Cronache del cielo

Cronache del cielo Cronache del cielo Gli assi e il mito - Una proposta - Il sig. Mac Loy non «ma gli "Spitfire,, - Cifre astronomiche di Roosevelt Ho toeontrato, giorni or sono, il capitano Mario Marini, uno degli assi aerosiluranti. Modestissimo, ermetico': di fronte agli ammiratori (dissimili ai soffocatori di dive cinematografiche, ma più seri e, soprattutto, più commossi) apparo imbarazzato e, certo, non si autoreclamizza. La gente osservava Marini con stupore: quasi si trovasse dinnanzi ad un prodigio dell'audacia e della generosità umana. Ma, nello stesso tempo, identificava ed amava in Marini, l'eccellenza di tutta la nostra Arma. Ho capito, notando i rapporti tra il pilota ed il popolo, quanto sia necessaria, in fondo, una forma di mito (che proviene dalle più recenti gesta eroiche) quando la Nazione è impegnata in una grande lotta. Quando in questa lotta è impegnata, in special modo e con ritmo incessante, una schiera relativamente esigua, una specie di vigorosa aristocrazia, non fatta di blasoni, ma di stemmi nuovi ed eroici, della giovinezza italiana. Il popolo vuole poter amare figure definite di eroi, perchè, esprimendo questa devozione, benedice tutti coloro che si battono oscuramente: anche perchè è meno rispondente alla semplicità d'animo della gente, l'abbraccio ad un simbolo o ad uno stendardo. Formidabile incentivo / tedeschi hanno veramente creato questo moderno mito, ed hanno posto siigli altari della gloria uomini conio Oalland, Graff, Marseille, Gollob. ecc. Gli assi celebrati dui popolo rappresentano la potenza, la invincibilità di tutta la flotta aerea tedesca: la loro gloria rappresenta il formidabile incentivo per ogni pilota che giovanissimo apeorra entusiasticamente nei ranghi dell'Armata del Cielo. In Italia vige il sistema (anche molto giusto) di consacrare, preferibilmente, le vittorie ad una squadriglia, ad un gruppo, ad uno stormo. E' noto il nome di qualche aerosiluratore, perchè troppo personale è l'attacco contro una nave, e quindi personale deve essere anche il premio. Ma quante imprese eccezionali vengono compiute ogni giorno da tutto il personale della nostra Aeronautica! Quanti sacrifici sono sopportati quasi quotidianamente da tutti » «ostri piloti! Per questa ragione, se la notorietà nominativa deve essere concessa agli aerosiluranti, la stessa formula dovrebbe essere applicata per la caccia, per i bombaidieri a tuffo e orizzontali, per la ricognizione e per i trasporti. , . ■> Il problema potrebbe essere solubile anche in un modo diverso da quello adottato dai germanici, con l'istituzione di premi (da assegnarsi periodicamente) per il miglior pilota di ogni specialità. Una commissione dovrebbe vaaliare con la massima severità'l'opera dei piloti ed aggiudicare, per orini specialità, il premio al migliore nel tale o nel talaltro periodo. Orjni tre o sci o dodici mesi l'Italia potrebbe conoscere. U migliore cacciatore, tuffatore, bombardiere, ecc. A questo pilota potrebbe venire solennemente consegnato un premio (non in denaro, che potrebbe sembrare troppo discordante con l'eroismo) ma consistente in un oggetto di grande valore a testimonianza della riconoscenza della Nazione. . ,, , I premi potrebbero chiamarsi « Premio Bruno Mussolini » per i bombardieri pesanti, « Premio Balbo » per i trasportatori, « Premio Baracca » per i cac^ datori, «Premio Baiai» per gli aerosiluratori, ecc. E' questa una proposta, solo una proposta. Ma siamo certi che una soluzione del genere potrebbe essere assai gradita ai piloti ed al popolo che a questi piloti vuole esprimere l'affetto e la grande riconoscenza. Quale.è meglio? Gli inglesi e gli americani polemizzano: polemizzano con una certa acredine in campo aeronautico. La tesi è questa: « sono migliori i caccia americani o quelli inglesi? ». Naturalmente, gli inglesi non ammettono che i caccia americani possano superare in velocità e maneggevolezza i loro Spitfire. Gli inglesi sono espliciti: ammoniscono i loro alleati (e padroni) a non vantare superiorità che 7ion esistono, ed a non considerare gli aeroplani come prodotti di bellezza, cioè affibbiando loro proprietà miracolose che in pratica si rivelano poi assolutamente mediocri. Faciloni questi americani! Comunicano al mondo le caratteristiche formidabili dei loro nuovi aapparecchi da caccia; ma poi anche ti più ingenuo s'accorgo che le caratteristiche dell'apparecchio di serie, non sono altro che quelle del prototipo privo cioè di tutte le installazioni belliche. Gli inglesi non hanno dunque torto quando gridano (con ostentata gioia) al bluff americano. Ma le critiche non sono gradite agli Statunitensi, specie quando provengono dui loro satelliti, tanto che lo stesso Sottosegretario di Stato alla Guerra, John Mac Loy, ha pensato bene dì trarre dalla larvata polemica 10 spunto di un discorso, at fine di « confutare le tendenziose dichiarazioni concernenti la produzione aeronautica americana ». Sono testuali parole del Sottosegretario. Sembrerebbero parole dirette all'Asse, invece sono dedicate a oli inglesi. Il sig. Mac Leu ha dichiarato che i nuovi apparecchi « P. 1)7 » e « P. J/8 » supereranno un qualsiasi altro apparecchio da caccia attualmente esistente, ed ha osservato (con una malignità sottilissima) che la sola ragione d'impiego degli Spitfire usati a protezione dei bombardieri americani, è che i caccia degli Btati Uniti non sono stati consegnati in quantità sufficiente, e che saranno utilizzati non appena possibile ». Quando verrà quel gran gioi'no, ha concluso il Sottosegretario della Guerra, « saremo in grado di spingerci più profondamente nel' continente con la nostra protezione da caccia, di quello che non possiamo farlo attualmente con gli Spitiìre >. Gli americani polemizzano con gli inglesi, e dimenticano di costruire apparecchi che vadano più forte degli apparecchi da caccia italiani e tedeschi. Almeno sessantamila... A proposito ancora delle inutili polemiche anglo-americane: 11 sig. Mac Log ha dichiarato, in termini vaghi, che gli americani attingono ai cantieri degli Spitfire, perchè non hanno ancora un sufficiente numero di « P. 47 » e « P. 48 ». Come si spiega allora il discorso tenuto dal Presidente Roosevelt all'inizio del 1942, di¬ scorso esauriente e saturo di cifre? Fra le cifre snocciolate da Roosevelt ne esisteva una che poteva far tremare tutta, l'Europa, in quanto, entro il 191,2, il Presidente annunciava che almeno sessantamila sarebbero stati gli apparecchi lanciati dalle industrie americane nei cieli di tutti i fronti. Siccome del suddetto anno 194S sono già trascorsi nove mesi, gli aerei di Roosevelt dovrebbero essere già cinquantamila. Sono molti, cinquantamila. Tanti da oscurare il cielo d'Europa. Ma dove sono? Sulla Manica : ma pochi, perdile i bombardamenti sulla Germania sono eseguiti raiisslmamente da aerei americani. In Egitto, sul Mediterraneo? Sì. Ma forse in numero inferiore a quelli inglesi. E come mai, con cinquantamila aeroplani, il sig. Mac Loy si lamenta di non poter far scortare, da caccia americani, i suoi bombardieri? ■ Maner Lualdi

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