SCONQUASSO

SCONQUASSO SCONQUASSO Già s'avvertiva sui pini rosseggiane che il momento più intenso del tramonto era stato. Gli occhi intenti del vecchio andarono attorno cercando con ansia quella luce: e lo scorse allora, olle veniva dal bosco con la moglie e la figlia. Senza muoversi dalla panchina si girò per vederli meglio. E un'altra volta si scontrò agli sguardi inquieti della servetta, che ogni tanto s'era allacciata a spiarlo. :Wjk Vengono a, le disse lui stesso per tranquillarla. E rise tra sé un momento, fuori dell'attenzione con cui badava ai passi ■dellu coppia con la bambina avanti. Quelli s'avvicinarono un tratto. Andavano per il sentiero chiacchierando, la bambina battendo la siepe con un virgulto, volta indietro a dire, con una risatella. Il solo da le spalle pareva sospingerli a ogni loro gesto: da cui scattava, un barbaglio e un altro. Ma il vecchio nella subitanea impazienza volle tornare con gli occhi a quelli stampati dalla ramaglia sulla facciatina cieca; sui quali s'era incantato poc'anzi. Doveva essere orgogliosissimo, il figlio, di quel suo villinetto, a un sol piano e senza peso, una scatola : lo diceva la gran targa, a Villino Armida», in mostra sul pilastro del cancellino. Di nuovo il vecchio riso tra so, agitato. Dianzi, dopo aver letto quella targa, s'era annunziato alla servetta con un tono di calma ironia : et Di' al tuo padrone che c'è suo padre». Ma quella, che non l'aveva mai veduto, sola in casa, aveva stentato a permettergli di sedere 6iilla panchina, Lei qui conosce un padre soltanto — s'era scusata — quello della signora : che giusto allora i padroni erano andati a riaccompagnare alla stazione. Il vecchio, approvando, e come se volesse raffidarla, le aveva chiarito: «Ma io ero cinese»; e la fissava annoiato. Aveva aspettato lì fermo quasi due ore, senza un moto d'impazienza, pensando; e nessuna curiosità per la casa dentro, quale appariva dalla facciatina a manca tutta vetri, le salebte basse agghindate, quella da pranzo, un salottino: perso a mirare sull'altra facciatina «sua», tra il morto sostegno indicativo delle ombre di tronchi e rami, come a grado grado cangiava quell'intrico di mille e mille rampollanti dischetti, bruni e fulvi d'oro, spiccio lati o per poco non soprammessi coi due toni a specchio, e chiarenti allora la lor vanità. Festa di luce sola. Nell'aria però, tra gli occhi e l'immagine lungo il filo dello sguardo, non più il si lenzio, ma come un canto senza origine, un ricordo di canti, che guidasse o accompagnasse i ri. torni di quei colori predati. La facciatina ne era tutta viva, come una scaturigine. Quando la bambina fu al can cello e s'arrestò scorgendo l'in, truso, il vecchio lo fece un sorriso accogliente, anche burlesco, e subito alzò quieta la voce verso il figlio: a Sono io, Giorgio». Ma s'era commosso; e per un momento nò potè alzarsi, come provò a fare, nò accorgersi dello stupore a cui aveva sperato di divertirsi, che aveva trattenuto i due marito e moglie a guar darsi. Giorgio fu pronto a lascia re indietro la donna scostando la bambina. Dopo gli abbracci quasi affannosi nei silenzi tra rotte parole soffocate, il padre resistè alle premure, ch'entrasse in casa. S'era Beduto di nuovo sulla panchina e guardava il figlio con uno sguardo molesto, d'acuta malizia. Le pupille un po' accostate alla radice del naso gli diventavano ferme e sicure, lucendo nel mobile granello nero, che vedeva, vedeva senza scrupoli. Egli procurava tuttavia che il suo sguardo fosse benevolo, da vecchio: mentre senza potersi illudere scopriva il figlio qual era, più pingue e vigoroso, e incapace di liberarsi da un vano cipiglio di serietà appena quieto in volto. Lui, vecchio, appariva più sciolto. Come so avesse capito meglio il modo d'approfittare del suo viso e di tutto il suo corpo, alleggerito ormai dall'età smaniosa. La nuora, attrita, s accorgeva che, della ..a datura, il marito pareva più basso del padre: e con un che di meno virile, nei lombi ; por certe grossezze impacciose: che ora le spiepigrizie del suo e gavano tante uomo. Quaai Vl^sao capita d accordo, il vecchio la guardò con simpatia. Diceva intanto di non aver bisogno di niente, neanche di cenare chiuso in un sorriso di di fesa beffarda di fronte alle insistenze degli altri, delusi € ouasi increduli. Per abitudine, ormai da tanti anni spiegò, mangiava una volta sola, a mezzogiornoaveva imparato imitando 1 poveri, in paesi poveri, favoriti dalla saggezza. E spesso rileva, divagando sui visi e le cose attorno a respirare. «Bello.-- diceva — e questa è la tua figliuola. Hai una bella moglie «.jfton fu buono a reprimere il gfcizzo d'un'occhiata, che gli bltenò selvatica sotto la fronte b|ia: da cui la donna si scostò, sfirpresa, involta ih un'assurda coniplicità con lui, d'un attimo. Pe| primo se ne sdegnò lui stesso scattando in un grugnito di Bialumore; e il figlio stava quasi per indovinare, meravigliato della confusione tra i due. Il padre gli disse: «Bada che >ti possa sempre stimare ! », come un ammonimento. E rise. Forse avrebbe parlato di sè ; ma s'era accorto che l'interessamento, nelle domande del figlio, più che una sollecitudine di compassione e riparatrice celavano una' combattuta diffidenza, il timore di doverlo soccorrere. (Giorgio di certo pensa ancora che, quando era sui vent'anni, mor tagli la madre, s'era visto abbandonare quasi senza preavviso anche dal padre: il quale, venduta la casa e diviso a mezzo con lui il ricavato, se n'era andato pei fatti suoi). Disse soltanto ch'era di passaggio. E l'ascoltò con un sorriso astratto, mostrando che s'era aspettato di conseguenza quel più franco invito a fermarsi almeno qualche giorno : parole, a cui non curò neanche di rispondere. Giorgio insisteva : la camera pronta, lasciata dal suocero...; però la voce gli terminava prima di dir tutto. Il padre rivolgeva alla bambina furtivi incitamenti col naso griccio perchè gli sorridesse. Deluso, e quasi annoiato, avvertì gli altri due che, se li avesse trovati 6iibitn casa, a quest'ora lui era già in treno di nuovo ; e intanto tacitava col gesto la nuora, che non insistesse a sospingergli incontro la bambina. « Un'affacciata»', disse: solo per vedere come s'era sistemato Giorgio. Voleva che facessero come se lui non ci fosso: «Andate a cenare, io vi aspetto qui. Faremo altre due chiacchiere, e poi vi saluterò. Non c'è motivo...». Era imbrunito, senz'essersene accorti : e s'udiva una radio gracchiare canzonette da uno dei villinetti vicini. Il suono sgraziato prendeva oro di prepotenza l'udito, li distraeva. Allora, sorpresi, intesero quanto esso offendeva la sera, nella pineta: v'ingigantiva l'assurdità d'un misero lume, d'una volgare intimità umana che nessuno avrebbe voluto conoscere e si 6facciava essa, scioccamente invadendo un luogo proibito. Gli alberi, immoti : forse non sentivano. Il vecchio fece una smorfia d'insofferenza, reprimendo l'im pulso visibile d'andarsene subito Avvertì, nell'impacciato indugia re suo e degli altri, quasi attorno, nell'aria offesa, una malinconia che stava per diventare afosa d'un tratto, e battè le mani sulle ginocchia affermando: «Cambiorà il tempo. — Quindi li sollecitò di nuovo. — Andate andate a mangiare ». S'accese il lampadario sulla tavola apparecchiata. I tre seduti a mangiare si sentivano osservati da lui fuori e non sapevano quasi più muoversi nè parlare. Giorgio covava un dispetto contro quei rifiuti bislacchi, a un'ospitalità offerta con tutto il cuore, come se sperimentasse un nuovo atto d'egoismo del padre. E si preparava a dirglielo, appena tornato fuori. Perchè s'era messo a fischiare il ritornello del merlo? Udirono la sua voce, stranamente leggera : « Non si sanano i cocci ! », come un'esclamazione irriflessiva, senza nesso. Giorgio guardò la moglie, se avesse capito lei; e tornò a rimuginare, prima d'accennare con lo sguardo alla loro bambina: «Sono contento che non gli si sia accostata. Io e mia madre lo abbiamo amato inutilmente ». E pareva che sempre quella doglia lo avesse corrucciato. Si propose d'annunziargli, e fissandolo ben dritto, che era riuscito a ricomprare la loro casa. Ma lo trovarono seduto di traverso sulla panchina, reclinato il capo sul braccio alto, sostenuto dalla spalliera. Dormiva. Il cappello accanto, dietro la schiena, come per segnare il posto a un compagno di viaggio. E il cranio calvo biancheggiava lucido alla luna. Respirava, come trattenendo nel naso, da assaporare, l'aria del bosco : con un sorriso lento che gli cercava a quando a quali do la faccia indifesa, espressiva allora come se stósse per parlare : e era un timore, in chi guardava, e anche un rammarico perchè, sia pure per poco, gli guastava la nobiltà arcana di quei lineamenti, che una pace segreta rilassava. Ammirati, guardavano. Dopo forse un'ora di bisbigli irresoluti — già avevano mandato a letto la figlia e deliberato che non era possibile lasciarlo andare di notte nè tenerlo ancora esposto all'aria umida del bosco — Giorgio provò a prenderlo sulle braccia per portarlo in ca6a come un bambino. Allora si destò, e, un po' imbalordito dal sonno, non sapeva più schermirsi so non dicendo, quasi per ischerzo, che ci pensasse due volte il figlio a metterselo in casa, anche per una sola notte. « No, caro — disse poi cou maggior fermezza — te la sconquasserei, bada. Non è possibile ». E voleva andarsene. Ma il figlio s'incollerì, e lui, ridendo, per troncare, ubbidì subito, pur ripetendo: «Bada, bada». Nel mezzo della notte il bosco li svegliò urlando come se stesso per sradicarsi, tra schianti secchi di fulmini che incendiavano l'aria. La bambina piangeva .e chiamava aiuto. E un'altra voce chiamava, da fuori, affrettata e „, , acutissima: quella del padre. La luce in casa era rotta. Mentre la moglie ricoverava tra le braccia la bambina, Giorgio, che non capiva come il padre potesse chiamarlo da fuori, incitando: aPre- sto esci a vedere ! », apri sforzo il portoncino, contro il vento che ghel'opponeva come se dall'altra parte lottasse un uomo vivo: e riuscì tra i lampi a scorgere sul tetto il vecchio che rideva, rideva, mentre s'alzava tirandosi su a forza di braccia di fra le travi spoglie di tegole. « E' volato il tetto ! — gli annunziò con un affanno di pazzesca allegria. — L'hai voluto I che bello sconquasso ! ». E con una giravolta gattoni si spenzolò fuori, un attimo, e si lasciò. Giorgio gridava, gli andava incontro, come cieco. Il vecchio lo scansò, e già oltrepassava il cancellino, voltandosi a ridere e a salutare. La fuga d'un fantasma. Un momento dopo 6otto il bosco stillante tornava, freddo e incantato, lo splendore della luna. Stefano Land! vieni qua ! fuori, ti dico ! con uno l'ufficiale guardia sulla torretta del sommergibile (Foto Attillio Crepns)

Persone citate: Stefano Land, Villino Armida