Racconto nella "cella degli Imperatori" di Giovanni Artieri

Racconto nella "cella degli Imperatori" GIRO DEL LAGO LAPOGA Racconto nella "cella degli Imperatori" A colloquio con Wladimiro, il giovane bolscevico fuggito dalle file rosse per farsi frate - L'opinione non conformista di un bambino sovietico su Gesù • Come Beniamino, il metropolita di Leningrado, affrontò il plotone di esecuzione dei marinai di Kronstadt ■■ Il martirio di Monsignor Cieplak er e. si e. ra igre ao ao laseaoi i r se te sa ra o' di di eò n i. i, mdi re è? re ta evi z e a a ennia ein o a no il gli — si e r te le, si o, no ca e su lo aoa, e le , Rino ba ni, te ttè za (Dal nostro inviato) MONASTERO DI VALAMO (Lago Ladoga), settembre. Dissi chiaramente al tenente Zencker di non annettere alcuna importanza e curiosità alle bellezze architettoniche delle chiese di Vaiamo, considerando la sco perta del soldato bolscevico Wladimiro di gran lunga più attraente delle centinaia di pessimi affreschi e icone e teorie di santi ed episodi del martirologio ortodosso dipinte sui muri e le iconostasi det diversi templi. TI mio accompagnatore, da finlandese che conosce molta parte del vecchio mondo latino non mi dette torto Aveva anche lui visto il convento di San Marco a Firenze e la basilica inferiore di Assisi, e accettò facilmente il mio punto di vista Per molte ragioni, compreso il vinoni do e la buona convenienza, era assai più difficile farlo accettare anche aWtcumene Hariton, capo della comunità di Vaiamo e custode delle basiliche. Benché il reverendo padre non mostrasse alcuna propensione alla critica d'ar te e ignorasse Giotto e Beato Angelico fu necessario accettare la lunga tediosa visita ai monasteri, scalare il campanile alto settanta metri, raggiungere la torre, soffermarsi dinanzi alla campana maggiore, peraltro un bellissimo pezzo dell'arte campanaria, pe sante sedicimila chili. Padre Hariton chiarì l'importanza della fu sione, le difficoltà della messa in opera e aggiunse che il metallo conteneva una tonnellata e mezzo di argento. Noi si guardava il colosso da basso, appariva sfregiato e sconcio, la sua grande bocca nera era fracassata. Non capii bene con qual mezzo i bolscevichi avessero potuto spezzare la colossale massa. Di.essa, in effetti, non restava che un frammento di circa due terzi, il resto era trafugato. Ora, io pensavo alla difficile c pericolosissima operazione. Staccare la campana non tentarono neppure, dovettero assalirla a colpi di maglio o di dinamite. (Misterioso orrore di una simile lotta: uomini contro un passivo mostro di bronzo. Quale voce di gigante assassinato sarà uscita dalla sacra campana di Vaiamo sotto i magli dei bolscevichi? Quale triste boato dette il metallo all'urto della dinamite? Forse è possibile immaginarlo in musica). Onori eccezionali Durante la notte era calato sull'arcipelago un cattivo vento del nord; violenta pioggia, furore dell'aria e del lago; insostenibili raffiche ci cacciarono dalla cella campanaria. Ritornammo alle « Celle degli Imperatori », al con vento principale. L'aria grigia £ umida, le deserte innumerevoli celle, il freddo molle, tutto conciliava la noia. Vennero a chiederci, finalmente, se il monaco Wladimiro potesse entrare per il colloquio sollecitato. E fu una gran liberazione perchè poi il tempo passò rapido nei racconti e domande e risposte che il tenente Zencker pazientemente raccoglieva e traduceva e riassumeva ripetendo i concetti più difficili a trasferirsi da una lingua all'altra. Wladimiro, però, capiva a volo. Il suo chiaro volto venticinquenne esprimeva la più fresca e intelligente attenzione ed anche le sue cognizioni generali di storia e cronaca russa erano abbastanza estese per creare una piattaforma adatta ad un lungo interrogatorio su un argomento non facile come la crisi religiosa bolscevica. Wladimiro (il nome è uri-altro ma non posso dirlo) appartiene alla prima generazione rivoluzionaria nata tra Kerenskj e Lenin, nel 1911. E' di Leningrado, i suoi primi pianti di neonato si confusero con 10 strepito delle cannonate tirate dall'incrociatore Aurora contro il palazzo d'Inverno. Durante la carestia del 1922 Wladimiro non» fu un « bre, piornic », cioè un fanciullo abbandonato. Il padre era impiegato tecnico delle officine Putilov, la madre una sarta, le loro opinioni politiche più vere stavano con i libei ali di sinistra, quasi borghesi 11 figliolo peiò non potevano sottrarlo alle ruote dentate della nuova società; ma, come accade, l'influenza della famiglia neutralizzava quella dell'educazione comunista. La madre s'obbligava ad un lavoro di Penelope: al mattino nella scuola del Komsomol insegnavano al suo ragazzo che Iddio è una menzogna dei capitalisti e dai preti per sftuttare il proletariato, alla sera lei riusciva a mettergli nella testa i principii del catechismo. In questo, com'è logico, Wladimiro stentava a ritrovarsi e poco mancò non denunziasse involontariamente la mamma. Un giorno sorprese la pro- .pria maestra con questa osservaato\z^one- s, parlava della persona- hè'Ma di Gesù secondo la classica definizione di mito adoprato dai ricchi per tener buoni i poveri. Il bambino disse: « Compagna maestra io so invece che questo Gesù era un povero messo a morte da mercanti e sacerdoti ricchi ». La insegnante bolscevica non rispose ma volle sapere chi avesse detto a Wladimiro simile nefandezza, il bambino capi e tacque. Verso il 192B scoppiò in Russia la grande crisi religiosa. Wladimiro aveva sette anni ma quegli avvenimenti segretamente sofferti nella sua crua l'ebbero testimone. La madre Sonia e il padre Wassili Efremovic lo condussero al processo del metropolita Beniamino; suo padre lo sollevò sulle spalle al di sopra della folla schiacciante della Sala Filarmonica, ed egli vide il volto venerabile del martire. L'immagine gli restò in mente e forse non è l'ultima ragione per cui Vox-soldato bolscevico si trova adesso a Vaiamo. Nel racconto di quegli avvenimenti (per venire ad altri assai più significativi e recenti) Wladimiro è incorso in qualche inesattezza e deformazione; rias Burnendolo lo integro con notizie più precise. La Russia sovietica ha avuto tre formidabili crisi: il « comunismo di guerra » per la guerra civile; la resistenza dei contadini alla socializzazione; la crisi reli giosa. La quarta e la più radicale delle crisi sovietiche è in corso, è questa guerra: assomma tutte le altre e, forse, le risolverà. Oppressione violenta Nel primo decennio bolscevi co e nel seguente, la posizione politica del regime divincolandosi continuamente per l'interna congestione delle lotte tra fra zioni e tendenze e vedute circa l'organizzazione economica e Va zione all'estero, non mutò in nulla rispetto alla questione religio sa. L'articolo 65 della costituzione bolscevica metteva nella catego ria delle persone nè elettrici nè eleggibili i « monaci e addet ti al culto e alle chiese » accanto agli « alienati », ai « con dannati per furto o delitti infamanti », ai « membri e agenti della vecchia polizia », ai « membri delle famiglie ex-regnanti ». L'orgia antireligiosa 'ebbe manifestazioni esteriori che tutti conoscono e che la guerra spagnola accostò agli occhi del mondo occidentale. Con la soppressione violenta e l'obbrobrio che si volle gittare sull'esteriorità del culto si credette di aver spazzata la « superstizione» dalle coscienze. Grossolano errore. Le esecuzioni dei 28 vescovi e dei 1215 vieti avvenute nei piimi tre anni bolscevichi non intaccarono nè la compagine intima del mondo sacerdotale ortodosso e cristiano (i cattolici russi ebbero il loro martire e le loro persecuzioni) nè attinsero le profondità della coscienza popolare. La chiesa ortodossa poggiava sull'autorità del patriarca Tikon, deposto e imprigionato senza processo, nel convento Donskoj ove morì nel 1925. A Tickon successe Pietro, ma l'azione di costui fu tale che poco dopo venne esiliato in Asia alle foci dell'Obi, sull'Artico, ove misteriosamente morì. Si fece strada cosi nella politica comunista l'idea di surrogare con una Chiesa docile al Bolscevismo, quella vera e recalcitrante. Nel corrotto clero ortodosso residuato dei tempi raspuliniani non fu diffìcile comprare una ventina di coscienze disposte a servire il Comunismo come già l'Autocrazia. I preti Vvedenskij. Krasnitskij e Belkoff fondarono la così detta « Chiesa vivente » alla quale aderirono i due vescovi Antonino e Leonida. La « Chiesa vivente » dipendeva praticamente dalla Ghepeu e dal capo della sezione segreta per 'i culti, Tuckoff. Il concilio tenuto net 1923 da questa Chiesa proclamò l'identità dei suoi fini ideali con quelli del Bolscevismo e votò questi due sorprendenti principh.- « La grande Rivoluzione di Ottobre realizza nella vita, coi metodi proprii allo Stato i principii di uguaglianza e di lavoro che si trovano nella dottrina di Cristo. » e «Il Concilio attira l'attenzione sul fatto che con i metodi proprii allo Stato, il Governo Sovietico solo nel mondo intero realizza l'ideale del Regno di Dio». Un processo clamoroso Il processo del metropolita di Leningrado, Beniamino, e dei due vescovi cattolici Cieplak e Budkiewikz doveva dare, nell'intensione bolscevica, il colpo di graziai alla vecchia struttura confessionale russa. I ricordi di Wladimiro si limitano ad una seduta del giudizio contro il metropolita Beniamino, io aggiungerò quanto ho potuto sapere di più. Quali erano i capi d'accusa? Una legge promulgata durante il terribile anno '22 prescriveva alle chiese di rimettere ai requisitori bolscevichi quegli oggetti che avessero valore venale. Occorreva raccogliere oro e metalli preziosi da vendere all'estero per acquisto di grano e prodotti necessari alla popolazione massacrata dalla fame. Beniamino, eletto metropolita di Leningrado da una enorme maggioranza di operai e poveri, noto per bontà e umanità, non solo st dichiarò d'accordo sulle requisizioni ma offri anche i rivestimenti aurei e argentei delle icone. Poneva due sole condizioni: 1) Niente dovesse versarsi alle autorità'senza il libero consenso dei fedeli e a titolo di pubblico dono; 2) I comitati di controllo degli ammassi preziosi dovessero includere rappresentanti dei fedeli. Il pericolo d'una simile collaborazione non sfuggi al Krcmlìno: esso non cercava la solidarietà con la Chiesa ma la lotta. La popolarità di Beniamino sarebbe andata ai cieli se avesse compiuto d'accordo con le autorità politiche la raccolta degli oggetti preziosi. Esitazioni, alternative e richieste di modifiche accolsero le proposte di Beniamino. Infine venne l'ordine di arresto. Il metropolita era accusato di ecci tare con intenti controrivoluzionari i sentimenti della folla di Leningrado e della Chiesa russa con tro il regime. La piazza reagì a favore del sacerdote. Centinaia di persone passarono alla fortezza di San Pielro e Paolo. Beniamino e i coimputati, l'archimandrita Sergio, il professor Novtzskij, presidente delle società delle chiese parrocchiali di Leningrado e l'avvocato Kovciaroff comparvero, di fesi dall'avvocato Gurovitch, sulla pedana della Sala Filarmonica dinanzi alla giuria composta da un presidente e due assessori ventiquattrenni alti funzionari della Ceca. Assistevano tremila spettatori. Quattro accusatori rappre¬ o e . l a i i e e a a ¬ sentavano il pubblico ministero, capeggiati da Smirnoff ex-presidente della Ceca di Mosca. Prin cipali testimoni dell'accusa i preti venduti Vvedenskij, Krasnitskij, fondatori della « Chiesa vivente ». Beniamino subì un interrogatorio di due giorni; non polemizzò con Vaccusa ma prese su di sè tutta la « colpa » per salvar la vita ai suoi coaccusati. L'avvocato Gurovitch, coraggiosamente smontò il castello della requisitoria riscuotendo, malgrado fosse per lui mortalmente pericoloso, salve di applausi. Alla fine disse: « Se il metropolita viene giustiziato per la sua illimitata fedeltà alla massa dei credenti diverrà per il regime sovietico infinitamente più pericoloso che non lo sia oggi. L'esperienza della 3toria ci dice che il sangue dei martiri ingrandisce e conferma la fede ». Alle 9 di sera del 5 luglio 1922, dietro una siepe di soldati, e a porte chiuse i giudici lessero la sentenza: dieci condanne a morte. Nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1922 i condannati ai quali st rase il capo e fu imposto un abito da galeotto condotti fuori Leningrado vennero fucilati da un plotone di marinai di Kronstadt. Sostanzialmente simile l'accusa, grandiosamente preparato nel teatro di Mosca, ti processo del Capo della Chiesa cattolica russa arcivescovo Cieplak venne celebrato poco dopo. Con Cieplajt era imputato il suo sostituto monsignor Budkieivicz oltre alcuni altri preti. Due condanne a morte ai principali accusati, l'esilio e la prigione ai minori. Il mondo intero insorse contro le condanne, Sovieti commutarono la pena capitale inflitta a Cieplak in dieci anni di galera motivando la misura di clemenza col fatto che Mone. Cieplak « rappresentava in Russia la confessione cattolica particolarmente oppressa sotto il regime zarista ». St seppe poi che il Comitato esecutivo del Partito aveva chiesto una sola condanna a morte. èrClgcGlnmUna al telefono... sera, Dopo la lettura della sentenza il Vescovo cattolico si levò e benedisse tre volte i (/indici e la folla. « Che questa benedizione — egli disse — cada come la pioggia del Salmista sul giusto e sull'ingiusto ». In quell'epoca si trovava in Russia la missione della Santa Sede per i soccorsi alle popolazioni affamate. Questa missione era presieduta dal padre Walsh che chiese di poter assistere alle ultime ore det condannato e addurre l'Ostia e la benedizione del Santo -Padre. L'esecuzione venne fissata per il Giovedì Santo e al padre Walsh si promise formai mente di informarlo dell'ora. «Sarete avvertito per telefono». Nella notte dai giovedì al venerdì il martire fu tratto fuori dalla sua cella e sospinto in un'altra ove si trovavano criminali di diritto comune. Scivolando sulla pietra di una scalinata sotterranea cadde e si spezzò una gamba, venne lascialo senza soccorso pel resto della notte. Passò la giornata del Venerdì santo e il padre WaUh attendeva sempre presso il telefono. Verso le dieci di sera squillò il campanello; il sacerdote portò il microfono all'orecchio: udì rumori, grida, poi una pausa, poi revolverate. Più tardi uno degli esecutori narrò che il condannato impossibilitato a camminare era stato trascinato per una orecchia che sì staccò, fino al corpo di guardia. Nello strappo sanguinante il boia tirò la revolverata trasmessa al padre Walsh per tele fono. Il corpo venne bruciato con quelli dì nove impiccati per assas sinio. Le ceneri andarono disperse. Wladimiro al quale debbo gran parte delle notizie esposte aggiunse qualche particolare di attualità che non posso confermare ma mi pare degno di rilievo. In sostanza disse: « Sino a prima della guerra in corso, a Leningrado pullulavano innumerevoli sètte, segrete. Possedevano case e cantine, formavano riunioni ma scherate da scopi ricreativi, can ti e danze, in coincidenza con le feste del calendario ortodosso specialmente per la Pasqua e il Natale. Si possono calcolare a cir ca 6 milioni gli adepti di queste singolari associazioni in gran parte giovani del Komsomol. Essi conducono sotto la guida di abili capi una sottile propaganda nelle officine e tra i soldati « esitanti» (in Russia i soldati vengono classificati in « atei », « esitanti » e «credenti»). Lavorano e aspettano. « Io non so se la guerra abbia dispersa o rafforzata questa misteriosa organizzazione. E' possibile tuttavia che dopo ventxcin que anni di febbre bolscevica russi avvertano la mqncanza di Dio. E ne abbiano sete ». Giovanni Artieri scdctkvrctcsrps La colossale campana del convento di Vaiamo, del peso di sedicimila chili, spezzata con la dinamite dalla furia della soldataglia bolscevica (Foto Artieri).