Cotone, ferro e bestiame nel paese del petrolio

Cotone, ferro e bestiame nel paese del petrolio CAUCASO, TERRA PROMESSA Cotone, ferro e bestiame nel paese del petrolio D A quando il motore a combustione interna ha rivoluzionato l'industria petrolifera e conferito una particolare impronta alla nostra civiltà, l'economia dei paesi nelle cui viscere scorre «l'oro nero » si suore per lo più definirla in oase a questa particolare ricchezza; e come tutti sanno che in Rumenia c'è petrolio e molti ignorano che in Aumenta, ricchissimo paese agricolo, abbondano anche altri pregevoli minerali, cosi per le masse il Caucaso non è afte Za terra del petrolio. Cerio imponente è la visione di Baku con ottomila sonde, delle quali 6500 in attività, sopra un'area di circa dodicimila ettari, e più grandiosa ancora essa appare se si riflette che la zona dà petrolio ormai da quasi ottant'anni (essendo lo sfruttamento industriale incominciato nel 186SJ, senza che fino ad oggi alcun indizio tradisca esaurimento: al contrario, i tecnici sono d'avviso che perfino le sonde ferme, salvo qualcuna veramente rovinata, potrebbero con pochi 3forzi funzionare e che quindi il rendimento risente non della scarsezza di petrolio nel sottosuolo, bensì ài deficienze nella organizzazione tecnica. Il regime bolscevico ha diviso amministrativamente i campi petroliferi in undici gruppi, dei quali parecchi hanno incominciato a rendere dopo il creilo dell'Impero zarista, diciamo a partire dal 1926, ma il centro della produzione è rimasto nella penisola di Apseron (sul Mar Caspio). Agricoltura e pastorizia Nell'Aserbaigian (la cui capitale è Baku), agricoltura e pastorizia sono svihippatissime e Za coltivazione delle terre avviene con criteri ultra-moderni, come basta ad indicare la presenza di più di cinquemila trattori. Il principale prodotto agricolo è il cotone, avendo una vasta rete di canali d'Irrigazione convertilo le antiche sterili steppe di Mugan e Mil in prosperi campi cotoniferi. A una quarantina di chilometri a ovest di Gandia, il secondo centro industriale dell'Aserbaigian, si trova no le industrie minerarie: giaci menti di minerali di ferro valutati a sette milioni di tonnellate e la vicinanza del carbone costituiscono le basi dell'industria metallurgica. A Zahia, a 50 Km. a sudest di Gandja, a Chiradzor, a Chavdar ed in altre località tutte vicine c'è allumite, barite, zolfo, oro, zinco e piombo. Sir John Russell, uno dei maggiori tecnici agricoli del mondo e CCotnel direttore dell'Ufficio agricolo dell'Impero 6iif cranico, scrive che attraveisate le montagne si raggiunge un paese ancora alpino ma ricco di ruscelli e di fertili valli, nelle zone più basse ricoperte di boschi: la vite vi viene coltivata dappertutto e si trovano altresì mandarini, aranci, Zimoni, pesche, albicocche, meloni e nei pressi del mare perfino un prodotto che in Europa nessuno s aspetterebbe, il té, cfw tuttavia differisce parecchio da quello dell'India e di Ceylon e viene adoperato dopo di essere stato compresso in pani. Gli abitanti, i georgiani o grusini, come essi sogliono chiamarsi, non sono dei russi e nemmeno degli slavi: la natura Zi Zia favoriti, osserva Russell, e in tempo di pace la loro alimentazione è abbondante e ottima, non avendo essi conosciuto le difficoltà incontrate dagii armeni che 3tanno nel sud, sopra un altipiano, e qualche volta fanno la fame. II grano del Cuban H Caucaso venne conquistato dai russi nella prima metà del secolo scorso. Sino a circa ottant'anni fa, le zone del Cuban e del Terek e la provincia di Stavropol erano abitate dalle stirpi indigene, che in seguito furono costrette a ritirarsi su colline e montagne, mentre non pochi preferirono addirittura di emigrare in Turchia. Ottimi agricoltori, ortolani e allevatori di cavalli, i circassi avevano portato l'agricoltura del Caucaso settentrionale al ZiveZZo dell'europea. La conquista russa sconvolse assieme alla vita p- Mica feconomica e la sociale, in quanto Pietroburgo, per colonizzare le terre abbandonate dagli antichi abitanti, vi diresse una corrente di emigranti russi, che furono preceduti dai cosacchi: pe rò i veri contadini russi, venuti dopo, furono anch'essi considerati dei cosacchi e organizzati e governati alla maniera di questi. Inoltre, siccome i cosacchi erano diventali grandi proprietari di ter reni, non pochi contadini vennero nel paese come fittavoli. Alla vigilia della rivoluzione del 1917, i tre quarti dei migliori terreni del Cuban e del Terek appartenevano al le comunità ed alla nobiltà cosac che, sebbene nella prima zona cosacchi rappresentassero solo il io per cento della popolazione e nella seconda il venti. Nella Transcaucasia la colonizzazione russa non fu altrettanto, intensa e questo spiega come i georgiani abbiano potuto conservare le loro caratteristiche nazionali e razziali. La rivoluzione bolscevica trovò nel Caucaso una classe ricca, grande proprietaria terriera, e una di lavoratori della terra: i ricchi cosacchi si videro privati dei loro privilegi, ed. in parte dovettero anche emigrare veiso il nord, ma i poveri lavoratori non beneficiarono di nessun miglioramento, giacché la collettivizzazione non era riforma dalla quale si potesse attendere beneficio. Nel Caucaso settentrionale particolarmente dura è la vita degli alpigiani del Daghestan, che oltremodo laboriosi, portando su dalla valle terra e concime, ricavano campi da insenature nelle rocce, coltivandovi avena e orzo: e tecnici tedeschi osservano che nel piano la cultura, essendo molto più facile, rimane ad un livello assai più basso. La buona terra ab bonda, sicché non c'è bisogno di sudar troppo. Il bestiame Il regime delle acque ha crea to problemi che ricordano quelli del FriuZi e della pianura veneta, dove in certe zone s'è trattato di portare l'acqua mancante ed in altre di portar via la superflua, che nel Caucaso abbonda alle foci di tutti i prandi fiumi (nel settentrione, % terreni a sud del Cuban, del Terek e del Sulak possono contare anche sulle piogge). I delta dei grandi fiumi che si riversano nel Mar Nero o nel Caspio dopo di avere attraversato steppe di erba, sabbia o sale, sono inoltre paludosi e costituispono fo colari di febbri. La zona del Cu ban, favorita da un complesso di circostanze, passa per uno dei più ricchi granai del mondo, tanto che un proverbio russo dice: « Nel Cu ban la farina scende dalle mon tagne ». L'irrigazione artificiale si è dimostrata d'importanza enorme per le steppe aride ma ferti Zissime della Transcaucasia orientale, dove esiste da remoti tempi: anche in zone abbandonate, s'incontrano rovine e resti di antichi canali e bacini. Gl'impianti attua-1 Zi, iniziati dal regime zarista e| ESSA ame completati d a l sovietico, si basano sullo sfruttamento dei pìccoli corsi d'acqua e si deve ad essi se nel mezzogiorno la cultura del cotone ha potuto essere estesa. La coltivazione di altre steppe non dipende che dallo sviluppo della rete dei canali, così come altre zone potranno diventare abitabili e coltivabili appena liberate dalle acque che le rendono paludose ed infeste. -, Quanto all'allevamento del bestiame, sino alla seconda metà del secolo scorso esso ebbe importanza superiore a quella di ogni altra attività economica e anche oggi la superiorità si afferma nelle zone alpine e nelle bassure lungo le coste del Caspio, dove la popolazione continua a menare vita nomade: nel nord, viceversa, tutta la popolazione delle prealpi e del piano è fissa e la transumanza è praticata su vasta scala. Nella Trans'caucasia i pascoli e i prati alpini sono molto più numerosi che nella Ciscaucasia, e nell'Aserbaigian rappresentano quasi la metà dell'intero territorio: inoltre nell'Aserbaigian l'allevamento del bestiame avviene indipendentemente dall'agricoltura, nel senso che il contadino o lavora i campi o fa l'allevatore di bestiame. Nella Georgia, in Armenia e nel Daghestan l'allevamento è curato dai nomadi, ma non è intensissimo e si limita al piccolo bestiame e soprattutto alle pecore. Altre statistiche non essendo disponibili, ricordiamo che ai principi del secolo nel Caucaso si contavano 1.130.000 cavalli, 81.300 asini e muli, 6.710.000 bovini, 97 mila bufali, quindici milioni e mei zo di pecore, tre e mezzo di capre, uno di maiali e ancora 33.000 camelli. I cavalli abbondavano specialmente nel nord, dove tenendo conto della provincia di Stavropol si arrivava alla bella cifra di un milione e mezzo, e questo era dovuto all'agricoltura intensiva, che abbisognava di un gran numero di animali da traino: l'introduzione dei Kolkhoz (fattorie collettive da parte dei bolscevichi) ha però esercitato influenza nociva sull'entità del patrimonio zootecnico e in particolare ne hanno sofferto i cavalli, sostituiti dai trattori e daZZe mietitrici meccaniche. I Sovieti sono corsi ai ripari non appena intuito l'errore, e non solo nel Caucaso ma nella Russia intera, ottenendo risultati che l'attuale guerra ha probabilmente re- si nulli. Italo ZingaceUi ISTANBUL, ottobre.

Persone citate: John Russell