Oggi si inizia a Siena la settimana per golesiana

Oggi si inizia a Siena la settimana per golesiana Oggi si inizia a Siena la settimana per golesiana (Dal nostro inviato) Siena, 14 settembre. Che ci reca questa settimana musicale senese? Essa, la quarta dacché l'Accademia fondata e presieduta dal conte Guido Chigi Saracini s'è ampliata in annuali ricordanze dei maggiori e men notartisti nostri, ci offre qualche cosa di Giambattista Pcrgolesi. Solamente qualche cosa, un'opera comica, un dramma sacro, pochi pezzi strumentali. Perchè il sag-gio di lui, che poco visse e moltooperò, è tanto ristretto? In tempore belli non si poteva forse daredi più e rivelare ciò che fra leopere serie e le comiche, fra lecantate e le ariette, le messe e lesa/uè, Regina e le sonate, è purdegno dì stare accanto alla Serva padrona e allo Stabat ' Matcr. Scelta facile, se mai-, l'edizione di tutte le opere essendo ora compiuta per l'iniziativa del maestro Ceffarclli, trascrittore e revisore, e del Comitato romano pel bioentenarlc' pergolesiano. Non si poteva, s'è detto. E d'altro canto una giornata di questa festa è stata tolta aU'.Tcsino e assegnata a Vivaldi, di cut parecchio fu già eseguito negli anni scorsi. Certamente l'amore e l'onore al Veneziano non son mai soverchi. Sta di fatto che la persona di Pergolesi, mai più primeggiando in queste rassegne individuali, resterà parzialmente oscura. Perchè dunque ? Ufficiosamente si risponderà che l'istituzione senese si "è proposto di diventare come il centro costente della cultura vivaldiana; e il proposito è glorioso. Io, che non conosco l'animo di chi ha disposto il piano, nè puerilmente «raffronterei l'una e l'altra persona artistica, tento l'ipotesi che la limitazione deriva non solo dal culto del venerabile Vivaldi, ma anche da quell'attuale tendenza della musicologia e della estetica, che, positivistica e razionalistica in senso moderno, più gode delle questioni tecniche, formalistiche, e delle opere d'arte che fomentano tali questioni. Vivaldi fu tecnico, novatore, e insieme artista sensibile. Pergolesi diede, si, alle belle immagini forme convenientissime, ma nulla propriamente innovò nel campo della retorica, e però resta scartato, al pari di Domenico Scarlatti, per nominare un ricchissimo di fantasia e di emozione, dai ricercatori di fonti, dai celebratori di primati morfologici. Pergolesi non dà materia ai filologi, vuol essere inteso soprattutto nella intimità psicologica. Il suo bello, quando è bello, è intensità espressiva, toccante, sia che singhiozzi, sorrida, scherzi o buffamente .beffeggi. Il resto, gli schemi, sono magari i più usati, i più comuni. Suo è l'accento, che risuona personalissimo anche quando par che prenda l'avvio o accolga la modulazione e il ritmo dai modi patetici diffusi nell'alba di quel preromanticismo italiano, di cui egli fu imo dei più geniali annunciatori. Queir accento, di scuola meridionale, patetico ed espressivo, ironico e tratteggiante, è l'invenzione sua, la nota eterna, e più è bello quanto più, sorto a rappresentare uno stato d'animo, s'associa alla parola e canta. L'associarsi dell'arte musicale alla verbale è, come si sa, un atto ripudiato da una moderna tendenza musicale ed estetica, che pur vilipende l'intenerirsi dell animo. Una nuova valutazione mirerebbe dunque a scemare l'entità' storica e artistica di Pergolesi, in quanto lagrimoso, rugiadoso, superficiale, semplicistico. Ma chi si rifà a lui, al suo tempo, al suo canto, agli intrinseci valori dell'arte, sempre e molto onorandolo, desidererà conoscerlo nella intierczza e bellezza. Via lo ipotesi e i sospetti, prendiamo e godiamo quanto di lui ci reca la settimana che comincia domani. A. Della Corte

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