"BENGASI,,

"BENGASI,, SULLO SCHERM O "BENGASI,, Il grande successo del nuovo film di Augusto Genina I passi^sar^bbèr ììi" breve giunto a ■ una aua indiscutibile eccellenza in quel genere, tra i difficili forse 3 più difficile, nel quale si fondo no storia epohOca e do- Luciano Serra pilota, l'assedio dell'Alcazar, La nave bianca, Alfa Tau, Bengasi... Quali e quanti, fra i molti che amano fare profezie cinematografiche, avrebbero pochi anni or sono predetto che il noI stro cinema, allora ai suol primi : cumento, fantasia e realtà, nel reì spiro e sullo sfondo di tutto un po j p£lo, Abbiamo cjtato quei cinque fum perchè i maggiori; ma altri I ancora si potrebbero ricordare, ! Bengasi, l'ultima grandiosa opera ; di Augusto Genina, accolta alla I Mostra veneziana da un vibrante ! ?uccesf.0 .e insignita della Coppa M&WSE* -C.on 5._suo A^ida.r,° tì" tolo dice che non vuole narrare questa o quella gesta particolare, ma la passione di tutta una città, considerandola come il simbolo ;g^s» -if-i^^^^ |naio al marzo del '41. Per la com- g?25SS.idf1!S m^asse e 5eJ!e rico' J^lont è ^esta una delle mas; sime imprese del nostro cinema, i Zt,?,!!? ln. poì' ^i"tto Mn rlone ! città ricostruito nei pressi !deI, Quadrare; migliaia di uomini | animano molte sequenze, e, fra ''"elli, cinquemila soldati conces s' dalle nostre Forze Armate, con centocinquanta autocarri, cln 1uanta carri armati, dodici aerei : S"88" un centinaio di « parti » fra le maggiori e le minori, con al njeno una decina di primissimo Piano; più di cinquantamila i me. tri di negativo girato. Una docu tentazione accuratissima, dovuta al Bergelesi, oltre alla consulen za militare del col. Masoero, a a n e 5 quella aeronautica del ten. Lapini, e a quella coloniale del Piscopo, del Narducci e di Bungheila Abdurrahman, dicono a quale scrupolo abbiano obbedito le molteplici rievocazioni che formano il tessuto connettivo di un com pleS30 d{ singole-vicende, Ideate dallo stesso Genina con la collaborazione, per la sceneggiatura, di Ugo Betti e di Alessandro De Stefani. Film corale, come già L'assedio dell'Alcazar. Le varie vicende che vi si- intersecano parallele, ne sono i più evidenti accenti; non staremo a seguire il capitano Berti e sua moglie, l'ingegnere Filippo e Giuliana, la povera Fanny e 11 soldatino che accoglie presso di sè, la contadina del Gebel che in un ospedale ritrova suo figlio, cieco in seguito alio scoppio di una granata; già queste vicende furono delineate dopo la prima veneziana, e lo spazio è poco. Ma nel vasto coro un protagonista si iderge, Bengasi; e quel protagonista vive in ogni istante del film con una sua drammatica e commessa evidenza. I giorni dell'occupazione trascorrono di violenza in sopruso; il podestà, lasciato al euo posto dai comando delle trup- pe inglesi, si prodiga perchè tanti dolori possano essere almeno in parte leniti; fra i diversi episodi della guerra combattuta, l'ansia e la speranza di tutta una popolazione predominano, si fanno ardenti; e quando cominceranno a spargersi le prime notizie della | nostra controffensiva, quell'ansia e quella speranza si tradurranno in una certezza assai prossima. Le notizie sì incalzano, gli Inglesi cominciano a evacuare Bengasi, è infine la fuga precipitosa; e fra le macerie e il polverone delle ultime mine devastatrici, la città toma in uno slancio unanime a vivere la sua vita, si protende come in un frenetico abbraccio verso il sopraggiungere dei primi nostri soldati. E' questa, la più vera « vicenda », il più vero « soggetto » del film; sentito da Genina con una potenza drammatica in crescendo, che giunge, e giustamente, a dare la stessa importanza al volto stremato di uno dei suoi'ersi e alle cave occhiaie di una casa martoriata dalle granate. Grandioso, commovente film, tutto pervaso di un ardente patriottismo: un'opera che soltanto un regista quale un Genina poteva ideare e compiutamente rannresentare. Tutti gli attori sono guidati con mano salda. Fosco Giachetti è qui in una delle « parti » che molto gli si attagUana, e altrettanto si dica di Amedeo Nazzari; Maria De Tasnady è assai efficace, e cosi Guido Notari, la Ros. si Bissi, il Giordani, il Tamberlanl; ma, nei confronti dell'interpretazione, le due sorprese sono quelle dovute a Vivi Gioi e a Laura Redi. Se la prima, posta di fronte a una tessitura sovente drammatica, vi ha rivelato come un nuovo volto d'attrice, sobria e commossa, la seconda è fin d'ora più di una promessa, ha disegnato la figura di questa Fanny con tratti acuti e calzanti che non dimenticheremo. m JJ.

Luoghi citati: Bengasi, Gioi