LA SITUAZIONE

LA SITUAZIONE LA SITUAZIONE • La propaganda nemica continua a mettere l'accento sulla resistenza che i tedeschi incontrano nell'abitato di Stalingrado. Che una tale resistenza sussista, e sia particolarmente accanita, neppure Berlino nega; ma è illusorio tentar di far credere che in questo settore agli attaccanti possano es. >r riservate delle sorprese. La conquista materiale di Stalingrado potrà ancora tardare; ma fa battaglia è ormai virtualmente perduta per i russi. Fallito il tentativo di rompere lo sbarramento che protegge, tra Don e Volga, il lato settentrionale del cuneo d'attacco germanico, Timoscenko non. ha più alcuna possibilità, nel breve spazio a cui si è ridotta la difesa, di capovolgere a proprio vantaggio la situazione. Questo giudizio è convalidato da molti elementi. E' sintomatico ad esempio il fatto che il Comando rosso stia allestendo uno schieramento di grosse artiglierie sulla sinistra del Volga, donde si propone di battere la città, quando sia caduta totalmente in mano nemica. Non meno eloquente è la ripresa di una avanzata in grande stile nel settore del Terek, in dire zione del Caspio, il cui nome ri corre per la prima volta nel bollettino germanico. Ragioni di elementare prudenza sconsigliavano il Comando tedesco dallo spingere a fondo le operazioni in questa regione, fino a che non fosse stata liquidata la partita di Stalingrado. Se il fronte caucasico "si rimette in movimento anche sul versante orientale, è evidente che a Berlino le sorti della battaglia del Volga si ritengono immutabilmente decise. • La fiammata di speranze accesa nel campo democratico dal recente rimaneggiamento del Governo spagnolo è stata di breve durata. In una riunione del nuovo Consiglio, presie duto da Franco, si sono confermati senza possibilità di equi voci i principii che ispirano la politica estera spagnola. La Spagna non intende deflettere dal suo orientamento di netta, irriducibile, operante intransigenza verso il comunismo, e questo basta a eliminare ogni possibilità di intesa con le democrazie,, alleate dei bolscevichi; la Spagna ribadisce la sua adesione ai principii del nuovo ordine europeo, e questo vale a rendere incolmabile l'abisso che la separa da Londra e da Washington. Il signor Samuel Hoare ha sprecato le sue fatiche. Gli «amici spagnoli», a cui egli alludeva in un recente discorso, non sono certo nè Franco- né i Governanti di Madrid. Deve trattarsi di qualche relitto della Spagna rossa, scampato al gran.naufragio di tre anni or sono. • In India il Governo vicereale continua ad affrontare la indomabile sollevazione delle masse nazionaliste con la più spietata repressione. L'istituzione di commissioni speciali, incaricate di decretare l'esecuzione sommaria dei patrioti, segna l'inizio di un regime di inasprito terrore. A nulla sono valse le esortazioni alla moderazione, rivolte al Governo britannico dai circoli nord-americani; come infruttuosi sono riusciti i tentativi di persuadere alla conciliazione i nazionalisti indiani. A/iche ieri la stampa nord-americana si faceva garante della libertà dell'India per il dopoguerra. «Lottate con noi — scrivevano i giornali ispirati dalla Casa Bianca — e noi faremo tutto ij possibile per rimeritare quei popoli che si saranno dimostrati degni delle istituzioni liberali lottando contro coloro che vogliono rapire la libertà a tut: ti noi ». Abusata canzone, a cui nessuno in India presta più ascolto. Di popoli abituati a rapire la libertà agli altri gli indiani con conoscono che 1 inglese Non basta l'avallo americano a ridare valore a una cambiale britannica. • Il discorso di Halifax non A niaciuto a Londra. Gli editoriaS Times e del Daily Telearaph non risparmiano frecciate all'indirizzo dell'incauto ambasciatore. Si teme che con la sua dolciastra omelia iri difesa aella cristianità, egli abbia irritato i senza Dio del Cremlino. Stalin non ha l'aria di voler S are Goffredo di Buglione, li soldati delle armate rosse non si sentono. Piamente fratelli dei crociati di Gerusalemme. La sortita di Halifax e giudicata tanto più ^wrtnna, in quanto, non era l m£ mento di acuire la polemica tra russi e anglo-sassoni. Polemica sempre viva e sempre aspra, nella quale interviene oggi il New York Times con un articolo veramente scnsaziona- le. Il giornale invita i sovietici a pazientare per il secondo fronte, che non può essere questione nè di ore, nè di giorni, nè di mesi; e ricorda che la Russia si è lasciata sollecitare per ben ventun mesi prima di decidersi a scendere in campo, com'era convenuto, giustificando il ritardo con la necessità di completare i suoi preparativi. La sassata è andata diritta in piccionaia. Si conferma che l'Asse, Dell'attaccare la Russia, non ha fatto che prevenire l'attacco bolscevico, deciso di pieno accordo con le democrazie ventun mesi prima.

Persone citate: Buglione, Samuel Hoare, Stalin