UN MILIONE

UN MILIONE UN MILIONE sabehacue totechtoarceinumdfpclacrttppntddsoeaqccddlsnmndQdrcE' una storia difficile da raccontare. Bisognerebbe innanzi tutto saper rendere la riposata felicità cho il molle sole di settembre concede alla campagna emiliana quando, allungandosi 6iille case e perdendosi oziosamente nei campi e sullo colline lontane, spoglia uomini e cose di ogni materialità e crea oasi di pace. L'avvenire sembra una morbida terra erbosa, il presente una disinvolta avventura: ma tuttavia, e proprio quando si sta per convincersi che ogni sofferenza sia rimandata, 6Ì ha la sensazione di essere stregati, quasi che un importuno fantasma ci stia alle spalle e voglia legarci al passato. E occorrerebbero molte pagine per rifare la 6toria di Alberto e Stefania da quando si sposarono o anche da più lontano, da quando si amarono. Bisognerebbe dire soprattutto quanti dèmoni si siano divertiti a ingarbugliare la matassa della loro vita coniugalo, e come la mancanza di figli abbia non di rado inasprito i loro rapporti, anche se — talora — lo sconforto della solitudine li ha indotti a concedere l'uno all'altra una più l'emissiva tenerezza. Bisognerebbe soprattutto poter mostrare le loro fotografie, quando uscirono dalla banca e si senti rono ricchi e invidiati, protetti dalla fortuna, sicuri del loro domani. Erano infatti a Salsomaggiore da qualche giorno e passeggiavano per il viale Romagnosi senza scambiarsi una parola sola, intenta lei a invidiare le altre donne che anticipavano già all'ora dell'aperitivo le eleganze della sera, attento lui a non farsi sorprendere dalla moglie a inseguire le proprie fantasie, sollecitate da quegli stessi morbidi corpi muliebri fatti più carezzevoli dalla spossatezza che regala l'ozio e la cura. Non si parlavano perchè uscivano da un recente dissidio durante il quale Stefania s'era divertita ad acuminare la propria maliziosa perfidia e Alberto aveva finto di sdegnare le bizzarre supposizioni (così le aveva chiamate) della moglie che lo accusava di ambigue curiosità e, di intraprendenti iniziative. Avevano finito per ricordarsi reciprocamente molte spese inconsulte e per rinfacciarsi le reciproche debolezze; la necessità di quello stesso costoso soggiorno era stata più volte attribuita vicendevolmente all'uno e all'altro. Quante volte poi la parola economia era stata ripetuta, è impossibile dire: s'era fatta sinonimo di un premio che, dopo tanto sciupio, ognuno pretendeva finalmente di meritare dall'altro. Per non essere uditi dalle camere attigue avevano bisticciato soffocando la voce; si erano mostrati appunti, note, persino dei registri che ciascuno aveva portato in segreto dalla città, prevedendo di doverne discutere anche in quella villeggiatura. Finalmente erano usciti. Ora passeggiavano per il viale Romagnosi, e sapevano di avere la voce roca e i nervi esausti. Da più di un'ora passeggiavano ormai, ed erano stanchi ; ma nessuno dei due osava proporre di sedere al caffè del teatro Quando si è parlato tanto di economie, chi ardisce essere il primo a suggerire una 6pesa volut tuaria? Si erano detto e ripetuto sino alla noia che sono le pie cole spese a fare le grandi cifre. Ma ecco che Alberto si ferma Stefania capisco che è per comprare un giornale dallo strillone che si è avvicinato, ma finge di fraintendere. Sono proprio davanti al caffè. Le sarà così facile dire poi di aver creduto che quel la di sedere al caffè fosse l'intenzione del marito e che lei gli aveva voluto obbedire. Siede, siede anche lui senza fare commenti. Ma non è un giornale che ha comprato, è il bollettino delle estrazioni. — Interessante e istruttivo — gli sibila ironica non appena egli apre quel foglio. E' la sua ferita suscettibilità di bella donna, seduta accanto ad un uomo che non si cura di lei, che ha reagito Alberto non risponde. Le scivola, è vero, uno sguardo obliquo, ma non le dice di compatirla Toglie invece dalla tasca un tee cuino, quel maledetto taccuilK dove egli segna ogni spesa che è costretto a fare per lei. In quel momento Stefania capisce che cosa significa odiare. Odia il taccuino, il marito e tutti gli uomini. Al marito infatti lancia un'occhiataccia, ma l'espressione che gli leggo improvvisamente negli occhi non le lascia più distogliere lo sguardo. Ora ha paura. Il voi to di Alberto b'ò fatto tutto bian co. C'è meraviglia forse pazzia in quegli occhi, e le labbra gì" tremano. Qualcosa di segretamen te convulso ha invaso e possiede ora quel volto. Ella non osa in terrogare, e se la sua mano [ corsa al braccio di lui, non ar disce stringerlo. Ora quelle lab bra si sono mosse, e da quelle lab bra è sfuggito qualche suono Stefania non capisce. Le pare d indovinare, ma le pare assurdo . è sicura di sbagliare. Eppure so no quelle le parole, due sole pa role, che egli ripete. Se ne convince quando egli d'un tratto scatta in piedi, quando si china su di lei e la bacia e l'abbraccia — Siamo milionari — le grida E la trascina via. ■Dove la trascini, Stefania non sa e non chiede. Capisce che Alberto ha letto il bollettino, che ha letto dei numeri sul suo taccuino (benedetto quel taccuino) e che ha saputo così di aver, vinto un milione. Il suo buono del tesoro, proprio il suo, l'ultimo che gli rimaneva, è stato estratto. Questa è la realtà. Non deve avere pausa: sono milionari. Ora sono in banca. Lei non si rende ben conto di quanto succede. Il direttore fa dei grandi inchini, dei grandi sorrisi, ha una bella bocca aperta cho permetterebbe di contargli tutti i denti. Nella confusione che Stefania ha nel cervello, è questo pensiero cho la fa ridere. E anche gli impiegati cho si sono affollati intorno hanno delle belle bocche e delle facce simpatiche. Sorridono tutti, tutti si complimentano, e Stefania ride. Sente che telefoneranno 6ubito a Milano perchè la banca che ha Alberto por cliente non venda quel buono: Alberto proprio quella mattina aveva scritto dando quell'ordine. E Stefania non pensa di dare dello sventato al marito, e sa che Alberto non le direbbe, ora, cho per lei, soltanto per lei e per soddisfare i suoi capricci aveva dato ordine che vendessero quel titolo. Finalmente s'accorge che Alberto l'ha presa sotto braccio e vede che le sorride chinandosi sulla sua bocca, come quando erano fidanzati, come quando le voleva bene. Le pare di essere una diva del cinema, la donna più fortunata e invidiata del mondo. Certo la voce della loro fortuna si è sparsa, perchè c'è folla davanti all'uscita della banca. Quando Stefania si accorge che due fotografi hanon fatto scattare i loro obiettivi, è sicura che nessun pittore potrà mai ritrarla con un sorriso tanto smagliante. Ed è una speranza che credeva ormai rinunciata quella di un bel quadro che eternasse la sua giovinezza. Ora è felice che Alberto la trascini verso l'albergo. An- a a a o a a o i o e a a a e a a è o a oo zrgsccsElfl i e i i o e o l a . e e a . a l - che lei è ansiosa di abbracciarlo, di dirgli che gli vuol bene, di pregarlo di dimenticare le sue sciocche gelosie, i suoi rimproveri. Ora che sono milionari, ora che si sente felice, è disposta a rinunciare ad ogni capriccio. Non gli farà più spendere neanche un soldo inutilmente, e Alberto, ora che non dovranno litigare col centesimo, vedrà chi dei due saprà fare più saggo economie. E' tanto bello volersi bene, volersi bene soltanto. * * Più di un'ora è passata. Stefania e Alherto sono sdraiati sul letto, e non parlano neanche più. Si stringono la mano, svagano gli occhi sul soffitto; se si guardano sorridono, e si fanno più vicini senza dirsi una parola. E' bello stare immobili e silenziosi assaporando la felicità. Ma ad un tratto Alberto le stringe forte la mano, la chiama, ripete due tre volto il suo nome. S'è fatto tutto bianco in volto, come prima. — Non abbiamo vinto — le dice. — Non abbiamo vinto — le ripete. Ora balbetta, e la voce gli muore in gola. — A Milano. La radio. I numeri segnati sul taccuino sono quelli che ha dettato la radio', pochi giorni fa, quando i premi sono stati estratti. Io stesso li ho segnati, per confrontarli con i miei. Non ab biamo vinto. Non abbiamo vin to. — E le si stringe vicino, e le chiede scusa, come se fosse sua la colpa so la fortuna non l'ha favorito. Non sono quelli i numeri dei suoi titoli. I numeri veri, quelli suoi, ora lo ricorda, appartengono ad un'altra serie. Non osa sperare, non osa neppure pensare che i suoi numeri siano compresi tra quelli dei premi minori. Non ha vinto, e chiede scusa a Stefania perchè una volta di più le ha dato una lolle speranza. Stefania non parla. Ha preso la testa del suo Alberto tra le mani, gliel'ha fatta appoggiare sulla sua spalla. Gli passa le dita tra i capelli., — Che importa, — gli dice — se quel milione così presto sfumato ci è servito a capire che ci vogliamo bene? — E una piccola lagrima le scivola sulla guancia.Franco Bondìoli

Persone citate: Franco Bondìoli

Luoghi citati: Milano