La nuova emissione e la politica di riduzione degli interessi

La nuova emissione e la politica di riduzione degli interessi La nuova emissione e la politica di riduzione degli interessi r e r n el a, — e a i e r e i a i e o e n i r La nuova emissione di Buoni del Tesoro novennali al 4 per cento sarà certamente accolta dai risparmiatori italiani e dagli istituti cui essi affidano i loro risparmi con un senso di consapevole soddisfazione. Il finanziamento a medio termine è il tipo di finanziamento più adatto alle esigenze temporanee della guerra, perche lascia impregiudicate quelle sistemazioni definitive che soltanto il ritorno alla normalità finanziaria potrà consigliare. Ma indipendentemente dall'opportunità di insistere in questa tecnica creditizia, con la presente emissione viene, sia pure con moderata prudenza, diminuito il tasso effettivo dell'interesse in confron^ to a quello delle precedenti emissioni. Tenuto contò del prezzo di emissione stabilito in 92 lire, che offre ai sottoscrittori un beneficio di otto lire al momento del rimborso, l'interesse effettive risulta di 5,007 per cento; tenendo conto anche dei premi si arriva a 5,487 per cento, tasso che implica una diminuzione soltanto di 0,383 per cento rispetto ai Buoni delle emissioni precedenti. Il modesto vantaggio che il Tesoro si è procurato trovarla sua giustificazione nel fatto, indiscutibile, che l'attuale e crescente abbondanza del risparmio monetario è dovuta da un lato alla preordinata limitazione degli impieghi e dei consumi e dall'altro al profitti di congiuntura realizzati in conseguenza della guerra. Gli importanti risparmi mo netari formatisi con i profitti di congiuntura, e cioè a carico dello Stato e delle categorie che vi vono di redditi fissi, trovano già in ,ùn interesse che supera il 5 per cento un premio abbondante. Gli stessi risparmiatori su ti toli ordinari possono ritenersi soddisfatti di un interesse effettivo eccedente il 5 per cento. La leggera diminuzione non turba nemmeno la situazione del bilancio degli istituti creditizi e assicurativi nei quali il costo del denaro e i normali utili sono coperti dall'interesse effettivo che oggi viene loro offerto. Ulteriori sviluppi di questo opportunissimo indirizzo, consigliato da criteri di utilità generale e di etica politica, pqrtereb. bero a rivedere pregiudizialmente, in rapporto ad essi, le condizioni degli organi del credito. • La politica del credito deve sempre ispirarsi ad una saggia ed accorta prudenza e perciò il Ministro delle Finanze, che as solve il suo duro e faticoso compito con sensibilità lungimirante e con sistematici sviluppi, non 'jioteva a ragion veduta fare oggi di più. Questa politica dell'interesse nei riguardi dei Buoni del Teso ro novennali trova il suo com pletamento nella diminuzione dell'uno per cento dell'interesse dei Buoni ordinari del Tesoro da tre mesi a un anno e potrà essere svolta nei riguardi dei conti correnti passivi dello Stato. Si dclinea dunque, a cominciare da questa operazione, una accentuazione di orientamento destinata a riscuotere l'unanime consenso del popolo italiano, conscio che ogni problema deve essere impostato in funzione della vittoria. Ma anche ponendoci dall'aspetto dell'interesse privato la stabilità del potere di acquisto della moneta ha una importanza molto maggiore delle vttibbqlmsdcecdpvsubtsdqPnrgcllbppsitcpttdp variazioni in più o in meno del.tasso dell'interesse. A una poli tica del debito pubblico di alti interessi è certamente preferibile una politica del debito pubblico di interessi modesti in quanto essa meglio garantisce la stabilità monetaria. Il risparmiatore singolo dà maggior peso alla conservazione del potere di acquisto del suo risparmio che non alla rimunerazione che egli può trarne. Non c'è dubbio che una graduale politica della discesa del tasso dell'interesse ponderatamente attuata con la vastità di. manovre che essa presuppone, porta ad alleggerire uno dei più gravosi capitoli del bilancio e cioè di quello degli interessi passivi. D'altronde noi siamo ancora su una quota di rimunerazione dei prestiti pubblici che eccede quella della, maggior parte dei Paesi attualmente in guerra. Trattando questo tema si è naturalmente condotti a pensare che il finanziamento della guerra è un'esigenza politica che il benessere del popolo, la libertà, l'avvenire della nazione la sua dignità storica e la possibilità che essa ha di compiere la propria missione nel mondo dipendono dal fatto vittoria. A un popolo che getta in questa lotta la vita dei suoi figli, il suo lavoro, i suoi sacrifici materiali, può anche chiedersi il contributo dei suoi risparmi per portare al massimo la sua potenza bellica. Nei riguardi del finanziamento della guerra, aspetto secondario dello sforzo sostenuto dal popolo, la nostra politica del credito ha, accanto a quello del- la sufficienza, lo scopo di conservare il valore della moneta cioè l'equilibrio economico che è una delle condizioni della resistenza interna. '"• Se da questo troùjodio del. prestito oggi'emesso, interessante ' come inaicBzione di orientamento, risaliamo a tutta la nostra politica finanziaria della guerra, che ter noi dura dà circa ot-. to anni, dóbbldmo obiettivamente e senza immodestia riconoscere i pregi nei confronti della finanza straordinaria degli altri Paesi. Non si disconosce la utilità di avvalersi dell'esperienza internazionale: ma quando si siano fatti i necessari raffronti e si siano tenute presenti le nostre particolari difficoltà e la durata dello sforzo, possiamo essere soddisfatti della nostra politica finanziaria e del modo esemplare con cui essa è stata fino ad oggi condotta. Alberto de' Stefani