Novellino

Novellino Novellino - Si stava tutti a ce Lo cena na jn casa a\ jjat. teo Buscaglia, ricco per cento Cresi e cento Mi' da, che ha cominciato a macinare il grano si può dire col macinino del convento e oggi è padrone di mezza contea: come li ha fatti lo sanno Dio e Satana, che per lui 6ì son messi d'accordo a mandargliene tutte a verso dritto, e c'erano anche i più celebri sacchisfondi dei dintorni: chi con vigne, chi con tenute, chi con scuderie, chi con cantieri : una cena che, la Vergine p-nta ce ne liberi, finiva col ..,.,/ic Tccc Fare della Santa Bibbia, da raccapezzarci tutti sotto il tavolino; ed eccoti Matteo che a un certo punto fa: — Compari, se quantevverudio l'uva spremuta scioglie la lingua ai mutoli, giù, facciamo a chi ne vanta di meglio, e io per cominciare vi dico che possiedo quattro cavalle che nemmeno Ippolito di Fedra le regge per la capezza, e vorrei prima buttar in maiTora quattro mulini e quattro pastifici elio venderne una. — E io, — rimbecca un altro dei commensali sbottonato o gonfio, — mi vanto d'un anello fuso e bulinato da Benvenuto che fece in piazza il Perseo colla testa mozza in mano. — Bravi ! — sbotta un terzo con un rutto che pareva gli fosse passato pel canale dello stomaco sano sano il galletto che Diogene buttò nella bottega di Platone, che era un gallo che nareva un uomo. — Biavi ! Ma ce l'avete il pettine di Cleopatra che mia moglie ci si scapecchia la testa tutte lo mattine? — E la toletta della Pompadur, chi ce l'ha di voi? — salta su a capotavola un quarto di quei crepatrippa. — Beh, beh, cavalle, ' anelli, pettine e toletta, pezzi rari, ma pezzi che messi insieme non fanno nemmeno L'anticamera del museo municipale, — eccoti Ambrogio della Marca che parlava e sparava intanto la troiolina ripiena. — Ma i miei quattro palazzi con tutte le statue e le gallerie e i bagni maiolicati colle mattonelle pavonazze che ti ci (specchi mentre ti sciacquetti il paraperipònzolo, ce l'ho io solo. — Ti dico che a uno a uno le sballarono tanto grosse che quando fu la volta d'Ercoletto l'amico nostro, che l'avevano invitato perchè è un giovanotto di lingua spiccia, questo s'alza e gli fa: — Amici, tutte le cose belle che avete detto, vi fanno ricchi e pom posi sicuro, ma nessuno di voi questi tesori li può mostrare qui a tavola apparecchiata come faccio io, che vi dico che mio padre m'ha lasciato in eredità la più preziosa cosa al mondo, e cioè l'ossa e la pelle d'Ercole in persona che son quelle che mi vedete addosso, quant'è vero che vivo e che mi chiamo Er coletto Strimenzio a riverirli. — Oh !, rimasero come quelli che sentirono il primo scroscio del diluvio, e gli passò a tutti la tropèa come la luce del sole che t'entra in camera la mat. tina quando spalanchi. UE io dico che tu SPOSO i' hai conosciuta inoltiiTpndfSsdp(m(slQs♦L===== l'Irene di Bosco al Fosso, quella ragazza tutta ricci e spocchia che camminava, ma non lo sapeva, come la gallina quando smonta il gallo. Una boria, cho nemmeno il portiere di palazzo. Scemo, s'innamorò di lei Ambrogiolino della Vigna: un altro che prima di nascere s'era impegnato il sale. E lei tutta lisciosa e unta — Ambre, mi vuoi sposare? Fatti i capelli verdi come un prato di mezzo marzo e mi piaci. — Figurati; Ambrogiolino corre al salone, e non passa la domenica che si presenta in piazza con un ciuffo pisello ch'era ifna tenerezza. Quando lo vide Irene, e che il giuoco gli veniva dritto, t'immagini se non gli fece: — Ambrò, mi piaci. Ma so mi vuoi sposare, ti voglio coi battetti turchini e i denti rossi come teste di papavero. — Glielo disse che stavamo sul tramonto prima delle Ceneri, e a mezza Quaresima eccoti Ambrogiolino con un par di balletti ch'erano due spicchi di cielo e i denti in bocca che parevano eliice1-1 -li melograno. — S'è dannato Ambrogiolino della Vigna! — dicevano tutti, — s'è dannato per Irene la spocchiosa, che a metà Quaresima gira in paese colla faccia a demonio. E lei lo scherza, lo giuoca, lo raggira, povero Ambrogiolino. E chi la piglia una grinta di Satana compagna? E chi la sposa una faccia di diavolo di quella sorta, coi capelli verdi, i deuti rossi e i baffi turchini? — Ma Ambrogiolino tenace e pinta sperava che Irene si decidesse, e Irene, malanno di donna, lo continuava a indemoniare, senza mai dirgli nè sì ne no. Così s'arriva all'estate, ed I eccoti per la villeggiatura dalI la città, madre e figlia con macchine e cavalli, signoroni di primo impianto che gi rano il mondo e ne vedono d'ogni colore. Quando la fi glia t'incontra Ambrogiolino 6ul ponte, che tornava dalla solita passeggiata conciato come lo voleva Irene, s'alza sulla macchina e grida: — Mamma, e quello non lo trovo man PpdpUU co a Parigi, un tipo originale compagno ; e quello è un artista, un amore, che non l'incontri nemmeno in vagone Ietto; e quello mi domandano se non l'ho fallo apposta per me; e ino l'invidiano tutte ! — Sai che fu? Che se n'innamorò di botto, e tanto convinse la madre che se lo sposò. E quando lo seppe Irene gli prese un ticchio che gli fece gli occhi strabuzzati in dentro. > Roberto Bartolozzi

Luoghi citati: Parigi