Il più terribile serpente può essere vinto dalle formiche di Italo Zingarelli

Il più terribile serpente può essere vinto dalle formiche Corazzate, aerosiluranti, portaerei ? Il più terribile serpente può essere vinto dalle formiche ISTANBUL, settembre. Durante l'altra guerra — che fu detta mondiale anch'essa, e fu comunque un po' più piccola' — parve che la corazzata dovesse scomparire dalla superfìcie dei mari, scacciata dal sommergibile, nuovo insidioso e tremendo nemico. Discuti e litiga, i progettisti dei tempi di pace, non convertiti a tale tesi, mirarono invece a migliorare la difesa della grossa nave da battaglia, preoccupandosi della corazzatura e del sistema di protezione subacquea, o dell'aumento della velocità a scapito della corazzatura stessa, in quanto il poter filare è anche una forvia di difesa. Tuttavia la bontà delle nuove concezioni aveva bisogno di una riprova, e fra il 1018 ed il 1030 conflitti navali non se ne sono avuti: la Spagna permise d'esperimentare aviazione e carri armati, batteiie antiaeree e batteiie anticarro, ma sui mari non insegnò nulla. La guerra in corso ha invece dimostralo che mentre il sommergibile è diventato ancora più efficiente e pericoloso di prima sia per le corazzate che per la navigazione mercantile, l'aviazione, rapidamente sviluppatasi, è nemico non meno temibile e delle navi da battaglia e mercantili e degli stessi sommergibili. Perciò, come cinque lustri addietro si disse dovere la corazzata cedere il posto all'ordigno subacqueo, oggi si levano voci per ammonire che il posto va ceduto agli aeroplani da bombardamento e agli aerosiluranti, e che la portaèrei è uno dei fattori capitali di questa modernissima forma bellica, servendo, più che al trasporto degli apparecchi citati, al trasporto dei caccia destinati ad unirsi, al punto convenuto, a bombardieri e siluratori, per scortarli fino al luogo dell'azione. L'arma più offensiva Ci sarebbe da sorprendersi se per questa dottrina non fossimo in grado di citare preclusoli e pionieri, quali incompresi e quali felici: fra i primi nomineremo Willia,m Mitchell, che nella precedente conflagrazione comandò in Francia » reparti aerei americani, morto nel 19SG in disgrazia sanzionata da una sentenza del tribunale militare che lo sospendeva per cinque anni dalla paga e dal servizio. A guerra finita, il comandante di brigata aerea William Mitchell si diede a sostenere che l'aeroplano avrebbe bandita.la nave di linea: ottenne, per documentare la sua tesi, che due ex-corazzate tedesche, Z'Ostfriedland e la Frankfurt, venissero rimorchiate al largo delle coste della Virginia, dove degli apparecchi dà bombardamento riuscirono effettivamente ad affondarle, ma i tecnici navali risposero che la prova non provava proprio nulla. Mitchell, cocciuto, continuò a criticare i capi per la loro attitudine nei confronti dell'aviazione e si attirò così il piocesso e l'ignominiosa sentenza, processo e sentenza che il Senato di Washington ha ora deplorato conferendo al defunto la postuma promozione a maggior generale. All'americano William Mitchell fa riscontro il giapponese Isoroku Yamamoto, attuale comandante supremo della flotta, del quale già riferii che nel 1915 — nientemeno —-, interrogato da Willard Pii- ce, dichiarò che l'unità più importante dell'avvenire sarebbe stata una nave atta al trasporlo degli aeroplani. Riflettete che la prima portaerei del mondo fu completata dall'Inghilterra nel 1918 e che l'America si decise ad ordinare la Langley nel '22 e la Lexington e la Saratoga nel '28. Alla conferenza navale londinese del 1931/, il cui fallimento confermò la convinzione dell'inesorabilità del confllitto fra Giappone e anglosassoni, Yamamoto, ad un certo momento, dichiarò che se gli fosse stata lasciata itizno libera in Asia, il Giappone avrebbe aderito ad un programma mondiale di ausar mo « cominciando dalle portaerei »; tale era la sua considerazione per questo tipo di nave, che aggiunse: « Noi consideriamo la portaerei la più offensiva fra lut- te le armi. E poiché ci stiamopreoccupando di ridurre la minaccia che un paese qualsiasi può costituire per un altro, sarebbe logico eliminare per prima l'arma la più minacciosa».. Due misteriose navi Yamamoto trovò dei critici pure in patria: «E che cosa potrebbe distruggere una nave da battaglia se non una nave da battaglia? y> gli chiedevano. < Gli aerosiluranti », rispondeva; quindi citava il proverbio giapponese che il più terribile serpente può esser vìnto da uno sciame di formiche. Quel che intendesse l'insegna l'affondamento della Prlnce of Wales e della Repulse. E una delle occupazioni per ferite dei tecnici navali oggi consiste nell'indagine del numero delle portaerei che il Giappone può possedei eprima che le ostilità) scoppiasseromolti credevano che la cifra oscillasse fia sette e nove e il generale Scivoli era l'unico ad obiettare che dovevano invece esser quindici, con la conseguenza duna notevolissima superiorità nipponica, disponendo l'America in tutto di sci portaerei, in parte dislocate nell'Atlantico. E ora sono soliate fuori due «misteriose» navi nipponiche, la Kasiwara e Z'Izumo, di 27 mila tonnellate ciascuna, misteriose perchè invece di essere finite come navi per trasporto passeggiai sono state completate, sullo scalo, come portarei, cioè a dire per la funzione per la quale vennero realmente concepite: lunghe più di duecento metri, larghe aU'incirca trenta e dotate d'una velocità di 21/ nodi all'ora, trasporterebbero ognuna (sono dati americani) 55 apparecchi. Ma la verità è che il numero esa'to delle portaerei nemic7ie gli anglosassoni non lo conoscono. Il disastro di Pearl Harbour e la perdita della Prince of Wales c della Repulse hanno determinato nel campo anglosassone la discussione che Roosevelt ha provvisoriamente chiuso facendo dichiarare da Vinson che la portaaerei è subentrata alla corazzata nel compito di « spina dorsale della flotta»: nel giugno la costruzione delle giosse navi da battaglia è stata quindi sospesa per dare la preferenza alle portaerei, delle quali se ne vogliono costruire per mezzo milione di tonnellate, mentre un tonnellaggio eguale dovrà comprendere incrociatori e 90U.OOO tonnellate cacciatorpediniere e altri navi da scorta. Il Governo americano affida la dife sa dei porti e delle coste all'arma aerea e comunica che di altre grosse navi da battaglia non c'è urgente bisogno. Ma è soluzione che in Inghilterra soprattutto non riscuote plauso incondizionato. L'ultimo Brassey's Naval Annual nega che le recenti esperienze vadano interpretate decadenza della nave da battaglia: questa deve rimanete la padrona dei mari, con la specifica funzione di affrontare navi da guerra, e quanto alle altre forme di attacco, al disopi-a 0 al disotto dell'acqua, si tratta solo di trovare gli antidoti. E la teoria è condivisa da quasi tutti 1 tecnici della vecchia scuola, eccezion fatta dell'ammiraglio Cunningham (fino a poco tempo addietro comandante della flotta inglese del Mediterraneo), che ri toinato a Londra si è incondizio- natamente pronunciato per la rivoluzionaria idea. Vi sono poi partigiani della collaborazione delle forze navali e delle aeree, senza che una debba nettamente subentrare all'altra, e infine sostenitori della teoria aerea «integiale », per i quali anche la portaerei sarebbe già superata, riducendosi il problema a costruire aeroplani capaci di operare senza ■ dipendere da una nave appoggio e di attraversare la metà del mondo senza rifornirsi. Chi ha il dominio dell'aria, scrivono a Londra Ronald Walker, collaboratore del News Chronicle,. e Austin, del Daily Herald, può fare a meno di navi da bat&aeylia e d'incrociatori, avendo gli aerosiluranti e i bombardieri in picchiata data la prova della loro maggiore efficienza: la grossa nave non è stata clic una piattaforma per cannoni di grandissimo calibro e nelle battaglie navali del nostro tempo s'è visto che gli apparecchi da bombardamento possono assumere le funzioni dell'artiglieria anche sul mare. La portata delle più grosse artiglierie è stata superata di molto, ed ecco perchè la corazzata perse le sue essenziali funzioni, ha da cedere il campo. Midway insegna In America alimenta il dibattito il maggiore Alexander Scversky, che in un libro dal titolo «La vittoria grazie all'aviazione» predica doversi concentrare tutti gli sforzi in attacchi aerei contro il Giappone, partendo dall'Alaska. Portaerei Seversky non ne vuole, data la loro grande vulnerabilità; Midway ha insegnato del resto a sufficienza che gli apparecchi delle portaerei sono palesemente inferiori a quelli che hanno basi terrestri e basterebbe rilevare che i caccia, per decollale dalle portaerei e per atterrarvi, vanno provvisti di dispositivi speciali i.quali diminuiscono le loro doti dt velocità, manovrabilità e resistenza. Altri tecnici ribadiscono che se con vento contrario i caccia richiedono per l'involo uno spazio brevissimo, sicché il numero degli apparecchi che possono trovarsi contemporaneamente sul ponte è elevato, un solo bombardiere per partire ha bisogno dell'intero ponte, e partito che sia occorre occujmrsi potcnti ascensori. Gli avversarli della portaerei non sembiano destinati a spuntala: certe tappe non si evitano, e le distanze son distanze. La portaerei che si consiglia è quella che permette di colpire il nemico da una distanza di 800 chilometri, mai dimenticando che il nemico pensa a fare lo stesso anche Ini. Nè possia?no, concludendo, astenerci dal ricordare che se in certi scontri dell'attuale guerra l'aeroplano, soprattutto l'aerosilurante, è riuscito grazie ai soli Suoi mezzi a distruggere la grossa tiave da battaglia, nel caso della Prince of Wales e della Bismarck la distruzione è stata conseguenza della roiHna di organi quali il timone, che mise i colossi nell'impossibilità di difendersi manovrando: altro argomento, questo, favorevole alla tesi della collaborazione aeronavale. Italo Zingarelli