversa, archeologiche, filologiche, linguistiche, toponomastiche: così da poterne dedurre che la Dalmazia, fin dai tempi cui si attribuisce il costituirsi di una talassocrazia illirica (intorno al mille av. Cr.), non è già avulsa dal mondo italico, ma è bensì come un ponte ideale gettato tra la penisola italiana e le terre balcamco-danubiane. Dato fondamentale acquisito, che è all'origine dei rapporti stretti e fe condì che si verranno sviluppando nei secoli. Quando Infatti Croati, sospinti dagli Avari, saffacceranno all'Adriatico troveranno che la terra in cui hanno posto sede era stata assorbita da Roma con le avanguardie dei suocommercianti prima e poi con le sue legioni e infine con l'espansione cristiana: e, come tanti altri popoli nuovi, ne saranno con quistati e ne avranno suggellato e regolato per sempre il loro destino nazionale. Non senza osci! lazioni e resistenze, però, fino a Ci.. l'avanzata di Carlomagno verso oriente, pose anche 1 Croati in modo deciso sulla via della civiltà occidentale. Tra Roma e Bisanzioessi optarono per Roma: ed il peregrinare di principi e regali croati alla volta della sede patriarcale di Aquileja, i loro nomi iscrittiquasi tutti durante il secolo nononell'Evangeliario di Cividale, acquistano adesso, alla distanza di un millennio, il valore profondo duni scelta, di una decisione irrevocabile e risolutiva. Certo, la vita dei popoli non è mai segnata da una linea rettal'importante è rintracciare, attraverso le oscillazioni fatali, la tendenza fondamentale, la forza propulsiva. Se le varie stirpi e tribù croate si orientano verso Romanon accade per esse quel che avvenne per i Galli e gli Iberi fattlatini, salvo che nella zona dalmatica dove tuttavia intorno acentro urbano romanizzato vivono gli slavi configuratisi in croatiiniziandosi in tal modo quella coesistenza, pur ben differenziata delle due nazioni sullo stesso territorio, nella quale risiede la caratteristica dominante della storia dalmata fino ai giorni nostri e la funzione o missione tutta peculiare di quella terra adriatica come mediatrice tra Italia e Croazia. Igrosso delle stirpi rimaste nell'area odierna della Croazia vera e propria, subisce i contatti e le influenze dell'elemento germanico: ma l'influsso di questo ha indubitabilmente minore importanza sull'evoluzione storica del popolo croato di quella che spetta invece, legittimamente, ai rapporti col mondo romanico, tramite la Dalmazia romanica. Quando Venezia allarga la sua dominazione politica alla Dalma zia, non vi apporta l'italianità come un elemento estraneo, ma soo un approfondimento di legami e tradizioni naturali e secolari, favorendo l'ulteriore divulgarsi, tra i croati e nella penisola balcanica, della lingua veneta, della ingua italiana. La letteratura ragusea, che è considerata come il primo fiorire di un'attività letteraria nazionale in croato e che non solo si ispira ma si modella sugli scrittori italiani del Cinque, Sei e Settecento, elabora e affina un nuovo linguaggio poetico, e ad essa guarderanno nel secolo decimonono 1 creatori del Risorgimento letterario croato. Parallelo al fenomeno letterario, cuello religioso. Il moto della Riforma ha scarso seguito mentre la Controriforma, grazie specialmente all'opera dei religiosi per la più parte nativi di Dalmazia, si consolida rigorosamente con una solida subordinazione gerarchica al Papato romano e fiorisce attraverso l'arte barocca che si dilata sull'intera Croazia e specialmente a Zagabria. Tutto ciò ed altri elementi confluiscono a creare un sentimento nazionale che poi, specie per circostanze estrinseche tra le quali importantissima l'Incorporazione nell'impero absburglco, nei secoli decimottavo e decTmonono tende a sottrarsi all'influenza spirituale italiana. Doveva scomparire la monarchia bicipite, doveva essere infranta la Innaturale unione jugoslava, Ìbrida mescolanza di oriente e di occidente, di Bisanzio e di Roma, perchè (come scrive lo Schlaffini nella bellissima prefazione che riassume limpidamente gli studi raccolti nel volume edito dall'Accademia di Italia) riaffiorassero alla luce 1 segni di Roma che la libera Croazia porta impressi nella sua storia. E non è senza un provvidenziale disegno che della liberazione e dell'indipendenza croata, l'Italia sia stata fattore decisivo nel 1918 e nel 1941. Per inizia Uva dell'Istituto nazionale per le relazioni culturali con l'estero sono stati raccclti in un denso volume (Italia e Spagna, Ed. Le Monnier, Firenze, 1942-XX - L. 95) taluni pregevoli studi nei quali — come rileva il Ministro Pavollni nella presentazione che egli ne fa rievocando «il sangue insieme versato ed i sacrifici sostenuti dalle nuove generazioni spagnole e dalla gioventù del Littorio » — personalità eminenti del mondo culturale Italiano hanno rievocato i rapporti scambievoli che, nelle varie epoche della storia, intercorsero tra Italia e Spagna nel campo della cultura, del pensiero, dell'arte. Dopo una commossa prefazione di Arturo Farinelli, ispanista fra i maggiori e non fra gli Italiani soltanto, si avvicendano studi di carattere monografico che vanno da sottili problemi lessicali, a particolari indagini filologiche, letterarie e storiche. DI notevole importanza, come utilissimo strumento di lavoro, è il « contributo a un repertorio bibliografico italiano di letteratura spagnuola » diligentemente raccolto dal prof. Giovanni Maria Bertini in 1236 schede bibliografiche che segnalano l'attività degli ispanisti italiani dell'ultimo cinquantennio. E' un lavoro prezioso che mentre attesta la serietà ed il rigore di metodo dell'opera del Bertini, offre agli studiosi un mezzo efficace per risparmiarsi faticose ricerche ed orientarsi in un vasto campo dall'esplorazione non sempre facile e comoda. Anch'esso vale a dimostrare quel che scriveva l'Ecc. Farinelli ad un amico di Spagna: «Ad ogni crisi di pensiero, ad ogni svolta di cultura, quando occorreva vigore per uscire dall'illanguidimento, la Spagna si trovò provvidenzialmente a fianco dell'Italia ». V.