Gli americani si rifiutano di combattere per gli inglesi

Gli americani si rifiutano di combattere per gli inglesi MENTRE SI PARLA DI COMANDO UNICO Gli americani si rifiutano di combattere per gli inglesi La lettera aperta di una rivista statunitense ai britannici: "Voi yì ostinate a pretendere di salvare a spese nostre e degli altri alleati il vostro impero,, Berlino, IO ottobre. Il dissidio provocato dallo scottante problema del secondo fronte, pomo delle discordie fra Mosca Londra e Washington, scrive lo ZwólJ Uhr Blatt a proposito di un articolo pubblicato da una rivista nord-americana, si fa sempre più profondo, e non passa quasi giorno che una o più prove non si aggiungano a quelle già esistenti a conferma di ciò. Ora è la volta della nota rivista « Fortune », che pubblica nientemeno che una « Lettera aperta al popolo britannico », al quale rivolge una serie di domande molto imba- Vii. '/ 7 'i. 111 ì Che gli Stati Uniti speculassero sull'eredità del decrepito impero inglese — osserva il giornale tedesco — era cosa arcinota, ma che a questa speculazione si arrivasse a dare, addirittura, una forma di pubblicità così sfacciata era difficile immaginarlo. La lettera aperta della rivista « Fortune», diffusa In larghi riassunti dalla United Press, esprime pressapoco, questi concetti: « Noi americani non siamo forse tutti d'accordo sul come e sul perchè di questa guerra, che ci è stata imposta dai nostri dirigenti, però su di un fatto siamo tutti e perfettamente d'accordo, e cioè che noi non combattiamo certo per mantenere in piedi, o amici inglesi, il vostro barcollante impero. Queste parole, cosi crudamente sincere, vi sembreranno un po' dure, ma questa sincerità è necessaria per evitarvi, ancora in tempo, pericolose illusioni. Se il vostro piano strategico tende solo ed unicamente alla conservazione del vostro impero, è fatale che, §rima o poi, i vostri dirigenti va ano a cozzare contro difficoltà insormontabili. In una guerra, in cui si vuol tenere in piedi un così vasto impero coloniale, l'apertura di un secondo fronte non e forse, per voi, tanto importante, ma per noi, Stati Uniti, Brasile, Cina, Russia, ecc., il « secondo fronte » non è solo importantissimo, ma anche urgentissimo. Smettetela britannici, (è sempre la rivista «Fortune» che parla), di dare troppo peso al valore del vostro impero, e tenete presente che se voi vi ostinate a volerlo salvare, a spese nostre e delle nazioni alleate, correrete il rischio di perdere la guerra». Più chiari di cosi, commenta lo Zwblj Uhr Blatt, non si poteva essere, e qui non c'è barba di cavillo che si presti ad una interpretazione diversa dalla vera. Gli Stati Uniti hanno dunque scatenato la guerra per prendersi il meglio del patrimonio britannico quando esso, conclude il giornale berlinese, sarà messo all'asta. A questo riguardo è notevole un commento della « Corrispondenza Politico Diplomatica » al discorso pronunciato da Sumner Welles davanti all'assemblea dell'organizzazione nord-americana per il commercio estero. « Le dichiarazioni del braccio destro di Roosevelt — precisa la nota ufficiosa — gettano una luce abbagliante sui retroscena dell'imperialismo nord-americano finora tenuti in penombra. Le dichiarazioni di Washington hanno riconfermato nella maniera più esplicita le rivendicazioni di carattere totalitario che Washington si attribuisce, specie noi confronti dell' America Latina. L'oratore, dalla tribuna rooseveltiana ha, infatti, espresso particolari elogi all'indirizzo di quei vassalli che hanno prontamente ubbidito alle richieste di Roosevelt gettandosi a capofitto in questa guerra. Meno scintillante anzi addirittura misurato e freddo è stato, invece, l'elogio rivolto alle repubbliche consorelle che hanno soltanto troncato le relazioni diplomatiche con le Potenze dell'Asse. Addirittura aspro e sferzante è stato poi l'accenno diretto alle due repubbliche sud-americane che hanno saputo trovare la forza di opporsi alla tirannica volontà di Washington, mantenendosi estranee al conflitto mondiale. Sumner Welles nella sua ripugnante ipocrisia — commenta la nota ufficiosa — è perfino arriva to a dire che questi due Stati, mantenendo le relazioni diplomatiche con le Potenze del Tripartì to, hanno tradito la causa comune, e che la loro figura morale è paragonabile a chi vibri un colpo di pugnale nella schiena di un amico». La « Corrispondenza Politico Diplomatica » conclude domandan dosi quali reazioni susciterebbe nell'opinione pubblica degli Stati Uniti una analoga inaudita concessione tirannica esercitata dalle Potenze dell'Asse, putacaso, contro gli Stati neutrali esistenti in Europa. sghmdas

Persone citate: Blatt, Roosevelt, Sumner, Sumner Welles, Welles