La scarpetta d'argento

La scarpetta d'argento La scarpetta d'argento Il oiovane Gustavo salì sul tre jio e prese poeto in lino scompartimento dove si trovavano già ■sette viaggiatori: un signore che viaggiava per divertimento, c andava continuamente fregandosi le mani dalla contentezza, mandando ogni tanto griderelli di giubilo e di soddisfazione; un vecchio in viaggio-premio, che ostentava sul petto una medaglia con l'effigio di Minerva recante la dicitura: uStudium ac Sapientia»; a fianco di costui, ch'era di fronte al signore che viaggiava per divertimento, sedeva un tale vestito d'una maglietta a righe con le maniche corte, e di un paio di calzoni turchini rimboccati che gli davano l'aspetto d'un uomo di mare: ma non aveva il volto abbronzato dal 6ole, né le sue rughe erano piene di sale marino; di fronte al marittimo sedeva una donna non più nel fior degli anni, ma piacente ancora, con occhi che rivelavano aver ella intensamente amato : costei si guardava intorno sospettosamente, e teneva stretto fra le ginocchia un lungo fucile d'antico modello, ma lucidato con tanta cura che la canna sfavillava al 6ole; a fianco della donna stava un angelo: un vero angelo con duo grandi candidissime ali, indossante un'altrettanto candida tunica che gli scendeva sin ai piedi; occhi celesti, capelli-biondi, sorriso dolcissimo ; fumava un lungo, sottile sigaro di color chiaro che mandava un profumo inebbriante ; di fronte all'angelo sedeva un trentenne gibboso, il quale sorrideva ironicamente, e i suoi occhi, pur miti, s'accendevano lo stesso di fuggevoli lampi maliziosi; a fianco di costui si trovava una giovinetta di non più che diciott'anni il cui animo, a giudicare dallo sguardo e dalla verecondia dell'atteggiamento, non doveva cadere in candore alle ali dell'angelo; aveva ai piedi un paio di scarpette d'argento appartenute, forse, a un'antica dama, tanto erano, pur risplendenti ancora, di vecchia foggia. Fu di fronte alla giovinetta, all'unico posto libero, che il giovane Gustavo 6Ì sedette, e, quando il treno si mosse, egli s'era già innamorato. Ma non ardiva rivolgerle la parola. Ruppe per primo il silenzio il vecchio signore fregiato della medaglia di Minerva. o Oh » esclamò giungendo le mani in atto di gioiosa infantile meraviglia «le belle e istruttive cose che si vedono dai finestrini dei treni ! ». " E' la prima volta che viag giate?», domandò il marittimo. a Sì signore, è la prima volta e non mi stanco di ammirare il magnifico panorama che si snoda dinanzi ai miei occhi avidi di apprendere e di conoscere ». « Parlate come un fanciullo », disse il trentenne gibboso. «Tale infatti io sono nella mente e nel cuore, benché abbia da tempo passati gli ottaut'anni», rispose il vecchio decorato. Il signore che viaggiava por divertimento scoppiò a ridere e batté le mani. «Che cosa avete da ridere?», chiese risentito il vecchio dalla medaglia. «Signore» rispose l'interpellato o non dovete offendervi 6e rido. Qualunque cosa avvenga in questo scompartimente mi farà ridere, perchè io viuggio per divertimento ». «Siete notaio?» chiese l'angelo. . . « No, profumiere ». « Il signore » disse il trentenne gibboso «ci ha distratti con le sue risate proprio quando il signore dalla medaglia stava per spiegarci come mai, pur avendo compiuto gli ottant'anni, abbia mente e cuore di fanciullo». « Più precisamente » s'affrettò a dire il decorato «di scolaretto. Dovete sapere, signori, ch'io all'età di nove anni superai così brillantemente gli esami per il passaggio dalla quarta alla quinta elementare, che mi guadagnai oltre a questa medaglia recante la dicitura: " Studiurn ac Sapientia ", un viaggio - premio gratuito per dilettarmi e per istruirmi. Potete facilmente figurarvi la mia gioia». «No» disse il marittimo «non me la figuro». «Possibile?» chiese la donna dal fucile. « Sì : sono rozzo, « non mi figuro gioie». Il trentenne gibboso sorrise, accarezzò il marittimo sulla fronte. «Ve la figurate, adesso?» domandò. «Miracolo!» esclamò jl marittimo « Me la figuro ! Ma voi » chiese guardando stupito il gib boso «chi Biete?». «Si saprà» rispose il gibboso guardando ironicamente l'angelo, che arrossì a quello sguardo e abbassò il capo. «Disgraziatamente» riprese il decorato « si succedettero nella ■ mia famiglia avvenimenti tali che m'impedirono d'usufruire del viaggio-premio: solo oggi, finalmente libero da impegni e da legami, ho potuto salire in treno e abbandonarmi a.'.B vista di cose nuove le quali, oltre che dilettare, istruiscono. Viva il mio buon maestro Bernardo Storoudella IV B ! », a o o i Sì dicendo, il decorato si levò in piedi, e fra lo stupore dei compagni di viaggio e le matte risate del signore che viaggiava per divertimento, mandò un bacio all'indirizzo del defunto maestro Bernardo Storoni. «Anch'io» disse la donna dal fucile «viaggio per la prima volta ». « Siete cacciatrice ? » chiese l'angelo. «No; conosco le insidie della vita, e so come una donna debole e indifesa possa in treno divenire facilmente preda degli appetiti degli uomini. Insidiata, mi difenderò a colpi di fucile», esclamò lanciando intorno occhiate significativo. « E in caso di necessità » disse alla giovinetta che aveva acceso l'animo del giovane Gustavo «difenderò anche voi ». «Brava» disse il trentenne gibboso con un sorriso che illuminò lo scompartimento «ma la signorina non ha bisogno d'esser difesa a colpi di fucile: l'amore che questo signore nutre per lei ò un amore puro». «Come sapete?» esclamò meravigliato e felice nello stesso tempo il giovano Gustavo. ' Il trentenne gibboso non rispose, e continuò a sorridere di quel sorriso che illuminava lo scom partimento. Il treno, ora, correva per bellissime regioni, e aveva a destra il mare e a sinistra dolci colline verdi qua e là biancheggianti di graziose casette. Il giovane Gustavo e la signorina dalle scarpette d'argento, non avendo più, ormai, da nascondere il loro amore, si tenevano per mano e si scambiavano sguardi che giungevano all'anima. Improvvisamente la donna dal fucile imbracciò l'arma e prese di mira il giovane Gustavo. Il marittimo fu pronto a deviare la canna, il colpo partì, il trentenne gibboso fu passato da parte a parte. Tutti si precipitarono a soccorrerlo, tranne il signore che viaggiava per divertimento, il quale rideva a gola piena, e mai, diceva, s'era divertito tanto come quel giorno. «Voi che siete angelo» gridò il vecchio dalla medaglia di Minerva «fate qualche cosa per questo poveretto!». Ma il trentenne gibboso, sempre sorridendo, disse con dolcissima voce che non aveva bisogno di rulla: il colpo lo aveva passato da parte a parte, ma nò la schiena nè il petto presentavano la minima traccia di ferita. «Grazie, signori» disse invi tando i compagni di viaggio e riprendere 1 loro posti. « E grazie specialmente a voi » aggiun se rivolgendosi al marittimo. Questi rispose che non aveva fatto che il buo dovere. «Schietto e rude uomo di mare!» esclamò il vecchio in viaggio-premio. «Ma come mai — chiese l'angelo «pur essendo uomo di maro non avete il volto abbronzato, e lo vostre rughe non sono piene di incrostazioni di sale marino?». « Strano » osservò il giovane Gustavo abbandonando per un momento le mani della giovinetta dalle scarpe d'argento, «siete angelo e avete bisogno di domandare per sapere?». Un sorriso ironico si disegnò sulle labbra del trentenne gibboso. L'angelo vide quel sorriso e arrossì. « Dovete sapere » spiegò il ma rittimo «che la mia carriera di marinaio è stata brevissima. Avido di viaggi, salii in gioventù su una nave per varcare gli oceani, ma appeiiàjsrìito mi accorsi di ooffrire di mal di mare: per cui discesi immediatamente, e da quel giorno viaggio in treno». «Ma perche siete vestito da lupo di mare?» domandò il premiato. «Perchè sono marinaio nell'animo ». «Gli oceani, però, non li avete mai varcati». «No. Mi fermo sulle rive e li guardo. Vorrei avere le ali di quest'angelo ». «Voi angeli» chiese il trentenne gibboso «varcate spesso gli oceani?». «Vi dirò...» rispose imbarazzatis6Ìmo l'angelo «vi sono angeli che li varcano, e altri che si limitano a sorvolare la terraGli angeli da mare ; hanno icorpo conformato in una maniera speciale che permette loro dgalleggiare in caso d'incidenti »«Voi siete un angelo terrestre?». «Sì, sono un angelo terrestre ». «Mi fate toccare le ali?». L'angelo impallidì e ai levò in piedi. In quel momento entrò un controllore. Aveva una lunga barba bianca, e una divisa celeste con bottoni d'oro. « Un angelo ! » esclamò, e s'inchinò con rispetto. Poi, con molta deferenza: «Avete carte di riconoscimento?» domandò«Non che diffidi di voi, ma spesso mi capitano viaggiatori che per non pagare il biglietto svestono da angelo». L'angelo si frugò nella tunica e consegnò, con rossore e imbarazzo, una tessera. «Professor Arnaldo Vitali» disso il controllore. «Professore. Ma non c'è scritto Angelo». «E' appena un anno che sono angelo...» mormorò con voce tremante il viaggiatore sospetto. Piano piano il trentenne gibboso allungò una mano, prese delicatamente un'ala dell'angelo, e tirò: l'ala, ch'era posticcia, venne via facilmente. . Vistosi smascherato, il viaggiatore sospetto si tolse l'altra ala, la parrucca e la tunica: era un uomo nonnaie, grassoccio, calvo. Uscì dallo scompartimento, e si dichiarò a disposizione del controllore. «Lo farò arrestare alla prossima stazione» disse questi. «Sapeste quanti finti angeli viaggiano di questi tempi. Il vostro biglietto, signore?» soggiunse rivolgendosi al trentenne gibboso. Questi, senza rispondere, si tolse la giacca e i calzoni. Era un angelo vero. Quel che sem¬ brava una gobba erano le ali ripiegate. 11 controllore gli baciò la mano ed uscì. «Siete angelo fin dalla nascita?» chiese il lupo di mare. L'angelo non rispose. Guardava i due giovani innamorati che non s'erano accorti di nulla. «Essi» disse sorridendo «sono in cielo con l'anima. Questo treno dov'è diretto?». «A Pisa» risposo il decorato. «Bella città Pisa, ma per due innamorati sarebbe miglior sede quella nuvola rosa». E indicò una vaga nuvoletta che viaggiava pel ciclo spinta dal vento. E accostatosi al giovane Gustavo: « Volete andare a Pisa o su quella nuvoletta?» domandò. «C'è da chiederlo? Su quella nuvoletta. E' un'ora che la guardiamo, non è vero Ambra?». Ambra sorrise. L'angelo cinse alla vita i due innamorati, e uscì con essi dal finestrino, seguito dalle risate del signore che viaggiava per divertimento. Il marittimo era commosso. Il premiato orgoglioso: aveva conosciuto un angelo. La donna dal fucile corse al finestrino, imbracciò l'arma, prese di mira i tre che volavano verso la nuvoletta. «Fuoco!» gridò il signore che viaggiava per divertimento. Sul prato verde lungo il quale il treno correva caddero alcune gocce di sangue che si confusero con i papaveri: Ambra era stata colpita a un piede, il sangue usciva da un forellino della scarpetta d'argento. Ma la nuvoletta era vicina. Il giovane Gustavo vi adagiò l'innamorata che sorrideva e non sentiva dolore. L'angelo toccò con un dito la ferita. «Tornerò a prendervi» disse «per ricondurvi in terra». « Rimarremo sempre qui» esclamò il giovane Gustavo. «Sulle nuvole» disse l'angolo «non si rimane che per poco tempo: per il tempo che dura una nuvola e che dura un amore. Ambra disse: «Ma il nostro amore è eterno ». «Ebbene» disse l'angelo «io tornerò ogni tanto, non per riprendervi, ma solo per vedere come vanno le cose. E se un giorno vorrete tornare...». «Mai!» gridò Gustavo. «Sì» disse l'angelo ripetendo quel suo sorriso ironico «ma tornerò ugualmente. Se non per altro, per salutarvi». Spiegò le ali, e spiccò un velocissimo volo, corno di rondine. Mosca

Persone citate: Bernardo Storoni, Bernardo Storoudella Iv, Minerva, Professor Arnaldo Vitali

Luoghi citati: Mosca, Pisa