Yamamoto nemico n.2

Yamamoto nemico n.2 IL GIAPPONE VISTO DALL'AMERIO^ Yamamoto nemico n.2 "E" lui che ha sostenuto la tesi dell'espansione verso il sud, è lui che ci odia sopra ogni altro, perchè è stato a Washington una volta e vuol tornarci a dettare la pace,, ò l e e i ISTANBUL, settembre. I centododicimila giapponesi che vivevano sulla costa americana del Pacifico sono stati internati a Manzanar, sulle montagne della California, a 240 miglia dal mare. Molti sono sudditi americani e le baracche del grosso accampamento le hanno anzi costruite, nel marzo, mille di loro che per 1 quattro quinti erano cittadini della confederazione. Il terreno a Manzanar è duro e arido, ma fertile, e gl'internati, messisi subito al lavoro con la tenacia che distingue la razza, sperano di rendersi autarchici in pochi mesi: praticheranno l'agricoltura e la pesca, apriranno officine, negozi e se la guerra dura un poco Manzanar diventerà un prospero centro nipponico. Giapponesi veri e propri — detentori, cioè a dire, di passaporto nazionale — agli Stati Uniti ne vivevano, allo scoppio delle ostilità, 92.000 all'.ncirca: gli altri s'erano americanizzati, ma l'americanizzazione non ha servito a risparmiare loro il trattamento da stranieri nemici o sospetti. Fra le due razze ha scavato un abisso il fatto che sino al 7 di dicembre dell'anno scorso — la giornata di Pearl Harbour — « nessuno in tutta l'America aveva creduto che proprio all' inizio delle ostilità. 1 giapponesi sarebbero stati capaci di affondare o danneggiare parecchie navi da guerra Inglesi e americane»: confessione di George R. Clark nello Harpers Magazine del maggio scorso. Non si conoscono, giapponesi e americani, da nemmeno un secolo: fu ai 31 di marzo del 1854 che il commodoro Matthew Calbraith Perry, ripresentatosi con dieci-bastimenti da guerra nella, baia di Yeddo (l'anno prima aveva fatto una dimostrazione con quattro) strappò la firma di un trattato che impegnava i nipponici ad aprire due porti alle navi americane desiderose di far commercio o di rifornirsi e a dare aiuto a naufraghi. Negli anni successivi gli americani « scoprirono » il Giappone e nel giugno del '60 sbarcarono a New York con grosso seguito, In visita ufficiale, tre dignitari rappresentanti del Tenno. Per ricambiare la visitaQuando ripartirono due settimane dopo, 11 New York Times stampo una noticina: «I giap ponesi se ne sono andati portandosi i modelli completi dei nostri migliori obici e cannoni Dalilgren e dettagliate istruzioni sul modo di costruirli e ai usarli. Possiamo tutti esser sicuri che sapranno approfittare di questa eccessiva liberalità da parte nostra. Ci resta solo da sperare di non trovarci fra le primissime vittime della nostra più che zelante e malcompresa benevolenza ». L'americano Willard Price racconta di aver conosciuto l'attuale ta . a e l comandante supremo della flotta giapponese, ammiraglio Isoroku Yamamoto, nel 1915 a Tokio, in casa del barone Uriu, l'uomo che sparò i primi colpi nella guerra con la Russia. Alla domanda perchè avesse voluto diventare uffl ciale di marina, Yamamoto rispose, abbozzando un gelido sorriso: — Per ricambiare la visita del commodoro Perry. Yamamoto è il nemico numero 2 dell'America (il primo è Hitler) E' colui che In una lettera ad un amico ha scritto: «Se fra Giappone e Stati Uniti si verrà alla guerra, non mi contenterò di occupare Guam, le Filippine, le Hawai e San Francisco. Io cercherò di dettar la pace agli Stati Uniti nella Casa Bianca, a Washington ». Parlando con Price, Yamamoto ricordò che l'editto il quale al Giappone, per oltre due secoli, aveva proibito la costruzione di navi grandi abbastanza per al lontanarsi dalle coste fu rimosso solo in seguito alla visita del coni modoro Perry. Degli olandesi, dei francesi e degl'inglesi aiutarono a fondare cantieri, a organizzare una scuola navale a Yokohama e un'altra a Tokio — dove per ul timo l'ammiraglio Douglas e 35 ufficiali e marinai britannici fecero da istruttori per ufficiali ed equipaggi della nascente flotta nipponica, — ma Yamamoto aggiunse che i maggiori progressi vennero compiuti dopo che tutti questi estranei furono mandati a casa. A venti anni, guardiamarina, Yamamoto partecipò alla battaglia di Zuscima a bordo della Mifeasa, la nave sulla quale l'ammiraglio Togo issò il famoso segna le: « Le sorti dell'Impero dipendono da questa battaglia. Ciascu no faccia più del suo dovere ». A scontro finito, Yamamoto aveva due dita di meno, però s'era convinto che l'uomo giallo può dare botte al bianco. E nel '15, a dieci anni di distanza, allorchè Price gli chiese quale nave da guerra, in avvenire, sarebbe stata la più importante — la grossa corazzata, l'incrociatore, la silurante o il sommergibile — sentenziò: « Nessuna di queste. La nave più importante dell'avvenire sarà quella che trasporterà aeroplani ». La porta-aerei non era nemmeno concepita; ma nel '10 un pilota americano era riuscito a partire dalla prua della Birmingham e l'anno appresso un altro aveva potuto atterrare sulla poppa della Pennsylvania. Yamamoto capi per tempo l'importanza del petrolio nella guerra moderna, è l'uomo che alla conferenza navale di Londra del '34 combattè la formula che assegnava al suo paese 3 navi, contro ogni 5 per l'Inghilterra e per l'America. Lui ha sostenuto la tesi della marina dell'espansione verso sud ed è lui che rAmerlca odia al di sopra d'ogni altro, «perchè è già stato a Washington una volta e vuol tornarci ». A dividere tanto odio l'ammiraglio è in buona compagnia (fuori gara, in una sezione a parte, metteremo gli Yasuda, gli Okura, i Mitsui, i Sumitomo e l Mitsubishi, le cinque grandi famiglie nipponiche considerate dalla" ricchissima America, per le loro ricchezze eSer la loro potenza Industriale e ifluenza politica, regolatrici della vita del Giappone) : sulla lista figurano 1 generali Toshizo Nishio, Seishoro Itagaki, KenlI Dolhara — la « santa trinità » —, il presidente del consiglio generale Hldekl Tojo, detto « il rasoio », a motivo del suo fare secco ed incisivo, e il colonnello Kingoro Hashimoto, capo dei giovani ufficiali, particolarmente inviso perchè nel 1937, In Cina, furono le s e a sue batterie a sparare sulle cannoniere inglesi Ladybird e Bee e sulla Panay americana. Soldati d'eccezione Parole di odio all'Indirizzo dei capi del Giappone moderno ne ho lette molte: dì disprezzo pemmeno una. Mutata tattica, gli anglosassoni non parlano più con degnazione, bensì si sforzano di fare conoscere carattere e potenza militare dell'avversario. « E' un errore, scriveva nel maggio una grande rivista inglese di Bombay, sottovalutare le forze giapponesi. Nel loro armamento ci sono senza dubbio punti deboli, ma mentre si va alla ricerca di questi punti è sempre meglio considerare il nemico veramente forte ». Nell'esordio l'autore dell'articolo avvertiva doversi valutare le truppe chel'Impero può mettere in campo ad almeno sei o sette milioni di uomini, tutti bene istruiti. In ogni ramo dell'esercito abbondano .armi e munizioni degli ultimissimi tipi americani ed europei, spesso perfezionati dai giapponesi, e al soldato in guerra si dedica ogni possibile cura: può darsi che le razioni non piacerebbero all'anglosassone, ma il giapponese mangia con gusto il riso con legumi, pesce e carne. Non c'è soldato che non abbia il suo fornellino portatile, a carbone di legno, per prepararsi il té, ed i vestiti, d'estate e d'inverno, sono ottimi. Allenato a valersi di qualsiasi risorsa, l'uomo è rotto alle fatiche. E' ambidestro, perchè già a scuola insegnarono al ragazzo a servirsi d'una mano e dell'altra: il soldato spara indifferentemente e con la destra e con la sinistra e salta sulla motocicletta da una parte o dall'altra. Piccolo di statura, è un meraviglioso ginnasta: in meno di mezzo minuto, saltando l'uno sulle spalle dell'altro, i combattenti scalano muri alti quattro metri, e un, uomo ne sostiene due o tre. Se è vero che la politica giapponese'è l'opera di un gruppo di militari, bisogna pur riconoscere che questo gruppo ha saputo la* vorare. L'Inghilterra si rifiutò di crederei, l'America l'Intuì solo In parte. Italo Zingare!!.