Come le vipere salvano chi volevano uccidere di Antonio Antonucci

Come le vipere salvano chi volevano uccidere VISITA A UH LABORATORIO TRIESTINO Come le vipere salvano chi volevano uccidere N proverbio tedesco dice:' Piccoli pesci, buoni pesci», e gli estremi sottilissimi filamenti nelle radici profonde recano pur essi alla p 1 a n t a succhi preziosi. E' sotto questo punto di vista che, nel campo dell' autarchia, daremouno sguardo al gl'utilizzazione delle vipere. Il continente europeo ha tre specie di vipere: quella cornuta (Ammodytes) che, dalla Balcania, si spinge fino all'Isonzo; il genere Aspis, che occupa tutto il territorio italiano e della Francia meridionale, e il genere Berus, grovenicnte dalla montagna della vezia e Norvegia, arrivato ormai ai margini della pianura veneta. Tutt'e tre, occasione permettendo, mordono ed avvelenano ma, fino a dodici anni or sono, le vittime dovevano raccomandarsi esclusivamente a Parigi, perchè soltanto ]'« Istituto Pasteur » produceva il siero indispensabile alla difesa. Da questa piccola schiavitù, l'Italia riuscì a liberarsi prima ancora della. Germania, per merito del defunto senatore Serafino Belfanti, coadiuvato dal triestino prof. Giuseppe Mllller. In un certo qual senso, al MUller spetta tuttavia il merito principale. Per produrre il siexp antivipera occorre infatti, prima di ogni altro, il veleno delle vipere e il MUller s'impegnò a procurarlo. Il retroterra triestino si presta a meraviglia come punto di raccolta, perchè ivi s'incontrano tutt'e e tre le suddette specie di vipere. Ma il difficile consisteva nel persuadere 1 contadini ad affrontarle per prenderle vive. Paura ripugnanza e superstizioni rendevano ardua la propaganda ma, a forza d'insistere e con la forza dell'esempio, si arriva a molto. Ecco dunque il prof. MUller a percorrere l'Istria ed il Carso nelle pause concessegli dalla direzione del museo dì storia naturale, dell'acquario e dell'orto botanico: di paese in paese, di casolare in casolare, per boschi pascoli e campir egli porta i< suo sorriso e la sua conoscenza. Spiega e dlmo-stra praticamente come sia facile catturare una vipera viva. Forte del suo veleno, la vipera non fug- fe di fronte al nemico: se fugge, un serpentello innocuo. Basta allora un bastoncino a forca per Immoblllzzarla all'altezza del collo, e dopo la si afferra con due dita (sempre per il collo) senza alcun pericolo. Più semplice ancora è servirsi di molle di legno con le quali il rettile viene raccolto a distanza. Che esso sputi veleno, è leggenda Sriva di fondamento: soltanto la 'aia Nigricollis (detta anche sputans) lancia il suo veleno fino a due metri di distanza, ma vive in altri climi. • Tutto bene ma — si chiede il contadino — che me ne faccio della vipera viva? Basterà portarla al signor MUller per vedersela pagare in contanti. Nelle annate buone, arrivano al prof. MUller fino a un migliaio di vipere. A rigor di termini, sl potrebbero mantenere In permanenza per una fornitura di veleno, ma, a conti fatti, ci si perderebbe, quantunque basterebbero un paio di topi alla settimana per ognuna. I topi, però, bisognerebbe allevarli, con la conseguente necessità di cibo e di personale; meglio preferire la caccia libera. Senza cibo, la vipera vive un mese e mezzo, anche piii. Durante questo periodo, dà le sue sei sette gocce di veleno, una alla settimana. Giorno stabilito, il lunedi. Andiamo a vedere. Le vipere se ne stanno in una cassetta, aggrovigliate e un po' inquiete. Forse l'appetito le stuzzica alquanto. Sono tutte del genere Ammodytes, con il bel cornetto sul muso appuntito, elegantissimi 1 maschi, trasandate le femmine. Il prof. MUller, in camice bianco, è munito di un bastoncino di legno, come un mago o un direttore d'orchestra. Un aiutante prende fuori una prima vipera e la lascia cadere sopra una su1 perfide metallica. Subito la sua lingua guizza per rendersi conto dell'ambiente vicino, gli occhietti luccicano, il corpo si contrae. Nessun tentativo di fuga. Come dicevamo, essa sl sente forte per il suo veleno, proprio quel veleno S£ e costituisce adesso la sua disgrazia. Il bastoncino di legno cade dolcemente sulla sua testa e la ini mobilizza: due dita la prendono per il collo e la tirano accostandola a un bicchierino ricoperto da uno strato di gomma simile alla pelle, Su tale strato la sui dti vipera affonda i suoi denti con gusto rabbioso e lascia cadere nell'interno un succo color olio di oliva, per il volume di un goctia di acqua poco meno. Il prof. MUller massaggia le glandule velenifere per ottenere il massimo e il servizio è fatto! Il rettile viene gettato in un profondo recipiente dalle pareti metalliche che esso tasta per un po' misurandone l'altezza e l'eventuale ruvidità, per un altro po' resta minacciosamente eretto, poi si abbandona: la sua fierezza non lo porta a sforzi prolungati. L'operazione è finita ma non senza pericolo; questo s'incontra, non già quando si prende la vipera, ma nel lasciarla. E' allora possibile che uno del due denti, terminanti in siringa e ugualmente sottili, punga l'operatore. Indipendentemente dalla saliva allora iniettata, il dente è velenoso di per se stesso e conserva per anni 11 suo potere: è celebre il caso di un avvelenamento provocato da un dente di vipera al museo di Pietroburgo al danni di un curioso che aveva palpeggiato un po' troppo uno scheletro antico. Al pici'. MUller una disgrazia consimile è già toccata due volte, e, in una, dovette difendersi con la iniezione di siero: Essiccato, 11 veleno andrà a Milano per un amico dell'uomo: 11 cavallo. A piccolissime dosi dapprima, e poi sempre di più, sempre di più, fino a superare una quantità normalmente mortale, gli verrà iniettato perchè sl abitui a sopportarlo. Appena abituato, lo uccidono o lo salassano abbondantemente. Il sangue sl coagula e rimane il siero. Dieci centimetri cubi (nel casi disperati il doppio) inlettati sotto la pelle o nel sangue del morsicato basteranno a salvarlo, e che ciò avvenga per merito di casa nostra fa indubbiamente piacere. Antonio Antonucci TRIESTE, settembre.

Persone citate: Giuseppe Mllller, Muller, Serafino Belfanti

Luoghi citati: Carso, Francia, Germania, Istria, Italia, Milano, Norvegia, Parigi, Pietroburgo, Trieste