La testa di ponte sovietica sul Volga intaccata in uno dei suoi essenziali

La testa di ponte sovietica sul Volga intaccata in uno dei suoi essenziali La testa di ponte sovietica sul Volga intaccata in uno dei suoi essenziali Berlino, 14 settembre. L'ansiosa attesa con cui il mondo segue gli sviluppi della gigantesca battaglia di Stalingrado è andata acuendosi nella giornata di ieri in seguito al clamoroso annuncio del bollettino tedesco che all'alti sud del fronte di accerchiamento la lotta si è ormai trasferita all'interno stesso della città. La battaglia di Stalingrado è così entrata nella sua fase finale. Difesa compromessa Con la penetrazione in forse nella parte meridionale dell'agglomerato, il Comando tedesco, oltreché ridurre considerevolmente lo spazio consentito al nemico, toglie a quest'ultimo la possibilità di appoggiarsi nella difesa di Stalingrado alle due isole principali che emergono dal Volga a sud della città. La soluzione di continuità tra la testa di ponte di Stalingrado e questi suoi naturali piloni, è così irrimediabilmente aggravata. Nel medesimo tempo la testa di ponte sovietica è essa stessa direttamente intaccata in una delle sue parti essenziali. I tecnici militari tedeschi fanno tuttavia' ancura una volta espresso richiamo all'importanza numerica che ha l'ammassamento delle forze sovietiche a Stalingrado, noncliè al fatto che i fortilizi sono colà altrettanto fitti quanto le case, per lumeggiare quale carattere poderoso ancora mantenga la testa di ponte sovietica. D'altra parte se si tiene conto delle particolari caratteristiche topografiche di Stalingrado, e cioè del fatto che l'agglomerato non è stabilito attorno ad un nucleo centrale, ma si presenta disteso in lunghezza sulla riva del Volga per quasi quaranta chilometri, si deve per forza dedurre che anche la fase finale non potrà essere risolta di un sol colpo, come normalmente succede nell'investimento di un agglomerato urbano con la occupazione del centro della città. Per Stalingrado, infatti, non si può parlare di un solo grande agglomerato, ma bensì di diversi nuclei staccati, la cui conquista costituisce in ogni singolo caso un problema a sè. Nonostante le difficoltà che ancora potrà comportare la riduzione dell'intero complesso fortificato nemico, l'esito dell'azione in corso è comunque ormai sicuro, dacché il nemico si è dimostrato incapace di rompere lo sbarramento stabilito fin sulle rive del Volga a nord e a sud della città. Mentre sono clamorosamente falliti tutti i nuovi tentativi «/errati dai sovietici per rompere o per lo meno per fare arretrare la doppia muraglia d'acciaio delle forze antibolsceviche, queste ultime hanno continuato a guadagnare sistematicamente terreno anche quando le esigenze della lotta all'interno della zona fortificata alle tor¬ "»"»0 /«"<? subentrare hnazwm dei carri orinati, le /or¬ ze d'assalto appiedate. Benché manchino ancora preci- si dettagli circa la nuova fase di combattimento, nelle corrispondenze dal fronte orientale si sente echeggiare ancora una volta la canzone eroica dello « Stosspionier» (assaltatore specializzato) e, accanto ad essa, del semplice moschettiere che interviene' in aspri scontri a corpo a corpo per snidare il nemico dàlie posizioni più tenacemente difese. Le cronache di guerra dell'ultima ora ci parlano di una serie di accaniti combattimenti svoltisi all'entrata della parte sud di Stalingrado, all'interno di un agglomerato industriale dove il nemico, con ogni sorta di sbarramenti e di opere fortificate, aveva trasformato un gruppo di fabbriche in un poderoso complesso difensivo. Dopo sistematici interventi di reparti di lanciafiamme, i fanti germanici, con un travolgente finale all'arma bianca, si sono resi padroni dell'intera zona fortifica ta penetrando in profondità nella parte meridionale di Stalingrado. A sud-ovest della città una'formazione di carri ha conquistato una importante altura che domina Stalingrado e il Volga. Incendi e distruzioni L'azione, che era stata preceduta da un intervento in massa dei bombardieri della Luftwaffe, ha portato alla distruzione di quindici Larri nemici e di venticinque cannoni. Sulle nuove posizioni così conquistate le forze germaniche hanno fatto avanzare le artiglierie battendo in breccia, a tiro teso, i ràdi di resistenza del nemico e i suoi apprestamenti difensivi. Un ponte di barche che il nemico aveva stabilito sul Volga è stato colpito in pieno dai cannoni tedeschi e distrutto. Unitamente alle artiglierie che senza sosta vomitano fuoco e ferro sul nemico, l'arma aerea continua a premere con terribile efficacia su Stalingrado. Milioni e milioni di chili di esplosivi sono fatti piovere da aeroplani tedeschi sulla roccaforte sovietica del Volga. Da otto giorni, non un minuto è passato senza che il rombo dei motori degli « Stuka » echeggiasse nel cielo di Stalingrado, senza che bombe di ogni calibro cades¬ sero suìla piazzaforte nemica. Gli effetti, come afferma in una corrispondenza di guerra il t P. K. » ilfann Volland, aggregato alla Luftwaffe, sono palesi nella forma più impressionante: interi quartieri di Stalingrado sono un monte solo di rovine. Lungo le rive del Volga, dove i sovietici avevano creato degli imponenti fabbricati industriali, fiammeggiano incendi colossali. Guido Tonella •*M,\., y^$&°Bban "yOr/Zsca Rassoscà\ v\Buieré?( jW**sctsce l'aevcà moK I/STALINGRADO^ Jabionovsku PJetscanca^Pl'pjjfi% \SalovìevM^S^'^ JCrasnaia ffiMT Sloboda ìli 1V 0J0/P<Y Bfechetovcd\ig ;'JefchìP Starata 'Olii; 125 m. A 10 chilometri Sarepia „ Crasnoarmeisk ~ad Ast?

Persone citate: Guido Tonella