DIZIONARIO

DIZIONARIO che l'ama. I personaggi paradisiaci non ridono, perchè il riso « è legato al peccato », e nella costoro bocca sonerebbe assurdo. Il riso è catartico (come il teatro, come il sogno). I personaggi paradisiaci non ridono perchè sono puri e non hanno nulla da scaricare. Le risate grandi si fanno all'inferno, risate tremende e disperate, e chi ha orecchio acuto le sa distinguere tra gli urli e le lamentazioni; e risate «utili» si fanno ancora nel purgatorio. C'è sempre qualche cosa di peccaminoso nel riso, e a convincercene basta che pensiamo ai freni con i quali, sotto pretesto di buona creanza, cerchiamo di contenere il riso, di attutirlo, di nasconderlo. (La buona creanza del popolo vuole anche che si nasconda la bocca che ride dietro la mano, nel quale gesto entra certamente anche lo scrupolo di celare l'immondezza della bocca aperta). Perchè il riso è un torrente che erompe dalla bocca dell'uomo e butta fuori impetuosamente 1 segreti di lui, le sue brutture, le sue vergogne nascoste. Il riso è una brutale confessione. Violento, ossia stracarico di male, il riso « fa paura ». Noi diffidiamo degli uomini che non ridono — degli uomini senza labbra o che sorridono appena e a fior di labbra, perchè non ridendo costoro mancano dello scarico necessario e sono dunque come degli ermetici depositi di male: per dolcezza di linguaggio noi li chiamiamo insinceri. Ma un'ombra di questa insincerità si spande anche sul personaggi paradisiaci; e per quanto non sia pensabile l'insincerità di un personaggio paradisiaco in quanto costui non ha nulla da nascondere e dunque si trova di là dalla sincerità e dall'Insincerità, pure sentiamo non so quale disagio, non so quale noia dalla vicinanza di personaggi siffatti, la quale viene dalla purezza di costoro, dalla loro inerzia fisica, dalla loro assenza di funzioni vitali, dalla loro non necessità nè di ridere nè di piangere. Volete tutto il nostro pensiero? 1 personaggi paradisiaci mancano d'umanità ed è fra i personaggi infernali che noi sentiamo comunità d'Interessi e legami affettivi. Abbiamo detto del riso come scarica di peccati. Rimane il riso come espressione di allegria. Montaigne (Essais, llb. I, cap. « Tristesse») loda noi italiani, perchè abbiamo « tristezza » (tristizia) sinonimo di « malignità ». Lirismo Dlce Eraclito In un auo frammento che bl- sognerebbe scacciare Archlloco dal giochi e frustarlo, Se questa condanna è rivolta al solo Archlloco, può esser giusta. Archlloco è di tutti i lirici greci il meno lirico, ma piuttosto frivolo e rabbioso. (Lirico è una condizione psicologica, uno stato mentale). Ma se ho buon ricordo di quel frammento, Eraclito estende la sua condanna a tutti 1 poeti; e allora sbaglia. Egli stesso, la sua filosofia «predialettica», era molto più vicina alla poesia che alla filosofia (come dialettica). Alberto Savinio DIZIONARIO RÌSO Dlce Dante nel principio del XXI canto elei Paradiso: Ulà eran gli occhi miei riflisf al Tolto Ut-Ila mia donna, e l'animo con essi; £ da ugni altro intento s'era tolto. Ed ella non rtden; ma: — S'Io ridessi, .Mi cominciò, tu ti faresti qnalo Fu Semole quando di ccner lì -i. Alla terribilità del riso di Beatrice e ai Buoi effetti ustionanti il poeta ritorna nella ventunesima terzina dello stesso canto, ove alla terribilità del riso paradisiaco si aggiunge la terribilità del paradisiaco canto: Tu hai l'udir mortai si corno '1 viso (Rispóse a me): però qui non Hi cauta Per quel elio Beatrice non ha riso. E una volta ancora ci ritorna nella quarta terzina del canto successivo: Como t'avrebbe trasmutato II canto (Kd io ridendo: < ino peiiBnr Io puoi! ») Posciaclie '1 grido t'ha mosso cutauto? Ma qui Dante non dice il vero: qui e in altre parti ancora. Non dice la vera cagione perchè 1 personaggi paradisiaci non ridono (e non cantano). Dante del resto era uomo medievale, e come tale non stretto dalla necessità morale che stringe noi, uomini nati e vissuti nell' idea del libero esame, di sempre dire o in qualunque circostanza la verità. Qui per di più Dante parla di Beatrice, e nessun uomo, parlando della donna amata, è disposto a dire la verità, ma è tenuto a un riserbo invece, a una reticenza, a una finzione mlglioratlvu che mostrano ladonna amata non com'essa è, ma come vuole che sia quegli

Persone citate: Alberto Savinio

Luoghi citati: Como