Le suggestive cerimonie nella città santa dell'Umbria

Le suggestive cerimonie nella città santa dell'Umbria Le suggestive cerimonie nella città santa dell'Umbria Assisi, 5 ottobre. . La celebrazione di San Francesco, Patrono d'Italia, ha avuto inizio ieri alle 9 con la presentazione di fasci d'olivo e di lauro sulla tomba del Serafico. Alle 10,20 è giunto alla stazione di Assisi il Duca di Genova che, ricevuto dalle autorità, si è recato subito ali* basilica inferiore, dove il Cardinale Dalla Costa, Arcivescovo di Firenze, ha pontificato in cappella papale. Un' imponente corteo religioso aveva preceduto la funzione, partendo dalla Basilica Superiore per recarsi in quella inferiore. Il Duca di Genova, durante il rito solenne ha preso posto in un apposito tronetto nella cappella ?apule. Hanno assistito al pontiicale. quindici decorati di medaglia d'oro e numerose autorità, tra cui il senatore Salvi in rappresentanza del Senato, il consigliere nazionale Fani per la Camera del Fasci e delle Corporazioni, l'ispettore Balzarjnl'in rappresentanza del-2. Segretario, del Partito, l'amnjiragUo POber," il capo di Stato Maggiore "dèlia, marina, i rappresentanti dei capi di Stato Maggiore dell'Esercito, dell'Aeronautica e della Milizia, il Presidente della Confederazione profèssiomsti " ed' artisti, il referendario dell'OfaiBé'del Santo 'Sepolcro, i rappresentanti di tutti 1 maggiori istituti politici corporativi e giuridici della Nazione, oltre a numerosi ufficiali generali delle Forze Armate. Reparti dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e della Milizia prestavano servizio d'onore. L'imponente corteo Suggestiva è stata la solenne funzione pontificale. Intorno all'altare maggiore erano gli araldi e i valletti di Roma, di Assisi, di Udine e di Genova coi rispettivi gonfaloni. Tra la folla Immensa, che gremiva il tempio, si notavano le rappresentanze dei Cavalieri e delle Dame dell'Ordine del Santo Sepolcro nel loro severo costume. La celebrazione è continuata nel pomeriggio con un imponente corteo che si è recato dal palazzo comunale alla basilica del Santo. Vi hanno partecipato tutte le autorità e le rappresentanze che avevano presenziato alle cerimonie della mattina. Precedevano i labari ed in gonfaloni delle città già citate, scortati dal valletti ed il labaro della Confederazione degli artisti e professionisti. Frattanto nella Basilica superiore il Vescovo di Assisi pontificava il secondo vespro con l'assistenza . del Cardinale Dalla Costa, Arcivescovo di Firenze. Sul piazzale della chiesa si schieravano poi. i reparti dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, della Milizia e della G.I.L., mentre prestava servizio la banda dei carabinieri. Verso le 18 su apposito palco prehdeva posto l'A. R. il Duca di Genova,' accompagnato dal suo aiutante e dal Ministro Pavolini. Il corteo religioso, dalla Basilica inferiore si portava sul piazzale superiore dove il Cardinale impartiva la benedizione eucaristica. Quindi il Podestà di Assisi pronunciava un elevato discorso all' indirizzo dell'Augusto Principe. ' Nella Basilica superiore, dove il genio di Giotto) in una serie stupenda di affreschi ha riassunto la vita ed i miracoli di San Francesco, aveva poi luogo la chiusura delle celebrazioni del grandi umbri, sempre alla presenza dell'A. R. il Duca di Genova, del Cardinale Dalla Costa e di tutte le autorità e rappresentanze intervenute. L'ispettore del Partito Renato Balzarmi ordinava il saluto al Re e al Duce ed il Capitolo della Basilica patriarcale di Assisi Intonava le Acclamationes ad regem, del maestro_Padre Stella geri ha • de< canto del « Paolo Uccello » di Pascoli e il a e o Cantico delle creature >. L'Ispettore Balzarini ha pòrto a tutti gli intervenuti il saluto del Segretario del Partito e il consigliere nazìonale Di Marzio ha parlato sui grandi umbri che sono stati rievocati nel ciclo realizzato per volontà del Duce. Paria il Ministro Ha quindi preso la parola 11 Ministro Pavolini, che nel chiudere le celebrazioni dei grandi ùmbri ha sintetizzato l'altissimo contributo da essi recato alla Patria, alla sua civiltà ed alla stia unità spirituale. E' per questo che si è voluto prorrriovere le onorinze non già nonostante la guerra, ma a causa della guerra. L'esaltazione dei sommi artisti, dei santi, dei condottieri, l'esaltazione cioè dei massimi valori della tradizione e della razza non può che riuscire tempestiva allorché in difesa di tali valori si combatte. E tuttavia una slmile ricognizione nella nostra incomparabile storia, fra tanta dovizia ai testimonianze e di momenti, ha.pure suo pericolo e cioè che taluno ne sia sospinto a sentire la civiltà dell'Italia come qualcosa di fatale e di fatalmente perenne, di quasi indipendente dalle vicende del mondo e dal vario sforzo delle generazioni. La realtà è — ha proseguito 11 Ministro — che contro questa altissima civiltà lottano oggi due formidabili e non metaforici nemici. Se il nemico d'Oriente non venisse definitivamente ricacciato nelle sue steppe, l'antica civiltà dell'Europa e tutta la tradizione dell'Italia sarebbero votate alla distruzione. E se il nemico d'Occidente non venisse finalmente castigato nella sua superbia, se contro di esso non assieu rassimo il nostro diritto di vita e il nostro dovere di grandezza, noi verremmo ridotti ad essere non già i continuatori dell'antica gloria, ma i suoi miseri e mediocri custodi. E' per ciò che i migliori e più autentici celebratori delle glorie umbre e di tutta Italia sono i combattenti che dal Don alla Balcania, dall' Egitto agli Oceani difendono e salvano la nostra tradizione e assicurano U nostro avvenire. Vent'anni fa a Perugia — ha proseguito l'Ecc. Pavolini — nella vigilia della Marcia su Roma venne lanciato il proclama vergato di pu^no da Mussolini e firmato dal Quadrumvirato; esso si concludeva con la stessa parola che chiuse l'allocuzione di Piazza Venezia all'inizio della guerra e che è il motto del popolo: Vinceremo. La vittoria non è per noi una speranza e neanche una fede; è una certezza, perche è una durissima e inflessibile volontà. Il discorso del Ministro Pavolini. che è stato più volte interrotto da vibranti applausi e che alla fine è stato salutato da una prolungata acclamazione all'indirizzo del Duce, ha conchiuso il ciclo delle celebrazioni dei grandi umbri. Queste celebrazioni che sono state una superba rassegna del genio e della cultura nazionale acquistano, oggi che l'Italia è tutta protesa verso il raggiungimento della vittoria, un significato ed un valore particolare in quanto dimostrano come, malgrado che la Patria sia impegnata in una guerra durissima che assorbe le sue energie migliori, rimanga vivo il desiderio nel popolo italiano di esaltare le sue glorie passate a incitamento e sprone per quelle future.