La rassegna musicale

La rassegna musicale La rassegna musicale "Leyin herbe,, ili F. Martin Venezia, 11 settembre. Le vin herbe è in questa settimana la composizione di maggior mole. L'autore, Frank Martin, è quusi ignoto agli italiani. E' nato a Ginevra nel 1890; dal '28 insegna nell'Istituto Jacques-Dalcroze; dirige il Thecnicum ài musica. Primo lavoro, i Tre poemi per baritono e orchestra, del 1911, restano Inediti, insieme con parecchie opere strumentali e corali. Recentemente ha composto il Concerto per piano e orchestra, la Rapsodia per due violini, due viole e contrabbasso, la suite di balletto Il fiore azzurro, un trio, una sinfonia e questo Vin herbe, eseguito nel 1941 a Zurigo dal Coro madrigalesco diretto da R. Blum, lo stesso che stasera l'ha intonato qui nella sala Apollinea. La stesura del Vin herbe, come quella di altre opere di lui, è singolare: dodici voci miste, sette strumenti a corda, pianoforte. « Prosa in sei quadri » ne è la denominazione, che evita le più usate classificazioni di oratorio e di cantata drammatica. Piacque al Martin il Tristano e Isotta del Bedier, e ne musicò prima il capitolo del Filtro, poi quelli della Foresta del -Morois e della Morte, spartendo facilmente e senza mutamento l'organica narrazione in sei' quadri. Dalle dichiarazioni dello atesso autore sappiamo che il suo pensiero dell'arte è certamente moderno, e. tuttavia non esclude gli elementi extra musicali che molti contemporanei aborriscono. Il senso musicale '— egli ha detto — non basta se la musica s'accompagna a uh tèsto verbale; occorrono anche la sensibilità letteraria, il senso del testo e del suo moto, e la sensibilità psicologica. Il compositóre — ha aggiunto — deve conciliare le opposizioni di tali sensibilità. Capita che l'ispirazione musicale s'espanda drammaticamente, mentre il sentimento del testo ò placido: slancio errato; o che una bella frase melodica cada dal cielo, ma non esprime il sentimento del testo. Giovano in siffatto controllo le facoltà della ragione e della passione, e in intimo il senso della cosa finalmente riuscita o non riuscita. Dichiarazioni rare, queste, in un giovano che osa confessare la necessità dell'aderenza della musica al testo, delle passioni e della psicologia. Nella tecnica il Martin appare un temperato seguace della teoria dodecafonica di Schònberg, un vagheggiatore di bellezza più che di scienza. Lo svolgimento dell'appassionato romanzo, dall'inizio misterioso alla catastrofe, lo indusse a usare variamente gli esigui mezzi vocali e strumentali che la costituzione del coro zurighese gli prescrisse e ch'egli accettò volentieri. Le dodici voci, fra le quali emergono quelle dei solisti (Tristano, Isotta, Brangania, Re Marco), cantano infatti ora declamando' isoritmiche con carattere epico e leggendario, ora in modo lirico o recitando. La parte strumentale poi vuol essere non secondaria, come egli ha dichiarato, ma discreta, el pari d'una scena nel teatro, essenziale, insomma, con riferimenti tematici, per esempio, dell'angoscio di Brangania o della tempesta. Questo lavoro ha destato interesse, e procurato applausi al Coro zurighese e al suo maestro Robert Blum.

Persone citate: Blum, Frank Martin, Robert Blum, Tristano

Luoghi citati: Ginevra, Venezia, Zurigo