Significato del 1914

Significato del 1914 MEDITAZIONI STORICHE Significato del 1914 Per quanto già tanto studiato, rimane tuttora uno dei problemi più gravi e appassionanti del tempo nostro, uno degli argonienti più degni e fecondi di meditazione, uno degli enigmi meno chiariti, e che non finisce di stupirò gli uomini d'oggi, quel brusco cambiamento di direzioni nella marcia della storia, resosi evidente agli occhi di ognuno sul principio di questo secolo (e precisamente con la guerra del 1914-18), quando tutto le previsioni, anzi lo certezze, in cui si adagiavano gli ottocentisti furono smentite dai fatti: e invece della pace perpetua, a cui si sembrava avviati quasi per una fatalità tecnica prima ancora che ideologica, 6Ì ebbe una delle più grandi, accanito e sanguinose guerre della storia, preludio essa stessa di un immane ciclo bellico; iuveco dell'internazionale, travolgente le frontiere sotto l'impeto di correnti di traffico, ingigantito dai nuovi mezzi di comunicazione, sommergente le sempre più fittizie differenze delle patrie in un grande organismo unificatore e livellatore, tutto contesto d'interessi mercantili (primato dell'economia, postulato dal materialismo storico) si ebbo un'esasperata galvanizzazione dei particolarismi statali, in una gara inaudita d'imperialismi e di nazionalismi (//riunito delta politica): invece di una costituzione politico-sociale dei popoli sempre più permeata di liberaldemocrazia. s'ebbe in mezzo mondo una formidabile sterzata verso l'autoritarismo... e la facile elencazione delle antitesi potrebbe a lungo continuare! Tenuto conto quanto si voglia dell'errore di prospettiva dovuto alla maggiore o minore lontananza storica, che evidentemente esagera le differenze prossimo, attenuando quelle remote, pur tuttavia è difficile sottrarsi all'impressione clic (per fermarsi allo scolastico e convenzionale inizio dell'età moderna) — mentre dal Quattrocento al Cinquecento, e poi al Seicento al Settecento all'Ottocento, si assiste ad una sorta di sviluppo a naturale », iu cui ogni secolo, pur con tutte le sue novità e caratteristiche, sembra sgorgare abbastanza logicamente, e secondo una curva generale senza discontinuità troppo accentuate, dal secolo che l'ha preceduto — nel passaggio dall'Ottocento al Novecento si verifichi invece alcunchò di diverso; imo strappo, o anzi un'opposizione vera e propria. Sicché, mentre, ad es., i contemporanei di Voltaire e di Rousseau potevano aspettarsi, a più o meno breve scadenza (e si aspettavano effettivamente), una 0 Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo», i contemporanei del positivismo e del materialismo storico erano assai meno preparati, mentalmente, all'avvento dei nazionalismi bellicosi e dei regimi autoritari. Questa impressione, così diffusa, di un'antinomia esistente tra 1 due secoli — che potremo anche chiamare « lo scandalo de' Novecento » — è essa giustificata? oppure una più ponderata riflessione sugli eventi di questi ultimi decenni, e la nostra progressiva assuefazione ad essi, ridurrà l'antinomia entro limiti vieppiù modesti (quelli, poniamo, della reazione romantica del primo Ottocento al volterianesimo del «secolo dei lumi»), fino a far apparire, a suo tempo, ed ai nostri posteri, del tutto « naturale» quello che è successo? Certo, i filosofi rimasti ligi alla formula, un po' ambigua, che tutto il reale è razionale, e che la storia è un progressivo inverarsi dello Spirito nella Realtà; gli storici inclini a giustificar sempre (ma, naturalmente, tiprès coup) i risultati, disponendoli bellamente in un ordino logico, con l'ausilio degli antecedenti (che non mancano mai, a stabilire un collegamento qualsiasi fra il passato e il presente); e, in genere, tutti gli uomini propensi a ritenere che non accada mai mente di eccezionale — saranno per la seconda alternativa: ma io ritengo che questa mentalità «consuetudinaria», e di ordinaria amministrazione, sia pericolosa nell'interpretazione dei fatti umani, anche so valga, e basti, a spiegarli nove volte su dieci ! Nel mondo, accanto al consueto c'è ancho lo straordinario, così come nelle curvo geometriche, dopo tratti ad andamento uniformesi possono presentare nodi e cuspidi; e già altra volta mi è occorso rammentare — un poscherzosamente e un po' sul serio—che, insomma, anche l'epoca geologica nella quale viviamo (comodamente adagiativi, quasfosse sempiterna) come ebbe un principio, dovrà pure aver finee che anche il Diluvio 6 statoprobabilmente, un fatto storicoNatura non jacit saltus... ma sarà poi proprio vero?

Persone citate: Rousseau