"Noi di Kronstadt,, di Giovanni Artieri

"Noi di Kronstadt,, LAGGIÙ' LA GUGLIA DELL'AMMIRAGLIATO.. "Noi di Kronstadt,, Nel fondo del cuore della «Baltflot» si trova annidata e nascosta l'immagine di quella terza repubblica pensata da coloro che Trotzky, prima di farli massacrare, definì «gloria e bellezza della rivoluzione» (DAL NOSTRO INVIATO) GOLFO DI KRONSTADT, settembre. Dalla Neva a Kronstadt, beccheggiando e rullando sul livido mare, navigava un piccolo convoglio. Erano due vàporini neri, tre rimorchiatori e qualche motoscafo.Ansavano per la grossa fatica, le macchine spingevano rantolando i vecchi scafi contro le onde viola. Tratto tratto dai trombini dei rimorchiatori usciva un soffio di fu-, mo bianco, ed erano certamente fischi di segnalazione; allora il convoglietto s'arrestava, poi riprendeva il cammino. Visto cosi lontano, nel fondo del cannoochiale m'appariva come un corteo di formiche, pel senso di remoto che le formiche in gruppo danno' a chi le guarda. Certamente quelle navicelle portavano viveri a Kronstadt o munizioni o altre cose per la guerra; e, trasferendo l'immagine delle formiche all'isola lunga e bassa ch'avevo sotto gli occhi, essa mi fingeva un grosso pesce abbandonato od un lungo trave che le beatioline naviganti si preparassero ad attanagliare con le (oro.pinse e trasportare velia tana scavata sull'invisibile Neva, a Leningrado. Tutto appariva tranquillo nel golfo. Sulla riva finnica splendeva un radioso cielo, mentre laggiù sotto Leningrado s'agglutinava una burrasca di vento e di nubi. Soltanto a rari intervalli si scorgevano spari fitti d -ila difesa antiaerea contro velivoli invisibili. Il piccolo convoglio ora navigava, ora s'arrestava come al solito forse per riconoscere l'entrata ai campi di mine. Lo tenni lungo tempo nel binoccolo finché non scompare Ve dietro la punta del molo militare. Mi sarebbe piaciuto veder lo scarico di quel convoglio e ciò che portava; mi sarebbe piaciuto vedere da vicino i marinai, quei famosi terribilissimi marinai di Kronstadt di cui è piena l'epopea sovversiva russa, e parlar con loro della loro vita nell'assedio. Certamente l'opinione di un marinaio di Kronstadt non è quella di un russo qualunque. Ancora adesso, e come l'abbia constatato poi dirò, quei proletari delle navi da guerra conservano una specie di funzione storica tutta rilevata nella Russia contemporanea. Un simbolo della rivolta e Da quando a bordo del Fotemkinel 1905, Matiuscenko e Vaculincìuk cominciarono a massacrare gli ufficiali dello Zar e disertare con la nave, il-eoldato di mare divenne, aiutato dal genio cinematografico di Eisenstein, un simbolo della rivolta, un protagonista. I marinai sostennero le folle pietrogradesi delle giornate del febbraio 17, i marinai s'impadronirono della fortezza di B. Pietro e Paolo nel luglio dell'istesso anno, contro Kerenskij, i marinai spararono le tre cannonate dall'incrociatore « Aurora » contro il Palazzo d'Inverno nell'Ottobre, simbolicamente ■ concludendo la fase politica dell'insurrezione è aprendo quella più decisiva della forza; picchetti di marinai dispersero il 18 grnnaio '18 la disgraziatissima Costituente, rivoluzionarla, ma antibolscevica; i marinai sbaragliarono in gran parte le truppe di Judenic nell'attacco a Pietrogrado, i marinai innalzarono, i primi e i soli, dopo quella della rivolta contro l'Imperatore Romano fl, la bandiera della rivolta contro l'Imperatore .Lenin. E fu, prima di questa guerra, l'unica volta in cui ti Bolscevismo minacciò di crollare non nelle sue strutture esterne di regime politico, ma, ciò che è più importante^ come teoria; spezzarsi e svanire come religione, mancare come pròmessa; perdere d'un colpo l'immenso fascino che aveva esercitato sul popolo russo e pel quale i russi, sempre disposti a farsi uccidere per una mistica, avevano lià sopportato la guerra civile e I comunismo di guerra e non sospettavano ancora di dover soffrire il massacro e la carestia della collettivizzazione rurale. La rivolta di Kronstadt è nota, ma la riassumo. Il SO di novembre 1980 la guerra civile è finita, i generali ciancili son disfatti, Kolciak è stato fucilato in Siberia, Judenic ricacciato in Estonia, Deniklne battuto guarda dall'esilio la triste fine di Wrangél in Crimea. Dai fronti del Volga, della Siberia, dell'Ucraina gli operai soldati ritornano a casa, molti son fregiati dell'Ordine della Bandiera rossa, il loro animo è trasformato, credono di trovare nelle retrovie già a filo di terra te fondamenta su cui s'eleverà l'immensa costruzione della comunità socialista. Incontrano invece la desolazione e la miseria, le loro donne o morte o mutate dalla fame dal fredd», dalla miseria estrema in automi senza altro pensiero che il pezzo di pane da strappare all'ufficio della distribuzione viveri, i bambini dispersi nelle frotte dei presblorni, l'erba cresciuta nelle navate delle officine, le macchine rose dalla ruggine, i forni e i focolari spenti, la morte squallida dappertutto. Feodor Gladkow dipinge mirabilmente quest'atmosfera di fine' guerra nel romanzo II Cemento. gsfzclnpmirecccuslssg« Abbasso Mosca ! » Il ventidue di gennaio vien ridotta di un terzo la. razione di pane. Ciò che prima bastava per due giorni, ora deve bastare per tre; il 6 febbraio mentre l'inverno russo addenta con tutta la sua forza le carni del popolo, scoppia la aerisi del combustibile»; 64 grandi fabbriche di Pietrogrado, tra cui la Pulitov chiudono per mancanza di carbone; l'80 per cento del traffico ferroviario è paralizzato: il commissario delle ferrovie va da Lenin con un diagramma e mostrandogli lo sviluppo di una curva gli dice: « A questo punto massimo la Russia morirà di fame per mancanza di trasporti ». Sulla scrivania di Wladimiro Vlianof s'accumulano i telegrammi: la propagandista Smith è stata quasi linciata in un comizio della Postavcik, mentre leggeva statistiche e s'è gridato: « Vogliamo pane, non numeri»; a migliaia i comunisti stracciano e restituiscono la tessera, accompagnandola con la postilla: «Non credo alla realizzazione del comunismo », in Siberia i contadini hanno interrotto la ferrovia transcontinentale; il Machno, capo dei contadini anarchici scorre ferocemente l'Ucraina, a Tambov scoppia la rivolta di Antonov: son sempre contadini contro comunisti: assassinano gli agenti incaricati di requisire generi alimentari, , o a n o e e i w o gli insorti sono più di ventimila. I soldati si rifiutano di prestare man forte ai bolscevichi nelle spoliazioni della camvagna. Circola la canzonetta: « Oh! dolore, oh! dolore il soldato tortura il contadino e ancora gli prende tre pudy (un quintale e mezzo di grano) a persona ». Altri soldati cantano: « Disertore son nato, disertore morirò. Fucilatemi sul posto, ma io non entrerò mai nell'esercito rosso ». La tragedia contadina si estendeva da per tutto ma in Ucraina rosseggiava di sangue e incendio. Ora a Kronstadt eran concentrati in gran numero marinai ucraini che raccontarono le requisizioni e le altre misure della politica agraria comunista. Da Kronstadt s\ osserva Leningrado e nella capitale la fame e l'inverno spingevano gli operai nelle strade; gli ultimi giorni di febbraio accavallano scioperi su scioperi: si chiedevano le riunioni dei comizi di fabbrica, si gridava « abbasso Mosca» (non ancora abbasso il comunismo) ed erano quei mede simi operai dei quartieri di Vyborg, delle officine Pulitov, che avevano fatta la Rivolli»!ine di Ottobre a percorrere in masse compatte e dure come scudi di te sfuggine le prospettive della città, sotto lo sguardo ostile e i moschetti dei « kursanty r>, gli allievi u//iciali della nuova armata bolscevica, mandati da Mosca per tenere V ordine. L'ultimatum ai quindicimila cWo » n i r r a a 4 , r i h n i i n , TI S8 febbraio giunge una notizia: a Kronstadt, nella piazza dell'Ancora s'è riunito un gr ndioso comizio, presieduto da KaZinin e dal commissario bolscevico del « Baltflot», Nicola Kuzunin. Nè Kalinin nè il suo collega hanno potuto padroneggiare la gigantesca assemblea; i marinai hanno votato un ordine del giorno diretto al Governo di Mosca con queste richieste: elezione dei soviet, libertà di parola e di stampa per gli operai, t contadini, gli anarchici, i socialisti di sinistra, per tutti quelli insomma che non l'avevano; libertà di riunione e di associazione pei sindacati e le organizzazioni contadine, liberazione di tutti i detenuti nelle carceri della Ceka, socialisti, contadini, operai, marinai; abolizione delle perquisizioni sui treni e delle requisizioni di derrate alimentari; uguale razione per tutti ad eccezione degli operai addetti a lavori pesanti; diritto dei contadini al possesso della terra e del bestiame. Contemporaneamente viene eletto un comitato rivoluzionario di 14 membri presieduto dal furiere Petrienko, della corazzata «Petropavlosk»; questo quartier generale della insurrezione si trasferisce sulla nave, pubblica un quotidiano ed espelle, senza alcuna violenza Kalinin e il commissario Kuznin da Kronstadt. Siamo al 4. marzo; son passati tre giorni di incertezza. Il Kremlino accetterà l'ordine del giorno di Kronstadt t Si apprende all'improvviso la decisione: il soviet di Pietrogrado definisce il movimento dei marinai come controrivoluzionario. Trotskij accorre: la mattina del 7 intima un ultimatum ai marinai per una resa immediata e senza condizioni; a sera Kronstadt risponde coi cannoni, battendo le postazioni comuniste disposte sulla riva settentrionale e meridionale della Neva. Il Baltico è una lastra di ghiaccio, rotta dalle esplosioni. I 15.000 uomini chiusi nei forti respingono sanguinosamente un primo attacco di « kursanty », di truppe speciali della ceka comandate dai trecento delegati bolscevichi, accorsi anch'essi con Trotskij da Mosca ove erano riuniti a congresso. Da Totleben, da Kron sloit, dall'Isola N. S i terribili ma rinai della « Baltflot » fulminano le file degli attaccanti nereggianti sull'immenso specchio gelato. L'8 marzo cade la celebrazione della giornata internazionale della Donna, festa importante nel nuovo calendario bolscevico e dalla radio di Kronstadt si spande per il mondo questo messaggio: « Noi di Kronstadt, in mezzo al rombo dei cannoni e allo scoppio delle granate lanciate contro di noi dai nemici del popolo lavora tore, i comunisti, mandiamo un fraterno saluto alle lavoratrici di tutto il mondo. Vi mandiamo un saluto dalla rossa Kronstadt in sorta, regno della libertà... » e a Trotskij, « al sanguinante mare sciolto Trotskij che guazza fino alla cinta nel sangue degli operai ed ha aperto il fuoco contro la rivoluzionaria Kronstadt... » i marinai lanciano un indirizzo in cui è detto tra l'altro « Qui a Kronstadt è stata messa la pietra miliare della Terra Rivoluzionaria che spezzerà fino all'ultimo le catene delle masse operaie ed aprirà una nuova strada verso l'attuazione del socialismo... ». Nulla più di questa minaccia poteva irritare di più il « sanguinante maresciallo » minaccia ingenua, di voler sostituire alta Rivoluzione bolscevica di cui egli era tra i principali teoreti e realizzatori, un'altra, la terza, Rivoluzione. Ancora due sanguinosissimi attacchi respinti il 10 ed il 1Z marzo. Il 16 Trotskij trovò il mezzo di sorprendere i marinai. Vestì le sue truppe di camici bianchi; le colonne così mimetizzate arrivarono sul candore del ghiaccio fin sotto i forti. La sorpresa ottenne un successo completo. L'attacco avviene già sul terreno dell'isola ed è una carneficina accanita attorno ai pezzi, nelle casematte, per le strade, negli acquartieramenti. I difensori tengono tutto il 17, poi vengono soverchiati, alcuni capi fuggono sul ghiaccio sino in Finlandia. Per le via dell'isola a decine crepitano i plotoni di esecuzione. I/anarchico Bergmann annota, sul suo diario: « 17 marzo — Oggi è caduta Kronstadt. Migliaia di marinai e soldati giacciono morti per le strade. Continua l'esecuzione sommaria di prigionieri e ostaggi ». Nella sua «Vita» Trotskij non dedica neppure una linea a questa vittoria. Se ne vergogna. iratbdclsdddLdrBrzrneeavqTbppacsuscsfvPerchè non spararono a Tallin? Quale conclusione si può trarre da questo pezzo di storia del comunismo vecchio di ventun anni? A prima vista nessuna perchè poi,come esaminerò in un altro arti- g. pcolo, non soltanto è scomparso] *W fruii 11 Misi in n tìfi.rn t> mim rìf>\ Tfir- e e o n ; l i i a i a i a ù e i a e i e i e a l i l e i o : il comunismo vero e puro dei terribili marinai di Kronstadt, ma anche quello teorico e prammatista di Lenin e Troszkij e sotto il bradisismo lento e trasformatore della concezione staliniana, cosi come di certe religioni i cui primi lineamenti diventano introvabili sotto il fasto della liturgia e dei dogmi, la Russia del « Capitale » di Marx ha ceduto alla Moscovia di Ivano il Terribile e di Pietro /. La rivolta di Kronstadt non ha dunque alcun peso e non vuol dire più nulla nel futuro dell' V. R. B. S.1 Io non saprei affermarlo. Girando per guerre, vivendo in mezzo ai crudeli panorami delle guerre contemporanee ho imparato a non esagerare l'importanza degli episodi, anzi a tenerne conto. Ed ecco un episodio che m'accade di annotare t'altr'ànno; in esso la ri volta di Kronstadt forse entra per qualche cosa. L'altr'anno cadde, finalmente, Tallinn in mano ai tedeschi e su bito in un aeroplano, il primo che partisse dalla Finlandia per l'opposta sponda del Baltico mi recai a rivedere quella disgraziatissima città. Ciò che vi ascoltai e constatili lo dissi a suo tempo. Anche un incontro con taluni prigionieri sotto una tettoia gelata dal vento baltico raccontai e di quel piccolo commissario di compagnia, un semplice politruc di categoria infima, che rivoleva il suo passaporto, « perchè — disse — il mio passaporto è la mia anima ». Di questo stesso chi mi legge ricorderà la risposta data a quell'americano (l'anno scorso d'ottobre gli americani eran neutrali e venivano con noi sui teatri della guerra) su ciò che pensasse degli alleati inglesi e quello esclamò: «I nostri veri alleati sono lo spazio, il tempo, gii inverni ». Non dissi di taluni marinai della < Baltflot » catturati a terra sul fronte di Oraniembaum. Erano in deposito ai piedi del Long Hermann, che è la più alta torre di Tallinn o Bevai, come volete chiamarla. Questo sigaro di pietra, in tutto simile ad'una delle torri di San Gimignano custodiva i terribilissimi marinai ed il maggiore germanico che ci faceva di guida» non mancò nella sua eloquenza di ricordare che taluni di quei bolscevichi erano figli di bolscevichi massacrati dai bolscevichi a Kronstadt. Li trovammo allineati, in buon ordine; una sessantina di giovanotti dai venticinque ai trent'anni, solidi, dall'occhio intelligente, vestiti abbastanza bene, disposti a parlare. Anzi cominciarono essi stessi a interrogarci. Volevano sapere l'ultimo bollettino tedesco e quando i tedeschi avrebbero pigliato Leningrado e se Mosca fosse caduta e se Za pace fosse vicina. Il collega americano, che sapeva parlare in russo, chiese ai marinai perchè si mostrassero così interessati alla sconfitta della loro patria ed uno rispose per tutti, brevemente, e con nostra sorpresa, che la loro patria non era la Unione Sovietica, ma il Soviet di Kronstadt; la guerra perduta o vinta che fosse li avrebbe rimandati nella loro isola, alla loro repubblica. D'un altro strano fatto venimmo a conoscenza in quella occasione e fu la paradossale condotta delle navi da guerra del « Baltflot » durante la evacuazione e la ritirata dell'Estonia. Lo ricordo ancora una volta: le navi — che a detta degli stessi militari tedeschi — avrebbero potuto bombardare le truppe occupanti e ridurre Reval un mucchio di macerie, seriamente danneggiando e ritardando l'operazione della conquista germanica, non tirarono un solo colpo di mitragliatrice. Erano nel golfo di Tallinn il t Kirov » e cinque cacciatorpediniere. Si limitarono a imbarcare ufficiali e commissari dell'esercito in ritirata e a scortare i vapori carichi di truppa. Non altro. Perchè, non s'è mai capito e, meno di tutti, Z'hanno capito i tedeschi. mtnnlppcCIAUna occulta carica esplosiva Si i russi son gente strana. E' possibile che l'isola ch'io guardo, questa Kronstadt irta di moli e di cannoni, dominata dalla cupolagonfia di sant'Andrea, chiave maestra della Neva e di Leningrado; è possibile che questa collana di scogli cisposi che l'accompagna e tutto questo mare di piccolo fondo irto di fari, di lanterne, di boe, di segnacoli; questo mare basso come una palude, percorso dja campi minati e da segreti canali scavati nella melma contenga una occulta carica esplosiva: t marinai del « Baltflot >. I russi son gente strana, sì. Questi di Kronstdat lo dicono, come se i dieci chilometri tra l'isola e Leningrado, tra la chiave e la porta della Russia non fossero dieci, ma dieci miliardi e quelli del. continente esaeri d'un altro sistema stellare. In ogni caso nel fondo del cuore della <Baltflot» si trova tuttavia annidata e nascosta l'immagine di quella Terza Repubblica pensata da coloro che Trotszkij stesso definì, prima di farli massacrare a cannonate, la «gloria e la bellezza della Rivoluzione », Voglio dire che come taluni minerali rarissimi, nella gran ganga dell'attuale bolscevismo russo si nascondono ancora venature di comunismo, come teoria e come originalità rivoluzionaria della prima ora, allo stato puro. Quelli di Kronstadt sono certamente i portatori di quest'eredità, e in genere tutti i marinai, oggi allineati sotto bandiera russa. Che la guerra finisca e si vedrà. Kronstadt guarda Leningrado con la bocca del suo porto pieno di scafi nerastri. Guarda Leningrado come un pescecane. Giovanni Artieri