Da centoquarant'anni gli inglesi stavano fortificando Malta... di Mario Bassi

Da centoquarant'anni gli inglesi stavano fortificando Malta... Da centoquarant'anni gli inglesi stavano fortificando Malta... Ma non avevano pensato all'offesa dal cielo (Da uno dei nostri inviati) AEROPORTO DI , ottobre. Nostro conteso Mediterraneo, questo mare che oggi spazia in calma, fino ad nitido anello del'orizzonte, con riflessi cilestrini di seta cangiante, sotto il sole autunnale ancor fulgido e caldo: due navicelle affilate incrociano al largo, in vedetta. Questo cielo sul mare, dove vaga nel cristalino azzurro qualche nuvola candida, è il cielo dei quotidiani combattimenti aerei, quello che solcano i nostri ricognitori esplorando per ogni rotta la distesa delle acque, quello dove trasvolano nostri bombardieri in quota, bombardieri in picchiata, aerosiluratori, e dove i nostri cacciatori, di scorta a quelli o in caccia libera, si scontrano con gli avversari, mpegnano fulminei mortali dueli: per questo cielo avvampano torce mostruose precipitando gli apparecchi abbattuti, e lanciano dietro nella caduta vortici di negro fumo; finché lo schianto ultimo e uno stridore; e il mare si richiude sullo scomparso, e nell'aria si scioglie e vanisce la scìa del fumo. La costa siculo protende i suoi speroni adunchi, inarca i seni lunati; i colli di qua salgono e s'accavallano, fulvi ai campi mietuti che attendono la nuova aratura, e tr<a verde e rossigno di vigne vendemmiate, e col vèrdegrigtò degli uliveti, e qualche macchia fosca di carrubi. * borghi si adagiano alla marina, si raccolgono in cima al colli; sparsi casolari si appiattano alla campagna; e per solitarie lande, tra la sassaia dove si snoda la serpe e fugge il coniglio selvatico, tra l'intrico di cespugli ìspidi, si leva e grandeggia qualche maestosa rovina, mura titaniche di squadrati blocchi, colonne " templi ancora erette a sostenere architravi e frontoni, altre diroccate a terra, i rocchi in allineamento regolare, il capitello sprofondato tra ciuffi di oleandri, che confondono il lanceolato fogliame ai ricci degli scolpiti acanti e li fioriscono di corimbi rosei c scarlatti dal sottile amarore. Un pastorello, seduto su un plinto, a somiglianza di una statua sul piedistallo, appoggiato col braccio e col capo alla sua verga, guarda la greggia lanosa, che bruca intorno. È il tempo sembra immoto. Un bagliore sanguigno Laggiù, invisibile oltre dall'orizzonte, è Malta; ma i nostri bombardieri aerei e cacciatori, quando scalano più ardua quota, in giornate luminose come questa, già avvistano di qua il gruppo delle isole, distinte le tre principali, Gozo, più settentrionale, e L'omino, minore e interposta, e Malta, la maggiore e più meridionale; e nelle notti serene si scorge da questa stessa costa un balenare all'orizzonte, da quella parte, talvolta un chiarore sanguigno che perdura; e sono gli scoppi delle bombe scagnate dai nostri sulla piazzaforte nemica, e sono incendi che ardono enormi. Malta, laggiù: il suo suolo serba i resti di colossali cetacei dell'era terziaria, e del mastodonte e dell'ittiosauro; e poi, quando vi abitarono l'ippopotamo e l'elefante nano e il ghiro gigante, e uccelli e rettili e molluschi dei primi periodi del neozoico. La sua originaria civiltà corrisponde alla remota preistoria del Mediterraneo, nell'età neolitica, come testimoniano i solenni avanzi dei templi di Gozo e di Hai Tarscèn, e delle costruzioni megalitiche di Hagiàr Kim e della caverna sacra di Hai Safliem, prisca civiltà mediterranea propagatasi dall'occidente all'oriente, secondo le dotte e convincenti conclusioni del nostro compianto Luigi Mario Ugolini, e per Sai Malta rappresentò U centro propulsore e il ponte di trapasso alla posteriore civiltà cretese minoica e a quella micenea. Circonfusa del mito omerico, a Gozo s'apre la grotta, cui ombreggiava all'entrata la pampinea vite, e davanti rompe e risuona il mare, e gli smerghi empion l'aria di voli e stridi: dove la ninfa Cu. lìpso accolse il naufrago Ulisse, e se lo tenne gelosa amante nove anni, la divina nasconditrice dagli inanellati e fluenti capen d'oro c dagli innamorati occhi dì sogno. Ma oggi novamente alcunché di leggendario diventa questa battaglia di Malta, così lunga com'è, co3ì fiera, tra le più fiere e lunghe di tutta questa guerra. Chi numera gli attacchi aerei contro le fortificazioni, gli aeroporti, ogni opera militare dell'isola* e le migliaia di tonnellate di esplosivo rovesciate u distruzione* Ed episodi della lotta come fantasiose favole. L'avevano capita! Se nell'evo antico Malta, fu considerata l'umbilico del mondo, e resta il perno della rosa dei venti, da cui si orientano i venti intermedi ai punti cardinali, nominando grecale dalla direzione della Grecia, scirocco dalla direzione della Siria, libeccio da quei, la della Libia, e maestrale invece da maestro, comecché considerato il più potente; oggi Malta è capitale caposaldo dell'impero inglese, a ogni vento e tempesta, anzi il fulcro dell'intero sistema difensivo: non perchè l'abbia altezzosamente proclamato Churchill, che indurrebbe piuttosto a dubitare; ma perchè realtà evidente il suo consistere strategico vitale. Gl'inglesi non sono perspicaci di natura, tutt'aitro! ma questo purtroppo l'hanno capito: l'importanza essenziale di Malta. E lo sforzo che hanno compiuto e compiono, per sostenervisi, è furioso e disperato: supera assai in continuità e intensità ogni altro toro sforzo, in ógni altro settore di guerra. Perdere Malta significherebbe per gl'inglesi sconfitta irrimediabile, e l'impero inevitabilmente compromesso. Questo l'hanno capito, zucconi e tangheri come sono. Fino dal tempo di pace, e per circa centoqnarant'anni, da quando con una truffa delle più frodolente e ignominiose, perpetrata contro uh alleato e amico, l'Inghilterra s'insediava usurpatrice e tiranna nell'arcipelago melitense, nella nostra italiana Malta, incoronata nei secoli dalla gloria eroi ca e cristiana dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, e che era insorta contro i francesi del Buonaparte con furia vendica trice quasi memora del vespro si ciliano: l'ammiragliato britannico pose massima cura, attraverso circa centoquarant'anni, nel co stituirla e munirla piazzaforte na vale, la più formidabile dell'ini pero, altrettanto che formidabile naturalmente, e per la postazione gieografica e per la struttura del porto e delle cale della Valetta (Correntemente vediamo scritto La Valletta; ma è erroneo, seppure giustificato dall'uso; perchè non deriva da valle, valletta, ma dui nonne di Giovanni de La Valette che fu gran maestro dell'ordine dei cavalieri durante un periodo de' più fortunosi e altamente memorabile, poco dopo la metà del cinquecento, e sostenni? il tremendo e vittorioso assedio contro i turchi, dal 18 maggio al 7 settem-bre 1S6S, centotredici giornid'ininterrotta e durissima e san guiiwsissima battaglia, stupenda epopea, per cui Malta rappresentò il supremo e incrollabile baluardo delta civiltà di Roma contro l'assalto della Mezzaluna. E l'opere ond'era fortificata, e che dncor oggi sorgono valide e imponenti, èrano tutte architettate e costruite da ingegneri italiani, dal Piccinino e dal Farramolino, ad Antonio Quinsani, a Baldassare Lanci, e Bartolomeo Genga ed Evangelista Menga; e ancor oggservono ottimamente alla difesabastioni muraglie ridotti ricoveri)I conti senza l'oste S'ero preoccupato, l'ammiragliato britannico, di fare di Malta l'imprendibile piazza forti? navaleE armò l'isola, quanto possibilefino a saturazione di mezzi, contro ogni attacco dal mare e contro ogni tentativo nemico di sbarco; e l'attrezzò e organizzò e rifornì come base indispensabile della propria flotta, soprattutto nella mira dei progiettati compiti offen sivì. Lo stato maggiore generale britannico meno si applicò, nel l'anteguerra, alla locale prepara zione aeronautica; ma considerò l'arma aerea, per questo settore, in funzione della guerra navale, quasi sussidiaria, e indirizzata ad analoghi scopi offensivi, con inerenti caratteri dell'organizzazione aeroportuale e degli apparecchi a disposizione. Non prevedevano, stato maggiore generale britanni co e ammiragliato, e non essi soli, gli straordinari sviluppi di cui ci avrebbe meravigliati l'arma aerea. Ma scoppiata la guerra... Cercherò di esaminare, in una prossima lettera, la trasformazione dell'armamento e dell'attnezzatura di Malta, da piazzaforte precipuamente navale in piazzaforte aeronavale, e oggi prevalentemente in base aserea, secondo, le necessità imposte dalla guerra; necessità imposte dalla guerra, ossia dall'azione dell'avversario (stato maggiore generale britannico e ammiragliato stavolta a veruno fatto, diciamo alla buona, i conti senza l'oste), imposte da noi, con l'azione sapientemente equilibrata della nostra marina e della nostra aviazione, accanitamente pertinaci di volontà, esemplari di prodezza, sempne pronte al sagriflcio: infaticata azione rodente, fino a diventare dominante. Mario Bassi

Persone citate: Antonio Quinsani, Bartolomeo Genga, Buonaparte, Churchill, Evangelista Menga, Luigi Mario Ugolini, Mezzaluna, Piccinino, Valetta, Valette