Impressionismo di Marziano Bernardi

Impressionismo Impressionismo L'aria è piena di fremiti; « Immersi nei pàlpiti di lue» gli alberi © le erbe, gli oggetti e le creature non sono più le antiche precise forme colorate, ma puri colori nei quali il pittore cerca e crea, attraverso i toni, le forme. "Vinte da questa luce che d'attimo in attimo cangia vanisce rinasce diversa tingendo il mondo d'una nuova alba, persino le ombre, segreto del patetico, linguaggio del dramma e del mistero, si sono fatte colore — sempre mutevole col mutar dell'ora, della stagione, del luogo. Tu, pittore — aveva detto Leonardo — o per essere universale e piacere a' diversi giudizi, farai in un medesimo componimento che vi siano cose di grande oscurità© di gran dolcezza d'ombre ». Ma il pittore non ambisce più di riuscire universale, e tanto* meno di piacere ai diversi giudizi. Monet scrive dall'Havre : a Ce que je fer>ù ici aura au moins le mérite de ne ressembler à per6onne, parce que ce sera simplement l'impression de ce q"e j'aurai Tessenti, moi tout eeitlt. Mentre la parola (-impressione» comincia a farsi strada, la natura diventa un privato dominio. Ad una ad una le conoscenze intellettuali che dall'Umanesimo in poi han governato la pittura cedono all'impeto ribelle dei nuovi Primitivi. Conviene rinunziare a sapienze ed esperienze ; è indispensabile ricominciar daccapo. «Plus je vais, et plus je regrette le peu que je 6ais. C'est cela qui me gène le plus». Umilmente, allora, appassionatamente, con una fede e un'applicazione enorme, l'uomo guarda, indaga, si studia di dar leggi e mezzi alla rappresontazione del relativo, cioè del rapporto che, in un determinato momento, corre fra la sua sensibilità e la natura. Non è cosa facile, questo strappare al fugace quanto in esso può esister di durevole, cioè di artistico e non di sperimentale. «Il fa ut beaucoup travailler pour arriver à rendre ce que je cherche — l'instantanéité —, surtout l'enveloppe, la mème lumière répandus partout...». Son ricerche tenaci ma ancora disperse; ciascuno, in condizioni drammatiche, lavora isolatamente, con il generoso conforto e lo scarso aiuto che il mercante Durand-Euel può fornire. Alfine il gruppo s'organizza, il 15 aprile 1874 sul Boulevard des Capucines nohez Nadar» s'apre la famosa prima esposizione della «Società anonima degli artisti pittori, scultori, incisori, ecc. ». Al numero 98 del catalogo figura uno studio di Monet : Impression, Soleil levant. iL'Impressio. sismo matura da anni, rivolta dell'irrazionale contro il Positivismo dell'epoca ; ma ora ha il suo battesimo. Enunciato il programma non resta che seguirlo battagliando ccn l'incomprensione, l'irrisione, la miseria, lo scoraggiamento. Il periodo eroico dei veri Impressionisti, di Monet, di Pisgarro, di Renoir, di Sisley, dei grandi capi d'una rivoluzione dalla quale deriva tutta l'estetica moderna, è di breve durata. Nel 1885 già Renoir insiste sui contorni, sente la nostalgia del Settecento, riprende «l'ancienne peinture douce et légère ». Monet e Sisley esasperano il colore, sono quasi dei Fauves avanti lettera. Pissarro si lascia affascinare da Seurat nell'illusione di sostituire «le mélange optique au mélange des pigments». E* il Neo-Impressionismo, il Divisionismo, il Puntinismo. E' la rivincita dello spirito scientifico sulla realtà fantastica che ha preteso svincolarsi dalle realtà fisiche. L'autentico gusto impressionista, «equilibrio perfetto fra l'impressione naturale e l'immaginazione cromatica », non è durato che un paio di lustri in una delle epoche più gloriose della civiltà artistica. E tuttavia, dopo circa sessant'anni di esperienze tumultuose, di innovazioni geniali, di fallimenti clamorosi, oggi conviene riconoscere esatta l'affermazione,di uno scrittore italiano: «L'Impressionismo ha trasformato la visione del mondo ». L'ha trasformata riportandoci alla concezione forse più vera del Creato, base delle religioni che contrappongono l'eterno al transitorio: — riportandoci all'Effimero. Con alcune centinaia di dipinti dileggiati dal pubblico per quasi un ventennio e mal capiti dalla maggior parte della critica, l'Impressionismo ha distrutto l'immensa secolare fatica sostenuta dagli uomini per co struirsi una realtà astratta ma certa, una Forma dogmatica superiore al dubbio — una forms vivente di sua propria vita, convenzionale ma immutabile, misura dell'universale perchè sottratta alle sensazioni dei singoli. Si confronti un nudo di Tiziano e un nudo di Cézanne (dell'uomo che voleva « faire du Poussin sur nature »l), una natura morta di Caravaggio e una natura morta (per portar la questione al presente) di Morandi, e tutto sarà detto. Quando si sostiene che l'Impressionismo è una condizione latente in tutte le epoche artistiche (esistono al museo del Cairo piccole straordinarie sculture egiziane che fanno esclamare: Dogasi) , e che le sue lontane origini stanno nella pittura di Venezia dopo Giorgione, e che in GRgiGcogncedamfiqpl'lennreintisiutacsiPmncsè7ssvpvasztlnmcisotcbcindnldsgnnSdpsmnpcflllrpemtlnddgp Guardi c'è già del Monet e del Renoir, e che la luce del Tiepolo giunse attraverso la Spagna di Goya fino a Parigi, e che il tocco del Greco e il segno del Magnasco sono anticipazioni sconcertanti su pretese «invenzioni» di secoli dopo, quasi sempre ci si arresta alla superficie delle immagini, si scambia una sostanza filologica coi timbri sparsi di qualche linguaggio. Si tratta se mai di modi impressionistici, non certo di quell'estetica impressionista che Jules Laforgue tentava delineare nell'83, negando che l'impressione fosse «l'equivalente della realtà fuggevole», e definendola invece «il resoconto di una particolare sensibilità ottica »'." Qualsiasi pittura è in relazione con una sensibilità ottica. Ma il poeta francese vedeva esatto giudicando la sensibilità degl'Impressionisti un gusto perentorio e in¬ confondibile per eia realtà nell'atmosfera viva delle forme, scomposta, rifratta, riflessa dagli esseri © dalle cose, in incessanti variazioni». E questo incessante variar dell'atmosfera, che induceva Monet a dividere in serie la sua produzione — Pioppi, Biche, Cattedrali, Ninfee — secondo che, orologio alla, mano, la luce gli forniva sensazioni pittoriche diverse, questa partecipazione degli esseri e delle cose ad un mutar continuo di ambiente, co6'è mai se non appunto una «realtà fuggevole»? Ne avvertiva il pericolo il solitario di Aix, che pure aveva esposto la sua Maison du pendii nella mostra dei ribelli «chez Nadar». L'uomo dalla meditazione inesauribile e dalla mano esitante, il teorico formidabile che — per dirla con Waldemar George — non sapeva parlare il linguaggio fluido e musicale della natura, questo Cézanne che fu il vero Primitivo di un'arto nuova e «l'irresponsabile autore di una visione che recava i gerirà molteplici delle futuro catastrofi», si torturava per sottrarre rimpreasrfoniamo alla sua labilità. «Je voudraic faire de l'Impressionisme quelque chose de durable come l'art des musées». Ma inutilmente tentava di superare l'antinomia fra la concezione classica dell'uomo che signoreggia la natura e la concezione impressionistica dell'uomo che si annulla nella natura. Inutilmente 6Ì sforzava di collocarsi nella situazione spirituale di un Tiziano o di un Michelangelo, di un Caravaggio o di un Rembrandt. Per essi, e da essi fino a Corot, la realtà era rimasta un assoluto: fuori dall'uomo, e dominata dall'uomo. L' avevano trattata come oggetto di conquista, e per meglio conquistarla ne avevano fatto un. blocco unico. Gli altri, i nuovi Luciferi, l'avevano frantumata, nell'illusione di impadronirsene appieno, in mille schegge: ed ogni gchpggia non rispecchiava più la realtà, ma una realtà, così come ciascuno la vedeva. La grande frattura era avvenuta, irrimediabilmente: ed attraverso uua serie di capolavori. Da allora l'uomo non si sarebbe più rioonoecrato nell'universale, -aria soltanto in un suo particolare. Forse nell'ostilità tenaoe delle masse (e, nelle masse, di molti intelligenti) alla rivoluzione impressionistica aleggiava un timore oscuro di questo insanabile divorzio che l'arte faceva da una raffigurazione del mondo ohe gli antichi avevano pensato durevole e certa. Per più di mezzo secolo tutti i punti di vista individuali, dal Cubismo al Surrealismo, sarebbero stati quindi salutati legittimi. Tutte le esasperazioni, tutte le avventure sarebbero state accolte come segni del genio. Imperando unicamente la sensibilità personale — l'impressione dei singoli — l'arte avrebbe stupendamente riflesso la temperatura di un mondo in convulsioni. Di queste s'è oggi raggiunto l'acme. Potrà avvenire che, placata la bufera, il pensiero- artistico si trovi ad una nuova svolta ; e che sappia raccogliere l'anelito alla certezza, alla sicurezza, alla sta bilità, che sale dal profondo de gli uomini? Marziano Bernardi Rifornimenti In marcia verso la prima linea nelle polverose strade della steppa. (Foto Transocean)

Luoghi citati: Caravaggio, Parigi, Spagna, Venezia