Avremo ancora il sole per 35 miliardi di anni

Avremo ancora il sole per 35 miliardi di anni Se tutto va bene... Avremo ancora il sole per 35 miliardi di anni Se si dovesse tracciare una storia del' progresso tecnico prendendo come criterio la specie di energia utilizzata dall'uomo si potrebbe dire che fino alla metà del Settecento l'uomo sapeva utilizzare insieme con l'energia animale un po' d'energia idraulica, e basta. A partir dall'invenzione della macchina a vapore si aggiunse l'energia termica che .sembrò segnare l'apice di ogni progresso. Bene presto però intervenne una nuova forma di energia, alquanto misteriosa; l'energia elettrica. Non si può dire certamente che questa abbia fatto il suo tempo; essa domina anzi il mondo della tecnica. Ma una nuovissima forma occupa invece la mente degli scienziati e li tiene occupati e indafìfaratissimi nei loro laboratori: l'energia atomica. Oggi dappertutto 1 fisici e gli elettrotecnici studiano il modo di liberare dal segreto mondo del nucleo atomico le immense ed un tempo insospettate riserve di energia che vi sono nascoste e di adoperarle per loro uso. La contrazione Orbene, il segreto di questa tecnica è proprio conservato nel Sole e nelle stelle. Non sempre si è saputo che la sorgente dell'energia stellare è di natura atomica. Da secoli l'uomo non cono-; sce che un sol modo per produrre il calore: la combustione; eppertanto si è ritenuto che il Sole fosse nlent'altro che un'immensa fornace. Ma appena i fisici furono in grado di calcolare gli elementi che avrebbero dovuto partecipare a questo enorme rogo, essi si accorsero che il fenomeno non poteva essere ascritto a combustione. Poiché il combustibile sarebbe consumato in un tempp ben inferiore al periodo che la geologia attesta nonché per il Sole, per lo stesso nostro pianeta. Allora gli studiosi escogitarono un'altra teoria: quella della contrazione; essi supposero che la gravità premesse e facesse entrare insieme le molecole del Sole, quasi le stipasse, producendo in tal modo calore. Anche per questo si die mano ai calcoli e si trovò che secondo questa teoria il Sole dovrebbe avere al più un venticinque milioni di anni; rispettabile età senza dubbio, ma insufficiente, poiché i geologi ci assicurano che la Terra, riceve calore dal suo grande astro per un tempo valutabile almeno a cento volte maggiore. Un mezzo secolo fa intanto si scopriva la radioattività. Enrico Becquerel fu il primo ad accorgersi che un metallo, l'uranio, riusciva a mandare attorno a sé raggi che, attraversata la carta nera di protezione colpivano e impressionavano lastre fotografiche. Poco dopo i coniugi Curie scoprivano il radio. Si apprese allora che i! radio e le sostanze affini si disgregano di continuo, liberando energia e raggi di tre specie diverse: inoltre in questo processo si libera calore. Cinquanta grammi di radio sarebbero (sarebbero, poiché tanto radio tutto in una volta nessuno l'ha avuto tra mano mai) capaci di portare in sedici ore un chilo¬ grammo d'acqua dal punto di congelamento a quello di ebulllzlone. Questo potrebbe durare per circa duemilacinquecento anni: ecco un fornello che appare economico quanto al consumo se non costasse troppo ad acquistarlo.^ Nella disintegrazione il radio genera altri elementi e finalmente 11 piombo; il quale non è però del tutto simile al piombo ordinario, ma ne pesa un po' meno. La maggior parte degli elementi conosciuti 'dai chimici sono In realtà miscugli di questi elementi gemelli detti isotopi. Un altro elemento radioattivo è — s'è detto — l'uranio; anche questo è una miscela di isotopi, in cui il più abbondante (quei'lo presente nella misura del 99 per cento) è l'isotopo di peso atomico 238. Il rimanente un per cento ha invece « peso > 235 ed è il più fortemente radioattivo: esso è capace di liberare un'energia cinque milioni di volte quella irradiata dal carbone ardente di ugual peso. Figurarsi se i fisici non ci stanno d'attorno, affaticandosi per isolarlo! Ma c'è un altro modo per liberare l'energia atomica dalla materia: basta aumentare la temperatura. Più caldo è un gas più rapidamente i suoi atomi si muovono. Alle temperature di milioni di gradi, 1 movimenti sono tanto violenti che gli atomi o i frammenti di atomi, urtansi sovente proprio nei nuclei con conseguente liberazione di energia. A queste temperature accade per esempio che litio e idrogeno si combinino per dare elio liberando ingenti quantità di energia. Questi esperimenti non possono nemmeno tentarsi sulla Terra dove 1 forni elettrici più potenti raggiungono al massimo poche migliaia di gradi. Ma nel Sole, alla superficie c'è già una temperatura di seimila gradi circa, temperatura che cresce ih misura cospicua via via che ài procede verso l'interno. I calcoli portano a ritenere che verso il cuore di esso la temperatura raggiunga la rispettabile cifra di venti milioni di gradi! Nell'interno delle stelle Nel linguaggio ordinarlo la combustione altro non è che una combinazione chimica: il carbonio ad esempio — si combina con l'ossigeno per formare biossido di carbonio. Nell'interno delle stelle non si deve immaginare avvenga nulla di simile; polche nè 11 potrebbe sussistere una sostanza composta qual'è il biossido di carbonio, e nemmeno — in forma stabile — sostanze semplici come sono l'ossigeno e 11 carbonio: in quanto gli elettroni e 1 nuclei di cui gli atomi sono formati sono in continua collisione che li trasforma secondo complicatissimi cicli. Il risultato ne è però una liberazione d'energia e cioè il calore solare: questo sarebbe capace di fondere ogni minuto un involucro di ghiaccio che circondasse la superficie del Sole e che fosse spesso dodici metri circa. Il numero delle possibili trasformazioni atomiche che avvengono nell'interno del Sole e delle stelle è infinito; tuttavia gli studiosi hanno potuto stabilire che la maggior parte dell'energia si ssvlaasptdCndnrpscdrsp sprigiona per effetto di un ciclo in cui sono protagonisti' iniziali 11 carbonio e l'idrogeno. I.nuclei di Idrogeno spezzano gli atomi di carbonio trasformandoli in isotopi dell'azoto; isotopi assai Instabili i quali ben presto danno luogo a un isotopo del carbonio diverso da quello da cui erano partiti. Un altro nucleo d'Idrogeno colpendo questo isotopo del carbonio lo trasforma in azoto ordinario e cosi via secondo un processo che sarebbe qui un po' difficile spiegare nel dettaglio; si può dire che la combustione solare non sia che un lento trasformarsi di Idrogeno in elio. Come si vede, la parola combustione ha qui un significato piuttosto eccezionale. Se il processo continua col ritmo presente c'è ancora tanto idrogeno nel Sole da mantenerlo per trentacinque miliardi di anni. G. Castelfranchì

Persone citate: Curie, Enrico Becquerel