Gli americani in Liberia tra 250 bianchi e 2 milioni di neri

Gli americani in Liberia tra 250 bianchi e 2 milioni di neri QUARTIER GENERALE A MONROVIA Gli americani in Liberia tra 250 bianchi e 2 milioni di neri ISTANBUL, ottobre. Il corpo di spedizione americano in Liberia ha impiantalo il quartier generale a Monrovla, che è una capitale grande quanto un piccolo rione d'una città nostra: seimila anime. Il comando si sarà probabilmente portato dietro case smontabili e baracche: a voler requisire gli edifici sul posto, avrebbe dovuto mandare inori porta l'intero Governo, con le due Camere, e i bianchi, i quali sono in duecentocinquanta, ragazzi inclusi. E' una repubblica in diciottesimo, la Liberia, con sì e no due milioni e mezzo di abitanti, e non si può presumere che gli Stati Uniti abbiano bisogno del suo aiuto militare; pure economicamente può dar poco, giacché del suo caffè oltre Oceano non hanno bisogno, mentre il cauccifi — prò. dotto da qualche anno appunto per iniziativa degli americani — da solo non basterebbe a giustificare l'invio di forze che si favno ascendere ad una divisione, con tutti i rischi che un tale gesto oggi implica. Aiutare De Gaulle? Chiaro è che gli americani in Liberia non ci sorto andati in atta, bensì per farai una base ed un deposito per l'Africa e il Medio Oriente in vista di operazioni di carattere difensivo e offensivo, senza contare che la loro presen za deve servire a consolidare la posizione dei degaullisti nell'Afri c% equatoriale francese e nel Congo belga; ma i più sono convinti che si mira a Dakar e si vuol ripetere, emdentemente con miglior successo, l'azione fallita a De Gaulle ai 23 di settembre del 191/0, per cause che Philippe Barrès, il più recente biografo del generale ribelle, dice non potersi illustrare, giacché i documenti relativi costituiscono ancora dei segreti militari. Sta di fatto che a Dakar si procede allo sgombro della popolazione civile e s'intensificano i preparativi bellicii da telegrammi diretti si apprende che per mancanza di carbone, benzina e pneumatici si sono dovuti ridurre i servizi ferroviari ed automobilistici e che non c'è modo di sostituire un pezzo meccanico qualsiasi. Se Monrovia è lontana da Dakar 1100 chilometri, Bathurst, nella Gambia britannica, non ne dista che no: finite dunque con avere l'impressione che si voglia, prendere Dakar da rovescio, via terra, ripetendo la manovra fatta dai giapponesi a Singapore, e con la speranza di non incontrare più nemmeno la resistenza che due nnni addietro costrinse De Gaulle ed i britannici a ritirarsi. Per riuscirvi, degaullisti ed anglosassoni hanno organizzato una campagna di diserzione fra soldati e funzio-nari dell'Africa occidentale fran-cese, che varcando la frontiera s arruolano sotto le bandiere nemiche, o ricevono posti di rango eguale. Qualche cosa bolle in pentola, ed a farlo sospettare contribuisce la decisione di De Gaulle d'\ creare entro il suo esule Ministero degli Esteri una sczi.ne coloniale, decisione, alla quale si dovrebbe attribuire importanza tanto maggiore, in quanto presa «mentre il maresciallo Smuls è a Londra e gli Alleali moltiplicano le loro basi in Africa equatoriale ». Perchè mai gli americani, mirando a Dakar, sinno sbarcati in Liberia anziché nella Gambia britannica, molto più vicina, è un quesito insoluto posto da, alcuni commentatori turchi: ma chi assicura, che nella Gambia degli sbarchi non siano già stati effettuati e che non se ne parli trattandosi di territorio non straniero? Comunque è un dettaglio, e davanti all'importanza dell'obbiettivo di Dakar si fanno passare in seconda linea le due raqioni di carattere strategico-marittimo che possono aver portato gli americani ad installarsi sulla costa d'Africa, le quali sarebbero: controllare l'Atlantico da sud a nord ed impedire la collaborazione delle forze navali giapponesi con le forze dell'Asse. Inglesi e degaullisti vanno dicendo da- mesi die «Dakar potrebbe essere un pericolo », in quanto trovandosi all'estremità occidentale del continente africano presenta un'importanza strategica «enorme-*: la sua situazione ne faceva uno scalo obbligatorio per le navi in servizio fra l'Europa e l'America del sud e inoltre Dakar controlla la rotta imperiale britannica verso il Capo e al di là, verso le Indie e l'Australia, ed è il porto più vasto ed il meglio attrezzato su tutto il litorale dal Marocco alle foci del Congo; essendo poi il. punto del continenfe africano più vicino alle coste dell'America del sud, Dakar era anche uno scalo aereo di prim'ordine. Gorée, la sentinella Per entrare nel porto di Dakar bisogna passare proprio davanti alla sua'sentinella, che è l'isola di Gorée, oggi ritenuta.una fortezza autonoma potentemente armata e con gigantesche postazioni sotterranee di artiglieria; le acque attorno a Gorée e fra l'isola e la terraferma sono un campo minato col solito canale ristretto per il passaggio delle navi, che anch'esso può esser chiuso in brevissimo tempo, e sulla cresta delle colline alle spalle della città pare sia stata costruita una catena di forti armali quanto l'isola di Gorée controllano liberamente l'Oceano. I Quando le forze inglesi e degaul liste attaccarono Dakar nel '1/0, 'nel porto si trovava, con varii in-forti dai quali cannoni e sguardo crodaioli, cacciatorpediniere e sommergibili del Governo di Vichi/, la Richelieu, che è la più moderna corazzala della flotta francese. L'aviazione dispose in un primo tempo degl'impianti della Air Francc, che per collegare le colonie con la madrepatria faceva un servizio settimanale, sullo linea Duala ICamcrum), Abidjan (Costa d'avorio). Conakry (Guinea francese), Dakar (Africa occidentale francese), Casablanca (Marocco), dove la linea s'innestava nella rete per Marsiglia e Parigi. Ma quasi alla vigilia della guerra attuale furono creati, nuovi aerodromi proprio a Dakar, con officine di riparazione, ottimi tecnici ed ottimo personale di manovra, mentre nel porto si accrescevano le possibilità di ormeggio e manutenzione per gl'idrovolanti. Il porto di Abidjan Inglesi e degaullisti hanno adottato per Dakar la tesi della quale già si servirono per giustificare l'invasione della Siria — che stando a loro minacciava di diventare una base dell'Asse — e dichiarano che il possesso di Dakar costituirebbe per la Germania un guadagno inestimabile: « La possibilità di stabilirvi una base aerea e per sommergibili — ha scritto Maurice Dejean, commissario nazionale per gli affari esteri della Francia libera, come la chiamano ora, o degaullista — renderebbe precarie le comunicazioni della Gran Bretagtia col Capo e con l'Oceano Indiano. La presenza di forze tedesche a Dakar eliminerebbe la minaccia di un intervento degli Stati Uniti sul continente africano e assicurerebbe, viceversa, alla Germania una piattaforma per un'eventuale azione contro le repubbliche dell'America del sudi. E' uno scritto che risale al giugno: e gli americani in Africa ormai ci sono. Ma già prima, degl'inglesi, a illustrazione del molto «Dakar potrebbe essere un pericolo », avevano definito ovvio il desiderio della Germania di assicurarsi « il controllo assoluto d'una base aerea e navale in posizione tanto strategica e cosi potentemente fortificata ». Come i tedeschi avrebbero potuto impadronirsi dell'Africa occidentale francese non fu mai spiegato, mentre lo stesso Dejean ha ammesso « sapere la Germania che la cessione (da parie del Governo di Vichy) di territori conquistatiai prezzo di sangue francese provocherebbe una scossa del sentimento nazionale », e non ha caputo formulare accuse concrete all'indirizzo del regime Pétain, avendo aggiunto: e. Sia Dakar che l'Africa occidentale francese, co , \me del. resto l'Africa del nord, sono per il momento neutralizzale. Il Governo di Vichy ha tutto l'interesse a. veder prolungare que. sta situazione, giacché l'Africa del nord e la flotta rappresentano le ultime carte di cui dispone per negoziati futuri con la Germania-». Strano che si sia sempre palliato di Dakar e ruralmente di Abi djan, sulla Costa d'avorio, che interessa gli anglosassoni quanto la posizione nel' Senegal: scavando un accesso fra una grande laguna e il mare, ad Abidjan. città modernissima della più ricca colonia francese dell'Africa occidentale, or sono circa tre anni è stato aperto al traffico un porlo interno, a nove miglia dalla costa, nel quale grossi piroscafi possono accostare a banchine per le operazioni di carico e scarico, gli idrovolanti trovano scali, rimesse ed impianti, ed i sommergibili una base che viene definita ideale, col vantaggi che dalla parte dei mare questa laguna vasta e profonda può essere facilmente difesa, tanto che alcuni la considerano — eccezion fatta degli attacchi aerei — meno vulnerabile di Dakar. Abidjan va tenuta presente, trattandosi di un nome che avrà il suo quarto d'ora: dalle località sulla costa dell'Africa occidentale partono nuove strade che si spingono verso l'interno dell'Africa e l'Egitto, e prima di mandare una divisione in Liberia il Governo di Washington aveva anche impiantato un Consolalo generale a Brazzaville, nella degaullista Africa equatoriale francese. Italo Zingarolli

Persone citate: Bathurst, De Gaulle, Italo Zingarolli, Maurice Dejean, Philippe Barrès