La titanica opera del Duce negli ammirati riconoscimenti della stampa estera

La titanica opera del Duce negli ammirati riconoscimenti della stampa estera Ilm CONDOTTIERO E ImA. STORIA. La titanica opera del Duce negli ammirati riconoscimenti della stampa estera Mussolini inspiratore di tutti gli altri movimenti rivoluzionari della giovine Europa - L'allineamento e il potenziamento dei valori in tutti i campi dell'attività nazionale Berlino, 26 ottobre, Dell' importanza fondamentale che ha avuto la Carta del lavoro nello sviluppo dell'economia italiana si occupa diffusamente il collaboratore economico del Voelkischer Beobachter in un denso articolo di terza pagina. Dopo aver ricordato come fa Rivoluzione fascista al pari che negli altri settori dell'attività nazionale abbia operato anche nella vita economica italiana un profondo mutamento i cui benefici saranno completamente tangibili dopo l'attuale conflitto nel quadro dell'economia della nuova Europa, l'articolista fissa l'attenzione del lettore sul cammino finora percorso dall'economia fascista e sulle vittoriose tappe raggiunte fino ad oggi. Riorganizzazione economica « L'odierna struttura economica italiana, precisa il giornalista tedesco, non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del 1922 sia nei suoi aspetti pratici propriamente detti come in quelli ideologici. Prima della guerra mondiale, 1914-18, e soprattutto prima della Marcia su Roma, il popolo italiano aveva solo scarse possibilità di lavoro. Il capitalismo internazionale sfruttava, nel senso più vasto della parola, il lavoro italiano in ogni suo campo e gli anglosassoni consideravano l'Italia una terra di albergatori costretti a vivere del turismo. L'Italia di Mussolini, all'opposto, è pervasa dallo spirito del lavoro e della tecnica nel cui campo ha raggiunto oggi nuove mète e compie sempre più lusinghevoli progressi « Il Fascismo — ricorda più avanti l'articolista — ha determinato in Italia un secondo allineamento di valori in tutti i campi dell'attività e 11 ha adattati e potenziati secondo le caratteristiche esigenze del paese. Quasi di un balzo il movimento rivoluzio nario fascista ha portato l'Italia al livello di una grande Nazione moderna che ha peso e valore nella storia del secolo ventesimo. Con la rieducazione del lavoratore italiano il Fascismo ha creato le premesse per la riorganizzazione dell'economia nazionale portandola ai suoi sviluppi più moderni. Senza la Rivoluzione fascista l'economia italiana si sarebbe invece inesorabilmente impaludata. Gli Sfati cosiddetti democratici, e soprattutto l'America, si rifiutarono ad un certo punto di accogliere i lavoratori italiani mentre, d'altro canto, il paese registrava un recente movimento demografico per cui era assolutamente necessario uno sfogo. E' una prova del sano istinto politico del popolo italiano quella di avere capito subito dopo la guerra, che, proseguendo coi vecchi sistemi parlamentari, la Nazione sarebbe finita In secca anche nel campo economico. Per questo l'ideale politico mussoliniano, che ha poi ispirato tutti gli altri movimenti rivoluzio nari della giovane Europa — ri corda il giornalista tedesco — ha salvato l'Italia da una inevitabile e definitiva crisi economica le cui conseguenze sarebbero state, specialmente oggi, disastrose. « La Carta del lavoro, che comprende tutte le norme atte a disciplinare la vasta attività in questo campo, è uno dei più formidabili strumenti della Rivoluzio ne fascista e fu ideata in previsione degli avvenimenti che dovevano creare la grande Italia imperiale. E poiché la Carta del lavoro è documento di portata storica che ha determinato l'unità sociale della compagine del popolo italiano, essa può essere con siderata, afferma l'articolista concludendo, come un'offensiva di ca rattere decisivo contro la pover tà. L'Italia combatte questa guerra anche per entrare in possesso delle ricchezze di cui ha diritto, e sarà proprio quando queste aspirazioni saranno state realizzate che la Carta del lavoro diventerà più che mai sacra al popolo italiano, poiché in un sistema economico di ricchezza, essa avrà compito e funzioni particolari più importanti e ben più estese delle attuali ». La redenzione delie masse Nel terzo articolo sul Ventennale del Fascismo, pubblicato dalla National Zeitung il prof. Werner esalta l'opera del Duce a favore delle masse lavoratrici. « Queste — egli rileva — sotto il passato regime democraticomarxista erano prive di ogni diritto; nessuno si curava del loro benessere ed esse non godevano il beneficio di alcuna provvidenza sociali. Per maturare la situazione era necessario che sorgesse una personalità conscia dello scopo e che possedesse la forza necessaria per raggiungerlo: la Provvidenza ha dato all'Italia quest'uomo; riconoscendo i danni della lotta di classe, riuscì a sostituirla con la volonterosa collaborazione di tutti. Mussolini risolse la questione sociale mediante la grandiosa opera legislativa della Carta del Lavoro; mediante le opere assistenziali e le altre istituzioni a favore delle classi lavoratrici. In tal modo egli ha fatto la pace sociale che ora «i garantita dallo Stato corporativo». La National Bociaìiatische Landpost, portavoce delle organizzazioni agricole tedesche, esamma l'opera compiute, dal Fascismo in un ventennio per il miglioramento dell'agricoltura in Italia e l'incremento della produzione agraria. Mediante la battaglia del grano ed altri numerosi provvedimenti di una avveduta politica agi-aria, come la bonifica integrale, rileva il giornale, il Fascismo ha potuto ottenere il risultato di as- sicurare l'alimentazione dell'Italia su basi solide. L'organo di Goering, Essener National Zeitung nel suo editoriale parla delle realizzazioni sociali del Regime Fascista. « Bisogna tener presente, scrive fra l'altro il giornale, quale era la situazione dell'Italia prima dell'avvento del Fascismo. I vari governi di allora non si curavano dei benessere delle classi lavoratrici e molte delle attuali provvidenze sociali erano ignorate; lo Stato liberale, in sostanza, non si preoccupava dell'operaio, mentre gli intellettuali non si occupavano dei problemi sociali. L'operaio, sempre più inasprito, divenne cosi maturo per la dottrina marxistaebraica della lotta di classe. Il governo democratico assisteva passivamente a questi sviluppi e considerava anzi l'operalo un elemento di disordine. L'operaio italiano era invece nazionale al cento per cento. Donava i figli alla Patria e rimaneva fedele a quest'ultima, anche quando lavorava in terra straniera. L'italiano, a differenza degli altri lavoratori stranieri, non si lasciava naturalizzare, era amante del lavoro e del risparmio mediante il quale agognava ad un più o meno prossimo ritorno in patria. Con un lavoratore cosi operoso ed intelligente, parco e soprattutto animato da spirito nazionale, un Condottiero di genio come Mussolini doveva poter fare della storia. Il Duce infatti aveva capito che si doveva sostituire alla lotta di classe la collaborazione di tutti. Partendo da questo principio egli ha risolto con lo Stato corporativo tutti i maggiori problemi so- ciali. La Carta del lavoro, l'opera della maternità ed infanzia, il Dopolavoro ed un monumentale insieme di provvidenze sociali, costituiscono un complesso di realizzazioni che non ha riscontro in nessun altro paese del mondo ». Spettacolosa ascesa Anche il Lokal Anzeiger dedica allo stesso argomento il suo editoriale. « I destini d'Italia, scrive tra l'altro 11 diffuso quotidiano berHnese, è nelle mani di Benito Mussolini. Quest'Uomo dalle mascelle di Cesare, dalla fronte spaziosa, dalle energie gigantesche. La Marcia su Roma è stata la marcia dell} spirito italiano. Il figlio del fabbro di Forlì segui l'impulso del suo genio che è genio italico. Dall'ottobre del 1922 all'avvento al potere, Mussolini si era chiaramente reso conto dello inestinguibile odio britannico. Egli capeva che i liberali, marxisti, plutocratici di tutto il mondo sarebbero stati contro l'Italia. Abituato a non indietreggiai s mai davanti al pericolo, il Duce segui costantemente la norma di prevenirlo. Dichiarò solennemente, nel 1940, che la responsabilità di questa guerra ricadeva esclusivamente sulla Gran Bretagna c non temette di venire smentito nè oggi nè mai. Parole di un Uomo che guardava il destino negli occhi. Mussolini non ha mal dimenticato che il grande nemico d'Italia era la Gran Bretagna. La Marcia su Roma è stato l'inizio di una ascesa spettacolosa e il coronamento non potrà che essere che la vittoria dell'idea in tutto il mondo. La vittoria del Tripartito ». Un pesante carro armato sovietico distrutto presso Stalingrado. (Foto Atlantic).