Luigi Ornato di Ferdinando Neri

Luigi Ornato Un arnica di Santarosa Luigi Ornato Che in un «copio, dalla sua morte, il nonje (fell'Ornato non 6Ìa andato disperso (è iscritto anche su di una via,'dimessa e provinciale, d'oltre Po, una delle ' poche vie a ijgberiibo nello scacchiere di Tqiino) i è cosa che fa onore a quasii lo Conobbero e ne serbarono ubi memoria purissi'ma, che separo trasmettere nella loro paroli ai più giovani, ai sopraggiuntiefinii a noi. Che di per sè egli no' aveva fatto nulla per salvasi dall'oblio; non pubblicò nepjjure un saggio dell'opera Bua, flin salì nessuna cattedra, studiò! giovò agli studi altrui, conversò socraticamente con i suoi rar amici. Se mai altra, la sua fi la vita di un « uomo oscuro i. Chi dovessi tracciarla sulle vicende esterioi direbbe che, nato di modesta f miglia a Caramagna nel 178' . venne giovine a Torino e negi anni della dominazione stranila fu ripetitore di matematica naia scuola dei paggi imperiali ; Voi, alla fine del 1815 assistentelìi biblioteca nella Reale AccaAmia delle Scienze: posto che -fbhandonava nel 1821 per recara in Francia, e visse a Parigi lardando alle collezioni di classiti greci e latini dell'editore Didit Ritornò in patria nel 1832, le indebolitagli sempre più la visfla non potè assumere altri uffici, ii raccolse in meditazioni filosofile, creò dei discepoli fuori del^ scuola, e morì a Torino il 28 dtobre 1842. Chi sa di più, aggiunge che una sua versione italiana iei Ricordi di Marco Aurelio, ìirnasta incompiuta, vide la luce, con le integrazioni di Girohmo Picchioni, nel 1853. Il Ventuno è la grar data in quella pallida biografa; e da essa muove la fama di patriota che la tradizione assegni e riconosce all'Ornato. Ch'egi; abbia preso una parte attiva aHinsurrezione non sembra; e turi sembrò all'autorità politica, .(quand'ebbe ad esaminare {(lentamente il suo caso; ma la tradizione non sbaglia, 66 noi 'guardiamo allo spirito che ai&nava fin dal principio l'Ornato» che, attraverso una serie di «pressioni bene schiette e precie, si eleva, si illumina nella Adele amicizia che lo avvinse] p-ima e dopo l'esilio, a Santlrre di Santarosa. Erano quattro i giovai» amici: Cesare Balbo, Luigi Ktrovana, il Santarosa e l'Ornati e la loro passione concorde fu l'ilfierismo: esaltazione poetica^, che rivestì le forme di un inginuo culto, e l'aspetto segrete df^nn cospirazione politica in uni piccola accademia che si riuniti neJ palazzo Balbo, mentre i Irancesi erano signori della cittàluiia di quelle assise letterarie ljblie luogo il 2 messidoro del ls)5>. Fra i pochissimi verei che a r\ mangono dell'Ornato è un soiet te a Vittorio Alfieri ; « a dav|iti alla immagine di quel san nell'o anniversario del nostro dre Alfieri», egli intrecci una corona d'alloro e di cipri dopo aver fatto in suo onore, me cerimonia espiatoria, un falò di rime arcadiche In fondo a tutto questo era proposito di risorgimento mor; le ; e le memorie giovanili de! l'Ornato si possono confrontar ron mipll« <4ol Sn.nfrnrnna ner ilcon quelle del Santarosa, per i»tervore delle letture storiche «filosofiche, per le commosse a-jvita intelj6piraziom verso una lettuale nità antica, con piena coscienza, conla virtù, col carattere. Ì' ., -, . . .più sena, ed un Italia!riconquistata sulla glorii^E quando il Santarosa si espo-se al sacrificio, quando fu vinto, quando s'allontanò dalla patria, Luigi Ornato lo seguì a pochi giorni di distanza e lo raggiunse. Alla madre, che non doveva più rivedere, scrisse allora: «La consolazione dell'aver fatto in ogni cosa il mio dovere mi dona tranquillità ed anche gioia al cuore...». Il Santarosa fu poi espulso dalla Francia; passò in Inghilterra, indi in Grecia ; e nel tempio di Egina, pochi mesi innanzi la sua morte eroica, scriveva sulla base di una colonna i nomi del Provana e dell'Ornato.Questi, privo ormai della madre, era rimasto in Francia: dove n'acquistò la stima degli studiosi come filologo e filosofo ; il Cousin ricorreva a lui per consiglio, e il Gioberti, ohe dichiarava l'Ornato suo «maestro», affermava «senza paura di essere ingannato dall'amor di patria e dagli effetti del cuore, e con piena persuasione» che in Parigi non era a quel tempo un più gran filosofo. Oltre a ciò, irraggiava certamente dal suo animo una luce e un calore d'amicizia che ci attestano tutti gli esuli italiani che lo conobbero: da Giovita Scalvini — egli pure pensoso, forse più vivido, più ricco d'interessi psicologici e letterari, ma ch'egli pure non riuscì a dare tutta la sua misura e ne soffrì acutamente — a Terenzio Mamiani, ohe intitolò al suo nome i primi due Dialoghi di scienza prima, e nell'Ornato fecondo descrisse la sua cameretta di Parigi, spirante una calma serena e dignitosa, come il Santarosa aveva descritto quella di Torino, a centoventi gradini su noi palazzo dell'Accademia. Qualcosa s'è smarrito per noi — e sembra che volta a volt» baleni- • ci deluda fra una linea e Ultra di quei ricordi, di quegli dogi — di un fascino che attr.aae verso un uomo così semplio tanti spiriti così alti e così divirsi fra loro. Ma è questo il desino di ogni «uomo socratico» Nel '26, l'Ornato pensò a chielere il rimpatrio e si rivolse al Ministro sardo a Parigi, il barone De Vignet, con una lettera che ii conserva nel nostro Archivio lì Stato in un fascicolo di documenti relativi al ritorno dell'esuli; e sono documenti di pregi'! si assiste allo sviluppo dell'iichiesta promossa dal Gabinetndi polizia, alla rete d'indagin.^cho da Torino si estende ài Reno Governo della Divisione di Cuneo, per determinare « il veoj motivo » della scomparsa dell'Ornato nel '21. L'aveva condotta seco a Parigi « il fuoruscito D -ossi (il Santarosa), nell'Uffizii del quale in considerazione d< buoì talenti era già prima stao ammesso i. Non tutte le notisi raccolte nelle varie relazioni icno sicure, e v'è anzi, sicuramate, qualche errore ; ma l'esito céll'inchiesta fu favorevole. L')rnato poteva rientrare «sotto p-rò le opportune cautele di polissi;; all'effetto delle quali gioverei)* l'aver notizia quando all'indirca dovesse avere effetto il rimpatrio, e da quale frontiera foste egli per rientrare » (non lo do per un modello di stile). Per allora non rientrò; non potè lisciar Parigi che il 16 marzo del 1832; il 26, subì un interrogatorio dal commissario di polizia a Chambéry (e ce ne resta il, verbale) : confermò che aveva seguito il eonte di Santa Rosa, ma che si era trattenute a Parigi per ragioni di studio. La sera del 2 aprile «l'individuo di cui si tratta» giungeva al suo paese. < Nel suo ultimo decennio, che trascorse quasi per intero a Torino, afflitte da infermità sempre più dolorose, l'Ornate veniva sistemando le sue idee filosofiche — ove sia giusto parlar di sistema per un pensatore dell'indole sua. Fu prima di tutto un platonico, ma, come spiega il Gentile nelle Origini della filosofia contemporanea in Italia, d'un «platonismo senza dialettica, col mito della reminiscenza, ma trasformato in intuito, credenza, sentimento spontaneo, presentimento irresistibile o istinto che voglia dirsi > ; e nella dottrina di Federico Jacobi aveva trovato una linea conforme alle sue aspirazioni mistiche insieme e razionali, poiché egli poneva una prima nostra «volontà», che precede la conoscenza intellettuale. Il suo Mero discepolo, in quanto filosofo, \fu Giovanni Ma ria Berlini, a cui' si deve una In cida esposizione dei concetti fondamentali dell'Ornato; il quale intendeva (e a nv certo punto ne fu persino biasisaato dal Gioberti) che il pensiero italiano si riportasse energicamente sul piano del rinnovamento filosofico europeo : ciò che noni era un'attenuazione, ma propA'o una riprova della nobiltà e duella serietà di quegli spiriti del Risorgimento nell'apparente sciita fra il '21 e il *48. \ Gli scritti di Luigi Oravate sono per la maggior parte-Aperduti; e non erano, del reat», per quel che se ne intra vvede, &t non un'ombra dell'opera sna. >Pggi, in realtà, la sua voce non \ possiamo ascoltarla, indiretta,, eppure vicina, che nelle sentenze severe e serene della sua versione di Marco Aurelio: un libro ch'egli rivisse veramente, ed. a cui egli è, fra i moderni, con Eesempio della sua stessa vita, ila guida più degna. Ferdinando Neri Fronte Egiziano: nostre postazioni di artiglieri» aprono il fuoco contro concentramenti nemici. (Telefoto R. G. Luce - Dessenes). Un osservatore germanico ben nascosto tra il fitto fogliame di una boscaglia nel Caucaso (Foto Schelm • Atlantic).