L'ispettore segreto

L'ispettore segreto APPUNTI PER UNA FARSA" L'ispettore segreto Si fa presto a raccontare la storia di Ferdinand Keller. Quando sposò Lilian egli era fattorino nella sede centrale della grande azienda Ditmar, di Heinz Ditmar come sapete. Berlino è grande e terribile; Lilian, sola tutto il giorno in un appartamentino ammobiliato della periferia, tremava di paura. Questo, si capisce, durante la luna di miele; e allora Ferdinand le disse: — Come tu sai, cara, io sono addetto al signor Ditmar in persona. Nel corridoio dove si svolge il mio servizio c'è uno stanzino per le scope: vuoi venirci à staro tu? Così ogni tanto potrò darti un bacio. E la mattina presto mi aiuterai a spolverare lo studio del signor Ditmar... non è un'idea? Erano giovani e si desideravano, come s'intuisce. Per un paio di settimane tutto andò bene, nello stanzino delle scope; ma una notte il signor Ditmar perdette diecimila marchi al giuoco. Uscì all'alba dal_ Circolo; non aveva sonno, e così com'era, in marsina e cilindro, se ne andò in ufficio. Non dissimulò la sua sorpresa, quando vide la bionda Lilian che spolverava il suo tavolo. Ma lei confessò singhiozzando le ragioni della sua presenza nello studio, e il signor Ditmar sorrise. — Non abbiate nessun timore per vostro marito — disse. — Siete deliziosa, signora Keller. Tornatevene nel vostro rifugio e non dite a Ferdinand che ci siamo incontrati. Le fece una leggera carezza, che Lilian non evitò. Un minuto dopo Lilian scompariva nello stanzino delle scope ; poi si sentì un fracasso, ed era Ferdinand che, uscendo dalla sala del Consiglio, e scorgendo il signor Ditmar, si era lasciato sfuggire di mano il secchio della segatura. — Per piacere, Keller — gli disse il signor Ditmar con insolita dolcezza. — Andate a casa mia e fatevi dare dal mio domestico un abito da mattina. Assolutamente sconvolto, Ferdinand trovò modo, prima di precipitarsi nell' ascensore, di sussurrare attraverso l'uscio dello stanzino: — Io esco un momento. Per carità non farti sentire. Frattanto il signor Ditmar telefonava al suo domestico: — Verrà un fattorino a prendere un abito da mattino. Fagli perdere tempo. Ma sì, imbecille: trattienilo per una mezz'ora. Quindi l'austero industriale uscì in punta di piedi nel corridoio, scivolò nello stanzino adibito a deposito delle scope. trdrsdngtsgpzsssldsLcdnpbpFsdFdIttsnnsivtSi fa presto a raccontare il seguito della storia di Ferdinand Keller. Da due anni egli occupava degnamente il posto di ispettore viaggiante della grande azienda Ditmar. Le sue mansioni consistevano nell'e ispezionare segretamente le filiali di Amburgo, Monaco, Lipsia, e riferire». Deducetene che per venti giorni al mese l'ispettore segreto, trovandosi ad Amburgo, o a Monaco, o a Lipsia, era assente da Berlino. Lilian si era fatta molto elegante, ma su questo non c'era nulla da dire perchè lo stipendio del marito era fra i più alti della ditta. La mattina del sette maggio squillò il telefono del signor Ditmar. — Hiinz, sono io, Lilian. L'ispettore parte alle quindici, col direttissimo di Amburgo. La consuetudine vuole che io lo accompagni alla stazione, con una tavoletta di cioccolato da porgergli all'ultimo minuto, e un fazzoletto da sventolare fino alla scomparsa del treno. Intanto penso alla villetta sulla Sprea, dove il più meraviglioso Ditmar mi sta aspettando, e così spesso accade che io porga all'ispettore il fazzoletto e rimanga a sventolare il cioccolato. — Signora Keller, quante volte debbo dirvi che non è opportuno telefonarmi cose simili in ufficio? — rispose con tenere inflessioni il signor Ditmar — E vi sembra corretta l'espressione « il più meraviglioso Ditmar » ? Lilian, cara, ti aspetto dunque stasera. Alle nove di sera la signora Keller e il signor Ditmar, abbracciati, guardavano gli effetti di luna 6ul fiume, quando entrò un domestico coi giornali. Per quanto rapida fosse l'occhiata con cui l'industriale sorvolò sulle notizie non commerciali, i grossi caratteri di un titolo lo fecero sobbalzare. « Terribile sciagura ferroviaria. Il ponte di Perleberg crolla al passaggio del direttissimo Berlino - Amburgo. L' intero convoglio sommerso. Nessun viaggiatore si è salvato ».— Ferdinand ! — gridò la signora Keller perdendo i sensi. La storia di Ferdinand Keller potrebbe considerarsi finita, perchè la signora Lilian tornò da Perleberg vestita a lutto. Piangendo sulle spalle del signor Ditmar, riferì che il cadavere di Ferdinand, e quelli di molti al¬ tri viaggiatori, non erano stati restituiti dal fiume in piena. — Ma io ti amo — disse l'industriale. — Appunto — disse la signora Lilian. — E ora Ferdinand sa tutto, di noi. Lo abbiamo tradito per due anni, e siamo stati noi ad ucciderlo. — Tu esageri — osservò il signor Ditmar. — Creando per tuo marito l'importantissimo posto di ispettore segreto, non potevo certo prevedere che il viaggio Berlino-Amburgo dovesse... — Non hai capito nulla — replicò Lilian, con qualche durezza. — Se dico che ora Ferdinand sa, sottintendo che abbiamo un solo mezzo per riabilitarci nei suoi riguardi: dimostrargli che a nostra non era la solita miserabile tresca, ma una grande passione, un amore che... — Calmati — interruppe l'industriale. — Ti dico che dobbiamo sposarci al più presto ! — esclamò Lilian ; e per la prima volta Ditmar pensò che il colore degli occhi di lei non derivava dai fiordalisi, ma dall'acciaio. Chiese ed ottenne, comunque, qualche giorno per decidere. L'indomani, in ufficio, stava appunto riflettendo malinconicamente sulla situazione, quando gli fu annunciata una giovane sconosciuta. «Mi sbaglio — pensò osservandola — o questa bella signora sta per mettersi a piangere?». Non si sbagliava. Fra un singhiozzo e l'altro la sconosciuta disse: — Mi chiamo Gisela Koster, di Spandau, e vengo da parte di Ferdinand Keller. — Ma è morto ! — gridò l'industriale. — No — disse la visitatrice. — Il mio Ferdinand non fece quel tragico viaggio. Partì col direttissimo delle quindici ; ma discese a Spandau, alla prima stazione. Ci amiamo, da più di un anno. Abbiamo a Spandau la nostra casetta, con un bel giardino n cui a Ferdinand piace coltivare gerani. Erano già passati tre giorni dal disastro di Perleberg, quando per caso ne avemmo notizia. Troppo tardi per escogitare un pretesto che giustificasse Ferdinand. Non trovandosi sul treno, avrebbe dovuto telegrafare subito per rassicurare voi e sua moglie, non è vero? Invece... — Dunque così stanno le cose? Inaudito — borbottò il signor Ditmar. Bla sul suo volto non c'era traccia di collera. — Ferdinand mi ama — cou- tinuò la visitatrice — e questa èyj '"»«"« , l".**" la sola ragione che lo ha spinto a tradire la vostra fiducia. Era-vamo tanto felici, a Spandau... Egli passava con me due terzidel mese... — Intendete dire che non ha mai fatto un viaggio per la Dit- ta, in un anno e più? — esclamò l'industriale — I suoi rapporti, che trattandosi di ispezioni se- grete io non potevo far control-iare, erano dunque tutti falsi? E l'abbonamento ferroviario, le ingenti diarie che... — Eravamo tanto felici — ripetè assorta la visitatrice. Il signor Ditmar si impose di riflettere. Ripensò alle parole di Lilian Keller («Ti dico che dobbiamo sposarci al più presto»), ripensò che il colore degli occhi di lei non derivava dai fiordalisi, ma dall'acciaio. «Non bisogna dimenticare — concluse mentalmente l'industriale — che se Keller fosse stato un vero e fedele ispettore viaggiante sarebbe morto a Perleberg». — Ferdinand aspetta le vostre decisioni a Spandau — mormorò Gisela Koster. — Che ritorni immediatamente a Berlino — decise il signor Ditmar. — Deve anzitutto rassicurare sua moglie. — Siate indulgente con lui ! — supplicò la bella visitatrice — La colpa di tutto, signor Ditmar, sono io. — Cara signorina — disse l'industriale, facendole una leggera carezza. — Sappiate che più vi guardo e meno mi sembra che il nostro Keller sia colpevole. Gisela Koster non si sottrasse a una seconda carezza. * * — Io tuttora apprezzo le vostre qualità — disse il signor Ditmar al suo recuperato funzionario. — Ma non credo che potrò continuare ad utilizzarvi come ispettore segreto. — Dunque mi licenziate? — gemette l'ex-fattorino. — Che dite mai! — esclamò l'industriale — La ditta non può fare a meno di voi. Ma qui a Berlino. Vi nomino dunque capo del personale di questa nostra sode centrale. Con queste parole del signor Ditmar la 6toria di Ferdinand Keller è definitivamente conclusa. Delle ispezioni alle filiali di Lipsia, Monaco e Amburgo si occupò da quel giorno lo stesso signor Ditmar; e siccome non sverificano altre sciagure ferroviarie nessuno seppe mai che questi viaggi del grande industriale si esaurivano regolarmente sutratto Berlino-Spandau. Giuseppe) Maratta Anche ai nostri soldati dislocati sul Fronte Egiziano viene distribuita l'uva dalla Sussistenza. (Telefoto R. G. Luce).