Aratura in Maremma

Aratura in Maremma Aratura in Maremma Pochi spettacoli m'hanno dato la gioia d'essere italiano come certe scene segantiniane d'arature che ho visto nel Volterrano, In Maremma e nel Circeo. Avendo avuto occasione di fare una corsa attraverso quelle regioni e di girarmele in bicicletta, dappertutto ho ammirato il candido bue lungicorna signoreggiare i vasti coltivi come l'autentica, arvale divinità dei luoghi e dell'opere. Su per lo spazioso mare di poggi che scende bellissimamente digradando da Volterra alla marina di Cecina, il bue ha compiti perfino acrobatici. Avendo quei contadini messo a grano ogni più piccolo clivo, ogni zana, tu vedi quej sti pazienti operai scendere e salire per pendenze quasi a picco, valicare piccole cime, aggirarle con maestosa agilità di ginnasti spericolati e la bravura prodigiosa di scalatori accademici. Ma nel Grossetano, su quelle immense distese della Maremma bonificata li aggiogano perfino a tre, a quattro e perfino a cinque coppie per volta, e allora vi assicuro che assistere a una di queste arature è tal privilegio che vi rida di colpo la visione della bìblica bellezza del mondo e vi innebria come uno spettacolo di lotta preistorica. Il corteo si avanza queto e solenne sul campo già arato a mezzo e la cui immensità si perde all'orizzonte, in un lontano fregio di boschine. E' mattino presto, passano sulla strada in bicicletta 1 primi cacciatori e il sole va deponendo il suo oro gajetto sulla stesa delle zolle. Essi han lasciato or ora la rossa fattoria solitaria in mezzo al podere, coi suoi pa- glia! alti come duomi, e vengono avanti in fila, a due a due, calmi, a passi ritmati, rugumando l'ultima boccata di fieno; davanti a loro si stende il compito della giornata: questo mezzo ettaro di terra da arare fino a tramonto, su e giù infaticabilmente, dalla campagna al mare: terra nerorossa, densa, profonda, che dà gusto agli occhi soltanto a vederla e che finisce laggiù dove sorgono i primi pinastri del Tómbolo, a poco tratto del litorale. Ed ecco che quando il magnifico corteo vi è davanti, voi vi dite veramente che quel potente gruppo, quella scultura vivente d'esseri e di cose è uscita di netto or ora dalle mani del Creatore. E state incantato a vedere. Come marciano solennemente eguali, in cadenza questi dieci buoi maremmani affondando i loro dieci zoccoli nella sodaglia quasi, si direbbe, con prudenza calcolata. E' il loro come la marcia unanime di dieci senatori romani in laticlavio che muovano compunti a qualche consulta di grave importanza. Come appaiono compresi dell'alta sovranità del loro lavoro! Odo l'ansimo affaticato dei loro grandi petti, lo scricchiolio dei gioghi e sulle loro teste vedo ondeggiare le lunghe corna tòrtili e acuminate come una selva di cimieri barbarici. Adesso anche 11 contadino è 11 davanti a me, alto, in gambali, sporco e spiegazzato come un gigantesco abbozzo, brandendo un po' di traverso la stiva di un enorme aratro che corre tutto affondato entro la terra, rovesciando a destra e a sinistra con l'ampiezza lirica e voluttuosa di un'onda spezzata dal tagliamare, la zolla che al contatto del ferro, e quasi per sua simpatia, splende ella pure con riflessi di vivido acciaio. — Dura da fare, eh ? — gli grido là come mi è a tiro. Mi guarda un po' traverso e fa un atto del capo come per dire: Eh si, mica male... Ma i suoi dieci buoi subito se lo portano via, a furia, nel nembo della loro forza procellosa. Non ho mal visto arare cosi in profondo quanto in Maremma. A volte par che aratro ed aratore sprofondino entro la voragine del solco. E di questo solcare a buono n'è prova il coltivo che si vede lasciar indietro ad aratura finita: è tutto un mare d'ocra stupenda, di blocchi serrati, accavallati, gropposi che non basterà l'erpice a frangere e a spianare, ma ci vorranno duri colpi di zappa bene assestati, zolla su zolla. Scusatemi ma cosi per nostalgica curiosità (dite pur d'uomo antico) dopò aver ammirata tanta foga di rinnovamento ho voluto andar a vedere anche un pezzo della « vecchia Maremma»: un pezzo della vecchia Maremma rimasto come superstite in mezzo a questo Intrepido galoppare della bonifica. E risalendo dal mare la pianura grossetana, su da Castl- glion delle Pescaie vèrso Vetulonia, di cui pare essa fosse un tempo il porto, passata la tenuta della Badìola, ecco che un autentico pezzo di vecchia Maremma mi è apparso. Mi è venuto incontro, povero pezzo di vecchia Maremma quasi scusandosi, in mezzo a tanta gioventù, di esser rimasto cosi povero e triste, in panni così miseri, con cera cosi smunta e aduggiata. Si chiama di Padule del Raspollino, ed è una vasta distesa coperta ancora da un fitto canneto tutto serrato in ordine di battaglia e intorno a cui appare qua e là qualche misera casetta dalle finestruole ancora armato di graticci. Di sulle canne verdi, dalle lunghe foglie cascanti si dispiccano a migliaia i pennacchi d'argento del loro fiore come le nappine di un grande esercito in cammino. Ce. to è questo un pezzo di vecchia Maremma che attende il suo compratore che lo redima. Soffia un po' dì vento, il canneto s'agita e ondeggia mandando un suo malinconico fruscio sotto il sole che sembra un lungo sussurro, anzi un racconto: tutto un racconto d'ombre, di castelli, di delitti e di morti della vecchia Maremma, e di quando questa terra desolata e sterposa era in balia della malaria e braccia toscane venivano a lavorarla, spezzate poi da una febbre che non c'era chinino che valesse a domare. Tuttavia, ve lo confesso, io non potei far a meno mentre appog- ffiato al parapetto di un ponticci"-' o assistevo al lento corale piegarsi delle canne sotto il sole e alle loro misteriose confidenze e vedevo pecore smunte sbucare dalle aride callaje e entro di me il mio dèmone di vita mi andava dicendo: « Vièntene, vièntene via ch'è un momento buscarsi una beccata d'esanòfele! », dico non poter far a meno di ammalinconirmi dolcemente e pensando a ciò che ha rappresentato nel nostro spirito dell'800 la vecchia Maremma. La vecchia Maremma! Come non ricordare, ad esempio, il bel bozzetto del Fucini «Vanno in Maremma » in cui appare veramente tutta la visione e i fascino della vecchia terra triste che tiene sepolti nel suo seno tante ossa e 1 segreti di tante agonie? Penso che fu dal sacrificio di tanti umili eroi che ostinatamente vennero a dissodarsi e a morire per te, vecchia Maremma, che punto nella nuova èra lo spirito che ti ha rinnovellata. Questo è l'ultimo canneto, e presto lo toglieranno. Già al suo termine, qualche chilometro più in là dal ponticello dove mi ero fermato a fantasticare, esso appariva al margine tutto arso e bruciato. Era il primo segno d'attacco della bonifica che avanza. Come un esercito all'attacco di una città essa si fa largo da prima con vasti incendi sulle periferie del nemico; poi dietro lei entreranno in lizza, plotoni d'assalto, la draga, la zappa e l'aratro. Carlo Lìnati GROSSETO, novembre.

Persone citate: Carlo Lìnati, Fucini

Luoghi citati: Cecina, Grosseto, Volterra