Valsolda senza Fogazzaro

Valsolda senza Fogazzaro più tipico, più poetico, più si lente e che per delicata poesia di solitudine può paragonarsi eoi tanto alle rive del Dói, là di fac eia, a quelle belle sponde freschissime e romito dove si recava sovente Franco col barchino, a inspirarsi: ad attingere dai costoni a picco del Bisnaga, dai loro castagneti, dalla loro quiete profonda, nuova forza per vivere ed amare. Il tempo passa anche per la Valsolda, dunque. Chi lo direbbe ? A uno che capita qui con la mente ebbra di fantasmi fogazzariani subito verrebbe voglia di dire che questo è un paese da tenersi gelosamente sotto chiave, tal quale come l'ha intuito e descritto il Poeta, e ch'è un vero delitto permettergli di aggiornarsi. Lo stesso come, putacaso, potrebbe dire un manzoniano del Lecchese o un dannunziano dell'Abruzzo, e così via. Pui troppo, invece, il tempo cammina anche su questi paesaggi dell'intelligenza e della -poesia, e la corriera che giornalmente rovescia nel cuore di queste valli una gente nuova e curiosa, a poco a poco allontana sempre più dal presente il senso la grazia e il sapore di quella che fu a loro vita spirituale di mezzo secolo fa. Ciò che lo scrittore ha scritto su di esse rimane sempre consegnato a belle e imperiture pagine, ma è anche innegabile che il suo canto va a poco a poco riecheggiando sempre più.in minore e il suo mondo, come nella vetrina di uno squisito museo, velandosi di un lieve strato di lontananza e d'oblio. Ho pensato talora ch'è questa una delle maledizioni dell'arto : questa incapacità, quest'impotenza anche del più fervido cervello creatore a fermare il tempo su le cose che gli furono care e ch'egli ha fatto rivivere per noi con tutto l'incanto e l'anima del suo ingegno. Carlo Linati Valsolda senza Fogazzaro 'Adesso ohe la varia turba dei cinematografai di Piccolo Mondo Antico e di Malombra ee n'è andata lasciando alla loro pace contact a i paesetti e le memorie della Valsolda, mi piace, aggirandomi per la valle, osservare come, pur rimanendo lo stesso, il patetico scenario fogazzariano, al pari d'ogni cosa al mondo, si vada lentamente trasformando. Sempre quelli son le quinte e i fondali, Oria, San Mamete, i miti paeselli dentro la valle ; è sempre tal quale l'aria vecchiotta che riveste i loro tipi e la loro vita; sempre maestoso è -il Bolgia lassù tra i nuvoli e sempre tragica come una fauce spalancata a fior d'acqua, la darsena che ha inghiottito l'Ombretta sotto villa Fogazzaro. E tuttavia qualcosa un po' dappertutto s'è mutato, e si va rinnovando. Si sente che la forza del tempo va esercitando anche su questa gran pace di cose il suo artiglio inesorabile. Non grandi mutamenti, invero, ma bastanti, insomma, ad allontanare malinoonicamente di giorno in giorno tutte quelle care creazioni verso l'ombra di un passato senza ritorno. Una città, si sa, muta furiosamente, da un giorno all'altro non è più quella: ma questi paesi di lago ci mettono un secolo a cambiar di vestito, a togliersi la muffa di dosso. Io, magari, me ne fo un piacere sottile d'osservatore vagabondo, mi garba cogliere ad una ad una, a volo, queste lievi transizioni di colore, questi quasi insensibili passaggi di tono... Intanto mentre al tempo del Poeta i paeselli d'Albogasio e di Oria erano congiunti unicamente da una stradicciola a dove non si sarebbe potuto voltare un asino» e che correva pittoresca a lago tra orti e vigneti, oggi c'è la grande asfaltata italo-svizzera che sale dietro di loro, disimpegnando tutto il traffico, sottraendo a quel caro paesello di Oria gran parte della sua rustica intimità ; esso che fu veramente il centro più vivo e poetico dell'inspirazione fogazzariana. E con l'asfaltata quante altre cose son venute dietro I Anzitutto il casermone di confine che al tempo di Franco Maironi era un'umile ricevitoria, e, se ben ricordate, quella casetta dov'era sbarcato venendo da Lugano l'ac cordature di cembalo Viscontini a cui le guardie austriache avevan .sottratto, insultandolo, il ro tolo di musica manoscritta ohe teneva in mano a pigliando le crome e le biscrome per corrispondenze politiche segrete ». Là poi, in quella solitudine di sponda, è sorta in questi ultimi anni tutta una fila di villette e di pension cine del più bel Btile novecento, che certo al Fogazzaro avrebbero dato fastidio, ancorché specchino nell'acqua, con qualche garbo, le loro sagome linde e leggere. Ma a Oria c'è un'altra novità importante; o meglio, c'era sino a qualche anno fa, ed era il Cav. Salarino. Per chi non lo sapesse era. costui un maresciallo della Finanza a riposo, che, dopo l'altra guerra, aveva aperto nel bel mezzo del paesuccio, in riva al lago, una trattoria intitolata al Riposo del Piccolo Mondo Antico: e ch'egli aveva saputo condurre a prelibata eccellenza. Vi ei mangiava, come si dice, divinamente: specialità di papparelle, di pesce fritto e di vini squisiti, dei quali il Cav. Salarino teneva largo deposito in una sua preziosa cantina. Era un piccolo uomo amabile, pieno di premura pei suoi avventori e che, all'ombra di Fogazzaro, s'andava facendo su una mezza fortuna. Vi serviva, nel giardinetto a lago, una sua nuora, bellissima bruna dall'occhio sfavillante, la quale, a pranzo finito, vi metteva sott'occhio da firmare un album che già si gloriava delle più belle firme della letteratura, dell'arte, della politica e della mondanità lombarde. Per modo che negli ultimi tempi, avanti guerra, un po' a conto del Pìccolo Mondo Antico un po' a quello del sagace trattore, Oria era divenuta la meta di un pellegrinaggio eentimentale-manducatorio dei più erigi«ali. Il bravuomo è morto alcuni anni fa e il figliolo ha condotto avanti l'impresa onorevolmente, finché fu chiamato sotto le anni e costretto a chiudere l'esercizio: almeno «provvisoria' mente » come ci assicura il cartellino infisso sull'uscio. Quanto alla villa abitata dallo scrittore, la villa dello Zio Piero del Romanzo, se all'esterno serba in tutto la Bua modesta severità antica, e i cipressi, il piazzuolo, il sottoportico e l'umi le giardinetto e i placidi terrazzim e il silenzio grande interrotto soltanto dal farfugliare del l'acqua nella darsena, i nuovi proprietari, Marche»!...Roi, ne hanno per forza di cose, alquanto trasformato,l'interno. Rimane a fianco della chiesa il oimiteruolo dove sono sepolti i parenti del Poeta e, torno torno, tutta quel la povera e brava gente di lago ch'egli amò e celebrò con l'argu ta festosità della sua penna. A San .Mamete, centro della valle, itivece c'è vita: e le mol tdVnpatsqpgpgcfqdgiitdFprdqrnsaMbmpsSdptCgdM»srmopprdlvggtqssMqbdpbs te ville sono abitate per lo più da milanesi, fedelissimi amici di Valsolda. Famiglie di professionisti e di commercianti che appena arrivate in valle ci tengono a mostrarvela, a decantarvene tutta la pace e la bellezza, a persuadervi ch'è l'angolo più tranquillo del mondo. Mentre il tipo paesano è rimasto semplice, arguto e un poco indolento, proprio come lo ha descritto il Fogazzaro e, specie su pei greppi, conserva jn tutta la verdezza la forza del tipo antico. E tali e quali son rimasti quei paesi lassù dentro la valle coi loro ampi loggiati a lago e le loro campane e i loro pretoni e i loro noceti e i loro verdissimi prati, sorvegliati dall'alto dalle cime crucciose del Nores, del Pradè e della Fojorina. Fare il giro della Valeolda è di prammatica. I cartelli del Touring vi additano la strada un po' dappertutto: è una sgambata di qualche ora che dà appetito e rasserena il cuore come una so nata di Mozart. Tanto più poi se avrete il privilegio di avere a guida intelligente l'Avvocato Marzorati, uh valsoldese in gamba, che vi racconterà lungo la mulattiera la Btoria di tutti quei paesi e i percorsi tenuti dai personaggi fogazzariani. Il tratto di lago che corre da San Mamete a Porlezza, termine del lago, è rimasto a tutt'oggi il più incontaminato. Pochi gli abitati: Cima e il Santuario della Caravina, ancorché sopra Cressogno il Fogazzaro si abbia creato di suo la villa della Marchesa Maironi. E' il pezzo di Valsolda »♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦»»»»»