L'Argentina e il Cile contro la prepotenza yankee di Riccardo Forte

L'Argentina e il Cile contro la prepotenza yankee L'Argentina e il Cile contro la prepotenza yankee La fierezza dei due popoli dell'America Latina per il fermo atteggiamento dei rispettivi governi Madrid, 13 ottobre. « Il rinvio del viaggio del presidente Rios a Washington è la sola risposta possibile alle dichia razioni offensive per la dignità cilena che sonò state fatte da Sumner Welles »: questa è la frase che pronuncia unanime tutta la stampa del Cile dopo linclden te sorto per il noto discorso del sottosegretario americano. L'impressione che prevale a Santiago è che la nota del ministro degli esteri cileno Barros Jarpa circa le dichiarazioni del sottosegretario di Stato nordamericano « è, come scrive il corrispondente nel Cile dell'Agenzia Cifra, il fatto più importante avvenuto nel Sud America dopo la conferenza di Rio de Janeiro ». « Passando sopra a qualsiasi ideologia personale, continua il corrispondente, tutti gli abitanti del Cile hanno accolto con vera soddisfazione la protesta del ministro per l'energia virile che la Informa». La stampa seria del Cile mette in rilievo la « sconvenienza delle dichiarazioni di Sumner Welles » ed esprime la speranza che il paese riceva spiegazioni. I cileni hanno un tradizionale legittimo orgoglio della loro sovranità. Il semplice sospetto di un tentativo di coercizione provoca da parte loro una vivace rivolta. Una prova di ciò può riscontrarsi.nel fatto che non appena venne annunziato al pubblicc il viaggio del presidente Rios agii Stati Uniti, il Governo ebbe speciale cura di far rilevare nelle sue dichiarazioni che il Cile avrebbe trattato col Nord America da Potenza a Potenza su un terreno di assoluta uguaglianza. La diplomazia nordamericana non ha n saputo comprendere questo importante fatto psicologico e ciò spiega gli sbagli in cui sono incorsi gli interpreti ufficiali e ufficiosi della politica di Washington, sbagli che sono culminati nelle dichiarazioni di Sumner Welles. La recente visita del « coordinatore degli affari americani » Nelson Rockefeller aveva già causato attriti analoghi a quelli suscitati dalle parole di Sumner Welles. Quando in una riunione della corporazione per l'aumento della produzione il rappresentante nordamericano ebbe affermato che l'affondamento di numerose navi nordamericane era causato dallo spionaggio, un consigliere insorse gridando: «A Pearl Harbour non c'era nessun cileno! ». Un terzo incidente analogo fu provocato da parole altrettanto inopportune del sindaco di Nuova York Fiorello La Guardia. Gli è che veramente il patriottismo è assai vivo nel Cile; non si tollera che si possano muovere accuse che feriscono il paese nella sua dignità e causa dolore ed ira l'ingerenza di Washington nella vita nazionale. Un'altra corrispondenza da San tiago annunzia che lo sdegno dei cileni è stato maggiormente acceso dal vivacissimo , articolo pub blicato nei giornali da Arturo A lessandri. Il vecchio uomo politico liberale che fu due volte presidente della Repubblica è forse la figura più popolare del paese dove è soprannominato familiarmente « il leone di Terapaca » dove, appartato come è dalla vita politica, esercita ancora enorme influenza. Basti dire che nell'inchiesta che sta svolgendo fra suoi lettori la rivista cilena Zig Zag affinchè designino cinque uomini più meritevoli nella politica del Paese, Alessandri trionfa con schiacciante maggioranza di voti su figure storiche come 'O Higglns. II suo articolo, vibrante di sdegno patriottico, è stato commentatissimo per la durezza con cui ribatte tutte le accuse lanciate da Welles. E' facile comprendere l'eco che hanno avuto nell'opinione pubblica le dolenti parole del venerabile uomo politico. L'Argentina dal canto suo non è rimasta silenziosa. E' nota la protesta ufficiale che ha presentato al governo americano il suo ambasciatore a Washington signor Espil. La stampa di Buenos Aires scrive che l'Argentina a spetta un chiarimento. E' un fatto pieno di significato che le tradizionali manifestazioni spagnole ed argentine per l'anniversario della scoperta dell'America abbiano coinciso quest'anno con l'impressionante levata di scu di dei due maggiori paesi sudamericani contro la prepotenza yankee. Ieri, 12 ottobre, fu rono esattamente 450 anni dal giorno in cui Cristoforo Colombo approdò alle due del mattino nell'isola di San Salvador e scese a terra recando una croce e una bandiera dei re cattolici nella mano. In questa ricorrenza il ministro degli esteri argentino Ruiz Guinazu e il ministro degli esteri spagnolo conte Jordana hanno scambiato per radio discorsi im prontati non già al consueto retoricismo ispano-americano ma a propositi e criteri di effettiva solidarietà anche materiale fra le due nazioni. « L'ora dell'ispanismo verbale 6 passata, ha detto il ministro argentino. Il nostro ispano-americanismo sarà costruttivo e si fon derà su ragioni spirituali ed eco nomiche ». Il conte Jordana ha fatto eco con fervore a queste dichiarazio ni nelle quali sono stati ricordati importanti trattati di recente firmati per Io scambio del prodotti e per la fornitura di grano alla Spagna. Riccardo Forte