IL SIGNOR CONTE

IL SIGNOR CONTE IL SIGNOR CONTE Il sisnor conte entrò nel caf fè a passettini lenti e legati, se truito dal fedele Giacomino, se dette nel solito angolo e si accinse a fare l'ordinazione. Faceva ancora caldo, un gelato sarebbe stato gradevole. _ — Quali pelati avete? Il cameriere, sempre Io stesso, frecitò Ja solita filastrocca. E il signor conte, dopo averci pensato su, e tentennato il capo e vagliato il prò e il contro, ordinò, come sempre, uh gelato alla fragola. E, come sempre, il cameriere portò a Giacomino una tazza di surrogato di caffè. Quel giorno il signor conte si sentiva particolarmente bene, come non gli era accaduto ancora dopo l'ultima malattia, così lunga e così grave. Certo era rimasto un po' impedito nel camminare e la sua : lingua, spesso, nel parlare, s'inceppava. Con tutto ciò egli aveva : in sè una strana leggerezza, co' me di piuma, anzi, di foglia sec[ca. Quel vuoto dentro... Fosse desideri? di cibo?... Dacché in casa àii si potevano più far dolci, qualcosa gli mancava. Alzò un dito tremolante. — Cameriere, un piatto di pasticcini, ma scelti. — Non dubitate, signor conte Fu assaporando cou delizia uno di quei pasticcini che egli osservò la malinconica tazzina vuota di Giacomino e il viso un poco stranito dello squallido ometto. — Perchè, Giacomino, non prendi il gelato anche tu?.. — Oh, 3Ìgnor conte... — Perchè non mangi anche tu di questi pasticcini?... Ti senti forBe male ai denti?... — Oh, no, certo... E Giacomino sorrise. Ma guarda, pensò, il signor conte, che bei denti aveva Giacomino!... Era forse ancora giovane?.. — Quanti anni hai, Giacomino? — Quarantadue, signor conte quasi quarantatre. Al signor conte parve di guar dare qualcosa a una distanza immensa. Oh, com'erano lontani da lui quarantatre anni!... In veri tà, egli aveva creduto Giacomino assai più vecchio. Era da tanto tempo che se lo vedeva intorno! Figlio di un antico servitore di casa, aveva fatto, prima, servizio di autista, poi era diventato l'unico cameriere del signor conte e, specie dopo la sua malattia, il suo fedele accompagnatore, poiché il padrone non osava più avventurarsi fuori di casa senza di lui. Bravo Giacomino! Con tutto ciò, perchè non voleva prendere il gelato, perchè non voleva mangiare i pasticcini?... Il signor cónte s'ostinava in quell'inchiesta. Finalmente, dopo molto annaspare con ragioni vaghe e confuse, Giacomino confessò, mentre il suo magro visuccio si accendeva di un debolo rossore : — Ecco, signor conte, tutte queste dolcezze mi sembrerebbero amare non potendole dividere con... con... — E con chi mai? E Giacomino disse precipitosamente, mentre il rossore sembrava riempirgli perfino gli occhi: — Con Maddalena, 6Ìgnor conte... — Con Maddalena, tò ! Un abisso di nera incomprensione era adesso nella mente del padrone. Maddalena... Anche Maddalena, cameriera abile e fi data, che adesso faceva pure da cuoca, era da anni e anni nella sua casa... Ma non era una vecchia anche lei?... — Oh, no, signor conte, ha due anni meno di me. — Guarda, guarda... A poco a poco la luce 6ì faceva, nella mente del signor conte— Cosicché a te il dolce sembra amaro senza Maddalena?... — Proprio così, signor conte. — Ebbene porteremo al caffè anche Maddalena. E il giorno dopo il solito cameriere fu abbastanza stupito nel vedere al solito tavolo il vecchietto semi-accidentato accompagnato, oltre che dal magro e piccolo domesbico, da una donnetta modesta modesta, in abito scuro, con ' un cappellino di paglia neratrattenuto al mazzocchio dei capelli da un solido elastico. Una cameriera, evidentemente. .Ma quel signor conte si portava acaffè tutta la servitù? Uu bell'originale !. Il signor conte guardava con soddisfazione i due sorbire adagio adagio il gelato, a piccolcucchiaiate. Poi domandò improvvisamente alla donna: — Maddalena, perchè non spos Giacomino?... Gli era venuto in mente chsua madre era molto favorevolai matrimoni 'fra domestici e cameriere. — Il servizio — dicev— ci guadagna.., Giacomino fece un viso convuso, e Maddalena chinò il capcon aria piuttosto ostinata. — Su, non ossero così timid— l'incoraggiò il padrone — mangia qualche pasticcino. La donna guardava il piattcon un desiderio che appariva upo' mesto. — Se potessi portarne due mio nipote... — Hai un nipote? . — Sì, il figlio della mia sorela vedova. Ha dodici anni, è così caro... Anche a lei quelle dolcezze prevano amare, se non poteva dvietarla col nipotino... Oh, quelcatene d'amore!... Gli essedtsepA una «mani ne erano dunque sempre gravai! f,no alla fine?... Gianomino amava Maddalena, e Maddalena amava il nipotino e il nipote, tra qualche anno, avrebbe •'"nato lina bella fanciulla... Ma JUl, il signor conto, ne era esene, no?... Lui era leggero come foglia secca, vuoto corno un ?nscio senza polpa. Era solo, era ibero. Sua moglie era morta, suo figlio era morto. Tutto ciò eia accaduto tanti e tanti anni a. E dopo aver attraversato un ceano di dolore egli era approdato a una riva deserta, ma ranquilla. Non aveva più nesuno. I suoi nipoti eran lontani d egli non Ji amava, sapeva che ensavano a lui solo sotto forma d'eredità. Libero... Proprio? Finche era in vita però il suo benessere, la pace di quei suoi ultimi giorni dipendevano da quei duo suoi fedeli servi, perciò la catena d'amore gravava anche su di lui. Nessun essere umano ne è libero, mai... — Ebbene, ebbene — egli disse facendo cenno al cameriere — un bel pacco di pasticcini da portar via... Lo porse a Maddalena: — Per nipotino ! Poi, quando uscì a passettini lenti e legati, per un attimo, ebbe l'impressione di essere un prigioniero tra quei due, uno schiavo d'amore. Giacomino stava alla sua sinistra e Maddaena alla sua destra. E tutto ciò gli appariva un poco grottesco, ma anche bello, un po' triste, e un po' gaio, come tutte le cose del mondo... Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi