L'ALTRO BUTTI

L'ALTRO BUTTI L'ALTRO BUTTI « El poér Butti », di cui tanto echeggiarono sino a qualche anno fa le cronache milanesi, non era — arrischiamoci a dirlo, adesso cho Madame Brochon non è più là a rivendicarne fieramente, amorosamente la memoria — il Butti che contava di più. Più importante era l'altro: il Butti che non parlava ne faceva parlare di sè; l'altro: lo statuario commemorato in questi giorni sul pianoro di San Martino. Come in silenzio maturava la gloria dello scultore, noi piangevamo soltanto la sorte del poeta: la sua tristezza, la sua fierezza, la sua etisia; forse, chissà?, anche il suo genio. Erano entrambi magri e barbuti, ed entrambi dei galantuomini; e si chiamavano Enrico tutti e due; ma l'uno ora un fantastico, l'altro un costruttore; l'uno rapito in cielo, l'altro piantato, in terra; l'uno andava a caccia di nuvole, l'altro di selvaggina; cioè a dire, 6e ne andava ogni tanto a fà 6n gir col sciópp: ma quei giri col fucile al braccio, di buon mattino, per le sodaglie viggiutesi roride di guazza, erano più un pretesto per affondaro nel suolo i saldi piedi di contadino che per fare stragi di quaglie o di pernici. Ho anzi qualche motivo di credere che quello schioppo fosse scarico. Lui però andava a caccia lo stesso. La forza gli veniva, soprattutto, dal non aver mai perso contatto con la terra originària. Lo rusticità che aveva nel sàngue sapeva conservarsela, sia nella vita che nell'opera, con l'intuitiva saviezza di chi provveda a una necessità. Lo sanno i suoi compagni di tarocchi all'Albergo dell'Angelo; lo sanno i suoi rivali di boccie alla Locanda del Sole, dove arrivava, la domenica, brandendo un pauroso bastone di ciliegio, con una sua camminata biblica da profeta-pastore, dritto nella persona anche a ottant'anni, come il randello che aveva in pugno. Fu a questa età, del resto, ch'egli cominciò a dipingere: e aveva ancora, ha detto il suo celebratore di San Martino, degli occhi di ragazzo, mentre per la prima volta provava gli impasti sulla tavolozza e le distanze sulle tele; degli i occhi elettrici »: e che forse ancora balenerebbero, a soli cinque anni dal centenario, se morte non l'avesse colto di sorpresa. Così ci ha detto nella sua commemorazione, tanto affettuosa che elo- lbgdesacztliqecmtlVbCsPMdplsdqlsarssdasèrdtdPllimcdcanpprsaquente, e con altre parole ch'io I'davvero non saprei ripetere, l'avvocato Carlo Accetti: lo « zatteraio » amico d'artisti, che qualche anno fa, volendo dar lavoro a certi pittori di pregio, li spedì in carovana, su barche e barconi, a scoprire i' paesaggi del Ticino; il meneghino sollecito, vigilante, facondo ed entusiastico, che fu vicino al Butti per trenta anni, con un figliale senso di amore. V'erano quel giorno, intorno .all'oratore, tutte le autorità di precetto: Federale, Podestà, Presidente della Braidense, critici insigni, discepoli di grido. Quali? E quanti? Sia perdonato al cronista di non aver fatto troppa attenzione nè ai nomi nè ai discorsi. Pensavo, irresistibilmente, alla potenza solitaria di quell'opera, alla modestia solitaria di quella vita; e non sapevo vedere, al di là della maestosa gipsoteca accogliente i capolavori del Maestro, che l'umile casa parata da zinnie e da verbene; non riuscivo a ricordarmi che della piccola lastra tagliata in pietra di Saltrio che lo rammenta, con sì scarne parole ; in faccia al tugurio natale. Anche morto, quel selvatico, non sapevo immaginarmelo con tanta gente attorno: e tutti in marsina, senza neanche una giacca di fustagno... Non era, infatti, quello che si dice, un uomo socievole: e in ciò ancora differiva dal Butti poeta; dall'idealista vagamente malato e incertamente ribelle che, appartato nello spirito, era però uomo accoglientissimo e di rara eleganza. Tutt'al contrario, il viggiutese, isolandosi dalle persone, manteneva spiritualmente la più salda fede alle tradizioni della statuaria lombarda, già onorata prima di lui dai Vela, dai Grandi, dai Tabacchi, dai Bazzaro, dai Pellini, conterranei suoi quasi tutti, e dopo di lui dallo stuolo altrettanto valido e numeroso dei discepoli e dei continuatori: i Secchi, i Bialetti, i Del Castagne, i Dressler, i Brianzi, i Frisia, i Vedani, i Castiglione Venti" anni aveva insegnato a Brera; ed era la stessa scuola illustrata dai nomi di Pacetti, di Cacciatori, da Pompeo Marchesi, da Francesco Barzaghi: ma nessuna Accademia gli aveva fatto dimenticare la sua valle. Più che un amore, o una fedeltà, era una immedesimazione. Oltre che nel rozzo parlare, nella camminata robusta, e in quel fare alle boccie coi villani, la si scopriva in ogni colpo di pollice impresso alle sue crete. Ripensate il Guerriero di Legnano. Benché fissato in un gesto immortale, che un fausto destino ebbe a ispirargli quasi contemporaneamente alla cantica carducciana; benché sì arditamente vivo, cho se avesse una voce potrebbe essere soltanto <t come tuon di Maggio », è però ancora un contadino. Bello, ma rude; fiero, ma semplice. E sotto a lui, che leva la spada nel sole, vanno i bovi del Carroccio: che sono poi gli stessi, forse insuperati al mondo nell'energia e nella novità espressiva, dell'altrettanto famosa Aratura; quei giovenchi che affondano la zolla e la rompono con l'umile pervicacia d'una forza di natura. Oppure riguardate, nei giardini di Milano, quel'altra sua statua stupenda ch'è l Sirtori, arso nel magro viso quasi da un meriggio di campo, e a braccia conserte, come un coltivatore che abbia mietuto nemici anziché spighe. L'impronta della terra, ripeto, è in tutta l'opera sua: dalla Tregua, alla Vendetta, dal Tempo della Tomba Borghi alla giovanile Ave Crux; da quel Minatore riposante che gli valse un Grand Prix parigino al Crocifitto e al Milite di Varese di cui Dusseldorf serba una copia ; anzi direi persino al giovanile torso dell'Alcibiade, non modellato certo su un ellenico modello d'Accademia, ma su un petto di onesta quadratura brianzola. Certo, dalla bruta apparenza sostanziale, sapeva il Butti innalzarsi sino all'epica e al mito. L'ordino serrato, la maschia concisione, la potenza convinta e tranquilla dell'arte sua lo mostrano e dimostrano, oggi più che mai. Costruttore di tanta levatura, unendo alla vigoria dell'istinto l'altezza del sentire, riuscì egli ad o arare nel tempo » — come ebbe a dire l'Accetti, valendosi, a sua volta opportunamente di un'immagine agresto — con una sua particolare facoltà, che non è certo di zotico soltanto, d'arrivare a comprendere i simboli della pace e del lavoro anche attraverso le più straziate figure della sofferenza e della guerra. Perchè la mente vedeva oltre l'occhio, l'occhio oltre lo scalpello. In quei suoi giri di caccia inoffensiva, nella mezza luce del mattino, egli andava certo a caccia d'idee. E ne trovava sempre di così fresche, di così nuove, che pareva rassegnarsi ogni Volta a tornarsene col carniere vuoto. Ora a chi volesse, nell'imminenza del centenario, meglio capire Enrico Butti, e insieme quei predecessori e continuatori che ho ricordato, quasi tutti della stessa terra sua, potrebbe rischiarsi a ritrovare, nel sereno di un'ottobrata, quell'Albergo dell'Angelo o quella Locanda del Sole. Viggiù è la patria di Biagio, protagonista d'una celebre comme- prssdcVracddmRimnffdcTrccdia storica e vernacola che Carlo Porta compose in collaborazione con Tommaso Grossi, e che — altro mistero di nostre scene — da cinquant'anni non si rappresenta più: villano ruvido e cocciuto, però tagliato, anima e corpo, nella pietra; vero personaggio d'un paese di scultori, dove mazzuole e scalpelli trovano sempre la loro animazione naturale. Bisogna averle vedute, le cave di quei luoghi. Si penetra in certi penetrali della montagna come in caverne di ciclopi o di gnomi metallurgici; e non fossero i colpi dei picconi, gli stridori delle perforatrici fra pilastri di venti metri d'altezza, si penserebbe di trovarsi con Biancofiore e coi suoi nani, oppure in un girone dantesco, ricreato ai bagliori sconcertanti di tante piccole lampade d'acetilene. Vi fu anticamente un ordine di Cluniocensi, non so se a Tessera o a Monte Oro : e partì che persino i monaci, già allora, vi facessero scolture. Perchè laggiù il sasso vive, parla, chiama: e bisogna obbedirgli. Di laggiù, a frotte, ei sparsero per il mondo gli ornatisti medievali, i Magittri della Rinascenza, i lapicidi del Seicento chiamati sino a Dresda e sino in Russia. Una Confraternita del SS. Sacramento rinnovava le imprese dei fratelli di clausura. Un settecentesco Carlo Maria Giudici era.protostatuario del Duomo. Quindi vennero i Vela ed i Marchesi. E una folla di minori, fra cui quel Rizzardo Galli che io stesso conobbi, io fanciullo, lui novantenne, però anserà gelosissimo di certa sua fama galante, piegarsi sulle reni ormai impietrite e quasi rompersi in due per raccogliere il guanto ad una dama. Era, costui, uno degli assidui d'un caffè di via Solferino, oggi scomparso, che il pittore Giacomo Campi aveva riempito di bambocciate nel gusto del tempo : grassi puttini giocanti fra nubi di panna montata, a cui si alzavano i fumi lenti dei giocatori di domino o di dama; e altro frequentatore immancabile era il Campi stesso, che ogni tanto ci mostrava qualcuna delle sue a ombre •, proiettando contro l'unica parete non depinta l'oca che starnazza o il prete alla predica, grazie a un giuoco ingegnoso e tutto suo di nocche incrocicchiate ; un altro, finalmente, il Butti, che aveva lì presso lo studio: quello tgabilsc di Via Montebello che aveva tentato di lasciare per uua sede più degna, non appena ebbero a giungergli le commissioni dei rajah e degli zar, ma di cui aveva finito per prendere a calci i mobiletti pomposi, straccia udo yia gli arazzi dai muri, e ridando loro una brava sbiancata di calce I Spiegava agli amici, allo ra, che da giovine aveva squa drato le lastre pei marmorini; che dopo d'allora aveva sempre lavorato «come un cane», anzi «molto di più» — poiché il la vorare dei cani non e poi tanto — e che, indurita ormai la pelle da e e e Stzigzlimsppltigstdlg cinquant'anni di fatica, certe teiccherie non facevano per lui. Sbirciava, così dicendo, il Galli, intento a profondersi in un baciamano, intanto che il Campi proiettava sul muro un asinelio ragliante, e spiegava come nelle stanze del nuovo studio, al posto dei mobili di lusso, avesse dato il volo a una frotta di lucherini, fatti venire apposta da Viggiù, che in tal modo gli paravano la casa come un vivente affresco di Paolo Uccello ! Raccontava, ancora, come il giorno dell'inaugurazione del Guerriero di Legnano, presenti all'avvenimento storico, fra gli altri, i Reali, egli se ne fosse rimasto in paese a giocare a boccie ; e come però Re Umberto, così buono, glie l'avesse perdonata. Così fatto era l'uomo. Fra i discorsi, fra le marsine non poteva vedersi: anche se quelle parole e cerimonie fossero tutte per lui. Tanto, egli sapeva che avrebbero avuto tempo di pensarci anche dopo : fra cinquant'anni, fra cento ; e forse anche più in là. Marco Ramperti Continuano lungo le coste atlantiche I lavori di fortificazione. (Foto Wenig - Trans.). Un cannone antiaereo germanico impiegati) contro fortificazioni terrestri. (Foto Atlantic).

Luoghi citati: Dresda, Legnano, Milano, Russia, Saltrio, Varese, Viggiù