Tutti gli attacchi sovietici spezzati contro una muraglia di ferro

Tutti gli attacchi sovietici spezzati contro una muraglia di ferro l'epopea della "Tagliamento,, tra le steppe del Don Tutti gli attacchi sovietici spezzati contro una muraglia di ferro Due giorni di lotta senza prendere cibo - L'ordine improvviso: sganciarsi e trasferirsi su nuove posizioni - La notte insonne e il nuovo attacco nemico: otto assalti fronteggiati e respinti in tre ore (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Fronte del Don, 18 settembre Dopo il terzo attacco sovietico il nemico attaccò ima quarta volta verso le 10 le posizioni tenute dalle Camicie Nere della « Taglia mento », mandando avanti dei pai tuglioni di SO-40 uomini, e portali do al parossismo la sarabanda dei mortai. Mezz'ora appresso, in una di quelle brevi tregue cìie frazionano gli attacchi, e segnano per lo più il fallimento di un tentativo di assalto o l'inizio di un altro, il Console e gli ufficiali del cornati do, che si trovavano più a valle, sentirono, o sembrò loro di sentire, veniente dalle nostre linee, un canto ben noto, un canto che essi stessi tante volte avevano intonato, il canto della rivoluzione: « Giovinezza! ». II canto nella battaglia Una commozione profonda, qualcosa dì inespresso e di inesprimibile prese alla gola il Comandante la Legione c i suoi ufficiali, i fanti schierati in secondo scaglione e gli aitiglieli delle batterie a cavallo appostati nei pressi. Lì, sotto un cielo non nostro, su quel le pianure infinite, in un interstizio della lotta, dì fronte ai rossi àie premevano da ogni lato e che camminando sui quattro arti, come le serpi, già preparavano un nvovo attacco, le Camicie Nere della « Tagliamento » cantavano l'inno ci ?lla Rivoluzione. Stavano acquattato, ferme nelle loro buche, ma i loro volti erano contiatti, i loto volti macerati dal vento, macerati dalla fatica, dalla fame e dalla sete, i loro volti sporcìii di fango nero, di sudore e spesso di sannite. Si erano battuti fino alloro e le canne dei loro moschetti scottavano. Tra pochi minuti avrebbero ripreso a combattere. Ma erano sicuri di tenere le posizioni nonostante il nemico fosse dieci, dodici volte superiore e continuasse a battere, a battere sul caposaldo con i suoi mortai ossessionanti. Vi era abbondanza di •munizioni per tutte le armi; ed essi avevano intonato di slancio l'inno della Rivoluzione per espri mere la loro gioia e la loro cer tezza. Di quando in quando qualcuno sì interrómpeva. Ascoltava per un po' come cantavano i compagni, per unire dopo nuovamente la propria voce all'onda comune. Tutti cantavano con gli occhi un po 'socchiusi e il ritmo denso e largo dei suoni appariva certo in loro come una strada che conduce lontano, una strada segnata di luci nella steppa, la strada larga e senaa margini della vittoria. Il sussulto della battaglia riprese, che le ultime note di « Giovinezza» andavano spegnendosi. Alle 11,30 il seniore comandante il battaglione comunicava: « Il battaglione è sempre schieralo sulle posizioni iniziali e non ha mollato un palmo di terreno. Il nemico, che aveva attaccato tre volte durante la notte, riprese l'attacco alle 10 facendo particolare pressione sul fianco sinistro e cercando di dilagare poi per tutto il fronte del battaglione. Ma il nemico non passerà! ». Alle 15, con quell'insistenza caparbia che li caratterizza, i rossi attaccavano. Scendendo a frotte dal costone antistante essi si diradavano e si appiattavano nella steppa. Subito tutte le nostre armi rientravano in azione. Un concentramento di nostri mortai, diretto personalmente dal Comandante del battaglione sulla sinistra e sulla « balka » antistante arrestò e disorientò l'avversario. Il contrattacco Impossibilitato a passare dalla sinistra, esso si rovesciò sulla destra, ma anche qui incontrò una muraglia di resistenza. Alle 16, quando la pressione nemica anda va diminuendo il Centurione della comparinia attestata sulla destra avvertiva: «I combattimenti di oggi sono stati duri. Ma state tranquillo, Comandante: resisteremo fino all'ultimo. Il nome della « Tagliamento » resterà puro e glorioso ». • Alle 17 i bolscevichi desistevano, per ritirarsi in disordine, inseguiti, decimati, maciullati dalle nostre mitragliatrici e dai nostri mortai. Allora le Camicie Nere partirono al contrattacco: diverse incrinature vennero aperte nello schieramento nemico, furono catturati prigioìiieri e raccolto un abbondante materiale bellico. I Legionari erano esultanti: da due giorni non mangiavano, da tre non riposavano, ma mia cosa sola essi chiedevano: munizioni. Sapevano che il nemico sarebbe tornato più in forze e più armato e con elementi più freschi. La sera, comunque, trascorse tranquilla. Solo qualche schianto di mortaio di tanto in tanto e qualche brivido di mitragliatrice. A notte giungeva l'ordine al battaglione di sganciarsi dal nemico per andare ad affiancarsi, su- un altro caposaldo, ai due nitri battaglioni della « Tagliamento ». Questi due battaglioni avevano anch'essi duramente combattuto. Anch'essi avevano sentito gli « hurrà » delle orde bolsceviche e, fra queste, anch'essi avevano con le loro armi provocato squarci ■ profondi, battendosi anche con le baionette e i pugnali. La funzione del nuovo caposaldo era duplice: essa costituiva una forte linea di resistenza e nel tempo stesso formata una salda base di partenza per contrattaccare inemico sul fianco. Rappresentava altresì un vasto campo d'osservazione. In poche ore, scavando la terra con i pugnali, con le baionette e con le mani, le CamicieNere e 1 fanti dvilc armi d'accompagnamento si erano preparati le postazioni difensive. Nel cielo na vigava una luna splendida che gettava sulla steppa-una luce co sì densa da apparire quasi un volpone. Questo vapore evocava, con l'impressione di un incubo, l'aspetto che devono avere in fondo agli abissi cosmici i paesaggi di certi astri senza atmosfera e senza vita. La calma, all'apparenza era assoluta, ma all'apparenza soltanto. Energico, voiitivo, resistente, il Comandante del caposaldo passava di postazione in postazione, di uomo in uomo, per raccomandare ai Legionari di non adagiarsi in questa calma ingannatrice. I Legionari erano stanchi, lottavano contro il sonno, la fatica, la tensione nervosa. Le palpebre si chiudevano loro malgrado. Eppure resistevano e vigilavano. Sarebbero scattati su al minimo allarme. L'allarme venne alle 5 del mattino. Alle 5,30 il caposaldo, tranne il tratto sud-est, era investito dalle forze nemiche. Protetti dalla folla steppa, con quelle loro divise giallastre c bige che li mimetizzano così bene fra i campi di grano e. le erbe, i rossi avanzavano numerosi, preceduti ad ogni sbalzo in avanti da un fuoco di artiglierie e di mortai. Sempre ossessionante il fuoco dei mortai. Le loro granate scoppiavano ovunque come zampilli improvvisamente scaturiti, E scoppiando squillavano come colpi di martello su lastre di vetro, come il frangersi violen¬ to del vetro sprizzavano all'intorno minuscole schegge taglientissime. I più però si limitarono a farsi passare sulle ferite una pennellata di tintura di iodio e tornarono a combattere. Una scheggia tagliuzzò la punta del naso di un legionario friulano. Aveva, costui, un lungo naso aguzzo che dava al suo volto l'aspetto comico del tapiro. Il legionario si asciugò con l'avambraccio il sangue e, riprendendo a sparare, borbottò: « Ci guadagnerò in estetica! ». Le nostre armi, con i loro tiri precisi, fecero tacere per sempre venti, trenta, quaranta armi nemiche. Le Camicie Nere, per meglio vedere, sparavano in piedi, il fucile 'a « spall'arm », puntavano sui rossi che avanzavano carponi, come si punta- sulla selvaggina. Un vecchio aitante, uno di quegli uomini che accorrono ad ogni guerra perchè la guerra è un poco il compenso della loro vita, atterrò in tal modo una. diecina di bolscevichi. Un fante, accortosi che il trepiede del mortaio era rotto, ne sostenne con le mani l'affusto durante lo sparo. Dopo una ventina di colpi aveva le mani spappolate dalle ustioni. Lo scontro durò tre ore. A ondate successive i rossi ripeterono per otto volte l'assalto. E per otto volte vennero fermati e sconfitti. Paolo Zappa

Persone citate: Paolo Zappa