Alpini per il mondo

Alpini per il mondo Alpini per il mondo " 'Adesso che s'e accesi tre ciocetti di rovere tra le gambe — rchè oggi ha diluviato che Dio mandava, e poi ha preso a nir su una brezza da ponente e s'intrufola sotto i panni colie gli spuntoni d'una scopa — JBJ caporale dei conducenti racconta ancora una volta come è andata che dai suoi monti è ifaivato sin quaggiù in questa Russia. • La storia, per filo e per "segno, cucili della sua squadra la conoscono già tutti; perche l'hanMv° vissuta pure loro. Ma lo stanino ad ascoltare lo stesso, senza perderne una battuta, come se fosse la prima volta. . Perchè il caporale dei conducenti, quando ha trovata la sua pietra su cui sedere e si vede un po' di focherello ballargli davanti, e come se fosse a casa sua, tra quelli della famiglia. Sì che, a non prestargli attenzione, sarebbe lo stesso che mandargli a monte il sugo della sua vita di soldato. Cosa che, se appena se ne dovesse accorgere, domattina la ramazza non to la scrollerebbe più dalle mani manco il foglio di congedo. Anche il mulo, legato córto alla pianticella sotto cui è adunato il crocchio, pare prenda interesse al discorso. Specie quando la voce del caporale, facendosi più calda nei momenti lirici, è come se gli accarezzasse la groppa da cima a fondo. Gli orecchi a ventola, uno all'insù e l'altro in senso orizzontale, ciondola i muso assonnato tanto vicino a due teste d'alpini che gli p.trebbe portar via la penna con un morso. Ma lui sa che la penna dell'alpino non si tocca. Una volta che infatti ci ha provato gli è poi rimasta nel tubo della gola come una farfalla. E quei dannati dei conducenti, invece di fargli fare un gargarismo con un po' d'acqua e crusca, l'hanno per giunta strapazzato come una ramazza. * * Dunque, mentre un bel giorno il caporale dei conducenti, finita la a Grecia », s'era finalmente messo a dare una mano in casa, gli arriva l'ordine di scendere a valle e di presentarsi nuovamente al Battaglione. Quando stacca il cappello dal cavicchio, sua madre si curva ancor più sul pagliolo. Por nascondere la faccia. E suo padre — anche per via della vecchia che finirà pure lei per considerarlo ormai un ferravecchio — va a piantarsi a gambe larghe in mezzo alla porta spalancata contro il cielo. Poi guarda l'alpe. E peri 6a: «Adesso che ricominciava ad andarmi bene me lo guasteranno un'altra volta. Me lo riinande ranno nuovamente indietro che avrò ancora da mostrargli i denti per rimetterlo a punto ». Perchè lui, il vecchio, ha fatto l'altra guerra. E lo sa por esperienza com'è la vita del soldato. Più uno, sotto la naia, se la vede brutta, più lo fanno sgobbare senza remissione, più digiuna e più veglia, maggiormente, appena rimette piede in casa, invece di non far più caso a niente, sente il bisogno di dettar legge su qualsiasi argomento: e questo spetta a me di farlo e quest'ai tro spetta invece a te. Anche perchè, un conto è montar di vedetta in cima a un monte, dentro tre metri di neve, un conto far a fucilate e arrischiar magari la buccia, e un conto dover invece abbattere trenta pini in un giorno. Una sfaticata che ci vogliono, per rifar la cotenna delle mani, tanti di quegli sputi 6ui calli da svuotar la cantina ; perchè, povero fìigliolo, suda e gli si inasprisce la gola come a un mulo bolso. | «Adesso me lo guasteranno |,na'altra volta». E quando il rfiglio gli passa dinanzi si fa anScor più torvo per puntellare con f le rughe qualcosa che gli vuole ad ogni costo scivolare lungo le gote. Poi gli pone una mano sulla spalla. Come il ramo di un'annosa quercia che s'abbatte con/ tro un giovane albero. E gli dice : che la penna, così, lo sgnacche! ranno dentro. * * Giunto al Battaglione e fatto cader dall'alto un parco saluto sulla sentinella, il caporale dei conducenti va subito a mettersi a rapporto dal Maggiore. Per. che lui lo conosce, gli è in confidenza, se la son vista brutta assieme, «siamo buoni amici insomma ». Impalato dinanzi al tavolo del Comando, chiede poi so la cartolina precetto l'ha avuta anche il tale. — Sì, anche il tale — risponde il Maggiore. E anche il tal'altro, chiede. — Sì, anche il tal'altro. E anche il tal'altro ancora. — Si, anche il tal'altro ancora. LE anche quello che, là in Gre-6'è presa la medaglia d'ar-Anche quello. Allora, signor Maggiore, vengo via anch'io. * * Lo imbarilano quindi su di un vagone di terza classe, e via, per monti e per valli, verso questa benedetta Russia. Sino a che il treno corre dentro le nostre campagne, è quasi un piacere però. Ti affacci al finestrino e dai una voce a quella ragazza lì: — Ciao biondina! E lei ti risponde subito, tutta protesa, come se ti buttasse le braccia al collo: — Ciao bell'alpini — Insomma, sei a casa tua. E ogni tanto vedi anche qualche vecchia che ti sembra proprio tua madre. Allora le fai una bella cantata, tutti in coro, perchè si consoli. — I guai cominciano dopo — riprende il caporale dei conducenti, mentre i compagni che lo stanno ad ascoltare attorno al fuoco si fanno ancor più attenti, si stringono ancóra più vicino a lui. Perchè il cuore anche a loro gli si stringe ancora una volta, come in quel momento. E allora la steppa che li circonda diviene sempre più vasta, come un mare su cui non c'è più niente dove posare gli occhi. — I guai cominciano quando vedi la nostra bandiera al confine e poi non la vedi più. Aguzzi le pupille, e anche» i due carabinieri sono scomparsi. D'ora in poi, rigidi che sembrali di pietra, ci son questi altri due cosi a far la. guardia, con certe diviso che chi sa che diavolo voglion dire. Sì che il caporale dei conducenti si butta ancor più fuori dal finestrino, a prender l'aria fresca in faccia, per ridestarsi. Forse è questione di un momento. Come quando, scendendo il pascolo, ti sei voltato indietro e a momenti non riconoscevi più la tua casa tanto 6'era fatta piccina. Ma quando il treno va incontro a una donna, e lui, il caporale dei conducenti, al momento giusto (perchè dalle altre carrozze non scalmana nessuno come prima?) le grida: — Ciao biondina ! — finalmente si accorge che qui è tutta un'altra cosa e che l'aria fresca non gli serve a un bel niente. Perchè, quella, invece di rispondergli: — Ciao alpin ! — come si fa con uno che parte per la guerra, alza solo un poco la mano, sorride anche, poareta, ma rimane a bocca chiusa. Allora è meglio mettersi a sedere. Subito dopo, nell'intero vagone, si fa un grande silenzio. Tutti hanno la testa china, le grosse mani sulle ginocchia. E dondolano come tanti sacchi. Poi, uno degli alpini alza il vetro. Perchè si sente un po' di freddo addosso. Una specie di malessere. Si raggomitola ancor più nel suo cantuccio. E allunga una stincata al vicino, perchè s'è messo a canticchiare. — Stai zitto — gli dice. E basta. Passano così altri monti e altre valli. Sino a che la voce di quello che canticchiava non si fa riudire ancora. — Giusto — dice — come si fa se uno gli piglia un maialino e il dottore del tre no lo mette nelle mani di questa gente che non gli puoi spiegare che ci vuole un gavetta di vin caldo con dentro i chiodi di garofano o la cannella? — Poi prende a rigirarsi tra lo dita certe monete strane che gli hanno date e elio non sa se può comperarci un francobollo oppure tanti fiaschi da tirar nuovamente su di corda tutta la compagnia. * * Ma, giunti alla prima stazione d'oltreconfine, ecco due soldati dei nostri, proprio due italiani, due fanti con tanto di grigioverde che vanno su e giù lungo il treno. E hanno una fascia azzurra al braccio, hanno ciascuno una cesta in mano': con dentro le sigarette, cinque a testa, con dentro le bottiglie di quello buono, una ogni quattro uomini. Poi ti danno anche una tavoletta di cioccolata, ti danno anche delle cartoline, per scrivere un paio di righe ai parenti e agli amici durante il viaggio. Poi da uno stanzino dove c'è una bandierina tricolore appesa alla porta, esce anche un Colonnello. Per chiedere a tutti se non gli occorre niente, se sul treno ci sono dei malati, se nessuno è rimasto lungo la strada. E fa anche duo chiacchiere con loro della squadra conducenti, mentre attendo che il capostazione alzla paletta, buono come uno che gli puoi chiedere qualunque cosa senza quell'affare di doverti mettere a rapporto il giorno prima— Così, durante tutti i dodicgiorni del viaggio. Ad ogni fermata ti sentivi come a Milano e a Torino — soggiunge uno decrocchio. Ma il caporalo dei conducentgli fa cenno di star zitto. E' luche rievoca. Gli altri devono solo ascoltare come se non ci fossero stati. — Una organizzazione tanto perfetta che non ci è scappata neppure la lavata di testa — riprende quindi. — Proprio come in patria. Statemi a sentire. E nuovamente racconta comein una certa stazione, dopo aver mangiato e bevuto, e scambiatquattro sorrisi con una ragazzagli fosse venuta in niente l'abbeverata per il povero mulo. Allora agguanta il secchio e si butta sotto alla prima fontanella. Mamentre l'acqua scroscia, egli non sente che il treno prende a scricchiolare per andarsene via di soppiatto. Sente solo la morsa duna risoluta mano che lo acchiappa per una spalla e poi, quasdi peso, lo trascina sino al binario e lo accatasta nello scompartimento. Sente solo una voce che grida al Comandante del Battaglione: — Quello lì mettetemelo dentro, dategli otto giorni Una cosa che gli è rimasta un poco qui e che ancora non è riuscito a mandar giù del tutto. Anche se poi il Maggiore glie l'ha lasciata andare per via della buona intenzione di dare un supplemento d'acqua al mulo. Una faccenda che ancora lo umilia. Perchè, va bene la disciplina, ma non è simpatico quel discorso degli otto giorni di fronte a tutta quella gente forestiera che ti sta a sentire. A questo punto il caporalo dei conducenti abbassa la tosta. Poi emette un lungo, sconsolato sospiro. Allora i compagni, che ci 6ono ormai preparati, gli allungano il fiasco. Dopo di che, forbitasi la bocca con la manica della giubba e fregatesi le mani sul focherello, egli riprende la sua consueta serenità. E tira quindi le somme. — Como una vacca, ragazzi. Come una vacca quando fa il vitello, questa cosa delle tappe lungo tutto il cammino. Una vacca che fa il piccino, e poi non si mangia quell'affare con cui gli sta attaccata sino a che lui non si sia messo in piedi e non abbia preso a camminare per conto suo. — Come una vacca — mormorano gli altri alpini con voce grave. E allargano di più gli occhi. Pensando a tutte le bandierine che hanno visto qua e là durante tutti i dodici giorni di treno. E adesso quasi non ci crederebbero nemmeno più loro, se il caporale non l'avesse spiegato così bene. Poi ad uno d'essi, che vorrebbe aggiunger qualcosa e non gli viene la parola, il caporale ordina di dare un'occhiata agli altri muli. Poi china la testa. Perchè non ha più nulla da dire. E tutti i suoi compagni chinano anch'essi la testa. Mentre nuovamente la steppa si allarga dietro le loro spalle, più vasta' ancora che il cielo. Pier Angelo Soldini

Persone citate: Pier Angelo Soldini

Luoghi citati: Como, Grecia, Milano, Russia, Torino