I maneggi di fluri el Said tra i britannici e nordamericano di Italo Zingarelli

I maneggi di fluri el Said tra i britannici e nordamericano LA QUINTA CRISI DELL' IR AK I maneggi di fluri el Said tra i britannici e nordamericano ISTANBUL, novembre. Nury pascià el Said ha formato a Bagdad agli 8 di ottobre un govetno, nel quale ha assunto anche il portafoglio della Guerra, che è iì quinto da lui costituito nel corso di sedici mesi: il primo risale al giugno del '1)1 e "precisamente all'indomani della partenza dall'Irate di Rascid Ali Gaylani, costretto dopo alcune settimane di lotta a ritirarsi davanti alla preponderanza delle forze britanniche. Dei paesi del Levante occupati da truppe inglesi, russe o degaulliste, l'Irak è quello in cui le crisi minisi eriali si sono andate susseguendo con frequenza maggiore, e gli tien dietro l'Iran; Siria e Libano non sostengono in realtà una parte degna di rilievo, perchè allo scoppio dell'attuale guerra non avevano neppure rag giunto lo stato di apjìarcnte indi pendenza dell'Irati — che veniva appunto preso a modello — e quanto all'Egitto il suo Governo, sebbene controllato dagl'inglesi, si avvantaggia della presenza di un Sovrano' che cerca di salvare il salvabile. Così l'Egitto ha potuto finora, pur subendo la guerra sul proprio territorio, resistere alle tentazioni e alle pressioni miranti a farlo partecipare al conflitto in forma attiva, mentre lo Scià dell'Iran ha dovuto rassegnarsi a vedere il proprio esercito riorganizzato da un generale inglese che naturalmente — so la riorganizzazione gli riesce — l'inquadrerà nel britannico. Ora ai 20 dello scorso agosto anche Nuli/ jìascìà ha dettò: « S» i tedeschi arrivano alle nostre frontiere, noi dichiareremo la guerra». Gli ufficiosi inglesi commentarono: «Le misure di carattere militare e amministrativo adottale dal Governo di Bagdad sono identiche a mtclìc adottate dal Governo del Cairo, però con la differenza che rannata irakiana, se le sue frontiere saranno minacciate dal nemico, entrerà in azione ». Il retroscena delle dimissioni Nel dimettersi per la quarta volta, ai primi rfi ottobre, il generale Nury aveva accampato motivi di ordine economico: «Allorché assunsi il potere — diceva la sua lettera al Reggente — era evidente che mi sarci trovato di fronte a delicati problemi creati dagli errori del /tassato (sic) e da altre difficoltà deliranti dalla crisi mondiale dovuta alla guerra. Appena il Gabinetto ebbe assolto la magt/ior parte dei suoi compili, fra alcuni dei miei onorevoli colleghi sorsero divergenze in merito a questioni importanti, quale quella degli approvvigionamenti, e queste divergenze sono arrivate a un unto tale da rendete impossibile continuazione del mio lavoro. Quindi ini ritiro per permettere a Vostra Altezza di formare un nuovo Gabinetto che possa lavorare al servizio del paese col necessario spirito di collaborazione e comprensione ». Ma dopo due giorni Nitri/ Said riappariva alla testa del Governo e nel frattempo il Times s'era data la pena di spiegare essersi Bagdad preoccupata — anziché del disagio economico e della insufficienza degli approvvigionamenti — della progettata partecipazione alla guerra, affianco agli Alleati, d'una divisione irakiana; Nurg pascià era favo¬ E revole, mentre alcuni suoi colleghii s'erano opposti. ■ Lasciato irakiano, il mefflio'addestrato ed attrezzato fra gli eserciti di tutti i paesi arabi, comprendeva nell'estate del 'Jfl quattro divisioni di fanteria, una brigata alpina di frontiera, una brigala di cavalleria, la guardia reale, artiglieria di calibro medio, pochi carri blindati leggeri e carri d'assalto di modello britannico montati nello stesso Irak e una aviazione alla quale l'Inghilterra non aveva mai permesso di svilupparsi, così come non aveva mai permessa, nel paese del petrolio^ la costruzione d'una raffineria di benzina per motori d'aeroplano: nel '37, non curandosi dei desideri britannici, il Governo di Bagdad aveva acquistato in Italia cinque bimotori da bombardamento e 1S da bomlxtrdamcnto e caccia e quando Gaylani ebbe impugnate 10 armi, il primo maggio dèi '1)1, furono comperati in America, in fretta e furia, 12 caccia che rimasero inutilizzati, giacché forniti senza mitragliatrici. Durante la breve campagna, gli apparecchi irakiani devono essere andati quasi tutti distrutti, nè crediamo che 11 comando inglese ne affiderebbe di propri a piloti i (piali in aria potrebbero cedere a impulsi dell'animo e fare di testa loro. Prima del conflitto di or è un anno, dell'armamento e dell'istruzione dell'esercito si curava, in base al trattato « di alleanza » del 30 giugno 1930, una missione militare inglese presieduta da un maggior generale, che al tempo stesso era ispettore generale dell'armata irakiana, e composta di un colonnello addetto allo Stato Maggiore e di un ufficiale di S. M. per la Scuola di guerra e per ciascuna arma (fanterìa, cavalleria, artiglierìa da campo, aviazione, artiglieria pesante e munizioni, truppe per segnalazioni, trasporti motorizzati); ma questi dieci o dodici tecnici erano privi di comando e con gli ufficiali irakiani intrattenevano rapporti per nulla cordiali. Cosa sia avvenuto dell'esercito dopo l'occupazione militare non sappiamo, possiamo però fondatamente supporre che fra ufficiali inglesi e irakiani tutto vada come prima, tanto più che Nury pascià, salito al potere, per ristabilire le antiche relazioni di amicizia e di alleanza con l'Inghilterra, ritenne indispensabile far processare e condannare a morte comandanti colpevoli di avere aderito al movimento di Gaylani; se ne indignò l'intero paese' e gli stessi membri del governo per alcuni giorni non poterono uscir di casa. Preparativi militari Il signor Omer Riza Dogmi — un turco che scrive su problemi del vicino Oriente, vorrebbe far credere che la condizione dcgl'irakiani fosse mesi addietro migliorata grazie agli americani: prima di sbarcare con truppe regolari e materiale proprio, que sti sarebbero infatti arrivati con una missione incaricata di in falsificare i trasporti diretti alle truppe britanniche e sovietiche a nord e a ovest del Golfo Persico, fra l'altro provvedendo a costruire nuove strade. Ora è forse vero che nell'Irak, come in altri paesi del Levante, si guarda verso gli americani con una certa simpa tia, ma solo perchè si spera che cssi un giorno frenimi o addirittura guidino la stessa Inghilterra. Agli inglesi il fenomeno non sfugge e oggi come oggi, pur essendone in fondo indispettita, cercano non di combatterlo ma di sfruttarlo: così nell'Irak approfittarono della buona accoglienza fatta agli americani per diffondere nel popolo la convinzione che dopo l'arrivo di tanto soccorso le porte del Levante sarebbero ri maste inviolabili per l'Asse, ormai incapace e di sfondare in Egitto e di spingersi sino all'Irak, scendendo dal Caucaso attraverso l'Iran. Sono intanto mesi che il genio britannico, valendosi di migliaia di operai arabi e persiani e di specialisti inglesi e indiani, va perfezionando nell'Irak settcn trionale, secondo i piani elaborati dal generale Quìnan, una linea di fensiva con trincee, fortini, campi minati, ostacoli anticarro, acro dromi, strade e quanto si suole per opporre al nemico una di quelle barriere che vengono dette inespugnabili sino aì giorno in cui non cadono. Avversione antinglese Chiedere agl'irakiani di battersi per conto della potenza contro la quale si sono battuti diciassette mesi addietro è difficile mentre alla sorda ostilità verso l'odierno regime si. accoppia una ripresa del prestigio del precedente: gl'irakiani ragionano che con le truppe tedesche a Stalingrado Gaylani sia da considerare ante portas, e a Nury Said tocca risolvere il quesito se allineandosi con un esercito epurato affianco agli anglosassoni egli sarà o no seguito dalla nazione e lavorerà per la causa di Gaylani o per la propria. Possa anche egli disporre del nuovissimo Gabinetto come di un docile {strumento, questo non basta. Col Gabinetto precedente si trovò male, perchè costretto a sollecitare la collaborazione di uomini di altri campi, s'accorse che le siepi divisorie certe volte si dimostravano insormontabili. Nury pascià ritiene di affermare l'indipendenza dcll'Irak precisamente col dirsi pronto a far la guerra all'Asse « di propria iniziativa»: ma è alla spontaneità dell'iniziativa che l'opinione pubblica non crede, mentre rammenta che a Natale del 1938 lo stesso Nury pascià, già conosciuto come anglofilo, fece un colpo di Stato per rovesciare un governo colpevole, ni suoi occhi, di eccessiva anglofilia. La politica del successore di Gaylani — dato e non concesso che sia in buona fede — non può avere che due spiegazio ni: Nury pascià, uno degli ultimi superstiti del gruppo formatosi ut torno a Lawrence, o spera ancora di realizzare l'ideale panarabo mediante un compromesso con l'Inghilterra, o pensa che essendosi l'America sostituita all'Inghilterra Id realizzazione sia possibile con l'appoggio americano. Italo Zingarelli

Persone citate: Crisi Dell, Omer Riza Dogmi, Said