Cile e Argentina respingono le accuse di Sumner Welles

Cile e Argentina respingono le accuse di Sumner Welles Cile e Argentina respingono le accuse di Sumner Welles Roma, 10 ottobre. H discorso pronunciato a Boston dal sottosegretario al Dipartimento di Stato, Sumner Welles ha suscitato vivaci e giuste proteste da parte del Cile e dell'Argentina. Sumner Welles, con l'evidente scopo di trovare, di fronte al-1 l'opinione pubblica d,elle attenuanti e delle giustificazioni per le gravi perdite subite dalla marina nordamericana, e di esercitare delle nuove pressioni su questi due liberi Stati dell'America Latina che rifiutano dì piegarsi alle imposizioni del governo di Washington, si è espresso nei loro riguardi con parole di una estrema gravità. Egli ha detto che il rifiuto del Cile e dell'Argentina di rompere le relazioni con l'Asse fa sì che le altre repubbliche americane possano essere « pugnalate alla schiena » dagli agenti nemici operanti liberamente entro le loro frontiere. Reazione immediata La reazione a questa balorda e brutale accusa, a questa sfacciata ingerenza nella politica dei due paesi, fieri custodi della loro libertà e della loro indipendenza, è stata risoluta ed immediata. Il governo del Cile ha inviato telegraficamente a Washington una dichiarazione nella quale, dopo avere detto che il discorso di Welles offende la dignità del paese, ri volge una vibrata protesta al Presidente della confederazione nordamericana. « Alla vigilia ■ della partenza del presidente Rios per gli Stati Uniti, in seguito all'invi to rivoltogli da Roosevelt ■— si ri leva inoltre — Sumner Welles, in un discorso che eccede tutti gli usi diplomatici, pretende di mette re il nostro paese in una cattiva luce di fronte a tutte le altre nazioni del continente americano. Benché Welles voglia pubblicamente addossare al Cile la responsabilità dei siluramenti di navi alleate e di perdite di vite umane, e tenti di fare apparire che il nostro atteggiamento è contrario ai nostri impegni continentali, il governo cileno, uditi i rapporti dell'ammiraglio Julio Allard, comandante in capo della marina, e del suo Stato maggiore, afferma che la versione, secondo la quale informazioni inviate dal Cile sono state causa dell'affondamento di navi mercantili nordamericane in acque che si trovano a distanza di migliaia di miglia dalle nostre coste, non può essere accettata dopo un accurato esame alla luce della ragionevolezza e delle caratteristiche della guerra moderna ». La protesta argentina Non meno chiaro ed esplicito è il comunicato pubblicato in proposito dalla Cancelleria Argenti na. In esso, il governo della re pubblica dichiara che le accuse contro l'Argentina, contenute nel discorso di Welles, non segnalano alcun caso concreto e sono contrarie all'atteggiamento amichevole della repubblica verso tutti i paesi americani. «; Istruzioni sono state date, termina il comunicato, all'ambascia^ tore argentino a Washington affinchè attragga l'attenzione del governo degli S. U. sulla inopportunità delle dichiarazioni del sottosegretario al Dipartimento di Stato nordamericano, proprio nel momento in cui il rappresentante diplomatico dell'Argentina ha fatto ritorno a Washington per riprendere le sue funzioni in uno spirito di più larga cordialità ». Gli Stt-ti Uniti insistono, con la improntitudine che li distingue, nei loro sistemi di coercizione per asservire ed aggiogare, volenti o nolenti, al loro carro i paesi dell'America latina. Il discorso di Welles, con le sue stolte accuse, rileva apertamente gli scopi del governo di Washington, il quale deve registrare, però, un altro insuccesso anche in questo campo Infatti, esso non soltanto ha pro¬ vocato le proteste del governo del Cile e dell'Argentina, ma suscitato la più viva e generale indignazione delle popolazioni dei paesi. Tanto i giornali cileni quanto quelli argentini schierandosi completamente solidali con i rispettivi governi, hanno fiere parole contro l'atteggiamento degli Stati Uniti. L'ambasciatore del Cile a Washington ha consegnato a Roosevelt la protesta formulata dal suo governo per l'inopportuno discorso di Sumner Welles. {Stefani)