Due donne nella "balka,,

Due donne nella "balka,, Due donne nella "balka,, duo donne. — Le abbiamo prese mentre traversavano la ctbalka» — mi dice il caporale che comandava la pattuglia delle ore cinque; — venivano dritte dritte dai fortini russi... siamo 6tati un po' ad osservarle che nella neve e. con la nebbia non si capiva che era... e quando ci hanno visto andarle incontro, allora hanno tentato di nascondersi. Le due donne erano lì, in mezzo ai loro catturatoli, in piedi, le mani riunite sul grembo, arrossate in volto dal freddo, tranquille e silenziose: una più alta e robusta, arcigna, bruna: l'altra esile, più bassina, più giovane, dallo sguardo- dolce, bionda. Tutte imbacuccate mi guardavano, come se avessero fatta tutta quella strada e cor so quell'avventura per fare una visitina a me: avevano l'aria di due paesane venute a portare un cestino di fichi all'avvocato in città. Dissi al mio attendente di darmi i «burki», quella specie di stivalone russo fatto di stof fa trapunta con dentro il pelo, sul quale si infila la soprascar pa di gomma. Me li ero appena levati da un quarto d'ora dopo averli tenuti ai piedi per due giorni di fila, e mentre me li riinfilavo seduto sulla branda, dibattendomi nell'ammasso di coperte e di pelli nel quale avevo cercato invano \in po' di tepore, gettai uno sguardo ai piedi delle due forzate visitatrici : dai corti stivaletti di gomma uscivano quattro gambe Sguainate ili una lucidissima seta vegetale rattoppatissima : un abbigliamento strano per quelle parti e per quell'epoca dell'anno. La stanzetta dove avevo istallato il comando della compagnia era piccola, sempre buia, ma a quell'ora più del solito, perchè la luce dell'alba passava a stento dai doppi vetri della piccola finestra quasi completamente intasata dalla neve nell'angolo era la solita stufa russa a mattoni di terra, arro Ventata dalle rosse lingue del fuoco, e quasi tutto il centro era occupato da un tavolino ingoiti bro del telefonino da campo, di tina diecina di bombe a mano, di pacchetti di caricatori, di carte, e di un lume a nafta che non aveva più nafta dalla mezzanotte: intorno al tavolo erano due sedie. — Fatele sedere ■/— dissi. E il caporale che ormai1',parlava il russo che era una meraviglia, tradusse. Si sedettero, un po' rigide, senza smettere di guardarmi, la bruna arcigna, quasi sorridendomi ; ma capivo che erano concentrate in una grande attesa e nello studio di non farsene ac-' corgere, e mi apparve d'un tratto molto bizzarro che io rappresentassi per 4oro un mistero, il destino, forse la morte. — «Comandanti.— le avevano detto i soldati a ino', di oscuro ordine quando le avevano prose, indicandogli il mio ricovero: e adesso erano davanti a questo «comandant»: in questa parola e6Se sentirono certo suonare la fine tanto paventata dell'avventura e l'inizio di una altra più paurosa. Chissà cosa avranno pensato io pensassi, in quel minuto che, ormai coi a burki » rinfilati e sempre seduto sulla branda ad un passo da loro, le considerai in silenzio, e silenziosi erano i soldati con i fucili a pìed-arm, infagottati nel cappotto di pelliccia e con i passamontagna coperti di ghiaccioli : non avrebbero potuto indovinarlo mai. Io pensavo che ero lo stesso signore che montava urbanamente negli autobus affollati, affrettava il passo rasente i muri quando pioveva, sedeva ad un tavolo di caffè a discutere con Cardarelli e Zavattini. varcava pacificamente il portone di casa sottobraccio alla moglie e alla figlia, rispondeva al saluto del portiere e a quello del giornalaio all'angolo, e che era curioso non lo potessero supporre. — Domandagli — dissi al caporale — come mai si trovava no nella <cbalka. a quest'ora. La più anziana si concentrò come pronta ad una battaglia, poi si rivolse a me in russo, breve e rapida, con sfumatura di sfida nel tono e nello sguardo.— Dice — tradusse il caporale — che venivano di qua a cercare lavoro... anche a me disse così. La donna ripetè: cioè : lavoro. Domandale 6e uscendo dafortini russi sono state fermate da ufficiali o soldati russi. — Nenia — rispose la donna con il solito tono asciutto: non ne aveva visti. Era una bugia: perchè al dlà della pianura gelata che separava noi dai russi, si poteva vedere, quando non c'era nebbia o bufera, la fitta rete delle vedette nemiche che passeggiavano su e giù con le lunghe baionette inastate. — Domandale allora come hanno fatto ad eludere la vigilanza dei russi che non permettono ai borghesi di passare le linee. Una mattina, poco dopo l'al-l ba, mi svegliano e mi portano | Eoboti i e a n i a e e e La donna si strinse nelle spaile : non sapeva niente, era venuta verso le linee italiane per cercare lavoro e basta. Parlava lei, la più anziana, e a bionda compagna taceva c'era tra loro due atmosfera di superiore e inferiore, lo si capi va: la bionda taceva come una che non ha il diritto di parlare e guardava ora me, ora il caporale, e le si era accesa una certa ansietà negli occhi chiari. Meccanicamente si erano piano piano slacciate il giubbettone trapunto, color tabacco, e levati i grossi guantoni senza dita: le mani erano un po' arrossate, ma non erano mani di contadine o di operaie : quelle della più giovane erano molto curate, con le unghie tinte di rosa. Visto che glie le guardavo, se le guardarono anche loro: il tenente che si era alzato tutto assonnato dal cantuccio opposto, prese la destra della bionda e la considerò un istante mentre quella lo guardava; anche lui era subito rimasto colpito da quella mano da studentessa, così strana nelle donne di quelle parti, e me lo disse. Le due donne parvero non capire e guardarono un po' stupite il tenente, poi me, poi si riguardarono le mani. Sapevamo che i bolscevichi mandavano donne e anche bambini per comunicare tra le due linee con 1 partigiani: speculavano sulla gentilezza d'animo degli italiani a loro ben nota, dichiarata cinicamente persino nelle loro istruzioni riservate, contando che non avremmo fucilato donne o bambini. Garantendo questa sicurezza avevano reclutato personale femminile che era alloggiato bene e nutrito meglio in mezzo alla terribile fame generale, e che inquadrato da iscritte al partito, attendeva l'impiego in servizi del genere. Accadeva che un paio di donne e due o tre ragazzi si camuffassero da famiglia in cerca di parenti o del proprio villaggio, ma il brutto era passare le linee, perchè nei punti avanzati come questo, la vigilanza era strettissima, e se eravamo buoni non eravamo ingenui. — Le hai perquisite? — do mandai al caporale. — Alla meglio... per vedere se avevano armi. — Digli che tirino fuori tutto quello che hanno. Si alzarono sveltamente, infilarono una mano in una tasca della gonna e tirarono fuori una manciata di rubli di carta e qualcuno di metallo: parecchie centinaia di rubli. Non avevano nè carte, nè tessere, e sì che ogni russo è pieno di tessere e controtessere. Una volta in pieno combattimento prendemmo un prigioniero che ebbe subito una sola preoccupazione: quella di mostrarmi le t^wìre, insistendo con ansia perchè le guardassi, come se si aspettasse che io, che in quel mqmento avevo altro da fare! dopò averle consultate gli facessi .uri saluto e gli dicessi : a Scusate" 'iHjto,, allora potete andare... n-iivsiete. il prigioniero che cerco!». Naturalmente erano tessere di sindacati còjnunisti. Con un gesto ordinai alle due donne di rimettersi a sedere e quelle ubbidirono pronte. — Domandagli — dissi al caporale — come hanno avuto quei rubli. Rispose sempre quella che sembrava una sergentessa, con quel fare piccato, come una che dicesse una bugia alla quale non importa affatto se ci si crederà: Avevano lavorato. — Dove! Disse un paese occupato danemico, parecchio indietro. — E da quanto tempo siete insieme ? — Da molto; avevano sempre vissuto e lavorato insiemeAd ogni risposta la sergentessa si rimetteva in attesa della nuova domanda, dura, in posi zione di lotta, mentre la bionda la guardava di sottecchi. — Portare via di qui questa donna — dissi al tenente; — voglio interrogare la bionda senza di lei. Quella si alzò, si riabbottonò un po' il giubbettone e seguì itenente: le due donne, ostenta t amente, non si lanciarono nep pure un'occhiata. La bionda si guardava le mani. Le offrii una sigaretta; disse «spasiboi e cominciò a fumarla senza entusiasmo, come per farmi un piacere. Le offrii un piatto di fette di pane abbrustolitola nostra colazione, gran lussoanche per noi, e ridisse €spasibo», ne prese un pezzetto e lo cominciò a mangiucchiare senza voglia. Gran fatto, in un paesdove un pezzo di pane è un miracolo. — Domandale — dissi al caporale — con chi ha dormitl'ultima notte, come era fattla stanza, chi altro vi abitave chi era l'ultima persona vistprima di attraversare le linerusse. Mi guardò stupita e il caporale dovette ripetere la domande l'avvertimento di essere precisa. Guardando ora me, ora la fet ta di pane, disse che avevano dormito in una casetta presso una vecchia e che non avevano visto altri, perche si erano alzate di notte. Dopo altre due o tre domande, la feci uscire e richiamai l'altra; venne a me quasi sorsidente, come se per il fatto di oltrepassare per la seconda volta la soglia della mia stanza, io fossi già una sua vecchia amicizia; si rimise a sedere, in attesa. Mentre l'osservavo attentamente, il caporale domandò anche a lei con chi aveva dormito l'ultima notte e dove, senza I parlare di stanza, e chi aveva l visto prima di partire: la vidi indurire lo sguardo, poi si rivolse a me, come al solito secca e rapida : — Avevano dormito lei e la sua compagna in un pagliaio abbandonato, e l'ultimo essere umano che avevano visto era ita soldato che passava. Stetti un istante in silenzio: quante scene simili, a teatro e a cinematografo, viste dalla quiete di una poltrona mi era. no parse impressionanti, e in vece, lì, nella realtà tutto pa reva, semplice e quasi banale — Perche dici tante bugie? ,— le dissi severamente. Col suo solito jjesto si strinse uelle spalle e non rispose. — Non sai... — le feci tradurre guardandola fissa — che se si scopre che hai (Setto delle bugie puoi essere fucilata? Mi pentii un po' d^i averle parlato così, ma lei riè\bbe la sua alzata di 6palle e uno» strano sorriso. V — Che ha detto? — domandai al caporale. », — Ha detto che la vita è mA» cosa così infame che prima si muore e meglio è. \ Iu fondo il mio dovere si fermava lì ; feci il verbale del fatto e dell'interrogatorio e le feci accompagnare indietro da una scorta, ai comandi competenti, dove le avrebbero ancora interrogate e deciso sulla loro sorte. Mentre si avviavano, nuovamente imbacuccate, nel nevischio che turbinava, alla «sergentessa» cadde un guantone che si stava infilando ; lo raccolse ridendo scioccamente come una bambina divertita, e disse non so che alla compagna. Ma quella non rispose, non la guardò, chinò la testa di più per meglio opporsi al vento che tirava forte. Anton Germano Rossi j

Persone citate: Anton Germano Rossi, Cardarelli, Zavattini