Miraggio nella steppa

Miraggio nella steppa Miraggio nella steppa Gli /tonno ordinato di sortire dalle tane che si erano appena occucciati. E la luna aveva ancora ìa iniziare il suo notturno viaggio attraverso il cielo. Se ne stava accovacciata sulla brughiera pigra e indecisa. In quel momento, come un fastello di sterpi che avesse faticato a tra mutarsi in fiamma. Poi come un lembo di veste impigliato fra in visibili rovi. — Svelti ragazzi. Rollare le coperte. Non far tutto questo pandemonio. Non dimenticare nulla. Sbrigarsi ai posti di adunata. — Sono le voci dei graduati, le voci dei sottufficiali e dei subalterni. Talune imperiose, altre suadenti, altre con tono risaputo. Di chi investe un uomo come se gli allungasse le mani a un palmo dalla faccia. Di chi invece lo segue passo passo, amichevolmente, quasi lo aiutasse a caricarsi il fardello sulle spalle. Il mulo impazzito Di chi infine recitasse una consueta litania: perchè è L'occasione di farlo mentre tuttavia è intento a badare alle sue opetazloni e sa che tutto procede egualmente con regolarità. Come il maggiore ad esempio che s'è ritto in piedi per primo. E adesso fuma: con quella sua flemma che è come dar dee/li ordini. Sgruma il cannello della pipa aspettando. Continuarono per un bel po' a suotiare anche le trombe. In mezzo e ai quattro lati del vasto accampamento. Una tromba vicina e una tromba lontana. A intervalli. Quasi si fossero data la voce. Quasi uvessero fatto a gara per superarsi a vicenda in molestia e solerzia. Come nelle desolate campagne i cani che si rintuzzano di pagliaio in pagliaio atti; prima minaccia. E non ci si vedeva neppure a parlare con il compagno di giaciglio, non oi si vedeva neppure ad allacciarsi le scarpe quando all'improvviso è scappato il solito mulo. S'era messo a correre in mezzo alla truppa come un dannato. Sgroppando, tirando calci a doppiettate. Seminando il putiferio con tutti quei soldati che lo hanno preso per un diversivo. Il basto che gli batteva contro la pancia con certi rimbombi da grancassa e le catene dei finimenti che parevano un atterrito nitrire. Un po' una cosa da sollazzarsi e un po' una cosa da mettere i brividi. In un attimo insomma tutta la notte che avrebbe dovuto essere una vicenda compiuta e sepolta, è piena di frastuoni e di febbre. Gente che fruga e anno, spa in ginocchio, tutta raggomi tolata come pietre. Gente che si sente sfiatare sotto lo sforzo di tendere una cinghia e di sollevare un peso, e ti sembra che l'affanno di tutti sia concentrato in quella specie di lamento. Gente che senza alcun motivo si chiama ad alta voce da un capo all'altro del reparto. Sono così i soldati. Uno si chiude in se stesso e bada alle sue faccende come se avesse ge losamente da riporre un tesoro. Uno sbuffa e borbotta che non gli puoi resistere accanto, altrimenti sembra pure a re di faticare il doppio. E uno urla il nome di un amico oppure te lo investe con un inconscio insulto. Come se per celia forasse il buio con una schioppettata a salve. Grida: — Paesano fesso! — O «itio epiteto. Poi ride da solo sonoramente. Tutto contento di non essere a tiro di mppresaglia. Tutto felice di rima nere occulto perchè è come se avesse la testa nel sacco. Anche se, appunto a causa delle tenebre si incespica ad ogni passo e ci si sgraffiano le mani, ci s\ sbucciano gli stinchi. Ma il breve sfogo gli basta per consolarsi di aver in teirotto il placido sonno, per non pensare a tutto ciò che gli spetta tra poco. Gli basta di nonj&r tirsi più premere sul choc-elisia di brancicar nell'erba ex cieco per rintracciare la, vera roba: tra cui ci pi. Miragivoiu tuuu. ut* uni w p ìtrlinrin i anche il ritratto della ma1»"8"" è come un pezzo di casa nostra che ci si porta sempre dietro. Intanto s'è fatto più intenso l'inquieto acciottolio di centinaia di zoccoli, 10 scampanare delle bardature in bande. Bono i quadrupedi che sgon.enti si lasciano rassegnatamente caricare e trascinare qua e là. E sembrano più stanchi adesso, più sfiduciati e più sottomessi di- quando avranno percorso molte miqlia di strada e si saranno finalmente ridestati. Poi incomincia anche il cupo concerto dei -motori ohe a poco a poco amalgama ogni altra voce e ogni altro rumore. Allora tutta la volta del cielo diventa come un'immensa campana che continui a vibrare. — Tutta l'unità deve raggiungere nel più breve tempo possibile la zona di... Questo hanno udito alcuni soldati dalla viva voce del generale mentre, tornato da rapporto, attraversava in fretta uno dei reparti. Poi è subito entrato nel suo alloggiamento: seguito da un codazzo di ufficiali dello Stato Maggiore. E la porta si è subito chiusa dietro le loro spalle. Allora i soldati sono rimasti a rimuginare le poche parole acciuffate nell'aria. Si sono messi a speculare come tanti cospiratori con quale tono esse erano state pronunziate: se allegro o preoccupato. In modo da decidersi se era 11 caso di partecipare la notizia agli amici oppure di non dare eccessiva importanza alla cosa. Ma alcuni riferiscono in un modo. Altri in un altro modo. Insomma non si ricordano più. Verso le montagne Le prime a mettersi in marcia sono le compagnie fucilieri. Poi vengono le salmerie. Subito dopo il carreggio. Infine vengono gli automezzi. — Forse si va finalmente verso le montagne — disse poi un alpino dopo qualche ora che gli sembrava di camminare sull'acqua — per averci messo cosi in movimento tutti quanti... Hanno già ricoperto parecchi chilometri di strada i reparti. In silenzio e senza soste. Qualche soldato fumando. Qualcuno tenendo le labbra più strette che può, quasi per non lasciarsi sfuggire qualche sua segreta fantasia. Questo appunto avviene quando ci si mette in colonna. Uno va. Va, e la testa gli funziona per conto proprio. La testa è a casa, in mezzo a un prato con la morosa, magari con gli amici che stanno ascoltando com'è la Russia. La testa è talmente occupata e lontana che non solo non minimi mmmimiiimimmum iimiiiimii teppa ci si accorge nep pure più che le gambe continuano a ciondolare ma si finisce per non avvertire manco più gli ostacoli. Sicché un bel momento si incespica di botto e si dà una musata contro lo zaino di quello che arranca avanti a te Allora si rientra nella realtà. E si sente finalmente la fatica del cammino che s'è fatto. Hanno dunque ricoperto parecchi chilometri di strada i reparti. Per questo la stanchezza e il sonno perduto impediscono di valutare immediata/mente, anche a coloro che sono presenti con lo spirito, l'importanza della supposizione. Ma quando l'alpino ripete per ia seconda volta che forse si va finalmente verso le montagne, altrimenti non si capirebbe il perchè dell'essersi messi così in movimento tutti quanti, c'è chi intona sottovoce un lento motivo. E a poco a poco tutti gli altri lo seguono. A poco a poco tutti alzano la testa, alzano gli occhi, guardano lontano. Come se laggiù la terra principiasse gradatamente a salire e l'aria gradatamente a farsi più lieve. Il sole nel cuore E' il sole che comincia a levarsi. Come un miraggio. Perchè a ogni nuova giornaia che sorge anche una nuova speranza nasce nel cuore. Quando poi i primi scaglioni che si sono incamminati arriveranno a destino, molta gente sarà ancora ' poco discosto dal punto di partenza. Basta- considerare che una grande unità in trasferimento con tutti i suoi uomini, tutti ì suoi quadrupedi, tutte le sue artiglierie, il suo carreggio e i suoi automezzi, occupa una profondità di più di cento chilometri. Ma questo i soldati non lo sanno. I soldati gli hanno detto di andare acanti. Un alpino dietro l'altro, un mulo appresso l'altro, un cannone dopo l'altro, una corretta nella polvere dell'altra, un autocarro nel rombo di un altro. E i viveri che ci vogliono per mangiare, l'acqua per bere e Va vena per le bestie, la benzina per i motori, ci pensa il generale. Per questo quando passa tra i suoi soldati lo guardano tutti, come a un padre. Dove lui dice di andare con tutto quello che costa in fa tiche e in danari una marcia come questa, in logoramento dì uomini e di materiali, con tutto quello che lui chiede alle sue truppe b ai suoi mezzi, vuol dire che è giusto e che ci sarà certa mente da farsi onore. Pier Angelo Soldini (Dal nostro inviato) Fronte russo, settembre.

Persone citate: Pier Angelo Soldini

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